Commentarii di Lorenzo Ghiberti

(Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze,

COMMENTARIO
I




UANTO e possibile a uno che scriua di scultura, Fol. 1'
e (o) honestissimo, ö a mente Tamonitione delfica
chosa diuina che'cci amonisce risparmiare il tempo usando tutte l'altre chose sanga rispiarmo nelle
chose necessarie alla uita; non auendo riguardo
ne di pecunie ne d'altre chose che paino pretiose:
solo attendiamo a quelle chose le quali gli antichi
ci anno lasciate scritte, et noi anchora assottigliandoci a nuoue inuentioni non sarä san<;a frutto et facilmente dagli altri transferiamo.
Ma il tempo che e immutabile et flusso non chome chosa uile dissipiamo san(;a riguardo. Et quello usando la natura il di darci [. . .] uirtü
d'operare sempre alchuna chosa utile per la uita presente et la notte
simiglantemente essendoci conceduta aptissimamente ad essercitio
d'animo. Onde colui che solo giustamente e chiamato sauio non
permette etiamdio quel tempo c'e dato a requie del corpo noi el dormiamo tutto. Tanta cura pare ch'e' abbia che la mente che'Ua nocte
non sia lungamente otiosa. Et choloro i quali scriuono alcuna cosa
ouero ci amoniscono et insegniano et quello fanno per nostra utilitä
et non consumano in parole non necessarie; non curano di fare pro?
lixi ne' trattati per dimostrare la loro profonda peritia: perö che ciö
facciendo lascierebbono i loro libri pieni d'excessi et di superfluitadi,
contro alla sententia degli antichi phylosofi i quali rectamente diffis
nirono essere necessario sapere le misure del tempo si come del ter*
mine et diffinitione di phylosofia. Questa sententia chi diligente*
mente cura di mettere in pratica piglerä grandi utilitadi della amoni#
tione delphyca non meno che d'Astrone et Hosio et d' Archita et
d'Aristotile et degl'altri che scrissero simile a'lloro le quali dottrine
di costoro et di loro simili. A' giouani studiosi non sono inutili pe'
primi elementi e principij, ma chi uuole mettere in pratica alchuna cosa
sono al tutto di lungi et rimote dalla speculatione aptiua. Onde non
san(;a ragione pare che abbia loro detto Kalamo d'India per natione ma
greco phylosopho: Noi siamo simili a coloro i quali per picchole cose
consumano parole molte, ma di cose grandissime sogliono dare bre*
uissimi precepti accioche tutti ageuolmente le possino conprehendere



e ritenere. Et questo diligentissimamente poträ ciascuno comprehen*
dere per gli comentarij di Dionecho e di coloro cheperlui seguitarono
Allexandro cotne furono scultori et pittovi et etiamdio quegli gli quali
erano cogli strumenti bellici d'assediare e quali gli furono scritti da
Pyrro Macedone. Ma perche non paia che noi conseguitiamo la lung#
hega dello scriuere la quäle noi biasimiamo, torniamo al proposito di«
cendo prima alchuna chosa per coloro che uoglono acer bamente uolere
correggere le compositioni de'uocaboli, Perö che mi pare a chi e
intento a questa compositione spesse uolte cascare del proposito.
Socrate (Isocrate) oratore nella oratione scritta da'Uui a Filippo per
dargli consiglo se douere pigliare alcuna impresa imperö che prima
fu determinata quella guerra prima che egli compiesse el consiglio.
Onde egli dice cosi: Essendo io intento a questa opera peruenisti
di fare la pace prima ch'io finissi l'oratione. Parmi ancora sia bene a
ubbidireachidä recta doctrina. Onde etiamdio Kalistene istori[ori]co
dice essere necessario a chi dispone scriuere alchuna cosa secondo la
proprietä della persona et dell'opera, adapti le parole correspondenti
all'una cosa et all'altra. In ogni sermone che si fa di questa arte giu=
dico essere breue et aperto si come scultore o pittore et come cosa non
apartenente a'precepti di rectorica. Conuiene che'llo scultore etiamdio el
pictore sia amaestrato in tutte queste arti liberali:

Gramatica Prospectiua

Geometria Iston[osri]co (sie)

Phylosophia Notomia

Medicina Teorica disegno

Astrologia Arismetrica.

Fol r. 2. L'iscultura etpictura e scientia di piü discipline et di uarij amae*

stramenti ornata, la quäle di tutte l'altre arti e somma inuentione,
e fabricata con certa meditatione la quäle si compie per ma*
teria et ragionamenti. Con industria di qualunche generatione
d'opera et al proposito della formatione ello ragionamento e che'lle
cose fabricate per proportione d'astutia et di ragione si possono di«
mostrare explicare. Et cosi gli scultori et pictori gli quali sanga lettere



auiano conteso come se colle mani auessino exercitato, non poterono
compiere ne finire come se auessono auuta l'autoritä per le fatiche,
et quelli i quali per ragionamenti et con leitete sole si ueggono con*
quisi änno Tombra, ma non la cosa. Et quelli li quali l'una cosa et
l'altra operarono come di tutte armi adornati moltopiütostocoll'auc*
toritä che fu il proposito sono seguiti. Conciö sia cosa che in tutte
quante le cose massimamente ancora nella scultuva sono quelle due
cose: quella cosa la quäle si insegnia et quella la quäle [s'Jinsegnia.
Segniasi la cosa proposita e'lla dimostratione et questa explicata perla
ragione delle doctrine. Imperoche si uede essere exercitato, nell'una
parte e nell' altra, quello el quäle si professa essere scultore. Bisognia
sia di grande ingegnio a disciplina, maestreuole imperochello ingeg*
nio sanga disciplina o la disciplina san(^a ingegnio non puö fare per«
fecto artefice. Et conuiene che illiterato (sie) sia, perito della scrittura
et amaestrato di geometria e abbia conosciute assa(i) istorie o dili*
gentemente abbia udito phylosofia et sia amaestrato in medicina et ab*
bia udito strologia et sia docto in prospectiua et ancora sia perfectissimo
disegnatore conciö sia cosa lo scultore e'l pictore, el disegno e il fondamento
et teorica di queste due arti, conuiene sia molto perito in detta teorica, non
puö sapere ne essere perfecto scultore ne etiandio perfecto pictore, tanto
e perfecto lo scultore tanto quanto e perfecto disegniatore et cosi e il pic=
tore; detta teorica e origine et fondamento di ciascuna arte. Ancora abbi
uedute l'opere degli antichi et nobili matematici et prospettiui. Et uedute
l'opere di costoro cioe Aristarco Samio, Filolao, Archita Tarentino,
Cirineo, Scopinas, Archimede Saracusano, ApoUonio, Constantino
v4ra6/co'), Aphacon"^^, Tolomeo^}, e quali molte cose ignomiche et di
numero trouate per ragione naturali änno explicate a quelli che uengs
ono di drieto lasciarono. Conciö sia cosa che cotali ingegni per tale
astutia in tutte le genti, ma concedesi in pochi huomini. Et phylo*
Sophia compie lo scultore con magno animo acciö che non sia arro*
gante, piü tosto sia ageuole et humile et fedele et sanga auaritia, la quäle
cosa e massima: imperö che nulla opera san<ja fede o castitä non puö
essere perfecta. Ne sia cupido nel pigliare. Abbi occupato l'animo:
ma con grauitade raguardi alla sua dignitade auendo buona fama im*



perö che a questo proscrive phylosofia, oltra questo della natura delle
cose la quäle grecamente si dice phylosogia(s/c) explicatamente phylo*
sophya imperö che molto piü necessariamente studiosa auere conosciute
imperö ch'ella ä molte uarie et belle questioni natural!. Come si uede
pe' grandi phylosophij matematici et uedere i principij della natura
in cognoscere tutti e suoi precepti, come si uede in tutte le cose naturali
le quali scrisse Archimede Anchimus et gli altri che änno Tesbia et gli
altri e quali di questa generatione leggiera non poträ sentire se non
l'arä (sie) instituto in phylosophya. Ancora bisognia auere conosciuta
la disciplina della medicina. Et auere ueduto notomia acciö che' Uo scultore
sappi quante ossa sono nel corpo humano uolendo comporre la statua
uirile et sapere e muscoli sono nel corpo dello huomo et cosi tutti nerui
et legature sono in esso. Auere peritia de' fatti d'astrologia, della terra,
ancora del cielo auere notitia d'esso, I quali i Greci dicono Climata pel
sito della terra. Ancora intendere i moti celesti. Per astrologia si cog*
nosce Oriente, occidente, megodi, settentrione, tutte le sue ragioni, equi#
notio, solstitio, el corso del sole et della luna, el moto de pianeti et delle
stelle et della celtica*) et de' dodicisegni: delle quali cose chi no ne arä
notitia d'esse le ragioni non poträ al postutto sapere. Conciö sia
adunque che questa tanta disciplina sia adornata et abondante di piü
uarij amaestramenti, giustamente penso che non subitamente possino
essere professi scultori o pictori se non quelli li quali di puerile etade
Fol. 2^ sono scanditi per simili gradi di disciplina et notricati pienamente
colla scientia delle lettere et d'essere uenuti al sommo tempio della
scultuva o pictura. Et forse marauigliosamente negli huomini amae*
strati potere la natura tanto numero di doctrina imparare et contenere
nella memoria. Conciosia cosa ch'io abbia pensato nell' animo mio le
discipline intra se auere congiuntione et con meditatione imperö eres
deranno potere essere facti agieuolemente: imperö ti dico disciplina
si come corpo uno di questi menbri composta. Cosi ene dalle tenere
etadi quelli li quali se statuiscono in tutti i uarij amaestramenti et in
tutte le lettere conoscere eila commeditatione degli antichi scultori. Py*
tios il quäle primeramente la casa di Minerua edificö nobilissima;
mente, disse negli suoi comentarij lo scultore piü bisogniare fare in



tutte l'arti o doctrine. Fidias^) d'ingegno mirabüe edificö in Grecia magni-
ßcamente la casa di Palas et nobilemente omata fu d'istorie per le sue
mani egregiamente fatte furono, et dice che essonefece ne suoi comentarij
memoria et di molti altri edificij che per lui furono edificati et ordinati che
chi le singuli (sie) cosi fare in tutte l'arti et doctrine colle sue industrie
et exercitationi alla somma chiarega produceua questo et perche"lla cosa
non si expedisce imperö non puö lo scultore ne debba essere grama«
tico come fu Aristarco, ma bene de' esser perito nella teorica di detta
arte cioe il disegno come Apelles et come Mirone et molto piü che
nessuno perö quanto sarä piü perito tanto sarä perfectissimo lo scuU
tove et cosi el pictore. Non bisognia esser medico come Ypocrate et
Auicenna et Galieno^^ ma bene bisogna auere uedute l'opere di loro,
auere ueduto notomia, auere per numero tutte l'ossa che sono nel corpo
dell'uomo, sapere i muscolisono in esso, auere tutti i nerui et tutte le legature
che sono nella statua uirile. Altre cose di medicina non bisognano tanto.
Ancora in astrologia ne nelle altri arti essere et doctrine excellenti
singularmente, ma in esse amaestrato imperö che alcuno in tante
uarietä di cose singulari et degnitä non conseguire elli ragionamenti
di quelle ne conoscere achade nella podestä dello scultore et del pic=
tore. Ne pertanto lo scultore non solo €\ pictore non possono in tutte
le cose auere sommo effecto, ma ancora essi le quali tengono priuata*
mente a proprietä delle arti nollo fanno come eglino abbino tutto il
principato delle laude. Adunque se nelle singule doctrine li singuli
artefici ne tutti ma pochi lunga proprietä anno un poco conseguita
la nobiltade, come puö lo scultore e'l pittore el quäle in piü uariate
arti conuiene sia amaestrato et non puö fare quella medesima. £ grande
marauiglia se non ä bisogno d'alcuna cosa di queste. Ma ancora
accioche e' soperchi tutti gli artefici quello il quäle in tutte le doctrine
alla ferme(ja colla somma industria sopraporrä. Adunque si uede in
questa cosa che Fitio errasse la quäle non ebbe in animo per due cose
le singoli arti esser composta per l'opera et per suo ragionamento et
di questo essere uno proprio di loro li quali nelle singuli opere exer=
citato con effetto d'opera. Altra cosa e essere comune con tutti gli
amaestrati et quelle per ragione et per le quali cose pur la natura da



alla memoria per augamento d'astutia accioche possin auere note et uedute
tufte l'opere degli antichi philosophij matematici.

3. Li antichi philosofij sauiamente et utilmente instituirono per
relatione de comentarij dare le cose pensate a chi uien poi accioche
esse non morissono, ma in tutti le etadi crescenti per uilumi
composti di grado in grado peruenisseno nella uechiega alla somma
sottiglega delle doctrine et cosi sono da fare a questi non me*
qanamente, ma infinite gratie et non inuidiosamente tacenti tra =
passorono nelli sensi di tutte le generationi per scritture cura*
rono di dare alla memoria. Et se non auesseno noi non aremo
potuto sapere le cose degli Egyptij et delle altve antiche nationi, ma afFer*
mano gl' Egyptij che'l disegno // quäle e origine et fondamento dell'avte
statuana et della pittura essere stata inprima in Egypto circa d'anni
semila che in Grecia uenissi o fosse in uso, ma uanamente dicono.
E Greci dicono che essi non furono trouatori d'esso, alquanti dicono
che'l disegno fu trouato da' Corintij. Ma ciascuno afFerma essere
Fol 2". trouato coUa ombra del sole parata innangi alla forma dell' huomo
uirile. El primo fu Fylode Egyptio il quäle la circundö dalle linie
ouero fusse trouato da Creante Corintio o da Talafane Sicinio, sanga
alchuna cosa essi spargeuano dette linie circundando dette ombre.
Questi furono inuentori dell' arte della pictura et della scultura, mostrorono
la teoricä del disegno, sanga essa teorica non si puö essere buono statuario
ne buono pittore, tanto e buono lo scultore o ueramente el pittore quanto
e perito in detta teorica cioe in detto disegno el quäle non s'aquista sanga
grande studio ne sanga grande disciplina ; etmaximamente questo possi#
amo considerare degli antichi statuarij et pittori che da questi li quali
auessono per eterna memoria le degnitä note e'lla gratia della comens
datione sono stati a chi uiene poi. Sicome Fidia, Policreto,
Mirone, Lisippo et gli altri quali anno seguito la nobiltä dell'arte.
Et perö come nelle grandi cittadi o uero a' nobili re cittadini anno
compiute l'opere loro chi non con minore studio et astutia etingeg«
no, furono humilmente riceuuti et non meno egregiamente fatte
l'opere loro perfectamente. NuUa memoriamo che questi non dalla
industria dell' arte ma dalla felicitä furono ingannati come Etlas

8



Ateniense, Chyon Corinto, Inmagico Foceo, Faras et Fesio, Beda
Bisantio, ancora piü altri, non di meno e pittori Aristomene Tasio,
Polide, Adramite, Nicheo et altri grandi nella industria etnello studio
deir arte et astutia, ma o il bisogno della casa familiäre o la debolega
della Fortuna o uero nel dubitare della certega de' contrarij soprastati
o cont(r)asto alle lora dignitä; per tanto non e da marauiglare se per
ignorantia dell'arte si oscurano le uirtudi; ma per li responsi di del?
phyco Apollo Fitia trapasö a Socrate piü sauio di tutti et questo
prudentemente si ricordö e amaestrati fictamente auere detto gli huo=
miniaueree petti aperti accioche nonauessono occulti i sentimenti ma
aperti a considerare. Ov uolesse Idio chella natura delle cose la sua
sententia seguitata fosse essa per apparentia constituisse imperö che
se cosi fosse non solo le laude ouero gli uitij gli huomini alle mani
si guarderobbono, ma ancora le scientie delle discipline suggette sotto
la consideratione degl'occhi non con incerti giudicij si peruerebbono:
ma per li sapienti et dotti l'auctoritä stabile et egregia s'agiugnerebbe.
Adunque imperö che questo non e cosi, ma come la natura delle
cose uuole, non sono constituite non si acciö che'lli huomini sotto li
obscurati petti possino le scientie negli ingegni degli artificij al po?
stutto nascosi a che modo giudicherä essi promettossono la loro pru*
dentia, se non uanno copiosi di pecunia ma per uecchiega di queste
cose abbino auuto notitia per eloquentia, quando saranno per industria
apparechiati degli studij accioche di questi quelli li quali confessano
sapere questo si credesse. Massimamente e da sdegniare quando per
gratia di conuiti spesse uolte si dilunghi da ueri giudicij alla falsa
aprobatione. Adunque come piacque a Socrate se cosi e sentimenti
e'lle sententie e'Ue scientie per le discipline accresciute prospicue et Im
cide non potrebbe gratia ne dubitanga con uere et certe fatiche delle
doctrine uenissono alla somma scientia oltra da esse l'opere si uarreb*
bono. Imperö che se esse cose non sono illuxtre ne appariscenti
come noi possiamo nello aspetto che e' bisognerebbe. Et considero
piü tosto e non amaestrati cheili amaestrati per gratia soprastare giu«
dicare non essere da combattere con no ne amaestrati piü a questi
comandamenti fatti mostrerö la uirtü della nostra scientia. Nondi=



meno noi seguivemo e primi che fuvono inuentori et ovigine della arte
statuaria et della scultuva. II primo fu Bugaide Sicino di Corinto
secondo Prinio, il quäle Buijaide trouö la figluola inamorata d'uno
giouane il quäle partendosi da essa, esso andante di fuori; ella all'
ombra della lucerna lineö nel muro la faccia sua tanto perfectamente
chella effigie dello giouane era marauiglosa. Veggendo lo'ngegno
delle linee circundate el padre tolse creta et fecie la faccia del giouane
in modo tale che parea essa testa la sua propria; la quäle testa stette
nel museo di Corinto infino a tanto che Mumio diffece Corinto; in
quello tempo non si usaua l'arte statuaria se non di creta et gesso.
Sono alquanti dicono assai prima detta arte essere stata trouata a
Samo assai prima. I trouatori esser suti Recho et Teodoro molto a
Bachiadi scacciati da Corinto, da Marato scacciato dalla medesima
Fol. 3''. terra et seguito in Etruria fittori era Cirapo et Ugrano. Et da costoro
fu dato el lauorare di creta in Ytalia daTarquino re de' Romani. Loda
ancora Varone Ofitile e le commenda el lauore di creta molto ma#
rauiglosamente. Et chiama il lauorare di creta madre della arte statu*
aria ouero di scultura: conciosia cosa che fusse nell'arte statuaria
sommamente docto, inanzi che cominciasse opera ueruna d'inportanza,
prima ogni suo prouedimento') era di creta, siehe essa era madre a ogni
sua opera diceua. Detta arte in Ytalia essere molto affaticata et molto
antichissima; in Etruria fu molto commendata dagli huomini periti,
etiandio dal uulgo. Tarquino re honorö molto in Ytalia el lauorare
di creta et l'arte statuaria. Et molto si dilectö d'essa: et spetialmente
di Lisistrato Sicinio fratello el quäle fu il primo, la ymagine dell'uo*
mo uirile col gesso in suUa faccia in modo l'uomo possa respirare et
riauere l'alito insino a'ttanto che'l gesso si raffermi^). Questa arte trouata
da Lisistrato prima non si truoua mai essere stato in uso.

4. Demophyle et Gorganio questi medesimi furono pittori et or*
narono deW uno genere et deU'altro della loro arte el tempio di Cer(e)re
a Roma e'l circo maximo a Roma, eranui scritti in Greco certi uersi
i quali significauano dalla dextra essere opere di Demophyle et dalla
sinistra essere opere di Gorganio; inanzi a questo tempio esse opere
erano toscane et di questo n'e auctore Varrone; molto loda ancora

10



Archysilao familiäre di Lucio Lochullo il quäle molto era aprezato
da' suoi artefici sopra tutte l'opere degl'altri. Da costui fu fatta Ve*
nere genetrice nel foro di Cesare, prima chella fosse compiuta di
consecrarla fu posta quiui da Luchullo').

5. La proxima loda del rame fu de Egina et fu arrechata da Delo
la statua di Gioue et fu lauorata in Egina. Gl'antichi ne' tempi face*
ano di rame il soglare alle porte; a Roma Manilio nel suo
triumpho primo arrecö uinta l'Asia [. . .] et tauole di rame; finalmente
questa arte in ogni luogo si cominciö a spargere. Et cominciarono
a'ffare le ymagini degli idij a Roma et truouo che'lla prima ymagine
che si fece di rame fu quella della idea Cerere et fecesi del patrimo*
nio di Spurio Cassio il quäle desiderante il regno fu morto dal suo
padre. A'ffare s'incominciö le statue per ciascheduno et tingneuansi di
bitume, non so se questo fu trouato da' Romani; certo a Roma anti#
chamente le ymagini degli huomini non si soleano fare se non per
qualche illustra causa et meritamente perpetua. Primamente nelle
uictorie de' combattimenti cioe degli strumenti bellici. Et spetial»
mente nel monte Olimpio'") ou'era costume di consecrare le statue di
tutti coloro che uincessino in quelli giuochi, etiandio di coloro i
quali tre uolte iui auessono uinto gli faceua la sua statua.

6. Gli Atteniensi non prima d'ognuno puosonole statue A'rmoc*
lio et A"rigosteto tiranni ; fu fatto nella medesima olimpia che et re furo*
no cacciato di Roma et di poi si cominciö ad usare el porre le statue con
humanissima ambitione et in tutti i municipij le statue cominciarono
a essere ornamento; et cominciossi a prolungare la memoria degli
huomini et gli honori si missono alla lunga etä. Et cominciossi a
scriuere ne'uasi et nelle case si sculpiuano gli antichi delle famigle
nelle loro case le ymagini togate anticamente erano dette statue. Et
piacettono le statue innude al modo greco coll'aste in mano come era
costume de'Greci. Ma e Romani le uelauano et faceuano le militari
armate in coraza et con tutte armi. Cesare di statura fece fare la statua
sua coperta di lorica imperö che nello abito [. . .] Et tanto sono nouitie
tanto quanto quelle nouellamente si cominciano ad usare coperte
delle ueste penuli. Matino ordinö che le statua sua fosse fatta in

11



quello abito al quäle gl'era dato dagli uditori. Lucio Appio poeta
nel tempio delle Muse fu fatto una statua maggiore non era la sua
persona. Le statue anno celebratione romana et massimamente questa
et nacque questo exemplo da' re greci; sempre in Grecia solamente
consecrauanoprimamenteiuincitori: etpoi scolpiuano i carri a' uinci#
tori, quäle carro a due ruote et quäle quattro. Et poi uenne ne' Romani
questo uso et feciono i carri a quelli che trionphauano").

7. Et si troua statue essere poste a Tracia Gaia o uero Assufetia
(a Suffetia) uergine uestale ou'ella uolesse, a Pictagora et Alcibiade
conciosiacosache Apollo comandasse essere poste, quella d'Elcibiade
come huomo fortissimo de'Greci et a Pictagora come huomo sapien*

Fol 3". tissimo. El primo honore de'Greci di statue fu a Demitrio Phallorio, a
nessuno altro essere stato consacrato prima statue se non e a'llui. Attene
gli feciono 360 statue poi non traualicante l'anno tutte le consecrarono.
A Roma fecieno le statue a Mari(o) Gratiano per tutti i borghi*^).

8. Lucio Pisone dimoströetdichiarö escrinte (sie) Marco et Milio
et Pompilio consoli essere state leuate da' Censori Pompeio Cornelio
Scypione et Marco Pompilio le statue d'intorno al foro di coloro che
aueuano uficio auuto, fuori che quelle u'erano per sententia del po#
pulo; era rimasa quella di Spurio Cassio'*).

9. E si truoua parole di Catone quando era censore, el quäle molto
riprendea le donne della loro presuntione le quali nelle prouincie
faceano porrele loro statue; niente di meno a Roma non seppetrouare
modo ancora che esse non si ponessono, come fu posta a Cornelia
madre de' Gracchi, figluola del primo Scypione. Et fu fatta nobilissima
statua et posto nel portico di Metello, la quäle statua e ora nelle opere

d'Ottauiano'O-

10. Publicamente da' forestieri posta e a Roma la statua di Cello
tribuno della plebe et quelli medesimi fecero ancora la statua di Fabritio
et d'Anibale; in tre luoghi per Roma furono poste dette statue.

11. L'arte statuaria essere amica anticamente in Ytalia e questo lo
dimostra anticamente Hercule essere stato posto et consecrato da
Euandro nel foro bouario il quäle Hercule e auocato trionphale et pe'
triomphi e uestito in abito triomphale; oltra a questo lo dimostra Giano

12



Gremino (sie). El quäle da Numa re fu consecrato, il quäle e riuerito
per argomento di guerra et di pace. Et sono e detti si figurati che pernota
di trecento sessanta cinque di che sono nell'anno per significatione
dell'anno dimostri se Idio del tempo; et non e dubbio e i segni tos*
cani i quali furono fatti in Etruria esser dispersi per lettere; prima
furon fatti di creta et di legname'^). Ma poi uinta la Gretia et l'Asia di
poi si riempie da uari Romani la cittä di statue nobili") et di poi nella
cittä quella arte uenne in tanta incredibilitä et uenne in audacia et per?
fectione et uno exemplo solo ne dirö. Noi ueggiamo della perfectione
di tanta arte neue diuinitä non ueggiamo grandeze infinite di tanta
arte et grandissime statue li quali sono detti colossi. Et(t)ale la statua
d'Apollo translatato da Lucullo di Polonia cittä di Ponto de gomiti
trenta et fecesi per cinquanta talenti et tale e Gioue consecrato da
Claudio Cesare in campo Martio et simile n'e uno fatto per le mani
del nobile Lisippo a Taranto el quäle e gomiti quaranta; e cosa ma«
rauiglosa, e mobile, abilemente si uolge con una sola mano, e cosa
perfectissima.

Karete Lindio discepolo di Lisyppo fece una statua di gomiti ot*
tanta nella ysola di Rodi, e dedicata allo idio del Sole et fu di grand?
issima ammiratione; dopo el cinquantesimo et sesto anno essa cascö
in terra per uno tremuoto giacere in terra; pare cosa di grande am*
miratione uegendo le sue membra rotte; fu conposto di pietre di
grandissima grande^a, fu el pre^o trecento talenti et in detta cittä sono
cento colossi fuori che cinque di Bixase.

Et in Ytalia abbiamo ueduto Apollo di piedi cinquanta nel tempio
d'Agusto, e in dubbio se ello e di mano di Spurio Caruilio, esso fece
uno Gioue cioe uno colos piü mirabile di grandega et di lunghe<;a el
quäle e in Campidoglo.

12. Zenedoro uinse ognuno; el quäle nella nostra etä di grandeza
fu cosa marauiglosa el quäle fu di grande<;a di quattrocento piedi. Pe#
nossi a'ffare anni dieci et fu di grandissimo prezo, Di poi costui fu
chiamato da Nerone Claudio imperadore oue fece la ymagine di detto
Nerone di brongo cioe una statua la quäle fu di piedi cinquanta la
quäle n'e oggi in Roma la testa con una mano colla palla la quäle e posta

13



a'llato alla ecclesia di santo Giouanni Laterano^'). El quäle fu consecrato
da'llui solamente alla ueneratione'*). Fu questo Zenodoro excellen«
tissimo maestro in esculpire. Fece quattro statue le quali si dice so?
Stengono il tabernacolo d' Allexandro delle quali due ne sono con#
sacrate dinanci al tempio di Matte ucciditore uendicatore et due inan(;i
alla stanga reale.

13. Fuvono per cosiovo fatte molte statue grandissime le quali per
altri maestri ö detti come costoro non si sarebbono potute fare de' quali
e da dire di molte loro marauiglose opere.
Fol 4^ 14. Inangi a tutti gl'altri statuarij fu exellentissimo Fidia Atenese

il quäle ad Olimpia fece la statua di Gioue d'oro et d'auorio: et fece
ymagini molte comendate all'anno trecento della edificatione della
cittä di Roma et fece ymagini et segni di rame et fiori costui nella
olimpia ottantatre intorno [all'anno trecento della edificatione della
cittä di Roma] et in quello medesimo tempo e suoi concorrenti furono
Alcamone Scritia Nestades Eglea: nella olimpia ottanta [tre] quattro
fu Agellade Gallone Corigia Millone Scopa Ferellio et di questi
ebbe discepoli Policreto Argio Asperdoro Alexinaristide Phynone
Dinona Antenodoro Cleinaa Alliteria Mirone Liccio Nella olimpia
nouantacinque furono Nalitide Dinomede Canaclo Patrolos. Nella
olimpia cento furono Popides Cephisodoto Leuicare Ipotodoro.
Nella olimpia cento quattro Pocidele Eufranore. Nella olimpia cento
sette Echino Terimacho.

15. Lisippo fu nella olimpia cento quattordici et fual tempo d'Al*
lexandro magno et furono similmente e frategli di lui Lisi et Atrisi.
Furon molto nobili ma non tanto quanto egli Eufronide Sostrato
Jono Syllamone Zeusyade. Nella cento uent'uno olimpia furono
Eutichide Euticrate Larpo Chepi Sicroto Tymarco Phyromaca. Et
di poi mancö l'arte. Et di capo rinacque. Nella olimpia cento ein?
quantasei quanto furono excellenti ma non come e prodetti; niente di*
meno pur [furono] lodati furono Anteo Calistra Polide Atteneo
Calixeo Pittodes Fita Tymole. Questi furono laudatissimi, uennono
in combattimento dell'arte benche in diuerse etä e uenissono imperö
che in diuersi tempi si ferono nel tempio di Diana Ephesio amaqone,

14



ogni uolta ch'elle si faceuano si togleua il piü perfecto scultore che
in quello tempo si trouasse. La prima et piü perfecta fu quella di Fidia,'")
la proxima a quella fu di Policreto, la ter<ja tu di Cresille, la quarta
di Cydonio, la quinta di Pardinone. Fidia fece el Gioue Olimpio el
quäle nessun pote mai emitarlo. Et a' Tene fece d'auorio Minerua, la
quäle e in parte di rame. Fece oltra la detta una Minerua, di mara*
uiglosa perfectione et fece Clidicho et una altra Minerua la quäle Paulo
consecroe a Roma nel tempio della Fortuna et similmente fece due
segni e quali Catullo in quello medesimo tempo consacrö elieno (sie)
trapaliato et l'altro era in forma di colosso ignudo. Costui fu el primo
che moströ [. . .] cioe l'arte del torniare. Policreto Sicinio fu discepolo
d' Agelle et fece dadumeno, uno fanciullo portante doni""), et fece regole
et liniamenti dell'arte. Et fece se ignudo di grande perfectione d'arte"^).
Et fece duefanciugli ignudi e quali giuocano nella loggia di Tito impera*
tore della quäle opera da molti e giudicato non essere ueduto mai piü
perfecta opera ne di tanta excellentia et perfectione. Et fece Mercurio el
quäle e a Lisamacha et fece Hercole il quäle e a Roma, piglante l'arme,
Aerchemona et Aceta. Et assa' acerba l'arte statuaria fece ad Epheso
la statua di Gioue. Mereurio si diee essere di mano di Fidia et sono in
sulla piaga d' Epheso fatte con marauiglose arti^^). Di costui si dice,
arechö 1' arte a perfectione. Minone si dice nacque altutere (sie) et fu
discepol di Gellade^^), fece Canera (sie) et discobole et Perseo et fece
un satiro marauigloso sonante guffoli. Fece Minerua et humeni (sie)
i quali giucauano et fece Hercule el quäle e presso al Circo maximo.
Nel tempo di Pompeo Magno fece Apollo^), fece el monimento di
cicade et di locusa.

16. Pittagora fu d'Italia et nacque nella cittä di Reggio, fece la
statua d' Apollo e'l suo serpenteet fece molte cose. Fece allimbo
(sie) uno fanciullo colla tauola et fe in quello medesimo luogo uno
fanciullo ignudo portante pomi, a Saracusa fece uno goppicante per
dolore d'uno malore del quäle dolore parea che e ragguardanti ne
portassin pena.

17. Ancora fu uno altro Pittagora da Samo. Et nel suo principio
fu pictore, le quali opere furono molto lodate.

15



18. Lysippo Sostratio fu discepol di Pittagora da Reggio, fu excel*
lentissimo nell'arte etfigluolo d'una sua sirocchia, maTulio el nega lui
esser stato suo discepolo^) et dice prima fu fabbro et fece molto nota«
bili cose et di marauigloso ingegno fra'lle quali fece se medesimo^)
di grandissima arte, el quäle Marco Agrippa consecrö innangi alle sue
terme et fu marauiglosamente grato a Tyberio imperadore. Questo
Fol 4". Lisyppofu doctissimo in tutta l'arte et universale'^). Et nelle sue princi*
pali opere fu una quadriga. Et fece Alexandro Magno et cominciö
nella sua pueritia la quäle statua fece dorare Nerone imperadore. Et
di quella assai si dilettö, di poi ne fu leuato l'oro e rimase molto [. . .] Et
perche Stione amicho d'Alexandro Magno, al quanti dicono, essere
stato fatto da Policreto, fece ancora costui la cacciagione d'Alexandro
la quäle e consecrata a Delphij ; ad Athene fece una torma di Satyri
doue e' fece di molte ymagini degli amici d'Alexandro con perfetta
similitudine. Metello di Macedonia transferi a Roma questi satiri;
et fece quadrighe di molto genere. Fece costui grandissimo pro a
questa arte. Faceua marauiglose et perfecte opere, capellature, faceua
le teste un poco minori che gl'altri antichi statuarij. Faceua i corpi
un poco piü gentili accioche la belleza delle membra meglo appa*
rissono. Costui diligentissimamente osseruö le sismetrie, le misure in
ogni minima cosa, usaua grandissima diligentia et arte; lasciö e'figluoli
lodatissimi e discepoli [et figluoli] fu Laippo et Beda, Encrate innanzi
a tutti gl'altri, benche piü tosto mutata la constantia del padre chella
elegantia uolle piü tosto piacere in genere austoro che piaceuole.
Adunque optimamente fece Orcole a Delphij et Alexandro Tespho
cacciatore et la battagla equestre et il simulacro di Storpono, fece
quadrighe, fece uno a cauallo con cani intorno amodo che andasse
alla caccia. Encrete fu discepolo di Tysicrate Sicino^). Telophano
Phocro non fu conosciuto perche abitö in Tosagla e quiui come nas#
cose stetteno le sue opere, ma absente da maestri periti etdocte l'opere
sue erano aguaglate a Mirone et a Policreto et a Pittagora da Reggio.
Di costui sono lodate molte opere et molti dicono non fu conosciuto
perche seguitö Serse et Dario. Praxitele fu molto felice^) et famoso
et di rame fece bellissime opere, fece Catagrusa et Baccheo eUa ebrietä

16



insieme con uno satyro et fece segni i quali furono inangi al tempio
della Felicitä. Et nel medesimo tempio fece Venere la quäle era di
marmo et di perfectissima arte nel principato di Claudio"'); et costui
Stephusa, Spellio, Enopore, Heormogio et Aristorgitone et rannidoli"')
i quali rimandö Alexandro agli Atteniensi erano stati presi da Serses,
uinta la cittä di Persia. Et fece Apollo giouinetto insidiante. Ancora
fece una matrona piangente et una meretrice gaudente et per quelle
due opere con due diuersi effecti dimoströ la peritia deU'arte. Et fece
[opere di marmo et di rame] ancora la quadriga di Chalimede^"). AI*
chimene fu discepolo di [Policreto"^)] Fidia et fece opere di marmo et
di rame. Aristide fu discepolo di Policreto. Bycase fece Esculapio et
Seleuco. Beda fece Batto adorante, Gioue et Junone le quali statue
non**) sono nel tempio della Concordia a Roma. Crexilla fece uno
ferito nel quäle si puö conoscere quanto resti della anima. Et fece
Pericle Olimpio et fece in questa arte marauiglose cose et nobili, molto
piü che nobili. Cephysodoro fece Minerua mirabile nel porto degli
Atteniensi. Et fece uno altare al tempio di Gioue Osseruatore*') in
quello medesimo porto: al quäle altare puose cose sono aguaglate; et
fece Apolle ignudo Chanato. Crea fece Alexandro Magno et Phylippo
suo padre. Desilao doroforo et una amanqona ferita. Demetrio fece
Lyssimacha la quäle fu sacerdotessa di Minerua, la quäle si chiama
musica imperö che puose e dragoni nel gorgone suo rimbombano.
Et rimbombano pel suono della citera. Dedalo ancora e de' numerati
tra costoro et fece due fanciuUi strignenti loro medesimi. Dinomene
fece due combattitori Protisolao et Phytodemo. Eufranore fece Paris
il quäle sommamente e lodato che in quella sola s'intende ogni sua
cosa, cioe che pare il giudice delle ydee et amatore de Helena e'llo
amagatore d'Achylle. Di costui e una Minerua sotto al Campidoglo
la quäle si chiama Chatuliana. Euui ancora uno co(n)secrato a Chatullo
cioe due combattenti^) et uno simulacro della buona Fortuna, tenente
dalla dextra mano una taza et dalla sinistra una spiga. Et di lui
anchora e Latona purpurea^^) sostenente Apollo et Diana fanciuUi.
Et fece nel tempio della Concordia quadrighe et bighe, et fece clitico
di bella forma et fece la egregia uirtü"); et fece una donna marauiglan*

17 2



tesi et adorante: et fece Alexandro et Phylippo nelle quadrighe. Eti«
chide Eurata nel quäle molti dissono l'arte non essere stata debile^®)
in lui et fu lodato una Minerua fatta perfettissimamente per le sue
mani. Et Pirro re ancora, Kastore et Poluce innangi al tempio di Gioue
Fol 5^ Tonante. Butiteo Liccio*°) fu discepolo di Mirone. Leocata fece l'aquila
sentente quello rapisca [in] Ganimede et fece il fanciullo^') Antolico
uincitore nel giuoco pancratio, pel quäle Xenophonte scrisse el sin*
phosio, et fece el Gioue Tonante che e in Campidoglo laudabile oltre
a tutte l'altre statue; fece Apollo coUa diadema. Naccato fece uno
combattitore angosciante. Niscerato fece Isculapio et Ihigia le quali
sono a Roma nel tempio della Concordia. Byphiromache fece una
quadriga retta da Alcibiade. Polide fece uno ermofrodito. Pyrro fece
Minerua; Phene, discepolo di Lysippo, epydriase. Sfiprage da Cibri
ancora e lodato. Apollodoro fu discepolo di Sillamone*'). Istragilione
fece una amagone la quäle fu molto excellente, et fece uno fanciuUo
il quäle amö molto Bruto Phylippense. Teodoro il quäle fece labrinto
fece se di bronzo. Senocrate discepolo de Uticlate, comedicono molti
altri, fece nobilissime opere et compuose uilumi dell'arte; sono nobi#
lissime opere in Roma consacrate nel tempio della Pace da Vespasiano.
Oltre a questi maestri manco e qualita, ma nessuno e perö principio.
Ora incontro coloro i quali feciono opere di questo medesimogenere:
Apollodoro, Androbolo, Asclepiadoro, Aleua phylosofo, Colite,
Cleonte, Cecrano, Galiole, Cesi, Caleostene, Dyappo, Democrito,
Demone phylosopho. E'lli scultori furono infiniti, alquanti ne conte=
vemo : fuvono nell'uno geneve et nell'altvo periti.

19. Agatharco in Atene da Aschylo amaestratamente fece tregedia
et lasciö d'essa comentarij, perciö Monisti*^^) Democrito et Nasagora
di quella medesima scrissono in che modo bisogna [. . .] a gli occhi
per distendimento de' razi insino in certo luogo dal centro ordinato,
le linie rispondere per ragione naturale delle cose pitte nella scena
certe ymagini et edificij le spetie renderobono nelle piane fronti altre
cose et altri proponimenti essere si ueggono. Et poi stiamo cheti delle
simetrie. Decloritthi compuose il uolume della casa doricha di Giuno
et di Samino^), Teodo(ro) della ionicha d'Epheso di Diana, Cresi*

18



phon Metagenese del tempio di Minerua ch'e di piena ionicho, Fileos

ancora della casa dorica di Minerua la quäle e in Atene nella rocca.

Idiono et Carpion, Torbro (sie) Phoceo di tolo il quäle e in Delphij,

Phylo delle semetrie delle case sacre et dello armontario che era stato

nel porto di Pyrreo, Hermogene della casa di Diana ionica (c)he e in

Magnesia scudo dipttos Monothoros. Ancora Argellio delle simetrie

Corintue et Aconicho et Sculapio in Tralibi, che ancora si dice

che esso colla sua mano el facesse; di mars [. . .] Saturo et Phyteo.

AUi quali la felicitä portö grande et sommo dono de'quali in pro

dell'arti per lungo [auere alle cose pensate] et perpetuo tempo no*

bilissime laude et in sempiterno florenti si giudicano auere alle cose

pensate et egregie opere änno pensate, Liochare, Brysiase, Soaphe,

Praxitelis, Timotheus, pensate dell'arte de'quali la nobile excellentia

constrigne ad septe delli spettaculi dell' opera sua peruenire alla fama.

Oltra di ciö molti meno nobilissimi comenti d'esse simetrie si come

Nessari, Theoeide, Demophylo, Pollia, Leonide, Phylamon, Melappo,

Sarnaco, Euphyanor, nonmeno delle machine Monclutades, Architas,

Archymede et Sobyos, Vinphodoro, Phylolisantes, Diphylos, De?

modes, Caridas, Possdes, Pyrros, Agesistratas; de' comentarij dice

quelle cose che utili fosseno auere pensato et ueduti molti uolumi

greci composti, quanto pochi dalli nostri delle dette opere non si

truoua alchuna cosa. Dice Vitruuio che Suficio institui fare di queste

cose marauigloso uolume. Ancora Terentio Varro; et perö in Athene

Antifrates, Echales, Teros, Anchymatides et Pormos^''). Eo ßne (sie),

agli scultori che egregiamente finirono le loro opere, ancora a tutti

gli scultori con infinite gratie et con egregie astutie d'ingegni per antico

änno colato agl'altri con altra generatione et con abondanti copie änno

apparechiate come noi si come attingenti l' aqua dalle fontane alli proprij

propositi traducenti abbiamo a seriuere piü faccende: et piii spedite fa=

cultä confidenti a tali autori possiamo nuoue institutioni aquaglare. Ädun=

que tali entramenti d'essi le quali ragioni al proposito mio ö pensato pre=

para(r)ti di poi piglando ö cominciato a trapassare a pittori*^).

20. (C) osa certa e la diligentia de'Greci dopo molto tempo auere
auuti famosi et buoni pittori et perfetti statuarij ; primamente nella

19 2*



Fol. 5". nogesima olimpia nel principio fu pittore Fidia, esso Athene dipinse
Gioue Olimpio, oltra a costui fu fatto nella 83[1] olimpia fratello
del detto Fidia il quäle dipinse lo scudo di Minerua el quäle auea
fatto Colotes dicepolo di Fidia, staua con lui quando dipinse el detto
Gioue Olimpio; et fu poi Bularcho, in tauola dipinse la battagla
Magnea. Alquanto innan(;i fu Igemone, Dimano, Damanda, il quäle
diuise prima nella pittura il maschio dalla femina et dicesi Cymarro
Atheniense auere seguitato lui et Cymone et Cleonio seguitando in*
sieme collui, ancora truouö l'atteggiare delle figure e'lli posari d'esse
et uariamente le posaua, e'l guardare d'esse in alto et basso. Et Faneo
fratello di Fidia dipinse delli Atheniensi contro a Persi a Maratona
et giä era spesseggiato 1' uso de' colori et inteso che in quella battagla
duci ionici degli Atheniensi, et dipinse Mitridate et Kalimaco et Cy«
negiro et de'barbari Danunti, Aferne; et piü ancora che a Corintho
et a Delpho el combattimento della pictura: el primo con chi e' com*
hatte, con Timogra Calcedonese frytio el quäle fu uinto da esso et
Thymogora"); dopo a chostoro alquanti nella pittura furono famosi
innanzi alla 90 olimpia, come fu Polignoto Tassio, el quäle fu el primo
dipinse le donne coUe ueste lucide et coperse di carte e capegli facciente
auolgimenti di capellature in diuersi modi, mostrando la nobiltä
deir arte. Costui fece all' arte della pittura grandissima utilitä. Era
grandissimo disegnatore imperö che egli ordinö et fece apparire alle
teste colla bocca aperta mostrare un poco e denti. Variö et uisi della
anticha rigideza, Prinio dice essere una tauola nel portico di Pompeo la
quäle ora sta innanzi aUui. Costui a Delphij nel tempio, Athene un
portico conciosia che Micone ne dipignesse parte esso*"). El sopra detto
Polignoto Chassio gl'amphycioni cioe el publico concilio de'Greci
ordinarono gli hospitij essere gli donati, gli fu a grandissimo honore
et utilitä. Fu Micone minore del quäle Timarcha dipinse bene et furono
nella 90 olimpia. Ancora fu Agrao Cephone Cephydoreus Euenore
padre di Pratassio, furon famosissimi pittori in dimostrare e lumi
della arte. El primo Apollodoro fu famosisimo et fu Atheniense nella
93 olimpia. Costui cominciö a chiarire e corpi luminosi et a dimostrare
per che ragione naturale e lumi si danno alle cose pitte, et meritamente

20



acquistö gloria dell'arte della pittura*"). Fece una sacerdo[r]te ado*
raua et uno Aiace acceso dalla saetta. Innanzi a costui non si truouas
ua tauola pitta che dimostrasse alchuna uirtü. Fu perfectissimo e con
molte ragioni natural! amaeströ l'arte della pittura. Dopo a costui entrö
colle porte aperte Zeusis Eracleonte el quäle fu nella 95 olimpia.
Costui ridusse con molte simetrie in molta perfectione la pictura.
Esso fu dicepolo di Demophylo di Hymerco o di Nasco Tassio si du;
bita. Et contro a Qeusis s(cris)se uersi Apollodoro in questa sententia:
Zeusis seco porta l'arte da me tolta. Acquistö Zeusis tante riche(;e
che nelle ueste portaua richamato d'oro el nome suo quando andaua
a Olimpia. Di poi diliberö di donare 1' opere sue imperö che diceua
le sue picture non potere essere uendute degno preqo, come Eclao
A'grigentini fece Almina et Penolope nella quäle parea ch'egli auesse
dipinti e costumi et fece Aelena nelle quäle piacque scriuere uno famoso
uerso in questa sententia: Per questa pictura credo essere qualche
maestro inuidiante piü tosto che seguitante. Et di lui e magnificamente
fatto uno Gioue in sedia con gl'altri idij intorno. Fece Hercole fanciullo
strangolante e dragoni spauentasi Almena et Amphyione. Et di tanta
excellentia et diligentia fu nell'arti che auendo affare una tauola
agli Agrigentini la quäle essi aueano consecrata publicamente di luno*
ne Liornia, egli scrisse uergini ignude delli Argentini, accioche egli di
ciaschuna piglasse qualche bella parte per conducere a perfectione
l'opera sua, la quäle fu disegnata in una tauola biancha^) con ma*
rauiglose arti. E concorrenti suoi furon costoro: Tyocmariches, An#
drogide, Eupempo, Parraso. Questo Parasso si pruouö con Zeusis
secondo che scriue Prinio archo dipinto uno linteo et Zeusis uno grap*
polo d'uue fatto con tanta marauigla che essendo scostati gl'uccielli
andauano per beccarlo. »Zeusis leua lo intellecto tuo e non rimane
nulla della tua pictura, ma di me rimane ingannati gli uccegli.« Co(n)
questa uergogna li concedette la uictoria. Poi si dice che Zeusis
dipinse uno fanciullo portante uue al quäle quando gl'uccelli ueni*
uano per becchare dell'uue, Zeusis considerato che la perfectione era
nell'uue et non nel fanciullo: imperö che se il fanciullo auesse auuto
la perfetta pictura, arebbono temuto el fanciullo; quasi adirato, cerchö Fol. 6\

21



di racconciare lafigura"^}. Fece Zeusis opere di terra le quali sono sola?
mente lasciate in Nanbragia, donde Fruuio arrechö a[r] Roma le Muse
di mano di Zeusis. E a Roma ne' portici di Phylippo nel tempio della
Concordia e Marsia confinato*^).

21 . Parrasio nato in Epheso ; molte cose compuose, egli diede le mi#
sure et dette grande gentileza a questa arte, atteggiante le teste nascenti
bene in sulle spalle. Ancora le figure con marauiglosi posari et colla
saluega delli ignudi et con perfectissima arte, con bellissime bocche et
con gloriosi aspetti, et con confessione di tutti e'pictori et statuarij egli
acquistö la uictoria delle streme linie. Et questo nella pictura et
nella scultura grande perfectione d'arte auer i dintorni uaghi et leggi*
adri gli periti ne fanno grandissima. Sono cose non si possono in«
segnare et dare gratiosa aria, conuiene che la natura l'arrechi secho.
Questa gloria fu ancora conceduta ad Antighone et a Sonocrate^)
auere l'estremitä delle linie; i quali scrissono della pictura dicenti
non solamente questo, ma confessanti molte altre cose di Gra«
pyde pictore"). Ancora sono moltissimi disegni i quali rimaso*
no in carte fatti per le mani di detto Grapyde. Fece tauole, fu
gran disegnatore. A suoi artefici fece grande utilitä, dipinse Archi*
gallo la quäle pittura amö Tyberio principe. Fu stimata 60 sesterzij,
la puose al letto suo ; et dipinse Cresa balia e'l fanciullo nelle sue
mani et Phylistene et Libero padre suo stante con uirtü molta^*^) et
due fanciulli i(n) quali si comprende sicurtä et simplicitä di quella etä.
Et dipinse el sacerdote e'l fanciullo stante col terribile**) et colla co*
rona; et sono due picture di lui nobilissime, hosplitite in conbattis
mento scorrente, pare che sudi. Et l'altro ponente giuso l'arme pare
che si senta trangosciare. Et di lui si loda Enea, Castore et Poluce,
Telepha, Achylle et Agamenon, Vlixe. Fu costui abondante artefice.
Ma' 'Icuno altro usö la gratia della pictura piü superbamente, imperö
egli usurpö e sopranomi, chiamaua se abhoclito et con altre parole si
chiamaua principe della pictura et diceua l'arte essere in perfectione
in lui et diceua esser nato della radice d'ApoUine. Et diceua auere di*
pinto Hercule in quello modo molte uolte dormendo gl'era apparito.
Costui fu poi uinto da Tymante in Aiace a Samo. Et questo sopportö

22



malageuolmente labbene ('s/c) rifaccente se etTymante fu in fauorean«
cora agli ingegni di lui^'). Et piangeua loda molto dagli oratori la
quäle stante all'altare per douere perire dipinse tutti intorno manin?
conosi et nel volto nel quäle consumö tutto l'atto della maniconia, el
uolto del padre uelö el quäle degnamente non potea mostrare. Et
sono alchune altre copie del suo ingegno. Feceuno eciclope dormente
in una piccola tauola. Conciö sia cosa che cosi e'desiderasse dimo*
strare la grandega, dipinse a'llato satyri et quelli mentiti*"*), ma all'opera
della arte nientedimeno lo 'ngegno s'auancja. Dipinse baroni^^) di per*
fecta arte la quäle opera e oggi a Roma nel tempio della Face. In
questo tempo Eusinida insegnö Aristotile*") excellente artefice et
Vpompo Apamphylo maestro d'Appelle. El uintore de Vpompo cy«
mico tenente la uictoria; di costui fu tanta l'auctoritä, egli diuise la
pictura in genere, e quali erano stati due et tisitico, il quäle chiamauano
asyatico per costui che era Siciondo. Vlixe di Macedonia*^') era allora
dotto nelle lettere et spetialmente in arismetrica et in geometria, fu il
primo moströ che'lla pictura senza la geometria e'lla arismetrica la pic#
tura non potea essere perfecta. Et insegnö non si potesse dare mag?
giore talento la quäle merge dette Appelle et Melancho per la auctoritä
di costui prima (a) Sicione et piü che in tutta la Grecia tutti e nobili
fanciulli imparassino la pictura, et che questa arte fosse posta nelle
prime arti liberali, et fu nella 107 olympia in grandissimo honore.
Furono famosi Ethyone et Terimaco. Et de Ethione sono nobilissime
picture. Fece la storia di Bacco, la tregedia a lacomedia et Semiramise
da ancilla acquistante il regno et una serua arrecante lampane. Ma
Appelle auanzö quelli furono innangi aUui et quelli che sono et che
saranno; il quäle fu nella 112 olimpia. Et lui solo fece piü alla pictura
che tutti gl'altri. Compuose libri impublico continenti della doctrina
della arte della pictura et in essa arte fu nobile et principaua la belleza
e'lla perfectione. Conciö sia cosa che in questa etä fussino grandissimi
pictori ell'opere le quali egli lodasse, allora diceua colei la quäle egli
chiamaua Veneretuttel'altrecose essere adiuenute diceua a quelli altri, Fol. 6"
ma costei asse solo et nessuno in quella essergli pari. Et una altra gloria
usurpö conciö fosse cosa che angosciosamente si marauiglasse nelino

23



(sie) d'una opera di grande cura et faticha. Di progenie collui essere
in tutte le cose pari o miglore che lui, ma diceua auarnjare lui in questo
cioe egli non saperrebbe leuare la mano dalla tauola, con memorabile
precepto, la troppa diligentia spesse uolte nuoce. Fu questo Appelle
non di minore simplicitä che arte. Nella disportione proponeua a'sse
Myaphiodeet simil facea delle misure con Asclepiodoro. Questo intra
Appelle et Protogine interuenne. A Rodi habitaua Protogine doue
andö Appelle desideroso di conoscere l'opere di colui le quali auea
conosciute per fama. Giunto in Rodi inmantanente andö alla casa di
Protogine quando esso Protogine non u'era, ma una vecchia guardante
il luogo oue Protogine lauoraua. Era in detto luogo una grande
tauola la quäle era ingessata®^) per disegnarla; rispuose la donna an*
ticha, Protogine non essere in casa. L'anticha donna domandö Ap«
pelle chi egli era chello dimandaua, sanga altro dire tolse uno pen#
nello di quel luogo et fece uno tratto sottilissimo nella tauola. Tornato
Protogine dalla donna fu riferito ciö che auea fatto. »Questo ä fatto
Appelle.« Tolto Protogine il medesimo colore et allato a quella linea
ne fe un' altra molto piü mirabile che quella d' Appelle. Allora Pro*
togine disse alla donna : »quando esso ritorna digli ch'io el cercaua.« Et
di poi Appelle tornando uedendo la linea di mano di Protogine
essere molto piü sottile che la sua, si uergognö essere uinto. Appelles
rifece una altra linea tanto sottile che essa non potea essere piü. Pro«
togine ueduta la linea fatta per le mani d'Appelle tanto mirabilmente
si confessö essere uinto. Tengo che questo che Prinio scriue uevamente
puö essere uero'^), ma molto mi marauiglo sencio in costoro tanta profon=
ditä [di scientia] d'arte et con tutte le pavti del pittove [et di geometria] et
dello scultore, mipave certamente una debile dimostratione e'ssi fatto auc=
tore questo vecita la pruoua di costoro, parlo come scultore et certo credo
douere essere cosi. Ma pure io parlerö con riuerentia di ciascuno lettore.
lo narrerö il creder mio conciö sia cosa che Appelle compuose et puhlicö
lihri continenti dell' arte della pictura, essendo ito a Rodi a casa Protogine
trouando la tauola apparechiata et uolendo mostrare Appelle la nobiltä
dell' arte della pictura et quanto egli era egregio in essa, tolse il pennello
et compuose una conclusione in prospettiua appartenente altarte della

24



pictura. Tornando Protogine subito conobbe quella essere cosa d' Appelle
et egli come docto Protogine nefece un altra conclusione rispondente a
quella. Tornando Appelle alla casa di lui, esso Protogine si nascose. Vide
Appelle rifare un' altra conclusione di tanta perfectione et di tanta ma=
rauigla neW arte non era possibile a Protogine agiugnere a essa. Et uer=
gognossi d' essere uinto; nondimeno andando ritrouö Appelle. Aueua
Appelle per usan^a etpergrande occupatione esso auesse ogni di compuon
re qualche conclusione di nuouo appartenente all' arte. Et con grande
studio sempre exercitaua l' arte perö era tanto docto in essa. Misuraua
l'opere sue come la natura a'llato alla uirtü uisiua. Piacque a Protogine
quella tauola doue erano fatte le linie di mano d' Appelle fosse ueduta da
tutto el popolo ouero conclusioni appartenenti alla pictura: et spetiaU
mente da pictori et dagli statuarij et da quelli erano periti. Ciascuno si'llo=
daua marauiglosamente. Consumossi detta tauola nelli incendij della
casa di Cesare. Costui le sue opere sempre impublico poneua nella
presentia del popolo. Esso staua in luogo remoto et notaua i uitij
che '1 popolo diceua delle sue picture: esso diceua el popolo auere
miglor giudicio che '1 suo. Vno el quäle faceua e calzari biasimö l'opere
d' Appelle. Allora Appelle domandö quäle era il difetto, esso rispuose
et disse essere ne' cal(jari. Conobbe Appelle esso diceua el uero; esso
disse Appelle u'era un altro manchamento molto maggiore era nelle
cosce di dette figura. Appelle el dimandö che arte e' faceua, disse fa*
ceua e'calgari, Appelle rispuose che non iudicasse da' calzari in sü.
Grandissimo amore gliportö Alexandro. Comandogli Alexandroche
Appelle gli ritraesse Campaspe ignuda, era femina bellissima et da Alexs
andro marauiglosamente era amata per la gran belleza era in lei. Vide
apparecchiandosi Appelle per dipignerla, ancora Appelle innamorö di Fol. 1'.
lei, come huomo di grandissimo animo non minore che fosse lo 'mperio
costei concedette et donolla ad Appelle. Non meno in questo acquistö
Alexandro che se acquistato auesse una grande uictoria, imperö che
uinse se el quäle non solamente el suo letto ma ancora el suo effecto:
non curando prima essere d'Allexandro imperadore ora essere del
pictore. A'ppelle et Protogine et gl'altri suoi concorrenti fu molto
benign© et misse in gratia a Rodi molto l'opere di Protogine et con

25



grandissimo prego, prima non erano tanto aprezate. Fe compagnia
co'llui nelle cose d'Alexandro. Non gli fu in gratia Tolomeo la quäle
regnante tenea per forqa. El quäle Appelle peruenne in Alexandria, fu
inuitato da uno de' suoi concorrenti accena col re Tolomeo et in quella
uenne el re Tolomeo, domandollo chi l'auea inuitato che egli glele
mostrasse. AUora Appelle tolse uno carbone et disegnö nel muro chi
l'auea inuitato. El re di subito el conobbe. Fece moltissime opere,
sono un numero infinito, fece molte opere, come sono gente paiono
che spirino'**), saette baleni tuoni pioue uenatij, molte cose difficili*^).
Fece una uena uscente della marina la quäle tauola consacrö Augusto
al tempo di Giulio Cesare, guastossi in una parte di detta tauola dall'
acqua salsa"") nel uenire. Fu tanta la riuerentia era portata in que'
tempi A'ppelle, nessuno la uolle mai racconciare; poi Nerone nel suo
principato ne substitui una altra per memoria di quella di mano di
Doroteo. Dipinse Allexandro Magno nel tempio di Diana Hephesia
con marauiglosissima arte: ebbe ne grandissimo prezo. Dipinse la
pompa di Migabixo sacerdote di Diana Ephesia. L'opere che e'fece
furono di grande excellentia. A"ssamo e lodato Ahabrone, in Carla
Menandro re, a Rodi Anceo, in AUexandria Grogostine, Tragedo.

22. Suo pari fu Ar(i)stide Tebano. Costui prima che alcuno altro
dipinse l'animo et dichiarö e sensi degli huomini perturbatione; fu
duro un poco ne' colori. Di costui e una presura d'una terra et picta
una figura d'uno fanciullo abbracciante la poppa della madre ferita
a morte; pare che'Ua madre senta il fanciullo et tema ch'el fanciullo
non poppi el sangue col lacte morto, la quäle tauola transferi AI*
lexandro Magno nella terra sua. Costui medesimo dipinse la battaglia
cd' Persi et cento huomini in quella tauola dipinse in quella battagla,
per ogni huomo pattoui dieci mine dal tiranno de' faccenti chiamato
Marco Nasone."') Dipinse uno carro di quattro ruote correnti et uno
supplicante colla uoce et cacciatori coUa preda.

23. Dipinse Leontice pittore*^) et Anapauomine nel tempio di
Cerere e il seruo d' Apolline et per cagione di questa tauola la igno*
rantia di lunio pictore peri, al quäle era stata mandata perche la te*
nessi'^^); et uedessi nel di de'giuochi Apollini nel tempio della Fede

26



in Campidoglo del uecchio insegnante al fanciullo co'llira. Dipinse
ancora uno infermo da tutti lodato sanga fine; in questa si dice che fu
tanto potente che '1 re Attalo comperö da chostui una tauola cento
talenti.

24. Et similmente fiori Protogene el quäle per patria fu Sicanio
et di gente uile et somma pouertä fu in lui nel principio che cominciö
l'arte la quäle e somma intentione et minore fertilitä. Ancora si dice
non sapere che gl'insegnassi. Alquanti dicono insino al cinquantesimo
anno et delle sue tauole e alla uictoria e Aliso el quäle e a Roma nel
tempio della Face et consecrato mentre che dipigneua si dice essere
uissuto di lupini molli, imperö insieme sosteneua la fame e'lla sete
accioche e sensi per troppa dolceza no'llo guastasseno; a questa pic*
tura dichono la richolori quattro uolte accioche essa difendesse dalla
antichitä.

25. Ancora Protogine a Rodi in una sua uilla presso alla terra
dipigneua una tauola doue Demitrio mentre che e' dipigneua puose
le stanze per ossediare Rodi et piglarlo, non mai costui si rimosse
dall'opere sua infino attanto fu chiamato dal re et domandato con
che fidanca egli stesse fuori delle mura. Protogine rispuose se sapere

con quelli dentro di Rodi essere la battagla et non coll'arte. El re Fol. 7".
ordinö in sua tutela alcuni, rallegrantesi che egli potesse conseruare
quelle mani alle quali giä egli auea perdonato acciö che spesso e
no'llo chiamasse il nimico. Andö aUui et lasciati e suoi desiderij della
uictoria trall'arme e colpi delle mura guardö l'artefice et la fama et
seghuitö la tauola di quello tempo che egli la dipinse sotto el coltello.
Costui dipinse Cydippe, et Tolomeo Filisco scriptore di tragedie, et
fecelo posante, et dipinse Archyleta et Antigono re et il padre™) d'Aris
stotile phylosopho, el quäle lui confortaua che dipignesse l'opere
d'Allexandro Magno per etternitä di tante chose. La subita d'animo
anno piacere affare queste cose lo indussono ultimamente et dipinse
Allexandro et insegne d'armi fece pari. In questa medesima etä fu
Asclepyodoro el quäle lodaua Appelle nelle misure; [a] Marco
Nasone per dodici di questi dette in ciascuno trecento mine et a cia*
scuno armato dette uenti mine.

27



26. Tra questi si debbe numerare Nichomaco figluolo d'Ari*
stermo. Costui dipinse el rapimento di Proserpina la quäle tauola fu
in Campidoglo nel tempio di Minerua, in quello medesimo luogo doue
Planco imperadore aueua posto alla uictoria uno carro a quattro ruote
sospeso. Aulyce el primo agiunse el cappello; dipinse Apolline et
Diana et Marte"') sedente insu uno leone et similmente nobile bacce
et SU sedentiui e satiri et dipinse Sylla la quäle e nel tempio della
Face. In questa arte non e'fu un altro piü ueloce. Et dicesi che Aru
starco Tyranno de' Sycini tolse a dipignere uno sepolcro d'uno poeta
excellente infra alquanti di, e che il tiranno uenne innanzi al tempo
ordinato et adirato chellauorio non era fatto et in pochi di egli fini
quell'opera con marauiglosa preste(ja et arte. Costui ebbe discepoli et
Aristide fratello et Aristide figluolo et Phylosenio Terretrio, (d)el quäle
Phyloxenio e una tauola da nollessere posto a'llato alcuna altra cosa,
dipinta Accasandro re, in questa si contiene la battagla d'AUexandro
con Dario. Costui medesimo dipinse la lasciuia nella quäle conuiua*
no tre silleni. Costoi seghuitö la prestega del maestro et trouö certi
abbreuiamenti'^) della pictura.

27. Tra costoro sono numerati Nichophone elegante et pulito
in tal modo che in honorancja era in lui la grauitä dell'arte d'Apelle").
Ludione fu ne'tempi d'Agusto Cesare, fu quello che trouö l'arte della
pictura in mura, prima non si usaua. Dipigneua paesi marine pescatori
nauilij liti verdure'^). Fu perito in questa arte'"). Eraclide Mace*
done™) molta fama era in lui et nel suo principio fece una naue") et
prese presto re (sie), egli andö A'thene oue in uno medesimo tempo era
Metrodoro pictore et phylosopho. Nell'una et nell'altra scientia fu di
grande auctoritä. Et quando Lucio Paulo uinto presto mandö agli
Atheniensi doue egli mandasse a imparare e suoi figluoli a uno phylo*
sopho ottimo et similmente alloro addomandaua uno nobile pictore
che facesse il suo triomfo, allora gl'Atheniensi scelsero per miglor
phylosopho et miglor pictore il quäle fu nell'una facultä et nell'altra,
l'aprouarono in giudicio Metredoro essere, per Lucio Paulo esso man*
dorono. Eufranore™) [. . .] fu excellente et egregio innanzi a tutti
gl'altri e fu nella olimpia 109 statuario. Costui lauorö ymagini di

28



crata et di marmo et fece colossi et (di) quello medesimo si parlö fra
gli statuarij et scolpi uasi scisi. Costui fu docile et aftaticossi innanzi
a tutti gl'altri. In ogni generatione fu doctissimo. Costui prima si
uede auere mostrato dignitä di baroni'®) et auere usurpato le misure*").
Costui compuose uilumi delle simetrie et de'colori; l'opere sue magnis
fiche. Fra l'altre cose fece una battagla et questa e dodici iddij et
Theseo. £ in Ephesio una nobile tauola di lui nella quäle era Vlyxe,
simula la pagia al giogho, e il bue col cauallo et Palamides duca nas«
condente ei coltello. In questo medesimo tempo fu Cydia del quäle
Ortensio oratore mercatö una tauola da Organauti cento quattordici
talenti e a quella fece uno tempio alla sua uilla. De Ufranore fu dis?
cepolo Antidoto. Di costui e uno combattente Athene et uno sonas
tore da ^ufoli. Di poche cose egl'e lodato. Diligente era troppo nus
mero et seuero ne' colori, ma spetialmente si dice che egli aquistö fama
per uno suo discepolo el quäle fu chiamato Nicia Atheniense, el quäle
diligentissimamente dipinse le donne, egregiisimo in dare e lumi et Fol 8'
cosi l'ombre et spetialmente ch'elle sue picture delle tauole auessono
eminentia. L'opere sue furono arecate daNemead'AsyaaRoma. Delle
quali tauole dicono essere stata posta nella cura di lui. Bacco fu posto
nel tempio della Concordia, Jacinto ancora del quäle Augusto Cesare
[. . .] arecolla questa tauola presa che fu Allexandria, et per questo
Tiberio Cesare consacrö a'Uui et a Diana*^'). Ma in Epheso e uno se*
polcro di lui di Meleagro sacerdote di Dyana Ephesia: et A'thene e
la negromantia d'Omero""). Questa uolle Attalo re piü tosto uens
derla 60 talenti a'llui che donarla alla sua patria*^). Fu costui ricco e
fece grandissime picture nelle quali e Kalisone e Jo e Andromeda.
Di questo medesimo Nicia Atheniense dette uno Allexandro excellente
ne' portici di Pompeo e Alisone sedente. A costui si da fede auere
bene dipinto caualli, cani di Proserpina"^). Questo e quello Nicia (d)el
quäle diceua Prositale, quando egli era domandato quali delle sue
opere del marmo spetialmente egli lodasse, egli rispondea oue[a] Nicia
porrä le mani.

[Eraclide^') Macedone, fu ancora in lui grandissima fama. El
principio di costui fu dipignere naui et preso Presto re egli n'andö

29



Athene doue in uno medesimo tempo era Metredoro pictore et
phylosopho, nell'una et nell'altra scientia fu di grandissima autho*
Tita. Quando Lucio Paulo uinto Preseo domandö dagli Atteniensi
oue e'mandassi e suoi figluoli ad appar(ar)e d'uno phylosopho ottimo :
et similmente da'lloro addomandö un buono pictore el quäle facesse
et suo triompho, allora gl'Atheniensi scelsono per miglor phylo#
sofo et per miglor pictore Metredoro, el quäle nell'una facultä et
nell'altra l'approuorono et giudicorono perfetto per Lucio Paulo.]
Antemone Maronita di Glautione Corintio fu ne'colori molto
austero et nella austeritä fu giocondo siehe nella sua pictura rilu«
cea la sua ruditione. Costui dipinse nel tempio di Leusina Phys
learco e A'thene dipinse la frequentia *") et dipinse Achille in abito
uirginile et come Vlyxe se n'auide et dipinse molte altre cose et se
non fosse morto nella sua giouinega ueruno sarebbe stato a'llui simile.

28. Tymoniaco Bisanto fu nella etä di Cesare dictatore. Et a'llui
dipinse uno Aiace et Medea i quali puose nel tempio di Venere
genitrice et comperogli ottanta talenti; di costui sono lodate Oreste
et Figenia, Helena et 1' altre; [in] lui appare nobile in uno gorghone
fatto per lui excellentissimamente.

29. Aristolao fu figluolo et discepolo di Pausia et fu seue*
rissimo pictore. Del quäle sono Panimunda Pericle Medea Theseo,
la ymagine della plebe Atheniense et una imolatione di buoi. Fu
diligentissimo; et sono alquanti lodano et piace la diligentia di Meco«
pane discepolo di quello medesimo Pausia, la quäle intendono solo
e' dotti in detta arte et altri pare duro ne'colori benche molti sieno:
ma Socrate ragioneuolmente a ognuno piace et a tali Isculapio e'lle
figluole Cethygiagle.

30. Aristoclide dipinse el tempio d' Apolline a Delphij.
Antiphylo e lodato in uno fanciullo soffiante nel fuoco. Androbio
dipinse Syllo taglante l'ancore d'uno nauilio persico. Achymaco di«
pinse Diosippo. Esyloco discepolo fu famosissimo per una lasciua
pictura, dipinse Gioue partoriente Bacco, faciente tutti gl'atti fa una
femina quando partorisce. Cleside dipinse la uolontä della reina
Stratonice d'uno pescatore il quäle si diceua ch'ella amaua et questo

30



fece perche costei no'llo honoraua et non pregaua sua arte et pose
quella tauola nel porto d' Ephesio. Esso si parti per acqua: essa subi*
tamente fece leuare quella tauola"'). Cratino faceua comedie A'thene,
ancora dipinse Abrone, dipinse l'amicitia e'lla concordia e'lle ymagini
degli idij. Leontiscio Arato uincitore col tropheo. Nicarco dipinse
Venere tralle Gratie di Cupidine. Neade dipinse Venere ingegnoso
et sollecito nell'arte et dipingnendo una battagla nauale fatta da' Persi.
Per inßno a qui sono mostrati e principali pictori antichi^).

31. Dottissimo, in questo primo uilume^^) ö explicato delle cose le
quali bisognj essere amaestrato lo scultove ouero statuavio e'l pictore,
a'tte ö exposto auenga dio quäle fu el primo origine et principio deU'arte
statuaria et della pictura. Furon dette arti create dall'omhra del sole
parato innanzi el sole alla forma uirile. Gli Egyptij dicono essere stati
essi s'accordano l'ombra del sole liniata intorno a detta ombra fosse Fol 8'.
11 principio e'l primo origine dell'arte statuaria et della pictura. Flode
i\x lo inuentore et fu d'Egypto. Costui die principij al disegno et alla
teorica di tanta dignitä. In questo abbiamo racconti gl'antichi e egregij
statuarij et pictori, ancora l'opere che per loro furono prodotte con grande
studio et disciplina et ingegno, uennero a tanta excellentia d'arte, furon
si periti essi fecerono comentarij et infiniti uilumi'^) di libri i quali dieron
grandissimo lume a quelli che uennero poi, ridusseron l'arte con quella
misura che porge la natura. Da costoro fu accresciuta in modo tale che
prima ne poi furon creati tali ingegni ne di tanta perfectione.



31



COMMENTARIO
II




DUNCHE al tempo di Constantino imperadore et
di Siluestro papa sormontö su la fede christiana').
Ebbe la ydolatria grandissima persecutione in modo
tale, tutte le statue et le picture furon disfatte et
lacerate di tanta nobiltä et anticha et perfetta
dignitä et cosi si consumaron colle statue et picture
et uilumi et comentarij et liniamenti et regole
dauano amaestramento a tanta et egregia et gentile arte. Et poi leuare
uia ogni anticho costume di ydolatria constituirono i templi tutti
essere bianchi. In questo tempo ordinorono grandissima pena a chi
facesse alcuna statua o alcuna pictura et cosi fini l'arte statuaria et la
pictura et ogni doctrina che in essa fosse fatta. Finita che fu l'arte
stettero e templi bianchi circa d'anni 600. Cominciorono") i Greci
debilissimamente l'arte della pictura et con molta rogeza produssero
in essa; tanto quanto gl'antichi furon periti, tanto erano in questa
etä grossi et rogi. Dalla edificatione di Roma furono olimpie 382.

2. Cominciö l'arte della pictura a sormontare in Etruria in una
uilla a'llato alla cittä di Firenze la quäle si chiamaua Vespignano.
Nacque uno fanciullo di mirabile ingegno il quäle si ritraeua del
naturale una pecora; in su passando Cimabue pictore per la strada a
Bologna uide el fanciullo sedente in terra et disegnaua in su una
lastra una pecora. Frese grandissima amiratione del fanciullo, essendo
di si pichola etä fare tanto bene; domandö ueggendo auer l'arte da
natura, domandö il fanciullo come egli aueua nome. Rispose et disse:
»per nome io son chiamato Giotto: el mio padre ä nome Bondoni et
sta in questa casa che e apresso,« disse. Cimabue') andö con Giotto
al padre, aueua bellissima presentia, chiese al padre el fanciullo, el
padre era pouerissimo. Concedettegli el fanciullo a Cimabue menö
seco Giotto et fu discepolo di Cimabue, tenea la maniera greca, in
quella maniera ebbe in Etruria grandissima fama; fecesi Giotto grande
nell'arte della pictura.

3. Arrechö l'arte nuoua, lasciö la rogeza de' Greci; sormontö
excellentissimamente in Etruria. Et fecionsi egregiissime opere et
spetialmente nella cittä di Firenge et in molti altri luoghi; et assai



35



discepoli furono tutti dotti al pari delli antichi Greci. Vide Giotto
nell'arte quello che gli altri non agiunsono. Arecö l'arte naturale
ella gentileza con essa, non uscendo delle misure. Fu peritissimo in
tutta l'arte, fu inuentore et trouatore di tanta doctrina la quäle era
stata sepulta circa d'anni 600. Quando la natura uuole concedere
alcuna cosa, la concede sanga ueruna auaritia^). Costui fu copio(so) in
tutte le cose, lauo(rö) in [. . .] (fresco), in muro, lauorö a olio, lauorö
in tauola. Lauorö di mosayco la naue di San Piero in Roma"), et di
sua mano dipinse la capella e'lla tauola di San Piero in Roma**).
Molto egregiamente dipinse la sala del re Vberto de'huomini famosi').
In Napoli dipinse nel castello dell'uouo®). Dipinse nella chiesa, cioe
tutta e di sua mano, della Rena di Padoua; e di sua mano una gloria
mondana^). Et nel Palagio della Parte e una storia della fede christi*
ana et molte altre cose, erano in detto palagio'"). Dipinse nella chiesa
d'Asciesi nell'ordine de'frati minori quasi tutta la parte di sotto").
Dipinse a sancta Maria degli Angeli in Ascesi'"'). A sancta Maria
della Minerua in Roma uno crocifisso con una tauola'^).

4. L'opere che per lui furon dipinte in Firenge: Dipinse nella
badia di Firenqe sopra all'entrare della porta in uno arco una
mega nostra donna con due figure dallato molto egregiamente'^).
Dipinse la capella maggiore ella tauola. Nell'ordine de' frati
minori quattro capelle et quattro tauole'^). Molto excellentemente
dipinse in Padoua ne'frati minori"'). Doctissimamente sono ne'frati
Fol. 9'. Humiliati in Firenge era una capella, e uno grande crocifixo et
quattro tauole fatte molto excellentemente; nell'una era la morte di
Nostra Donna con angeli et con dodici apostoli et Nostro Signore
intorno fatta molto perfectamente. £ui una tauola grandissima con una
Nostra Donna a'ssedere in una sedia con molti angeli intorno; eui
sopra la porta ua nel chiostro una mega Nostra Donna col fanciullo
in braccio''). £ in Sancto Georgio una tauola et uno crocifixo"*); ne'
frati Predicatori e uno crocifixo e una tauola perfectissima di sua
mano, ancora ui sono molte altre cose'^). Dipinse a moltissimi sigs
nori. Dipinse nel palagio del podestä di Firenge, dentro fece el co#
mune come era rubato ella capella di sancta Maria Maddalena^").

36



Giotto meritö grandissima loda. Fu dignissimo in tutta l'arte, ancora
nella arte statuaria. Le prime storie sono nello edificio il quäle daUui
fu edificato, del campanile di sancta Reparata furono di sua mano
scolpite et disegnate; nella mia etä uidi prouedimenti di sua mano
di dette istorie egregiissimamente disegnati"'). Fu perito nell'uno
genere et nell'altro. Costui e quello a chui, sendo da"llui resultata et
seguitata tanta doctrina, a chui si de' concedere somma loda, per la
quäle si uede la natura procedere in lui ogni ingegno; condusse l'arte
a grandissima perfectione^''). Fece moltissimi discepoli di grandissi*
ma fama. E discepoli furon questi.

5. Stefano') fu egregiissimo doctore'^). Fece ne'frati di sancto
Agostino in Firenge nel chiostro primo tre istorie. La prima una naue
con dodici apostoli con grandissima turbatione di tempo et con
grande tempesta et come appare loro Nostro Signore andante sopra
all'acqua et come Sampiero si getta a terra della naue et con moltis*
simi uenti; questa e excellentissimamente fatta et con grandissima dilu
gentia. Nella seconda la transfiguratione. Nella terga e come Christo
libera la indemoniata a pie del tempio con dodici apostoli, molto
popolo a uedere, le quali storie sono condotte con grandissima arte^).
Et ne'frati Predicatori ailato alla porta ua nel cimiterio uno sancto
Tommaso d'Aquino fatto molto egregiamente, pare detta figura fuori
del muro rilieuata, fatta con molta diligentia. Cominciö detto Stefano
una capella molto egregiamente, dipinse la tauola et l'arco dinangi, oue
sono angeli cadenti in diuerse forme et con grandissimi [. . .] (scorci),
son fatti marauiglosamente^). Nella chiesa d'Asciesi e di sua mano
cominciata una gloria fatta con perfetta et grandissima arte la quäle
arebbe, se fosse stata finita, marauiglare ogni gentile ingegno'). L'opere
di costui sono molto mirabili et fatte con grandissima doctrina.

6. Fu discepolo di Giotto Taddeo Gaddi') fu di mirabile in*
gegno, fece moltissime capelle et moltissimi lauorij in muro, fu doc*
tissimo maestro, fece moltissime tauole egregiamente fatte. Fece ne'
frati di santa Maria de'Serui in Firenge una tauola molto nobile et di
grande maestero, con molte storie et figure, excellentissimo lauorio,
et e una grandissima tauola. Credo che a nostri di si truouino poche

37



tauole miglori di questa^). Fra l'altre cose e' fece ne'frati minori uno
miracolo di sancto Francesco d'uno fanciullo, cadde a terra d'uno
uerone, di grandissima perfectione: et fece come il fanciullo e disteso
in terra ella madre et molte altre donne intorno piangenti tutte il
fanciullo et come sancto Francesco el risuscita; questa storia fu fatta
con tanta doctrina e arte et con tanto ingegno che nella mia etä non
uidi di cosa picta fatta con tanta perfectione. In essa e tratto del na*
turale Giotto et Dante e'l maestro chella dipinse, cioe Taddeo'^). In
detta chiesa era sopra alla porta della sagrestia una disputatione di
saui e quali disputauano con Christo d'etä d'anni dodici, fu mandata
in terra piü che'lle tre parti per murarui uno concio di macigno; per
certo l'arte della pictura uiene tosto meno*).

7. Maso fu discepolo di Giotto; poche cose si trouano di lui
non sieno molto perfette'). Abbreuiö molto l'arte della pictura").
L'opere che sono in Firen^e: ne'frati di sancto Agostino in una capella
perfectissime era (sopra) la porta di detta chiesa la storia dello Spi*
rito sancto, era di grande perfectione'^), et allo entrare della piaga di
questa chiesa e uno tabernacolo, u'e dentro una Nostra Donna co'm*
molte figure intorno, co"mmarauiglosa arte fatte*). Fu excellentissimo.
Fece ne'frati minori una capella nella quäle sono istorie di sancto
Siluestro et di Constantino imperadore^). Fu nobilissimo et molto
dotto nell'una arte et nell'altra. Sculpi marauiglosamente di marmo,
e una figura di quattro (braccia) nel campanile"). Fu docto nell'uno

Fol. 9". et nell'altro genere. Fu huomo di grandissimo ingegno. Ebbe mol*
tissimi discepoli, furono tutti peritissimi maestri").

8. Bonamicho fu excellentissimo maestro, ebbe l'arte da natura,
duraua poca faticha nelle opere sue'). Dipinse nel monistero delle
donne di Faenga, e tutto egregiamente di sua mano dipinto con mols
tissime istorie molto mirabili"). Quando metteua l'animo nelle sue
opere passaua tutti gl'altri pictori. Fu gentilissimo maestro. Colori
freschissimamente. Fece in Pisa moltissimi lauorij. Dipinse in Campo
Santo a Pisa moltissime istorie'^). Dipinse a sancto Pagolo a ripa
d'Arno istorie del testamento uecchio et molte istorie di uergini^).
Fu prontissimo nell'arte, fu huomo molto godente. Fece moltissimi

38



lauorij a moltissimi signori per insino alla olimpia 408(418?), fiori
(in?) Etruria molto egregiamente, fece moltissimi lauorij nella cittä di
Bologna^). Fu doctissimo in tutta l'arte, dipinse nella badia di Settimo
le storie di sancto Jacopo et molte altre cose**). Fu nella cittä di Fi*
ren<je uno grandissimo numero di pictori molto egregij, sono assai i
quali io non ö conti, tengo che'll'arte della pictura in quel tempo fio#
risse piü che in altra etä in Etruria, molto maggiormente che mai in
Grecia fosse ancora.

9. Fu in Roma uno maestro el quäle fu di detta cittä, fu dot«
tissimo infra tutti gl'altri maestri, fece moltissimo lauorio, el suo
nome fu Pietro Cauallini^); et uedesi dalla parte dentro sopra alle
porte 4 uangelisti di sua mano in sancto Piero di Roma di grandis?
sima forma, molto maggiore che el naturale, et due figure: uno san
Piero et uno san Pagolo e sono di grandissime figure molto excellen?
temente fatte et di grandissimo rilieuo, et cosi ne sono dipinte nella
naue da"llato; ma tiene un poco della maniera anticha cioe greca").
Fu nobilissimo maestro, dipinse tutta di sua mano Santa Cicilia in
Tresteuere^), la maggior parte di sancto Grisogono^), fece istorie sono
in Santa Maria in Tresteuere di musayco molto egregiamente, nella
capella maggiore 6 historie. Ardirei a dire in muro non auere ueduto
di quella materia lauorare mai meglo'^). Dipinse in Roma in molti
luoghi^). Fu molto perito in detta arte. Dipinse tutta la chiesa
di sancto Francesco'); in santo Pagolo era di musayco la faccia
dinangi; dentro nella chiesa tutte le parieti delle naue di mecjo erano
dipinte storie del testamento uecchio. Era dipinto el capitolo tutto
di sua mano egregiamente fatte*).

10. Fu rOrcagna') nobilissimo maestro perito singularissi«
mamente nell'uno genere et nell'altro. Fece il tabernacolo di marmo
d'Orto San Michele, e cosa excellentissima et singulare cosa, fatto con
grandissima diligentia, esso fu grandissimo architettore et condusse
di sua mano tutte le storie di detto lauorio, eui scarpellato di sua
mano la sua propria effigie marauiglosamente fatta, fu di prezo di 86
miglaia di f(iorini)"). Fu huomo di singularissimo ingegno, fece la
capella maggiore di santa Maria Nouella et moltissime altre cose di«

39



pinse in detta chiesa''). Et ne'frati minori tre magnifiche istorie fatte
con grandissima arte, ancora in detta chiesa una capella et molte
altre cose picte di sua mano*). Ancora sono picte di sua mano due
capelle in santa Maria de'Serui^); e dipinto uno rifettoro ne'frati di
sancto Agostino''). Ebbe tre fratelli'), l'uno fue Nardo, ne'frati Pres
dicatori fece la capella dello 'nferno che fece fare la famiglia degli
Stro(ji, segui tanto quanto scrisse Dante in detto Inferno, e bellissima
opera condotta con grande diligentia*^). L'altro ancora fu pictore e'l
tergo fu scultore non troppo perfetto"). Fu nella nostra cittä molti
altri pictori che per egregij sarebbero posti, a me non pare porgli fra
costoro'").

11. Ebbe nella cittä di Siena excellentissimi et docti maestri, fra
i quali ui fu Ambruogio Lorengetti, fu famosissimo et singularissimo
maestro, fece moltissime opere'). Fu nobilissimo componitore, fralle
quali opere e ne'frati minori^) una storia la quäle e grandissima et
egregiamente fatta, tiene tutta la pariete d'uno chiostro, come uno
giouane diliberö essere frate. Come el detto giouane si fa frate e il
loro maggiore il ueste et come esso fatto frate con altri frati dal mag*
gior loro con grandissimo feruore addimandano licentia di passare
in Asia per predicare a' Sarrayni la fede de' Christiani et come e detti
frati si partono et uanno al Soldano, come essi cominciorono a pre*
Fol. 10'. dicare la fede di Christo; di fatto essi furon presi et menati innanqi
al Soldano, di subito comandö essi fussono legati a una colonna et
fosseno battuti con uerghe. Subito essi furon legati et due comin*
ciorono a battere e detti frati. lui e dipinto come due gl'anno battuti
et colle uerghe in mano et scambiati altri due essi si riposano co'
capelli molli, gocciolanti di sudore et con tanta ansietä et con tanto
affanno, pare una marauigla a uedere l'arte del maestro, ancora e tutto
el popolo a uedere cogl'occhi adosso agli ignudi frati. Eui il Sol?
dano a'ssedere al modo moresco et con uariate portature et con diuersi
abiti, pare uedere essi essere certamente uiui et come esso Soldano da
la sententia essi siano inpiccati a uno albero. Eui dipinto come essi
ne inpiccano uno a uno albero, manifestamente tutto el popolo che
u'e a uedere sente parlare et predicare el frate inpiccato all'albero.

40



Come comanda al giustitiere essi siano dicapitati. Euui come essi
frati sono dicapitati con grandissima turba a uedere a cauallo e a
piede. Eui lo executore della giustitia con nioltissima gente armata,
eui huomini et femine, et dicapitati e detti frati si muoue una turba*
tione di tempo scuro con molta grandine saette tuoni tremuoti, pare
a uederla dipinta pericoli el cielo e'Ua terra, pare tutti cerchino di
ricoprirsi con grande tremore, uenghossi gli huomini et le donne
arrouesciarsi e panni in capo e gli armati porsi in capo e paluesi,
essere la grandine folta in su e paluesi, pare ueramente chella grandine
bali^i in su paluesi con uenti marauiglosi. Vedesi piegare gli alberi
insino in terra et quäle speggarsi et ciascheduno pare che fugga,
ognuno si uede fuggente. Vedesi el giustitiere cadergli sotto el cauallo
et ucciderlo, per questo si battegö moltissima gente. Per una storia
picta mi pare una marauiglosa cosa.

12. Costui fu perfectissimo maestro, huomo di grande ingegno.
Fu nobilissimo disegnatore'O, tu molto perito nella teorica di detta
arte. Fece nella facciata dello spedale*) due storie et furono le prime:
l'una e quando nostra donna nacque, la seconda quando ella andö
al tempio, molto egregiamente fatte. Ne' frati di sancto Agostino di#
pinse el capitolo"), nella uolta sono picte le storie del Credo; nella
faccia maggiore sono tre istorie. La prima e come santa Katerina e
in uno tempio et come el tiranno e alto et come egli la domanda,
pare che sia in quello di festa in quello tempio, eui dipinto molto
popolo dentro et di fuori. Sonui e sacerdoti all'altare come essi fanno
sacrificio. Qiaesta istoria e molto copiosa et molto excellentemente
fatta. Dall'altra parte come ella disputa inanzi al tiranno co' saui suoi
et come e'pare ella gli conquida. Eui come parte di loro pare entrino
in una biblioteca et cerchino di libri per conquiderla. Nel mego
Christo crocifisso co'ladroni et con gente armata a pie della croce.
Nel palagio di Siena*^) e dipinto di sua mano la pace e"lla guerra, eui
quello s'apartiene alla pace et come le mercatantie uanno sicure con
grandissima sicurtä et come le lasciano ne' boschi et come e'tornano
per esse. Elle storsioni si fanno nella guerra stanno perfettamente.
Eui una Cosmogrofia cioe tutta la terra abitabile. Non c'era allora

41



notitia della Cosmogrofia di Tolomeo, non e da marauiglare sella
sua non e perfetta'). E tre tauole nel duomo molto perfette di sua
mano®). £ a Massa una grande tauola et una capella®). A Volterra
una nobile tauola di sua mano'"). In Firenge e il capitolo di sancto
Agustino"). In sancto Brocolo in Firenge e una tauola e una capella'").
Alla Scala doue si ritengono e gittati e una Nuntiata molto maraui«
glosamente tatta'*^).

13. Maestro Simone') fu nobilissimo pictore et molto famoso.
Tengono e pictori sanesi fosse el miglore, a me parue molto miglore
Ambruogio Lorengetti et altrimenti dotto che nessuno degli altri.
Torniamo ä maestro Simone: di sua mano e nel palagio") in su la
sala una Nostra Donna col fanciullo in coUo et con molte altre figure
intorno molto marauiglosamente colorita. £ in detto palagio una
tauola molto buona^) e nella facciata dello spedale*) due storie fatte
come Nostra (Donna) e isposata, 1' altra come e uisitata da molte donne
et uergini molto adorne di casamento et di figure. E nel duomo^)
due tauole di sua mano; era cominciato sopra alla porta che ua a
Roma una grandissima istoria d'una incoronatione. Vidila disegnata
colla cinabrese^). Ancora e sopra la porta dell'opera') una Nostra

Fol 10". Donna col fanciullo in braccio et di sopra e uno stendardo con agno?
letti uolanti chello tengono et con molti altri Santi intorno, fatta con
molta diligentia. Et stette al tempo della corte A'uignone et fe molte
opere*). Lauorö con esso maestro Filippo, dicono ch'esso fu suo
fratello, furono gentili maestri et loro picture furon fatte con grandissima
diligentia molto dilicatamente finite, feciono grandissima
quantitä di tauole.

14. I maestri sanesi dipinson nella cittä di Firenge; uno maestro,
el quäle fu chiamato Barna'), costui fu excellentissimo fra gl' altri; e
due capelle ne'frati di sancto Agostino^) con moltissime fra l'altre
istorie et uno giouane ua a giustitiarsi, ua con tanto tremore della
morte, e coUui uno frate lo conforta, con molte altre figure; e rigu«
ardar l'arte usata per quello maestro o molte altre istorie; in detta
arte fu peritissimo. A San Gimignano molte istorie del testamento
uecchio**), e ne a Cortona assai lauorö*), fu doctissimo.

42



15. Fu in Siena ancora Duccio'), el quäle fu nobilissimo, tenne
la maniera greca; e di sua mano la tauola maggiore del duomo di
Siena; e nella parte dinangi la incoronatione di Nostra Donna et
nella parte di dietro el testamento nuouo. Questa tauola fu fatta
molto excellentemente et doctamente, e magnifica cosa et fu nobis
lissimo pictore. Moitissimi pictori ebbe la cittä di Siena et fu molto
copiosa di mirabili ingegni, molti ne lasciamo indietro perno neabon«
dare nel troppo dire ').

16. Ora diremo degli scultori furono in questi tempi. Fu Gio«
uanni figluolo di maestro Nichola. Maestro Giouanni') fece il per«
gamo di Pisa"), fu di sua mano il pergamo di Siena") e'l pergamo di
Pistoia^). Queste opere si ueggono di maestro Giouanni, ella fönte
di Perugia"), [di] Maestro Andrea da Pisa') fu bonissimo scultore,
fece in Pisa moltissime cose a santa Maria a ponte'^), fece nel cams
panile in Firenze sette opere della misericordia, sette uirtü, sette
scientie, sette pianeti"'); di maestro Andrea ancora sono intaglate
quattro figure di quattro braccia l'una^). Ancora ui sono intaglate
grandissima parte di quelli i quali furono trouatori dell'arti"). Giotto
si dice sculpi le prime due storie. Fu perito nell'una arte et neu'
altra**). Fece maestro Andrea una porta di bronzo alla chiesa di sancto
Giouanni Batista nella quäle sono intaglate le storie del detto sancto
Giouanni"), e una figura di sancto Stefano che fu posta nella faccia
dinangi a sancta Reparata dalla parte del campanile*). Queste sono
l'opere si tru(o)uano di questo maestro. Fu grandissimo statuario,
fu nella olimpia 410 (420)^.

17. In Germania nella cittä di Colonia fu uno maestro nell'arte
statuaria molto perito'), fu di excellentissimo ingegno (nominato
Gusmin), stette col duca d'Angiö, fecegli fare moitissimi lauorij d'oro;
fra gl'altrij lauorij fe una tauola d'oro la quäle con ogni sollicitudine et
disciplina questa tauola condussela molto egregiamente. Era perfecto
neue sue opere, era al pari degli statuarij antichi greci, fece le teste
marauiglosamente bene et ogni parte ignuda; non era altro manchamento
in lui se non chelle sue statue erano un poco corte. Fu molto
egregio et dotto et excellente in detta arte. Vidi moltissime figure

43



formate delle sue. Aueua gentilissima aria nell'opere sue, tu doc?
tissimo. Vide di(s)fare l'opera la quäle aueua fatta con tanto amore
e arte pe' publici bisogni del duca, uide essere stata uana la sua fatica,
gittossi in terra ginocchioni alzando gli ochi al cielo e'lle mani parlö
dicendo: »o signore il quäle gouerni el cielo et la terra et costituisti
tutte le cose: non sia la mia tanta ignorantia ch'io seghui altro che
te, abbi misericordia di me.« Di subito ciö che aueua cierchö di dispensare
per amore del Creatore di tutte le cose. Andö in su uno monte
oue era uno grande romitorio, entrö et iui fece penitentia mentre che
uisse; fu nella etä, fini al tempo di papa Martino. Certi giouani e quali
cercauano essere periti nell'arte statuaria mi dissono come esso era
dotto nell'uno genere et nell' altro et come esso doue abitaua aueua
picto, era docto et fini nella olimpia 438. Fu grandissimo disegnatore
et molto docile. Andauano i giouani che aueuano uolontä d' aparare
a uisitarlo pregandolo, esso humilissimamente gli riceueua dando loro
docti amaestramenti et mostrando loro moltissime misure et fac#
cendo loro molti exempli; fu perfectissimo, con grande humiltä fini
in quello romitorio. Conciö sia cosa e'excellentissimo fu nell'arte et
di santissima uita.
Fol. 11^. 18. Di Teopharasto seguiremo la sua sententia, confortando piü

gl'ammaestrati che e confidenti della pecunia, lo amaestrato di tutte
le cose solo e ne pellegrino nelli altrui luoghi et perdute le cose familiari
et necessarie bisognoso d'amici et essere in ogni cittä citta#
dino, alli difficili casi della fortuna sanga paura potere dispregiare;
et quello il quäle non dalli presidij ma in inferma uita essere confitto.
Et Epicuro non diff erentiatamente dica (sie), poche cose alli saui tribuire
la fortuna, le quali ouero maxime et necessarie sono, con pensieri
deir animo et della mente essere gouernate. Et ancora dissono questo
piü filosaphij. Non meno li poeti scrissono in greco l'antiche comedie
et esse medesime sententie nelle scene pronuntiarono in uersi,
come Eucrates, Chyonides, Aristophanos et maximamente ancora
questi Alexo disse bisognare imperö laudati li Atheniensi che le leggi
di tutti gli Greci constringono ubidienti dalli figluoli, delli Atheniensi
non tutti se non quelli li quali li figluoli amaestrasson dell' arti.

44



Imperö che tutti li doni della tortuna quando si danno, da essa ageuol«
mente si ricolgono, eile discipline congiunte colli animi per niuno
tempo manchano, ma rimangono stabilmente alla somma uscita della
uita. Et cosi maxime et infinite gratie fo eo alli parenti, che prouanti
la legge delli Atheniensi me curarono amaestrare me nell'arte et essa
la quäle non puö essere prouata sanga disciplina di lettera et fiducia
di tutte le doctrine. Conciosia cosa adunque che per cura delli parenti
et delle doctrine delli comandamenti auere accresciute l'opere delle
lettere o uero delle discipline nelle cose filologi et filocine et nelle
scripture delli comentarij me dilettare et esse possessioni neU'animo
ö apparechiate delle quali questa e la somma de' frutti, nulla necessitä
essere piü d' auere essa essere proprietä di richega maximamente
nulla desiderare. Ma per auentura assai giudicanti queste cose leggieri
pensano quelli essere saui che di pecunia siano copiosi et pieni; a
questo proposito contendenti con audacia agiunta colle richece la
notitia sono seguiti. E io, o excellentissimo, non ö a ubbidire la pecu=
nia diedi lo studio per l' arte la quäle da mia pueritia ö sempre seguita
con grande studio et disciplina^). Conciö sia cosa ch'io abbia sempre i
primi precetti ö cercato di inuestigare in che modo la natura procede in
essa et in che io mi possa appressare a essa, come le spetie uenghino
all'occhio et quanto la uirtü uisiua ä opera et come [. . .] (le cose) uisuali
uanno et in che modo la teorica dell'arte statuaria et della pictura si
douesse condurre').

19. Nella mia giouenile etä nelli anni di Christo 1400 mi parti [da] 1400
si pre'lla corution della aria da Firence et si pel male stato della patria
con uno egregio pictore el quäle l'aueua richiesto il signore Malatesta da
Pesero mi parti, el quäle ci fece fare una camera la quäle da noi fu picta
con grandissima diligentia; l'animo mio alla pictura era in grande parte
uolto, era ne cagione l'opere le quali el signore ci promettea, ancora la
compagnia con chi io ero sempre mostrandomi 1' onore et 1' utile che e'si
aquisteremo^). Non dimeno in questo istante da miei amici mi fu scritto
come i gouernatori del tempio di sancto Giouanni Batista mandano
pe' maestri i quali siano docti de' quali essi uoglono uedere pruoua.
Per tutte le terre di Ytalia moltissimi doctri maestri uennono per mets

45



tersi a questa pruoua et questo combattimento. Chiesi licentia dal signore
et dal conpagno. Sentendo el signore il caso subito mi die licentia;
1402 insieme cogl'altri scultori fumo innanzi agli operai di detto tempio.
Fu a ciascuno dato quattro tauole d'ottone. La dimostratione uollono
i detti operai et gouernatori di detto tempio ciascuno facesse una
istoria di detta porta la quäle storia elessono fusse la imolatione di
Ysaach et ciascuno de' conbattitori facesse una medesima istoria. Condussonsi
dette pruoue in uno anno et quello uinceua doueua essere dato
la uictoria.
Furono e combattitori questi: Filippo di Ser Brunellesco,
Symone da Colle, Nicholo de Arezzo, Jacopo della Quercia da Siena,
Francesco di Valdombrina, Nicholo Lamberti; fumo sei a'ffare detta
pruoua la quäle pruoua era dimostratione di gran parte dell'arte
statuaria. Mi fu conceduta la palma della uictoria da tutti i periti et
da tutti quelli si prouorono mecho. Uniuersalmente mi fu conceduta
la gloria sanga alcuna exceptione. A tutti parue auessi passato gl'altri
in quello tempo san(^a ueruna exceptione con grandissimo consiglo
et examinatione d' uomini dotti^). Vollono gli operai di detto gouerno

Fol. 11". el giudicio loro scritto di loro mano, furono huomini molti periti tra
pictori et scultori d'oro et d'argento et di marmo. I giudicatori fu?
rono 34 tra della cittä et delle altre terre circunstanti : da tutti fu dato
in mio fauore la soscriptione della uictoria, e consoli et operai et tutto
il corpo dell'arte mercatoria la quäle ä in gouerno il tempio di sancto

1403 Giouanni Batista. Mi fu conceduto et determinato facessi detta porta
d'ottone pel detto tempio. El quäle condussi con grande diligentia.
Et questa e la prima opera: montö collo adornamento d'intorno circa
a uentidua migliaia di f(iorini). Ancora in detta porta sono quadri uent*
Otto: ne'uenti sono le istorie del testamento nuouo et da pie quattro
uangelisti et quattro dottori con gran quantitä di teste humane
intorno a detta opera e condotta con grande amore diligentemente
con cornici et fogle d'edera et gli stipidi con grandissimo adornamento
di fogle di molte ragioni. Fu il pondo di detta opera migliaia

1414 trenta quattro. Fu condotta con grandissimo ingegno et disciplina*).
In detto tempo si fece la statua di sancto Giouanni Batista la quäle
1417 fu di braccia quattro e un ter<jo; puosesi nel 1414 d'ottone fine^).

46



20. Dalla comunitä di Siena mi fu allogato due istorie sono
nel battesimo, la storia quando sancto Giouanni batteza Christo,
l'altra istoria quando sancto Giouanni e menato preso innanzi a He*
rode"). Ancora produssi di mia mano la statua di sancto Matteo, fu 1419—22
braccia quattro et mezo d'ottone'). Feci ancora d'ottone la sepoltura
di messere Leonardo Dati generale de'frati Predicatori: fu huomo 1423
doctissimo il quäle trassi del naturale; la sepultura e di poco rilieuo,
ä uno epitaphio a piedi*). Etiamdio feci produrre di marmo la se*
poltura di Lodouico degli Obizi et Bartolomeo Valori i quali sono 1427
sepulti ne'frati minori^). Ancora apparisce una cassa di bronzo in
sancta Maria degli Angnoli e quali u'abitano frati di sancto Benedetto; 1428
in detta cassa sono l'ossa di tre martiri: Prothij Jacinti et Nemesij.
Sono scolpiti nella faccia dinangi due agnoletti, tengono in mano una
grillanda d' uliuo nella quäle sono scritte lettere de' nomi loro^°). In ca. 1428
detto tempo leghai in oro una cornuola di grandega d'una noce colla
scorza nella quäle erano scolpite tre figure egregissimamente fatte
per le mani d'uno excellentissimo maestro antico. Feci per picciuolo
uno drago coli' alie un poco aperte et colla testa bassa, alza nel mezo
il coUo, l'alie faceano la presa del sigillo; era il drago el serpente noi
uogliamo dire, era tra fogle d'edera, erano intagliate di mia mano in#
torno a dette figure lettere antichetitolate nel nome di Nerone le quali
feci con grande diligentia. Le figure erano in detta coinuola uno uechio
a sedere in su uno scoglo era una pelle di leone et legato colle mani
drieto a uno albero secco, a piedi di lui u'era uno infans ginochioni
coli' uno pie e guardaua uno giouane il quäle aueua nella mano destra
una carta et nella sinistra una citera, pareua lo infans addimandasse
doctrina al giouane. Queste tre figure furon fatte per la nostra etä.
Furono certamente o di mano di Pirgotile o di Policreto: perfette
erano quanto cose uedessi mai celate in cauo'').


Venne papa Martino a Firenze, alogommi a'ffare una mitria 1419
d'oro et uno bottone d'uno piuiale nel quäle feci otto meze figure
d'oro et nel bottone feci una figura d'uno Nostro Signore che segna.
Venne papa Eugenio ad abitare nella cittä di Firenze, fecemi fare una 1438
mitria d'oro la quäle pesö l'oro di detta mitria libbre quindici, pesorono
le pietre libbre cinque et mezo. Furono stimate da'gioellieri della
nostra terra trentotto migliaia di f(iorini), furono balasci, zaffiri et smaraddi
et perle. Furono in detta mitria perle sei grosse come auillane.
Fu ornata con molte figure et con moltissimi adornamenti et nella
parte dinanzi uno trono con molti angioletti intorno, e uno Nostro
Signore in mezo, dalla parte di drieto similemente una Nostra Donna
co'medisimi agnoletti intorno al trono; sono in compassi d'oro et
quattro uangelisti et sono moltissimi agnoletti nel fregio ua da pie,
1428 e fatta con grande magnificentia^"). Tolsi a'fifare dai gouernatori dell'
arte della lana una statua d'ottone di braccia quattro et mezo [la quäle
statua] puosono nello oratorio d'Orto sancto Michele, la quäle statua
e fatta per sancto Stephano martire la quäle secondo l'opere mie fu

1432—42 fatta con grande diligentia''^). Allogoronmi a'ffare gli operai di sancta
Maria del Fiore una sepultura d'ottone pel corpo di sancto Zenobi

Fol. 12''. di grandeza di braccia tre et mezo nella quäle sono scolpite istorie di
detto sancto Zenobi. Nella parte dinanzi e come e'risuscita el fanciullo
el quäle la madre gli lasciö in guardia tanto ch' ella tornasse di pellegri*
naggio. Et come il fanciullo essendo la donna in cammino mori: et tor#
nando lo addimanda a sancto Zenobi, et come esso lo risuscita et come
un' altro fu morto dal carro. Ancora u'e come risuscita l'uno de'due
famigli gli mandö sancto Ambruogio, mori in su l'alpe, et come il
compagno si duole della morte sua et sancto Zenobi disse: »ua che
dormi tu il trouerrai uiuo«; et come esso andö et trouollo uiuo. Nella
parte di drieto sono sei agnoletti, tengono una grillanda di fogle
d'olmo: euui dentro uno epitaphyo intaglato di lettere antiche in
honore del sancto'^).

1425—52 22. Fummi allogata l'altra porta cioe la terga porta di sancto

Giouani la quäle mi fu data licentia io la conducessi in quel modo
ch'io credessi tornasse piü perfettamente et piü ornata et piü riccha.
Cominciai detto lauorio in quadri i quali erano di grandeza d'uno
braccio et terzo, le quali istorie molto copiose di figure erano istorie
del testamento uecchio: nelle quali mi ingegnai con ogni misura
osseruare in esse cercare imitare la natura quanto a me fosse possibile,
et con tutti i liniamenti che in essa potessi produrre et con egregij

48



conponimenti et douitiosi con moltissime figure. Missi in alcuna
istoria circa di figure cento; in quäle istorie meno et in quäl piü. Con«
dussidetta opera con grandissima diligentia et con grandissimo amore.
Furono istorie dieci tutti in casamenti coUa ragione che l'ochio gli
misura e ueri in modo tale, stando remoti da essi appariscono rileuati.
Anno pochissimo rilieuo et in su e piani si ueggono le figure che sono
propinque apparire maggiori eile remote minori; come adimostra il
uero. Et ö seguito tutta questa opera con dette misure. Le storie sono
dieci. La prima e la creatione dell'uomo et della femina, et come essi
disubbidirono al creatore di tutte le cose. Ancora in detta istoria come
e'sono cacciati del paradiso perlo peccato commesso, contiene in detto
(quadro) quattro istorie cioe effecti. Nel secondo quadro e come Adamo
et Eua anno Caino et Abel creati piccoli fanciulli. Euui come e' fanno
sacrificio: et Cayno sacrificaua le piü triste eile piü uili cose egli aueua.
Et Abel le miglori eile piü nobili egli aueua: el suo sacrificio era molto
accepto a Dio et quel di Cayno era tutto il contrario. Eraui come
Cayno per inuidia amaza Abel; in detto quadro Abel guardaua il
bestiame et Caino lauoraua la terra. Ancora u'era come Idio apparisce
a Cayno, domandalo del fratello ch'egli ämorto; cosi in ciascuno qua«
dro apparisce gli effetti di quattro istorie. Nel terzo quadro e come
Noe escie dell' arca co' figluoli et colle nuore e'Ua moglie et tutti gli
uccelli e'Ui animali, euui con tutta la sua brigata fa sacrificio. Euui
come e' pianta la uigna et come egli inebria et Cam suo figluolo lo
ischernisce: et come gl' altriduesuoi figluoli lo ricuoprono. Nel quarto
quadro e come Abraam apparisce tre angeli et come n'adora uno:
et come i serui et l'asino rimangono appie del monte, et come egli ä
spoglato Ysaach et uuollo sacrificare ello agnolo gli pigla la mano
del coltello et mostragli il montone. Nel quinto quadro e come a
Ysaach nasce Esau et Jacob: et come e'mandö Esau a cacciare et come
la madre amaestra Jacob et porgeli il caueretto ella pelle et poglele
al coUo et dicegli chiegga la benedictione a Isaach. Et come Isaach
gli cerca il coUo et truoualo piloso, dagli la benedictione. Nel sexto
quadro e come Joseph e messo nella citerna da'fratelli. Et come e'lo
uendono et come egli e donato a Pharaone re d' Egipto et pel sogno

49 *



che riuelö la grande fame doueua essere in Egipto el rimedio che
Joseph diede et tutte le terre et prouincie scamporono: ebbono il bi#
sogno loro. Et come e'fu da Faraone molto honorato. Come Jacob
mandö i figluoh et Joseph gh riconobbe: et come e'disse loro che
tornassero con Beniamin loro fratello, altrimenti non arebbono grano.
Tornorono con Beniamin, esso fece loro el conuito et fece mettere la
coppa nel sacco a Beniamin, et come fu trouato et menato inanzi a Jo*
seph et come e'si die a conoscere a'fratelli. Nel septimo quadro e
come Moyses riceue le tauole in sul monte et come a mezo il monte
rimase Josue et come il popolo si marauigla de tremuoti saette et tuoni.
Et come il popolo sta a pie del monte tutto stupefatto. Nello ottauo
quadro e come Josue andö a Giericho, uenne et puoseui Giordano et
puose 12 padiglioni. Come andö intorno a Gerico sonando le trombe
Fol. 12\ et come in capo di sette di caddono le mura et preson Gericho. Nel
nono quadro e come Dauit uccide Golia et come e'rompono quelli
del popolo d'Idio e Phylistei: et come e'torna colla testa di Golia in
mano et come gli uiene inanzi il popolo sonando et cantando et dicendo:
Saul percussit mille et Dauid decem milia. Nel decimo quadro
e come la reina Saba uiene a uicitare Salamone con grande compag«
nia: e adornata, con molta gente intorno. Sono figure 24 nel fregio
ua intorno a dette istorie, uanno trall'uno fregio et l'altro una testa.
Sono teste 24; condotta con grandissimo studio et disciplina delle mie
opere e la piü singulare opera ch'io abbia prodotta, et con ogni arte
et misura et ingegno e stata finita. Va nel fregio di fuori il quäle e
negli stipidi et nel cardinale uno adornamento di fogle et d' uccelli et
d' animali piccoli in modo conuenienti a detto adornamento. Ancora
1447 ua una cornice di bronzo. Ancora nelli stipidi dentro e uno adornamento
di poco rilieuo fatto con grandissima arte. Et cosi e da pie la
sogla, detto adornamento e d' ottone fine'^).

23. Ma per non tediare i lectori lascerö indrieto moltissime opere
per me producte. So che in detta materia non si puö piglare diletto"*).
Nondimeno a tutti i lectori io addimando perdono et tutti abbino
patientia. Ancora a molti pictori et scultori et statuarij ö fatto grandissimi
honori ne'loro lauorij, fatto moltissimi prouedimenti di cera
et di creta e a' pittori disegnato moltissime cose"): etiandio chi auesse
auute affare figure grandi tuori de la naturale forma, dato le regole a condurle con pertetta misura'**).
Disegnai nella faccia di sancta Maria 1424—43
del Fiore nell'occhio di mezo 1' assumptione di Nostra Donna et du
segnai gl' altri sono dallato. Disegnai in detta chiesa molte finestre di
uetro. Nella tribuna sono tre occhi disegnati di mia mano. Nell'uno
e come Christo ne ua in cielo, nell'altro quando adora nell'orto, il
terzo quando e portato nel tempio'^). Poche cose si sono fatte d' in?
portanza nella nostra terra non sieno state disegnate et Ordinate di
mia mano. Et spetialmente nella edificatione della tribuna fumo concorrenti
Filippo et io anni diciotto a uno medesimo salario: tanto noi
conducemo detta tribuna'"). Faremo uno trattato d' architettura et 1415—33
tratteremo d' essa materia'"'). Finito e il secondo comentario. Verremo
al terzo.



51



COMMENTARIO III





INGULARISSIMO, quelli li quali ne'uilumi piü
ampli dello ingegno li pensieri e'lli comandamenti
änno explicati, et agiunsono maxime et egregie auc*
toritadi a suoi scritti. E'lla quäle cosa ancora ouero
nelli nostri studij la cosa patirebbe acciö che per
amplificationi in questi comandamenti l'auctoritä
s'acrescesse, ma questo a che modo si pensi non e
expedito imperoche non si scriue della scultura o della pictura come
di storia poetica. Le istorie tengono per se gli lettori imperoche gli
änno uarie aspettationi di nuoue cose et delli poetici uersi li metri
e'lli piedi o nobili dispositioni di parole et di sententie intra le per«
sone distincte pronuntiatione di uersi rallegrando li sentimenti delle
genti produce sanza offesa alla somma terminatione delli scriptori.
Et questo non puö essere fatto nelle cosscriptione dell' arte statuaria
et di nobili scultori et pictori che'lli proprij uocaboli della necessitä
conceputi nel consueto sermone nuocono alla oscuritä et alli sensi.
Adunque conciosia cosa essi per se non sieno aperti nelli nomi
d'essi aprirsi nella consuetudine, allora ancora li lieti et uaganti scrip«
ture, se non si traggono per poche et per lucide sententie, e'ssi ex*
plichino con presteza et con moltitudine di sermone impediente fa#
rebbono incerti li pensieri delle genti. Et cosi le occulte nominationi
e'lle misure dell' arte accioche si dia alla memoria brieuemente, spero
imperö che cosi (spedit)amente potranno esse cose riceuere. Non di
meno conciö sia cosa ch' io pensassi distesa 1' acuitä per le publiche
occupationi et per li priuati bisogni, ö giudicato di scriuere poco ac*
cioche nello angoscioso spatio della uachuitä esse cose li leggenti
possino brieuemente piglare.

2. Doctissimo, nessuna cosa si uede sanza luce. Secondo Piatone
due sono e sentimenti existenti per li quali si fa la uia della sapientia
cioe el uiso et l'audito. Aristotile dice nella metaphysica che solo il
uedere ci mostra piü differentia di cose: imperoche per quello noi
inuestighiamo et cerchiamo certa sperientia di tutte le cose in cielo
et in terra sono et perö moltissimi phylosophi antichi mathema«
tici, come fu Archymede, Anchymus , Scopinas, Alfantem, ApoUonio,



55



Fol. 13^. Tolomeo, Vitulone nel secondo libro et moltri altri dottori. I'truouo
ch'el corpo lucido e quello lo quäle e di sua natura e difFusiuo et ex*
pansiuo del lume. El corpo umbroso ouero oppaco e quello lo quäle
non ä luce et non da luogo al transito del lume. Ma lo corpo diafano
e quello lo quäle per la sua trasparentia et raritä permette cheUo lume
per esso penetra. El primo e il sole e'l fuoco et alcune pietre pretiose:
el secondo modo, el corpo upaco e quello che e terra o d' altra materia
dura o tenebrosa. Lo terzo modo e lo corpo diafano: l'aria l'acqua il

uetro il cristallo il cal«

cedonio il berillo. La

prima luce e quella la

quäle dipende prin*

cipalmente dal corpo

lucido infino attanto

truoua ostaculo , et

chiamasi luce inci*

dente: et di poi si

rinuerbera in uerso

l'altra parte doue non

termina la prima lu.

ce: et chiamasi questa

la seconda luce et re*

flexa. Ma la luce mi*

nima e quella non si

puö diuidere in nu*

mero di luce et per diminutione mancha d'essere luce. Lo razo e

una linia luminosa la quäle nasce nel corpo luminoso o uero lucido

et spargesi dello illuminare. Quello insieme cogl' altri razi de' quali

razi si forma nella piramide luminosa la quäle anno l'angulo nel

corpo lucido. La sua basis e nella parte del mezo la quäle e allu*

minata. Ma la linia radiale e molto differente dallo razo. Se noi uog*

liamo parlare propriamente, ella non e illuminatiua ma essa e uisuale,

delle quäle linie si fa la piramide alla basa nel corpo lucido, all' an*

gulo suo nel mezo dell' ochio. Ancora ä differentia intra la linia recta




Fig. 1.



///?/a



ref/eff3



Fig. 2.




56



et la linia reflecta. La linia reflecta e composta di due linie le quali
fanno al congiugnimento nel mezo l'angolo. Ma la retta non ä cur*
uatione ne angulo. Veggiamo ancora la cuspide secondo e prospettiui
e philosophij, la luce la quäle e piü compresa e unita insieme e piü
forte chella luce che'ssi disgrega et dissipasi, come e famosissima
auctoritä nella decima settima propositione. Nel libro delle cagioni
natural! d'Aristotile: et quanto la uirtü e piü unita et piü forte luce,
tanto di lungi piü multiplica e'l suo lume ella sua attuitade, come
esso dimostra ancora per la 18 del primo d' Euclide insieme colla
quarta. Et dice Vitulione quando manca il lume si genera l'ombra
ouero le tenebre. Ma nota che Aristotile et Alfacem dice che gl'e diffe*
rentia infra la luce et lume et splendore cioe razo ombroso. La luce
e quella forma et qualitä e infinita nel corpo lucido mediante la quäle
esso corpo e chiamato lucido et luminoso et non e di quello mallo
lume e di quella qualitä la quäle dipende dalla luce et multiplicasi
per lo mezo per cagione dello illuminare, quello per forma dipiramide
illuminatiua. Lo razo e quella linia che e detto innanzi. Splendore e una
incidentia et reflexione di razi constretti a uno per lo quäle [e] il lume
e fatto molto excellente congiuntiuo del uiso, ma 1' ombra e per con#
trario. Come ella ä il lume superchio et grande: cosi all' ombra e
uno lume diminutiuo molto piccolo e quasi difetto di lume. Ma la
tenebre e totalmente priuatione di lume, non e possibile che"ssi uegga,
nella tenebre come e possibile chessi uegga nell'ombra. Ma piü uolte
gli autori parlano non fanno sempre questa differentia, imperö che ä
uno intellecto l'uno per altro, come lume per la luce et la tenebre per
l'ombra et per la grande similitudine di quelli: et per questo appare
la differentia. Non so perö che'llucido e quello che illumina et illu?
minoso quello che e illuminatö. Ma non constringere troppo il pars
lare nostro: noi parleremo comunalmente come gl'altri. Nota ch'io
truouo solamente tre generationi d'ombre cioe la equale ouero colun*
nale ella piramidale acuta et la conuersa, la quäle si chiama Chala*
toydos. lo truouo scripto ancora chella generatione dello lume nello
spatio largo e aperto disposto et molto subito e: quasi in uno istante
perö che la cosa ä attuitade che e di essere in alcuno mezo, puö essere

57



tarda et ueloce secondo la resistentia e grande o piccola. Solamente
la resistentia e quella che tarda el mouimento e'lla operatione naturale,
imperö ch'io non parlo della uoluntaria al presente: et questo e chiaro
per tutto il testo di phylosophia quando non e alcuna resistentia, allora
la operatione e subita quasi sanza tempo, conciö sia cosa che il mezo
aereo sia attissimo a riceuere lo lume a fine di maggiore perfectione
et non si nota alcuna altra resistentia: allo(ra) el lume si multipli*
cherä molto piü tosto et subito. Ma quando l'aere e pieno di uapori
grossi, questi sono pieni di resistentia allo lume. Et in quella uolta lo
lume si difende, come per manifesta sperientia si uede quando la spar?
sione non e occupata, allora lo luminoso circularemente produce lo
suo lume nel mezo, perche di ciascuno punto del mezo del corpo lu#
Fol. 13\ cido si spande una piramide di illuminatione la quäle tutte nel me(;o
fanno una spera rotunda piena di lume. Et questo e chiarissimo per
la figura quando lo lucido rotundo e. Ma se fusse longo, non sarebbe
proprio circulare el circulo del lume, ma sarebbe propinquo. Et questo
e secondo la figura. Noi parleremo di corpi luminosi quando peruer*
remo alla forma della statua uirile. Et cosi parleremo dell'ombre
distintamente sopra le figure.

Noi trouamo el uiso quando ä raguardato nella forte luce, forte;
mente si dorrä, perche arä nocimento et arä pena. Et ancora i simula*
cri della intensa luce rimangono nell'occhio. Dopo il riguardamento
fanno apparire tenebroso il luogo del minore lume infino a"ttanto che
da l'ochio e diuenuta uana l'orma del maggiore lume. Similmente
quando lo aspiciente ä raguardato nel corpo del sole, si dorrä per la
forte luce d'esso. Similmente quando ä raguardato nello spechio terso
et pulito sopra al quäle scenderä lo splendore del sole: et sia il uiso in
luogo doue la reflecta luce uerrä da esso specchio, si dorrä per lo lume
della reflexione perueniente al suo uiso et non poträ guardare ne ap*
rire gli occhi. Trouiamo quando lo aspiciente guarda il corpo biancho
et mondo, sopra al quäle scende la luce del sole et dimori un poco
nello aspetto et poi rimuoua el uiso da esso et riguardi inuerso la
parte ombrosa oue sia la luce debole, appena non comprenderä le
cose uisibili et poi a poco a poco si scoprirä et tornerä il uiso in sua

58




Fig. 4.



dispositione. Ancora quando l'aspiciente ä riguardato nel fuoco et di«
mori in guatarlo un poco di tempo et poi dichini il uiso inuerso el
luogo oscuro et di debole luce, gli interuerrä ancora quel medesimo.
Ancora quando l'aspiciente ä raguars
dato nel corpo bianco o mondo sopra
del quäle nascerä la luce del di, et sia
quella luce forte et non sia del sole, et
raguardi et poi uolga il uiso inuerso il
luogo oscuro, trouerrä la forma della
luce et trouerrä con questo la figura. Et
poi si lieui guardato arä uno terzo
d'ora: trouerrä nel uiso suo e simu*
lacri di quella luce: et poi si rimuoua
da questa, ritornerä nella sua disposis
tione, et similmente sarä quando arä
guatato nella intensa luce del sole o

nel fuoco o nel corpo biancho. Similmente ciascuno ritornerä nella
sua dispositione. Et similmente l'aspiciente sarä in casa guarderä
el foro del tetto sarä scoperto, guarderä il cielo per quello luogo
nella luce del di et poi torni al luogo scuro, ritrouerrä la forma
della luce: la quäle lui comprenderä per lo foro del tetto saranno an*
cora la medesima forma e medesimi simolacri chiudendo gli occhi: et
tutte queste cose significano che la luce ä 'Icuna operatione nella
nostra uisione. Vedrai ancora quando arai guardato [inuerso] nel
uerdario, nel quäle siano molto spesse l'erbe, oue sarä la luce insuesso
del sole et dimori di guatare et poi uolga il uiso in luogo scuro tro?
uerrä in quello luogo scuro la forma di quello uerziere cioe la luce
uerde colorata di quelle erbe, se sarä in luogo debole, sarä misto colla
luce con quella uerdura. Similmente guardando uno corpo azurro o
giallo o sanguigno o uerde, similemente ciascuno nel suo colore ti mo*
strerrä quello medesimo effetto. Adunque i colori alluminati operano
assai nel uiso. Ancora ueggiamo le stelle la notte et no'lle ueggiamo
el di. Nessuna differentia e tra e due tempi, se non che l'arte e me*
diante tra el uiso nostro e'l cielo: quando el di e illuminato, noi non



59



ueggiamo le stelle per cagione del lume. Quando la notte fia scura,
allora si uedranno lä doue non sarä la terra alluminata, si uedranno le
stelle. Ancora al uedere molte uolte s'ascondono molte cose le quali
paiono inuisibili per le sottili sculture et quando saranno nella luce
debole o in luoghi oscuri. Et quando si trarranno a'luoghi luminosi
o di forte lume e siano alla luce del sole, appariranno le cose che par*
ranno nascose in quelle sculture che erano ne' luoghi oscuri nascose
et nella luce debole, et similmente non puö il uiso comprendere le scul#
ture et piglare la compressione d'esse in luogo oscuro. Quando si
traggono alla luce forte si comprendono dal uedere. Significasi adun*
que per questa dispositione che la luce forte manifestano molte cose
de' uisibili et la luce debole occultano assai cose per la sua oscuratione.
Ancora trouiamo come corpi densi colorati di colori scintillanti come
azurrini et celesti in luoghi oscuri et in luce debole apparirrano in co#
lori torbidi, et quando fussono in luogo luminoso et chiaro, appari«
ranno scintillanti et chiari et tanto s'aumenterä la luce sopra di quello
la scintillatione ella chiaritä. Quando sarä la luce piccola, quello corpo
sarä oscuro, et non distinguerä el uiso el colore d'esso et apparirä
Fol. 14\ quasi nero. Ancora similmente sello aspiciente sarä di nocte al fuoco
luminoso et sarä lo lume del fuoco steso sopra la terra et sarä in questo
luogo uisibile sottili o ueramente uisibili nelli quali saranno cose
sottilissime, et saranno in alcuna ombra non troppo forte: ma non ui
fia fuoco in mezo tra'l uiso et quelli, allora guarderä comprendere
quelli uisibili e"lle cose sottili: et poi si rimuoua del suo luogo in fino
che sia il fuoco in mezo tra el uiso suo et quello uisibile. Allora quelli
uisibili staranno nascosi, se egli saranno sottili o ueramente quelle cose
saranno in esse et non comprenderä quegli. Quando il fuoco sarä in
mezo et se il fuoco si coprisse dal suo uiso, comprenderä quegli uisi#
bili subito e quali stauano nascosi a'llui, et se rimouesse el coprimento
tra'l suo uiso e'l fuoco, ancora s'asconderebbono. Questa dispositione
adunque significa che la luce forte Orientale sopra del uiso et sopra
dell'arte traU'occhio ella cosa uisa uietano alcuna complessioni d'al*
cuni uisibili de' quali la luce si e debole. Ancora quando lo aspiciente
ä raguardato el corpo terso, et saranno in quel corpo sculture sottili

60



et saranno in quelle sculture diuersi colori come sono cha [....] e quali
sono composti di piü colori, sarä lo aspiciente in luogo di temperata
luce et sarä quello luogo opposito al sole oue sarä alcuna pariete allus
minata et rifletterassi alcuna luce al uiso et trouerrä lo aspiciente la
luce apparente e'lla superficie del corpo in luogo, doue si riflette piü
forte et piü scintillante in questa dispositione, se"llo aspiciente guaterä
quello corpo terso non uedrä in esso alcuna scultura che'lle sculture
che sono nel luogo della forte luce scintillante di quello corpo; di poi
se'Uo aspiciente chinerä quello corpo da quello luogo si chella res
flessione si faccia ad altro luogo fuori del luogo del suo uiso, con
questo sarä sopra di quello corpo una temperata luce, allora lo aspu
ciente comprende le sculture che sono in quello luogo ch'esso no in:
tendeua nella reflexione dal corpo al uiso suo. Et similmente quando
la luce sua si riflecte dalla pagina tersa nella quäle sieno sculture soU
tili al uiso, non distinguerä el uiso quelle sculture sottili ne anche si
uerificherä per insino che e' sia la luce non reflexa al uiso di quella
pagina; et declinisi la superficie della pagina si che el sito suo si rimuti
et non si reflecta la luce da essa al uiso et comprenderä allora el uiso.
Qjaando fosse el lume del sole apparirä il corpo denso et colorato di co;
lore scintillante, se fusse posto apresso a quello uno corpo bianco d'una
chiara biancheza et fusse quello corpo alPombra nella luce debole
apparirä sopra di quello colore del corpo, come auemo narrato di so*
pra: da poi sia approssimato a quello corpo biancho insino ch'esso
sia allo lume del sole, si nasconderä quello colore che e sopra quello:
se egli ritorna all' ombra, riapparirä resplendente sopra esso nella luce
forte. Se si scurasse dal corpo et sia nel suo luogo per insino che'ssi
indebilirä, che sopra lui apparirä el colore e in lui.

3. Ancora ö ueduto in una temperata luce cose scolpite molto
perfette et fatte con grandissima arte et diligentia, fra'lle quali uidi in
Roma nella olimpia quattrocento quaranta una statua d'uno Ermos
frodito') di grandeza d'una fanciulla d'anni tredici, la quäle statua
era stata fatta con mirabile ingegno. In detto tempo fu trouata in
una chiauica sotto terra circa di braccia otto; per cielo della detta
chiauica era a piano di detta scultura. La scultura era coperta di terra

61



per insino al pari della uia. Rimondandosi el detto luogo, era sopra
a sancto Celso, in detto lato si fermö uno scultore, fece trarre fuori
detta statua et condussela a sancta Cecilia in Trasteuere oue [doue]
(el) scultore lauoraua una scultura d'uno cardinale et d'essa aueua
leuato marmo per poterla meglo conducere nella nostra terra. La
quäle statua, doctrina et arte et magisterio non e possibile con lingua
potere dire la perfectione d'essa. Esso era in su uno terreno uangato:
in esso terreno era gittato uno pannolino: essa statua era in su detto
pannolino et era suolta in modo mostraua la natura uirile et la na#
tura feminile, et le braccia posate in terra el incrocicchiate le mani,
l'una in su l'altra et distesa tiene l'una delle gambe col dito grosso
del pie. Aueua preso el pannolino, in quella tirata del panno mos«
traua mirabile arte. Era sanza testa, nessuna altra cosa aueua manco.
In questa era moltissime dolceze, nessuna cosa il uiso scorgeua, se
non col tatto la mano la trouaua.

Ancora uidi in Padoua") una statua, ui fu condotta per Lom«
bardo della Seta; essa fu trouata nella cittä di Firenge cauando sotto
terra nelle case della famigla de'Brunelleschi: la quäle statua quando
Fol. 14". sormontö la fede christiana fu nascosa in quel luogo da qualche
spirito gentile, ueggendo tanta perfecta cosa et fatta con tanta mara*
uiglosa arte et con tanto ingegno mosso a piatä, fece murare una
sepultura di mattoni et dentroui sopelli detta statua et essa coperse
con uno lastrone di pietra accioche essa non fusse lacerata affatto.
Ella fu trouata colla testa rotta et colle braccia et fu messa in detto
sepolcro accioche il resto non si lacerasse et in tale forma fu conser*
uata lunghissimo tempo nella nostra cittä cosi sepulta. Questa sta#
tua e marauiglosa fra l'altre scultur(e). Posa in sul piede ritto, ä uno
panno a meze le cosce, fatto perfettissimamente. A moltissime dol*
ceze le quali el uiso no'lle comprende ne con forte luce ne con tem;
perata, solo la mano a toccarla la truoua. £ lauorata molto diligen?
temente; la quäle fu traportata a Ferrara, et uno figluolo del Loms
bardo della Seta a cui era stata lasciata dal padre, la mandö a donare
al marchese di Ferrara, el quäle di scultura et di pictura molto si
dilettaua.

62



Vna ancora fu trouata, simile a queste due, fu trouata nella cittä
di Siena '), della quäle ne feciono grandissima festa et dagli intendenti
fu tenuta marauigliosa opera, et nella basa era scripto el nome del
maestro, el quäle era excellentissimo maestro, el nome suo fu Lisippo;
et aueua in sulla gamba in sulla quäle ella si posaua uno alfino.
Questa non uidi se non disegnata di mano d'uno grandissimo pictore
della cittä di Siena il quäle ebbe nome Ambruogio Lorenzetti; la
quäle teneua con grandissima diligentia uno frate antichissimo
dell'ordine de' frati di Certosa; el frate fu orefice et ancora el padre,
chiamato per nome frate Jacopo et fu disegnatore et forte si dilettaua
dell'arte della scultura et cominciommi a narrare come essa statua
fu trouata, faccendo uno fondamento, oue sono le case de' Malauolti:
come tutti gli intendenti et dotti dell'arte della scultura et orefici et
pictori corsono a uedere questa statua di tanta marauigla et di tanta
arte. Ciascuno (la) lodaua mirabilmente; e grandi picto (ri) che erano
in quello tempo in Siena a ciascuno pareua grandissima perfectione
fosse in essa. Et con molto honore la coUocorono in su la loro fönte
come cosa molto egregia. Tutti concorsono a porla con grandissima
festa et honore et muroronla magnificamente sopra essa fönte; la
quäle in detto luogo poco regnö in su essa. Auendo la terra mol*
tissime auersitä di guerra con Fiorentini et essende nel consiglo
ragunati el fiore de' loro cittadini, si leuö uno cittadino et parlö sopra
a questa statua inquesto tenore: »Signori cittadini, auendo considerato
dapoi noi trouam(m)o questa statua sempre siamo arriuati male, cons
siderato quanto la ydolatria e proibita alla nostra fede, douiamo
credere tutte le aduersitä noi abbiamo, Iddio ce le manda per li
nostri errori. Et ueggiallo per effecto che da poi noi honoramo
detta statua, sempre siamo iti di male in peggio. Certo mi rendo
che per insino noi la terremo in sul nostro terreno, sempre arriue*
remo male. Sono uno di quelli consiglerei essa si ponesse et tutta
si lacerasse et spezassesi et mandassesi a soppellire in sul terreno
de' Fiorentini.« Tutti d'achordo raffermarono el detto del loro
cittadino et cosi missono in essecutione et fu soppellita in su el
nostro terreno.

63



4. Fra l'altre egregie cose io uidi mai e uno calcidonio") intaglato
in cauo mirabilmente el quäle era nelle mani d'uno nostro cittadino,
era il suo nome Nicholaio Nicholi: fu huomo diligentissimo et ne'
nostri tempi fu inuestigatore et cercatore di moltissime et egregie
cose antiche si in scripture si in uilumi di libri greci et latini, et in*
frall'altre cose antiche aueua questo calcidonio el quäle e perfettissimo
piü che cosa io uedessi mai. Era di forma ouale, in sü esso era una
figura d'uno giouane aueua in mano uno coltello, era con uno piede
quasi ginocchioni in su un'altare ella gamba dextra era a'ssedere in#
suir altare et posaua il pie in terra el quäle scorciaua con tanta arte et
con tanto maesterio, era cosa marauiglosa a uederlo. Et nella mano
sinestra aueua un pannicello el quäle teneua con esso uno idoletto;
pareua el giouane il minacciasse col coltello: essa scultura per tutti i
periti et amaestrati di scultura o di pittura sanga scordanza nell'una
ciascuno diceua essere cosa marauiglosa con tutte le misure eile pro*
portioni debbe auere alcuna statua o scultura, da tutti li ingegni era
lodata sommissimamente. Non si comprendeua bene a una forte
luce. La ragione e questa che le pietre fini e'llustrate essendo in cauo,
la forte luce e'lla rerlexione d'esse occultano la conprensione. Detta
scultura non si uedeua meglo che uolgere la parte cauata in uerso la
foi. 15''. forte luce, allora si uedea perfettamente. Perö non e da marauiglare,
se i uederi(?) molte uolte si nascondono. Molte cose le quali sono im
uisibili per le sculture sottili, quando saranno in luce debole o in
luoghi oscuri; o quando si traggono in luoghi luminosi o di forte
lume o siano opposti alla luce del sole, appariranno le cose che sono
in quello ch'erano nascose dalla luce debole o in luoghi obscuri.
Similmente le sculture sottili non puö el uiso comprendere la
compositione d'esse in luogo obscuro. Significa addunque per
questa dispositione che la luce forte manifesta molte cose de' uisi*
bili. Ancora trouiamo molti corpi densi et colorati di colori sein*
tillanti come azurrini o uinosi. Quando fossono in luogo obscuro et
in luce debole appariranno i colori turbidi et se fossono in luce
forte appariranno chiari et scintillanti. Et quando s'aumenterä la
scintillatione del colore et della chiaritä, o quando fosse uno di questi

64



corpi in luogo obscuro, non si distinguerä se non e una piccola luce,
ne u'era al uiso el colore quasi nigro. Et quando si trae poi fuori a'
luoghi luminosi e alla luce forte, apparirä il colore d'esso et sarä dis«
tinto da esse. Trouiamo ancora e corpi de' turbidi colori, quando la
luce sopre essi e si forte che i colori densi siano chiari, trouiamo essi
s'aumentano, siano si chiari. Trouiamo quando essi s'aumentano alla
chiareza e scintillatione presso al uiso. Ancora trouiamo li corpi dia«
fani colorati de' colori forti come sono uini colorati di forte rossore, e
quali sono in uasi diafani, quando e' fossono in luoghi oscuri o di luce
debole, appariranno negri et obscuri et quasi non diafani. Et quando
e' fosseno nella luce forte et nascono sopra essa luce del sole et diuen«
tano chiari e colori d'esse, apparisce la diafanitä e lucidi: ess'e
fosse posto dalla parte contraria della parte della luce uno corpo
chiaro et bianco, come auemo detto di sopra, se la luce fosse forte
apparirä quella forma di quello colore nell'ombra et se'lla luce fosse
debole, sopra d'esso apparirä nel sole et non e' apparirä sopra del
corpo. Ancora trouiamo le penne del pagone ello panno che si chi*
ama Amilialmon, et cosi si diuersifica nel colore appresso al uiso
parte in del di o uuoi in diuersi tempi secondo la diuersitä della
luce nascente sopra d'esso. Significa questa dispositione apparente il
colore che i colori de' corpi colorati non si comprendono se non
secondo la luce nascente sopra esso.

5. Conciosia cosa che la luce forte delle cose uisibili occultano
alcune cose, le quali sono in alcuni uisibili et alcuna uolta le mani*
festano et alcuna nolta ne' corpi colorati e' colori si alterano secondo
la diuersitä della luce, la quäle nasce sopra essa e'lla luce forte nascente
sopra al uiso, alcuna uolta uietano el uedere dalla compressione d'als
cuni uisibili, el uedere niente comprende tutti questi. Sia alluminato
quello che comprende el uiso dalla cosa uisa, non e se non secondo
la luce la quäle non e in quella cosa ueduta: et secondo le luci le
quali el uiso della compressione di quella cosa uisibile e sopra l'acie
mezo el uiso e quella cosa uisa. Et perche la luce forte uietano el
uiso dalla compressione d' alcuni uisibili, sarä dichiarato da noi
apresso al sermone nostro la qualitä della uisione.

65 5



t^^^f^



6. Accioche niuna dubitatione occorra nelle cose che e'segui*
tano, eda considerare addunque la compositione dell'occhio, perö che
sanza questo non si puö sapere nulla del modo del uedere, ma certi
auctori dicono piü, certi meno, in alcune cose änno diuersitä tra loro,

^■&i3'M-¥^ß(^'^^ pevö che H auctori della prospettiua si passano piü generalmente cioe

ii)s"'Ä. ^^^ delle compositioni dell'occhio. Et presoppongono gh antichi phylo*

,;,,j, sophi naturaU et H auctori della medicina come Tales Democrito

Änaxagoras Xenophanes et li altri phisici che änno scritto le cose

della natura, le quali Socrates Plato Aristofiles Zeno Epicuro et gli

altri phylosophi fussono nella diterminatione di comportare la uita

agli huomini: Ipocrate Galieno Auicenna, imperö che il parlare in

questa materia e obscuro et non si intende, se non si ricorre ai natu«

rali, perche piü pienamente et piü copiosamente dimostrano questa

materia. Et perö e necessario dire alcuna cosa piü non si truoua

secondo e prospettiui, benche sia troppo malageuole a uolere certi*

ficare queste cose et io cerco chiarirle. Ma acciö ch'io non triti super*

fluamente i principij di tutti gli oppinioni, io tratterö la compositione

dell'ochio spetialmente secondo tre oppinioni d' auctori cioe Aui=

Fol. 15'. cenna ne'libri suoi, et Älfacen pel primo libro della sua prospectiua,

. nO% ^ Constantino nel primo libro dell'occhio, perö che questi auctori

bastano et piü certamente tractano quelle cose no(i) uogliamo. Non

dimeno noi possiamo seguitare le parole di ciascuno perö che alcuna

uolta si contradicono per la cattiua translatione.

7. L'occhio e composto di tele et corpi diuersi. II principio e
l'accrescimento di questo nella parte dinanzi e in essa sono i nerui
oppotici faccenti il uedere cioe cauati et nascono dal ceruello. Et gli
auctori della prospettiua agiungono ne'giudicij che essi fanno alla
uirtü distintiua: non dimeno mediante il uedere quelli giudicij sono
di uenti specie uisibili, saranno poi tocche da noi. Non si sa se questa
uirtü detta distintiua sia tra'lle uirtü della anima: gli organi sono
distinti nel ceruello. Et molte cose da essere tractate delle uirtü et
potentie dell' anima sensitiua: perö si conuiene cominciare dalle parti
del ceruello et dalla uirtu sensitiua, acciö che noi trouiamo tutte
quelle cose sono necessarie al uedere. E gli auctori della prospectiua

66



danno la uia e'l modo e dimostrarci come i nerui uisuali cioe del

uedere descendono alle pellicule del ceruello et uengono dalla cotenna ^- 'jj^J*-^/^

del carneo cioe del teschio. Ma niuno di questi dichiara tutte le cose

in questa parte. Dico naturalmente come ogni medico e prospectiuo,

et tutti i natural! phylosophi si concordano. Dicono costoro che il

ceruello e inuolto da due pelli, che l'una si chiama pia mater et tocca

il ceruello sancja ueruno mezo. Ell'altra si chiama dura mater chessa*

Costa alla concauitä dell'osso del capo uocato craneum. Questa e piü

dura acciö che ella s'acosta all'osso del capo cioe alla concauitä. Pia

mater e piü morbida et piü suaue per la molleza et morbideza del

ceruello: et la sustantia e midullare et untuosa, nella quäle signoreggia

uno humore il quäle e chiamato flemma. A tre distintioni le quali

si uocano taluni parti et diuisoni. La prima cellula e el senso comune: -^a^^ c*'^"-

et due uirtü nell'una e il senso comune stante nella parte dinanzi

d'esso ceruello. Come Auicenna in primo de anima; e come una < 'ou-u-joe. ^^^^

fönte a rispecto degli altri sentimenti particulari et delle cose sensibili. %i, isuJir,

Et si come il centro a rispetto delle linie che escono del centro alla

circumferentia secondo Arist(ot)ile nel libro dell' anima, il quäle senso

giudica tutti gli altri sensi particulari et delle cose sensibili, imperö ip,, _ a>^.5'

che questo senso giudica di tutti gli altri sensi: et non e compiuto in«v^,j,^UcV5

nanzi alla spetie cioe la similitudine d'essa uenga al senso comune, "

et cosi dice degli altri sentimenti come si manifesta nel fine d'uno

libro d'Aristotile chiamato de sensu et sensato dell' anima, et giudica 7^>a^ -. * ..

questo senso della diuersitä delle cose et differentia de' sensibili Qt^'-'^

perö si conosce l'uno essere bianco ell'altro essere dolce, la quäl cosa

non puö fare el uedere ne ancora il gusto, inperö e detti sensi non

discernono le cose extreme: come uuole Arist(ot)ile nel secondo dell'

anima, ma giudica el senso comune delle Operation! de' sensi parti?

culari imperö che il senso del uedere non conosce: ma il senso dell'

udire se udire; ma questo conosce altra uirtü, la quäle si chiama senso

comune, si come uuole Avistotile nel secondo libro del sonno et

uigilia, il quäle senso 1' ultima operatione e di potere ritenere le spetie

et similitudini che uengono dal senso particulare e di compiere per

la sua temperata humiditä et seccheza; la quäle uirtü si chiama ima*

67 5*




ginatione et arca et ripostorio sensus communis. Secondo Auicenna
pone lo exemplo del suggello. La cui spetie si come per questo
exemplo: et cosi el senso comune non di meno tutta la uirtü com«

uvjjj>^(*sö>/u'Ji ^ ^^ posta di queste due che occupano la prima cellula, e detta fantasia o
' x}JomK(Ji> ntto uirtü fantastica. Perö e manifesto per lo secondo dell'anima et

., . » per quello de sonno et uigilia et per lo libro de sensu et sensato
t^^'^ chella fantasia et senso comune sono una medesima cosa secondo el

im^iO ^^nfA. suggetto e'lla sustantia: ma anno differentia secondo l'essere cioe
secondo la loro diffinitione et operatione. Cosi dice Aristo(ti)le chella
fantasia e'lla imaginatione e una medesima cosa secondo la loro diffi*
nitione, per la quäl cosa la fantasia contiene un'altra uirtü differente
cioe secondo la loro diffinitione, per la quäl cosa la fantasia contiene
un altra uirtü differente da essa, conciö sia chosa che'l senso comune
e come il tutto dalla parte perö che'l senso comune ritiene la spetie
della cosa et ancora la riceue. La imaginatione seguita il giudicio
Fol. 16''. compiuto, il quäle giudicio exercita la fantasia et similmente nella
prima parte della ultima cellula del ceruello, nel quäle e una uirtü
che giudica e sensibili come e detto; la imaginatione e'l senso comune
e'l senso particulare non giudica per se medesimo, se non di 29 cose
sensibili, si come giudica il uedere della luce, del colore et il toccare
del caldo e del freddo, humido et secco, lo udire del suono; lo odo<
rato et l'odore e'l gusto e'l sapore, queste sono nuoue cose sensibili le
quali s'apropriano a loro sensi, si come io dissi, delle quali nuoue
cose niuno sentimento piü giudicare; ma restano le 20 altre cose
sensibili cioe il sito la corporitä la figura la grandeza la continuatione
la diuisione la separatione el numero et mouimento o riposo l'aspreza
et la dilicateza la diafanitä la spesseza eil' ombra la belleza et la [pul*
critudine] turpitudine e'lla similitudine et la diuersitä. Tutte le cose
sono composte di queste 20, fuori di queste alcune si compongono
sotto a queste secondo l'ordine si pone sotto el sito, la pittura sotto
alla scriptura, et cosi queste 20 infinite cose imperö che alcuna uolta
si contradicono insieme per la cattiua translatione. Ma di tutti insieme
io formerö una ueritä concordandosi insieme tutti questi auctori cioe
che due sono le parti della concauitä dinanzi dal ceruello, le quali essi

68



chiamano uentriculi ouero concauitä o uero cellule. Questi uentriculi
o uero cellule non possono essere strumenti del senso comune et della
imaginatione della quäle e detto di sopra, imperö quegli sensi sono
ordinati secondo prima et poi. Ma queste cellule sono poste secondo
dice Consfantino, a dextra et alla sinistra, perö che tutta la parte di*
nanzi si puö diuidere cioe la cellula del ceruello ella parte di drieto,
si come abbiamo detto: nondimeno essa cellula si diuide secondo
Constantino a dextra et a sinistra et la parte dinanzi d'essa cellula cioe
jl luogo e il luogo del senso comune e alla parte dextra et sinistra di
due cellule in modo distinte et diuise lä doue due nerui escono dalla
pia mater, la quäle e uno panniculo el quäle ricuopre l'una et l'altra
cellula. Et l'uno di questi nerui come e detto esce dal lato dextro et
l'altro esce dal lato sinistro di dette cellule. Queste due nerui si
chiamano nerui opatici cioe concaui. Secondo i detti aucfori comincia
la concauitä non dal mezo dalla parte dinanzi del ceruello, perö che
iui e lo strumento dello odorato che e uno neruo che ä da duo lati
a modo di due carrucole come due pezuoli di carne come alla sommitä
delle poppe simili secondo che insegna Auicenna nel libro degli ani«
mali. Ma secondo Auicenna et l' auctore della prospettiua et Con=
stantino essi nerui escono dal fondo de' uentricoli ouero cellule et
escono dalla parte dinaniji: concorrono da dextra et da sinistra secon«
do tutti gli auctori, diuentano uno neruo et dopo la congiuntione
un' altra uolta si diuidono. Et fu il meglo che questi nerui concorres*
sono nel foro del teschio che e dinan<ji che di drieto. Ma ciascuno
de' due modi sarebbono due fori nell'osso del capo et tanto piü e
fermo chon uno foro che con due, quanto meno e forato, adunque
conciosiacosa la natura ä opera a questo el miglore modo che la puö.
Adunque el concorso di nerui saranno nel foro del teschio. Ma questo
impaccerebbe il uedere perö che'l uedere sempre elegge le linie recte
conciosiacosa chello osso dello occhio sia cauato inuerso la pariete
dentro auente il foro che e dentro nel foro dell'occhio et distendesi
nella concauitä dell'osso, dello strumento col quäle si mette el uino
ne'uasi. Sit igitur ABC cancrum (sie) et sit dextra pars dalla parte
dinanzi della concauitä del ceruello et sit E sinistra pars et siano

69



CA<5-'



queste due parti dalla pia mater rauolte dal fondo dalla quäle parte
dextra eschino et da sinistra due nerui concorrino nel foro del teschio
et poi si diuidano insieme si che il neruo che uiene dall'occhio sinistro
uada al dextro, il quäle neruo sia F e'l neruo che uiene dal sinistro

sia G, et questi nerui entrino ne' fori
deir ossa cauato acciö chessi spandano in
quella cauitä, si come e manifeste in questa
figura. Ma e da intendere in questa figura
come dalla pia mater si fanno et nascono
due nerui, cosi ne nascono dalla dura mater
et cosi dalla cotenna del teschio nella quäle
esso teschio e inuolto. Questi tre sono
cauati et concorrono nel foro et fassi uno
neruo che ä tre tuniche ouero pannicelli
neruali cioe tre coperte di neruo, et questo
neruo cosi composto ua all'uno et all' altro
occhio. A naturalmente el sito consimile
rispetto del loro concorso nel foro: etl'uno
et l'altro occhio ä eguale distantia et lung*
heza da esso neruo accioche piü certamente
si facci il uedere. Adunque l'occhio ä tre
tuniche ouero pannicelli et ä tre humori
Fol 16\ et una tela a modo della tela del ragnatelo. Et la prima tunica
sua della tunica dentro del neruo la quäle tunica uiene dalla pia
mater secondo tutti gli auctori, et spandonsi dalla stremitä del neruo
in quel luogo doue egli entra nel foro dell'osso et questa tunica si
ramifica a modo d'una rete cauata nella prima sua parte et perö si
chiama rete oretina secondo Auicenna nel terzo libro della medicina
et secondo Constantino tunica, auendo uene et arterie et nerui sottili;
poi la seconda parte di questa tunica e piü spessa et densa come dice
Auicenna, et distendesi spericamente insino alla parte dinanzi acciö
chelle spetie della luce et del colore et delle altre cose uisibili
possino passare pel mezo dell'occhio infino al neruo che uiene pel
mezo del ceruello, perö che questo foro e contraposto dirittamente




70



alla stremitä del neruo dalla quäle si spande la retina et perö dice
Alacon che in tutta questa tunica sono due fori, l'uno dinanzi et l'altro
di drieto et che la stremitä del neruo cauato et questa seconda parte
d'essa tunica si chiama uuea perö cheUa e simile alla uua, perö
che'lla lascia nella sua parte dinangi el foro si come si lascia nella
uua, quando si leua del ramo d'apiccarla. Si come dice Auicenna nel
terzo libro della medicina e della tunica del neruo la quäle dalla
dura mater secondo tutti si spande la seconda tunica de l'occhio, la
quäle ä due parti, perö che la prima parte si compone di nerui arterie
et uene et chiamasi secundina perö che'lla e simile alla secundina, et
la seconda parte si spande insino alla parte dinanzi dell'occhio et
apparisce questa parte manifesta cioe parte d'una spera che fa cierchio
sopra la stremitä dell'uuea. £ come uno corno chiaro et perö si chia#
ma Cornea. Et secondo dice Auicenna nel detto libro. Questa tunica
si fa di quattro tuniche sottili corticali et sono come cortecce acciö
che se l'una si scortecciassi, gli altri per questo non siano offesi. Et
questo ä fatto la natura cosi acciö che la tunica sia forte per le offese
di fuori che uengono dall'aria, et non dimeno e molto diafano et
trasparente acciö che'lla moltitudine delle sue tuniche non inpacci il
passamento delle spetie delle cose uisibili. La terza tunica dell'occhio
si fa di quella pellicella del neruo la quäle uiene dalla menbrana del
cancro (cranio) cioe del teschio. Et la prima sua parte si congiugne all'osso
dell'occhio et perö e dura et soda et perö e detta scyros. Ma l'altra
parte si distende insino alla cornea, imperö che questa tunica non e
compiuta ma mancale una parte di sopra, e ripiena d'una carne grassa
biancha si come noi ueggiamo di fuori nelli occhi, et chiamasi questa
tunica consolidatiua o uero congiuntiua. Ma e da considerare dili*
gentemente ch'e in uno modo solo tre tuniche et in altro modo sei.
L'una et l'altra consideratione e uera et ragioneuole, perö che se noi
consideriamo le tuniche intere eile sono poste solo tre. Ma se noi
consideriamo le parti di drieto delle tuniche diuise dalle parti dinanzi,
nel nome et nello essere sono sei, imperö tre tuniche sono dalla parte
dinanzi et tre dalla parte di drieto perö che tre tuniche sono dalla
parte dinanzi. Ma alquanti uoglono sieno piü et alquanti meno, non

71



per molte considerationi. Ma di queste cose non e da curare perö

chella loro dispositione e isforqata et uiolenta e suiasi dalla diritta

ragione; et ancora alquanti änno uisto sette tuniche, ma questo e falso

perö che essi änno posto per tunica la tela che si chiama aranea, conciö

sia cosa essa non sia tunicha che dicono essere tunica. Tutta la prima

t 4M'^ tunica dicono essere uuea et tutta la seconda chiamano cornea et tutta

' *^ r, . la terza chiamano consolidatiua. Onde l'auctore della prospectiua

ix^iü*- tutta la prima tunica chiama uuea, et cosi uoglono principalmente ues

1 Kjö X^*^^ '^^^^ seguendo nel modo del uedere. Imperö qui l'auctore cioe Ala=

xs^ ^ con dice che l'uuea ä due fori, l'uno dinan(ji et l'altro di drieto, che'l

foro del neruo del quäle comincia lo spandimento della concauitä

dell'uuea onde e la sommitä del neruo con tutta la concauitä infino

al foro dinanzi e l'uuea secondo la ueritä et questa tunica contiene

in se tre humori et una tela piccola et sottile amodo della tela infino

al foro di sotto di quella tunica et nasce una tela sottile et piccola

amodo della tela del ragnolo et in questa si contiene quello corpo

gratiale et cristallino o uero grandinoso et dirittamente composti a

rispetto della stremitä del neruo, et questo corpo e simile a uno uetro

strutto et inliquidito et perö si chiama humor uitreo, cioe simile al

uetro. L'altra parte dinanzi e simile al ghiaccio et alla gragnuola et

al cristallo, e piü bianco chello umor uitreo. Et chiamasi la parte di*

nanzi gratiale, non e abiente altro humore proprio appresso allo

auctore della prospectiua: ma appresso agli altri cristallino o uero

grandinoso perö ch'e simile a queste cose cioe al cristallo etc. Et tutto

Fol. 17''. il corpo contenuto disotto dalla tela si chiama da questa parte, et poi

inuerso dalla parte dinangi dello occhio fuori della tela e uno hu#

more simile allo albume dell'uouo che riempe la concauitä della uuea

et dall'una parte toccha dell' umore graciale et dall'altra parte entra

nel foro dell'uuea et agiugne insino alla Cornea. Sieche la parte con?

uexa sperica di questo humore tocca la concauitä della cornea et lo

humore albugineo et lo humore graciale e'l uitreo et la stremitä del

neruo saranno insieme consequenti cioe l'uno seguiterä dopo l'altro

acciö che tutte le spetie delle cose passino pel mezzo di tutti questi

humori insino al ceruello. Et perö dice Auicenna nel libro degli ani*

72



mali: e retina mena il nutrimento secondo la ueritä alle parti dell'ocs
chio et contiene lo humore uitreo secondo che dice Constantino et
lo auctore della prospectiua s'accordano uolente che'lla parte di sotto
dell'uuea contenga Tumor uitreo nell'ultima parte d'esso, portante il
sangue bene digesto nelle sue uene et arterie, per la quäl cosa Tumore
uitreo sia fatto et nutrito accioche lo humor uitreo possa nutrire il
cristallino humor, perö che Auicenna dice nel terzo libro della medi?
cina chelTumor uitreo e nutrimento del cristallino, e questo dice Con=
stantino perche lo humor cristallino e troppo bianco et chiaro, ailui
non si conuiene el sangue per nutrimento inmediato cioe sanga mezo,
ma ä bisogno d'uno nutrimento mezano tra'l sangue et Tumore cristals
lino. Dice Auicenna che'lTumore albugineo e superfluitä delTumor
del cristallino et perö e contraposto nel sito rispetto del suo nutri;
mento che e Tumore uitreo: per questo el cristallo e in mezo di loro
e'llo humore uitreo riempie tutta la concauitä del neruo infino alla
diuisione comune et e piü spesso et denso che Tumore dinanzigraciale;
nondimeno Tuno et Taltro e trasparente acciö chelle spetie delle cose
passino in loro, et lo humor cristallino si chiama pupilla et la uirtü
uisiua cioe la luce si come il suggetto il quäle e la uirtü uisiua, si come
nel suggetto il quäle e prima inmutato bene non sia il suggetto radi*
cale. Perö che'l neruo comune e Torgano radicale e il principale et
quiui si compie Tatto del uedere in quanto puö la uirtü uisiua, si
come dimostrano le cose che seguitano.

8. Da quinci innanci e da considerare della figura delTocchio et
delle parti sue et de'centri et delle tuniche delTocchio e de'centri degli
humori et d'esse trouati perö che tutte queste esse sono al tutto ne*
cessarie sanga le quali el modo del uedere non si manifesta. Sappi
che tutto Tocchio ua alla forma sperica et cos! le tunici et li humori
per la proprietä laudabili cioe degne di loda della figura sperica: perö
che questa figura e piü di lungi et piü rimossa dagli pericoli che non
e la figura auente i canti, e piü semplice di tutte le figure, e maggior
di corpi supreme [. . .] cioe si come dice l'auctore della prospettiua.
Ma innanzi a questa proprietä et Taltre sono State tocche, ma la parte
graciale dinangi e parte di spera diuersa dalla spera dalla quäle Tumore

73



uitreo e perö non sono i corpi isperici compiuti ma sono parti di di*
uerse spere. Et perö conciosia cosa che queste spere si diuidino ins
sieme, e necessario che esse abbino diuersi centri et conciö sia cosa
che'lla concauitä dello humor uitreo si e inuerso lo humor graciale,
allora il suo centro e o inuerso la parte dinanzi dell'occhio et simil*
mente il centro della parte dinangi dello humore graciale et nel pro;
fondo dell'occhio, nondimeno questi centri sono sopra a una medesis
ma linea diritta che entra per lo foro dinanzi dell'uuea per lo foro
che e nella stremitä del neruo doue comincia a spandersi la retina.
Addunque questi corpi sono ordinati in questo modo secondo gli
auctori della prospettiua, cioe che dal foro dell'osso doue entra el neruo
si distende per alcuno spatio et sempre si dilata et allarga per infino
che uenga alla circunferentia della spera Tumore gratiale et rassodasi
colla sua circunferentia. Et allora sopra la stremitä del neruo si com«

-'-) pone tutto Tumore graciale et contiensi nella parte di sotto. Et allora

/? sopra alla stremitä del neruo si compone tutto Tumore graciale et

contiensi nella parte di sotto. Et allora sopra la stremitä del neruo si
compone tutto Tumore graciale et contiensi nella parte di sotto delT
uuea la quäle Alfacen chiama el petto della concauitä della uuea, nella
ultima parte della quäle e il foro che e stremitä del neruo doue comins
cia Tuuea nelTultima parte. Ma il mezo di tutto lo humore graciale
cioe Tumore uitreo e nella bocca o principio del foro imperö che e'lla
stremitä del neruo contiene Tuuea: ma il mezo di tutto Tumore gra*

Fol. n^. ciale contiene il mezzo di tutta la spera el mezo di tutto il graciale, si
come dice Alfacen, che il mezo e Tumore uitreo et Tuuea e congiunta
et rassodato colla circunferenzia della spera graciale et lo humore e
contenuto nelTuuea et tocca la spera dalla parte dinanzi et questo
humore riempie el foro infino al toccare della Cornea, non che tocchi
la Cornea in uno punto per apiccamento et congiuntione della super*
ficie, si come la spera che e dentro e contenuta da quella di fuori, ma
perche la superficie e piegata di sopra della Cornea e contenuta colla
superficie di tutto Tocchio et e contenuto secondo dice Allacen, con*
uiene chelle medesime spere abbino uno medesimo centro. Et perche
la superficie della Cornea e cauata auente quella distantia et lungheza

74



"VboAjT"-^'. '"^ ■o\j'u 'Y**



della superficie di fuori piegata cosi conuiene che l'una et l'altra super*
fiele della cornea et tutto l'occhio abbino uno medesimo centro secon*
do il libro di Teodosio delle spere. Et perö tutte le spere ch'essi cons
tengono insieme come eguale distantia l'una dall'altra anno uno me*
desimo centro secondo la spera del mondo, e il cielo stellato ella spera
del fuoco et similemente nelle altre spere, perö che il centro del mon«
do e centro di tutte l'altre spere et perche la superficie concaua e cauas
ta dalla cornea e"lla superficie piegata di sopra deH'umore albugineo
che e nel foro, e come due spere chell'una sia dentro et l'altra di fuori,
e necessario chella superficie piegata di sopra dell'umore albugineo
abbi uno medesimo centro colle predette cose: ma perchella super;
fiele cauata coUa cornea tocca l'uuea in uno punto et non si congiugne
a'llel come la spera di fuori alla spera dentro, ma congiugnesl co'Uei
nella clrcunferentia del suo foro, necessario e chella cornea dluida
l'uuea et perö aranno diuersi centrl. Et perche'lla cornea e maggiore
spera cheil'uuea et perö che'lla cornea si continua coUa superficie di
tutto l'occhio e'll'uuea e contenuta dentro alla spera della cornea. Et
perö e necessario che il centro della cornea sia piü oltre nel profon*
do dell'occhlo si come e manifesto [per Teodosio] al senso ne'corpl
sperici congiunti, come detto e questo et manifesto per Teodosio et
Alacen dice in questo medesimo modo. Ma ora e grande dubitatione
cioe quello che riempia lo spatio tralla spera minore si parte dalla
maggiore et perö molti stlmano chell'umore albugineo si sparga di
sotto alla concauitä della cornea, cioe abbia uno medesimo centro colla
Cornea, allora esso humore si conterrä nella concauitä della cornea si
come spera apiccata et congiunta allei o uero equidistante. Ma ella
non e equidistante perö che essa spera dell'umore albugineo tocca la
Cornea. Addunque s'appiccherä nella sua concauitä et riempierä lo
spatio che e trall'uuea e"lla cornea. Ma primamente contro a questo
detto si e questo cioe che lo auctove della prospettiua non dice questo
ma sempre dice che esso humore e dentro all'uuea. Perö gli argumentl
et le oppositioni fatte di sopra si soluono cioe cheUe parti de l'occhio
non sono spere compiute, ma sono parti di spere, si come e manifesto
delle parti dell'umore graclale et cosi delle altre spere che uanno in*

75



..üJf



nanzi a'lloro che seruano ailoro principalmente et si come la parte
della Cornea dinanzi et lo humore albugineo nel foro dell'uuea et
come la parte dell'uuea dinanzi, onde qui non e da curare se non della
spericitä della tondeza delle parti. Et perö conciö sia cosa che*llo auc=
tore della prospettiua parli della spericitä della cornea, questo non e
se non e in quella parte che e necessaria al uedere cioe quella e nella
parte dinan(^i dell'occhio. Ma altroue che dinanzi ella non e sperica,
e bene l'uuea si sperica nella parte di sopra, non dimeno non e speri«
ca nella parte di sotto. Similmente lo humore albugineo non ä speris
citä et tondeza d'uno medesimo centro colla Cornea se non e il foro
dell'uuea doue esso humore s'apicca, e la cornea perö che e di sotto
esso humero ä uno medesimo centro coll'uuea, perche le cose sono
come detto e: et non e necessario che lo humore albugineo corra tra'lla
Cornea et l'uuea. Ma se fossino corpi di tondeza compiuta questo
ch'io ö detto si richiederebbe, ma non e cosi. Et doue manco la cornea
ell'uuea, la tunica consolidatiua si sparge et riempie ciö ch'e da riem*
piere ouero la cornea et l'uuea lascianti tondeza si dilatano et disten*
dono et congiungonsi di fuori ouero dentro et all'uno et all'altro
modo e riempiono ogni cosa bisogna riempiere. Et perche la parte
graciale dinanzi nel suo piegare della parte di sopra diuide l'uuea,
similmente e necessario sia altro da quello dell'uuea et sia disotto nel
Fol W. profondo perche tutto l'occhio et la cornea et Tumore albugineo änno
altro centro dall'uuea et nel profondo dell'occhio, si come alla parte
dinanzi della graciale queste cose si richieggono, acciö che il uedere
si faccia nella spera graciale, secondo che dice Alfacen. Meglo e che
la parte graciale dinan(ji abbi uno medesimo centro con queste spere
et per tutto l'occhio e'lla cornea et lo humore albugineo änno altro
centro et la parte graciale dinanzi änno uno medesimo centro. Ma
della parte graciale dinanzi piü certamente si manifesterä nelle cose
che seguitano, cioe conuiene che abbino uno medesimo centro col
centro della cornea et di tutto l'occhio: quando si dimostrerä la frac«
tione cioe il rompimento dello humor uitreo in questo mezo basti
quello che detto e. Ma della spera consolidatiua si stima che ella abbi
altro centro da tutte l'altre, cioe dentro nel profondo dell'occhio. Ma

76



l'audove della prospectiua non dice questo, ma solo dell'uuea et dello
humore uitreo ne insieme ne cogli altri auente uno medesimo centro.
Ma arguendo alcuno che il centro della cornea et il centro dell'uuea
non sono una cosa, dice che la spera dell'uuea non e in mezo della
consolidatiua, ma era innangi alla parte della superficie dell'occhio e
la superficie dell'occhio manifesto et spera maggiore della spera dell'
uuea. Per la quäl cosa el centro della superficie di questo occhio ma«
nifesto sarä piü dentro nel profondo che il centro dell'uuea, ma la
superficie della cornea et dell'occhio ma sono una medesima cosa.
Si come l'auctore presuppone, quiui e addunque el centro dell'uuea
et della cornea non sono una cosa. Per la quäl cosa s'arguisce dagli
altri che il centro della superficie cauata della consolidatiua et della
Cornea non sono una medesima cosa, et per la eleuatione dell'uuea
dal mezo della consolidatione si dimostra che l'uuea abbi altro centro
dal centro della superficie dentro, si come e manifesto et ancora la
superficie dentro, si come e manifesto, ancora la superficie non e pie*
namente diritta sperica a tondeza, discende alla parte dentro dell'oc*
chio in quella parte piü che altroue et l'altra spera cioe la cornea et
la consolidatiua fussono compiute, ma l'una et l'altra spera cioe la
Cornea et la consolidatiua e'lla parte di fuori della cornea sarebbono
concentrice, cioe arebbono uno medesimo centro, ancora perchelacon?
solidatiua non compiuta spericitä et tondeza di fuori, si come dice
Alfacen, perö che essa consolidatiua pende in augamento nella sua
parte dinanzi et perö non ä dirittamente uno centro, dal quäle tutte
le linie menate dal centro alla circunferentia siano eguali, et perö ne
dentro ne di fuori e corpo d'alcuna altra spera, come sarä manifesto
nella figura di sotto. Ma se noi uogliamo schifare una contentione,
noi possiamo dire che"lla superficie di fuori della consolidatiua non e
in tutto sperica, si come la superficie di tutto l'occhio non e in tutto
sperica, imperö che l'occhio dalla parte dinanzi e un poco auzato et
cosi tutto l'occhio non arä centro di spera ne ancora la superficie di
fuori della consolidatiua. Ma se"lla superficie dentro della consolita?
tiua sia sperica, quella non riempie tra'lla cornea et l'uuea malla cor«
nea ouero tira se alla superficie dell'uuea et profondasi declinandosi

77



et rimouendo dalla uera spericitä et tondeza fuori che dalla parte du
nanzi ch'e contraposta all"oro; ouero l'uuea si inalga in gibbositä ouero
in tondeza dalla parte di fuori ch'e contraposta al foro ouero l'uuea
si inalza et esce in gibbositä cioe in tondeza dalla parte di fuori lass
ciante la uera spericitä. Ma benche e centri siano diuersi nelle parti
dell'occhio non di meno tutti sono in una medesima linea ch'e per*
pendiculare et dirittamente sopra tutto l'occhio et sopra tutte le parti
sue che passa pel mezo dell'uuea et per centri di tutte le parti, et passa
pel mezo del foro del fermamento dell'occhio, per lo quäle e' passa
nella stremitä del nerbo, sopra al quäle l'occhio si compone, la quäle
linea e perpendiculare, e axe cioe fermamento dell'occhio, pel quäle
l'occhio uede infine di certeza e per la quäle linea l'occhio discorre
sopra a tutti i punti della cosa ueduta, acciö ch'esso occhio certifichi
tutte le cose successiuamente et a poco, benche esso comprenda infine
una cosa con piena certeza. Et perche questa linea e perpendiculare
et diritto et fortissimo, come se auuto nelle cose abbiamo dette di sopra
della multiplicatione delle spetie, et questo e necessario al uedere accios
che egli comprenda certissimamente et fortissimamente quello e. Ad«
dunque io farö una figura nella quäle tutte queste cose sono dichia«
rate come e possibile nella superficie ma la compiuta nel corpo figu?
rato amodo d'uno occhio secondo tutte le cose predette et lo exem*
Fol. IS", plo di questo puö essere l'occhio del bue, del porco o d'altri animali
siano grandi. Se alcune di queste cose che dette sono uuole fare pru?
oua. Cominceremo la figura dell'occhio.

9. Ancora sappi secondo Alfacen che le tuniche et gli humori
degli occhi le sue proprietä änno laudabili et degne di loda, delle
quali seguitano le utilitati del uedere. La prima utilitä della Cornea
si e che'lla cuopre il foro della uuea acciö che'Uo humore albugineo
non esca fuori. E questo humore diafano cioe transparente, acciö che
la spetie della luce et del colore passi per essa Cornea: le quali spetie
non passano sensibilmente se non pe'corpi diafani, si come e stato ueris
ficato di sopra nella multiplicatione delle spetie. Ma la forteza et du?
rega d'essa Cornea si e acciö che'lla non si corrompa tosto perö che'lla
e posta all'aria discoperta et puossi tosto corrompere per fumo et per

78



poluere et per simili cose: et perö esso occhio ä 4 tuniche si come e

dichiarato di sopra. Lo humore al#

bugineo e diafano acciö che le spetie

passino. Et oltre allui e la sua hus

miditä: et per questo acciö che in?

humidisca et bagni lo humore gras

ciale et la tela aranea la quäle e molto

sottile et per troppa seccheza si pos

trebbe corrompere. Ma l'uuea e

nera ne' piü degli occhi acciö che

Tumore albugineo et graciale sia os?

curo si che in essa uuea apparischino

le spetie della luce et del colore de#

bole, perö che la luce debole molto

apparisce et dimostrasi ne luoghi

obscuri et sta nascosa ne' luminosi.

Et e questa uuea un poco forte ac*

cioche ella ritenga Tumore albugineo

accioche questo humore non sudi

nuUa di fuori, e spessa et densa et

stretta acciö che'lla sia oscura et

truouasi alcuna uolta glauca negli

occhi degli huomini, ma molte uolte

negli occhi de' caualli. Et questo

auiene perche il caldo naturale non

puö sufficientemente cuocere et in*

smaltire la materia delT uuea et degli

humori et perö quegli occhi sono

uno poco bianchi, perö che la ope#

ratione del caldo debole nelT umido

ecagionedibiancheza. Ouero alcuna

uolta adiuiene Tochio bianco o g\u

auco per la compiuta et perfetta digestione della humiditä et per uetto*

ria della seccheza, come e manifesto nelle fogle degli alberi nello







0-?



Fig. 6.



79



autunno et questa glaucitä puö essere ouero per l'auea perö che l'uuea
et l'auea l'occhio e glauco, se'lla e nera l'occhio e nero o uero la glaucitä si
puö generare per gli humori, perö che se essi saranno posti presso che
fuor del cristallino se e' sarä di molta grandeza lo humore albugineo sarä
poco, e se l'occhio sarä glauco, se il contrario non uenisse dalla tunica;
et se l'umiditä degli occhi saranno scure et lo humore cristallino uada
inuerso dentro all'occhio et con questo lo humore albugineo sia
molto siehe faccia obscuratione, si come fa l'acqua molto profonda che
tufifa et cuopre le cose, allora l'occhio sarä nero. Questo uuole Ari=
stotile et Auicenua nel libro degli animali. Ma'lla parte graciale
dinanzi ä molte proprietä; la parte prima et principale si e che la
uirtü uisiua e solo messa graciale secondo Alacen et gli altri auctori
perö che tutte l'altre cose sono messe innanzi aUui. Cioe lo humore
gratiale dinangi sono suoi strumenti et sono ordinati per lui: et perö
se esso e offeso et salui gli altri humori dello occhio, el uedere e guasto
et perdesi, e se si rimane saluo e agli altri uenga lesione, purche rimanga
saluo Tumore graciale, la loro diafanitä, el uedere non si guasta et perö
purche rimanga la diafanitä tra'lla graciale parte continuata colla dia*
fanitä dell'aria, el uedere non si guasta purche rimanga saluo Tumore
graciale dalla parte dinnanzi. Ancora lo humore dalla parte dinanza
e humido accioche piü tosto riceua la spetie della luce et del colore,
imperö che'Ue cose ben secche malageuolmente le inprensioni delle
figure in loro, et questo humore e sottigleza del corpo et fa alla sottis
gleza del senso ancora un poco diafano et transparente, acciö che
riceua le forme della luce et del colore et passino inHno al neruo per
esso humore comune. Ancora e un poco spesso et denso acciö che in
lui rimanga lungo tempo la spetie, tanto che apparisca alla uirtü ui«
siua et possi fare il giudicio d'essa spetie. Perö che se esso humore
fosse di troppa diafanitä, allora le spetie passerebbono per esso et non
rimarebbono in lui acciö ch'essi facessono alcuno giudicio, bene sicon*
uenga che il detto humore sia un poco spesso et denso acciö che pa«
tisca dalle spetie passione che e di generatione di dolore et perö noi
ueggiamo cheUe luci forti ristringono et guastano el uedere et danno
Fol. 19''. dolore. Ma ogni operatione di luce e d'una natura et similmente ogni

80



operatione di colore se non e che alcuno e piü forte et alcuno piü
debole. Addunque e il senso del uedere sempre patisce passione che
e di spetie et generatione, benche non comprenda sempre questo cioe
quando la spetie sono temperate et non grandi et forti; ma la passione
del dolore non si farebbe nel corpo se non fusse bene denso: perö se
auesse troppa raritä la spetie non ui rimarebbe, siehe potesse fare la
operatione del dolore. La superficie d'esso humore graciale e di mag«
giore spera che Tumore uitreo acciö che la superficie sua fia equidi*
stante cioe abbia eguale distantia dalla parte dinanzi del uedere, acciö
che abbino uno medesimo centro che e centro di tutto l'occhio et della
Cornea et dell'umore albugineo, le quali cose seruono a esso humore
a'llato del uedere. Et piü che l'uuea meno la metä della spera della
graciale dalla parte dinanzi, imperö che altrimenti non seguiterebbe
che il suo centro fosse dentro nel profondo dell'occhio, si come e
presupposto di sopra. Ma lo humore uitreo e piü spesso et piü denso
dalla parte dinanzi della graciale: perö che e di bisogno che'lle spetie
non sono perpendiculari si rompino in questo humor uitreo tralla
perpendiculare da essere menata et tirata dal luogo della fractione et
rompimento tra'll'andare diritto, della quäle fractione nella parte du
nangi trattando della multiplicatione della luce e assai detto, et se la
fractione et la multiplicatione della spetie notata teste et la sua nobi*
lissima proprietä si e che il senso che e la parte graciale dinaniji si con*
tinua in lui per tutto il neruo ouero fino all'ultima cosa che sente, la
quäle e nel ceruello dinanzi, si come dice Ällacen. Et e da sapere che
i detti due humori cioe graciale et uitreo sono raccolti in una tela perö
che essi non fussono trascorrebbono altroue et rimarebbono secondo
una figura. £ questa tela molto rara acciö che ella non nasconda le
spetie. £ sperica perche contiene parte di spera benche altre ragioni
sieno di questo si come di tutto l'occhio et delle parti sue, ma il neruo
sopra el quäle l'occhio si compone e al tutto ottico, come dice AUacen,
acciö che"lla spetie corra in lui infino al ceruello: acciö che lo spirito
uisibile ci concorra el caldo naturale douuto in lui acciö della
uirtü prima cosa che sente uenghino li [. . .] all' occhio. Perö op«
ticitä e una medesima cosa colla concauitä. E certamente la tunica

81 6



consoiidatiua e piü di fuori che l'altre: acciö che'lla raguni et conserui
tutte le cose. Et e un poco humida acciö che i luoghi delle tuniche
siano meglo apparecchiati in lei, perö che piü tosto e piü ageuolmente
piglano la figura del luogo in lei per la humideza che se ella fosse
dura. Et ancora e humida acciö che'lla secchega non uenga tosto nelle
tuniche. Ancora e un poco atta a ritenere acciö che ella conserui et la
faccia sia bella per lei. Le palpebre son fatte acciö chelle conseruino
et chiudino l'occhio nel sonno acciö chelle faccino l'occhio riposare,
quando egli e l'occhio affaticato da una forte spetie. fi ancora bene
che'lle spetie sieno temperate accioche l'occhio non si affatichi tuttauia.
A bisogno del chiudimento delle palpebre cioe del loro chiudimento.
Ancora nuoce al uedere il fummo e'lla poluere et altre cose et perö
l'occhio ä bisogno delle palpebre. Queste palpebre anno ueloce mos
uimento acciö che tosto siano sopraposte all'occhio, quando le cose da
nuocere la pressano. E cigli sono posti a temperare la luce quando il
uedere e aggrauato: et per questo l'uomo che raguarda et raguna et
strigne l'occhio suo acciö che e'possa guatare dal luogo stretto, quando
la luce forte gli nocerä. Ancora conuiene siano due occhi per benig*
nitä del Creatore acciö che se l'uno sia offeso l'altro rimanga. Ancora
sono due acciö che'lla forma della faccia sia piü gratiosa et piü bella.
Ma amenduni gli occhi sono simili nelle sue dispositioni et nelle sue
tuniche et nelle figure delle sue tuniche et nel sito di ciascheduna
tunica rispetto di tutto l'occhio. Et amenduni anno una medesima po*
sitione: et simile e lungo per rispetto del neruo comune et del ceruello,
et benche le cagioni generali della tondeza dell'occhio siano date di
sopra secondo la proprietä della spera, non dimeno fu di bisogno
fussono tondi per due cose, cioe per lo mouimento ueloce di loro ac*
ciö che il uedere possa discorrere da una cosa uisibile a un'altra.
Quando noi uorremo possa discorrere da una parte della cosa all'al*
tra, acciö che ciascuna cosa sia compresa in piena certeza per questo
mouimento ueloce. Ma tra tutte le figure la spera e data al mouimento.
Ancora conuiene et fu di bisogno che gli occhi fussino tondi et le
parti sue perö che se l'occhio fusse di figura piana, la spetie della cosa
Fol. 19\ maggiore che non e l'occhio non potrebbe pendere perpendicular*

82



^ c 3/!ff/ro//re/f/ ^3



mente et dirittamente sopra di lui, perö chelle linee perpendiculari

sopra il piano a diuersi et ciascuni punti sopra agli anguli retti, come e

manifesto nella figura di sotto: perö che le linie possono sopra al piano

a diuersi e a ciascheduni punti secondo gli anguli retti, come e mani#

festo nella figura di sotto, perö che le linie possono cadere perpendi*

cularmente sopra a l'occhio. Abbi

nome F G le quali uengano da una

cosa uisibile che ä nome C D la quäl

cosa e el quäle ä l'occhio, ma dal

punto A e'l punto B non puö uenire

la spetie perpendiculari ma uiene agli

anguli cioe canti obliqui et torti. Ma

la operatione sensibile et tale come si

richiede al uedere et non e se non e

quando le spetie causano perpendi*

cularmente sopra il uedere. Adunque

quando l'occhio e corpi grandi in uno

raguardare, come e quasi la quarta

parte del cielo, manifesto e che

l'occhio non puö auere figura plana

ne altra figura che sperica: perö che

sopra la piccola spera possono cadere

infinite linee perpendiculari le quali

uengono da uno corpo grande et

uanno nel centro della spera. Et cosi il corpo grande puö essere

ueduto dal'occhio piccolino, se non e dall'una et l'altra forma et com*

pressione et per la priuatione della qualitä in esse e la diuersitä. Ad*

dunque si comprende per el senso del uiso et per comprensione di

ciascuna delle forme diuerse per la comperatione d'essi insieme et

del senso della priuatione della qualitä del sitiente. Giä abbiamo

compiuto et dichiarato la dichiaratione della qualitä del sitiente,

ancora e compiuta et dichiarata la qualitä della comprensione et

ciascheduna delle intentioni particulari le quali si comprendono per

lo senso del uiso e dichiarato. Et dichiarata e d'alcuni intentioni parti*




Fig. 7.



83



culari si comprendono per lo senso. Et alcune si comprendono per
cognitione et alcune per arguitioni et significatione secondo la signi*
ficatione eile uie di quelle le quali la dichiaratione noi abbiamo pre*
dette. Et queste sono quelle noi intendiamo in questa opera la quäle
noi abbiamo dichiarato, come il uiso comprende ciascuna intentione
delle particulari del uiso, el uiso non comprende se non e le forme di
uisibili le quali sono corpi. Ma le forme de' uisibili sono composte
dalle intentioni particulari predette, come e la figura, la magnitudine,
el colore, el sito, et l'ordine et la proportione et la misura et altre cose
simiglianti. Addunque il uiso non comprende ciascuna delle sue in*
tentioni delle comprensioni delle forme uisibili et niente intende a
comprendere il uiso tutte le intentioni particulari, perche nessuna
delle intentioni particulari predette esso la perse tutte. Queste inten?
tioni particulari non sono ricercate, non sono dimostrate da'dotti parti*
cularmente, come la nostra intentione in questa opera uolerla dichias
rare et dimostra quanto a noi sia possibile, con tutte proportioni et
misure et alcune proportioni et intentioni particulari delle quali si
compongono le forme de' uisibili appaiono apresso a rispetto della
cosa uisa et alcune non appaiono se non dopo lo riguardamento etc.
£ consideratione sottile come la scriptura sottile e'lla lineatione sotti*
le et la diuersitä de'colori non e' appaiono al uiso presso allo aspetto
della cosa dopo lo sguardare e'lla forma della cosa uisa comprensiua
per lo senso e quella la quäle si comprende da tutte le intentioni
particulari le quali sono delle forme della cosa la quäl fia al uiso com?
prenderle. El uiso non comprende la uera forma della cosa uera se
non per la comprensione di tutte le intentioni delle cose particulari le
quali sono nella forma della cosa uisa. Perche cosi e addunque uera,
nelli quali sono intentioni sottili et cosi sono et non si comprende
dal uiso se non dopo lo risguardamento, et ancora quando el uiso
non ne arä compreso lo risguardamento et anche quando la intentione
sottile se non per risguardare et non appare se non sottile al uiso,
ello e aspetto primo. Et quando el uiso arä compreso alcuna cosa
prima ma lo uiso no ne appare et non si truoua. Et la intentione no
ne appare se non per lo aspetto ma per lo risguardamento. Quando

84






addunque il uiso arä compreso alcuna cosa uisa et non sarä in quella
alcuna intentione sottile, comprende la sua uera forma, se non certi*
ficherä quelle forme essere uere; et se non da poi arä auuta certa in?
tentione et forte sopra ciascheduna parte della cosa uisa, arä certificate
che nessuna intentione sottile e in essa, et allora certificherä che la
forma la quäle e'comprende e uera forma; secondo adunque ogni dis# Fol. 2(y.
positione e'non certificherä el uiso la forma la quäle e uera forma. Se
adunque ogni dispositione non certificherä nel uiso la forma della cosa
uisa per lo sguardare di tutti le intentioni le quali possono apparere, et
per lo sguardare di tutte le intentioni. Et tutto ciö s'e dichiarato; diciamo
della comprensione de'uisibili sarä secondo due modi, comprensione
partificiale o uuoi per intentioni o uuoi per guardare nelle profonditä,
perche quando el uiso raguarda la cosa uisa comprende la intentione
manifesta le qua(li) sono in esse: et lo aspetto di poi sia oltra di quello
arä guatato esso et considerato et compreso tutta la parte: comprenderä
la forma non certificata che sia la forma uera. Et che sia uera la forma
uera, ma ella non certifica che sia la forma uera, perche cosi e la com*
prensione. Addunque da'uisibili dal uiso saranno in due modi: la
comprensione superficiale la quäle il primo aspetto et la compren*
sione superficiale e'llo primo aspetto per la comprensione per lo ris*
guardamento et la comprensione e comprensione non certificata, la
comprensione per intuitione cioe e in comprensione per la quäle s'e
certificato la forma de'uisibili. Conciö sia cosa che questo sia dichi*
arato le distintioni delle linie radiali che le forme le quäle dal uiso
dall'asse radiale et da questo el quäle e preso dall'asse sono piü
manifeste da maggior manifestatione et dalle forme le quali si com?
prendono dallo auango della uerificatione o uuoi dell'altre uerifica*
tione. Quando adunque il uiso ad alcuna cosa uisa non fosse in fine
di paruitä cioe molte piccole et fosse d'alcuna quantitä e'llo ui fosse
fisso nella oppositione d'essa appresso all' aspetto quello che'ssi op*
pone al mezo del uiso della cosa uisa, et fosse sopra all'asse o apresso
all'asse, sarä piü manifesto [dell'altre] dell'altra parte che ridusse di so*
pra ouero risiduo. Et di sopra e dichiarato che questa intentione non
appare al senso quando la cosa uisa fosse di grande quantitä. Quando

85



addunque el uiso arä compreso tutta la cosa uisa trouerä che la forma
della parte opposita al mezo d'esso e piü manifesta di tutte l'altri
parti. Et quando arä uoluto certificare la forma della cosa uisa, si
mouerä sieche il mezo sia opposita a ciascheduna parte della cosa uisa
per comprensione manifesta et certifica come e' comprende la parte op*
posita al mezo d'esso apresso all'aspetto della cosa uisa. Quandunque

il sitiente arä uoluto certificare come e' comprende come [ ] e

el uiso apresso si che e' sia al mezo d'esso opposito. Et per questo
comprende la forma di ciascuna delle parti della cosa uisa. Molto
manifestamente e la uirtü distintiua, distinguerä tutte le forme ueni*
ente ad esso, distinguerä i colori della parte et la diuersitä della ordi#
natione d'essa. Et generalmente di tutta la cosa uisa composta di
quella intentione. Et secondo adunque questo modo sarä la cerfitica*
tione di tutte le intentioni della cosa uisa et non certifica la forma di
ciascuna delle forme delle parti la cosa uisa, se non secondo el moto
et con questo e nato il moto el uiso dello sguardamento et farä l'asse
radiale passare sopra tutte le cose radiali sopra a tutte le cose della
cosa uisa. Et no ne apparirono se non per lo moto del uiso et per lo
transito della asse o ueramente per lo sitiente radiale, le quali sono
appresso a ciascheduna delle cose radiali le quali sono, et non per
tutta la cosa uisa certificata apresso al sitiente che e il corpo d'essa
fosse d'alcuna quantitä, se non per lo moto del uiso o per la oppo*
sitione di ciascuna delle parti della cosa uisa nel mezo del uiso. Et
quando la cosa uisa fosse molto piccola et non fosse opposita al mezo
del uiso, la intuitione d'essa se non da poi che si mouerä il uiso per
insino cheUa asse passi alla cosa uisa et peruenghi alla forma al mezo
d'essa cioe al mezo del uiso, non si compierä la intentione se non di
poi si mouerä il uiso per insino che l'asse passi et peruenga alla forma
cioe nel mezo della cosa uisa; et perche lo sguardamento e'l uiso com*
prende la forma uera forse sarä per esso o per distintione insieme
e"lla comprensione. Addunque per la forma uera dalla cosa uisa et
non si compierä se non per lo moto et non sarä se non per lo ris#
guardamento, per lo quäle certifica la forma della cosa uisa, non si
compierä se non per lo moto del uiso quando il corpo fosse d'alcuna

86



quantitä, non si compierä dallo sguardamento, se non per lo moto
della asse radiale in tutti li diamitri della cosa uisa. Et per questa in*
tentione non uuole dire colui el quäle opinaua et imagiuana, che la
uisione non fusse se non per lo moto dell'asse radiale, et che nessuna Fol. Ky.
cosa uisa si uederä tutta insieme, perche esso intendeua dire la uisione
tutta certificata la quäle non puö essere se non per intuitione et per
lo moto del uiso et per lo moto dell'asse radiale sopra tutti li dia«
metri della cosa uisa, per che modo el sitiente adunque certifica per in«
tuitione et per moto et forma della cosa uisa et per che modo el uiso
fosse opposito alla cosa uisa. Et apresso allo stremo de l'asse sarä
l'estrema nella seconda dispositione piü manifesta. La seconda dis*
positione piü manifesta d'essa nella prima dispositione e tutta la cosa
uisa per comprensione comprenderä la parte la quäle e apresso della
asse, cioe e appresso allo stremo per terga comprensione et sarä piü
manifesta nelle prime due dispositioni. Et con questa ciascuna lo si*
tiente in questa dispositione ciascuna dall'una dell'altra parte o uero
dell'una delle parti, ciascuna per lo moto adunque del uiso sopra la
parte della cosa uisa, aquista el sitiente due dispositioni, delle quali
l'una e frequentatione della comprensione di tutta la cosa uisa.

10. Trattate abbiamo quelle cose che sono da essere preposte per
lo modo del uedere; hora si conuiene considerare che cosa sia questo
modo o in che modo si faccia la prima che si considera si e che'l uedere
ä bisogno della spetie cioe della similitudine, della cosa uisibile im*
perö che sanga quella non si uede secondo che dice Aristotile nel se*
condo dell'anima: che uniuersalmente il senso riceue le spetie et simi*
litudini delle cose sensibili acciö cheUa operatione del sentire si faccia.
Ancora conuiene che la cosa che patisce sia assimigliata per la cosa r< ;^

che fa et adopera. Ma il senso del uedere e uirtü passiua, si come '^f-'^^
mostra Aristotile nel secondo libro dell'anima: et perö conuiene sia '^ . y
assimiglato alla cosa che fa la quäle e la cosa uisibile. Ma se'lla simi* "■^•^'-^ ^'^ -"^
litudine della cosa non e se non la spetie sua che si pigla per la simili*
tudine, si come tutti i saui et dotti sanno, ancora la cosa fa sempre la
sua spetie d'ogni parte secondo tutti e diametri. Ma obstaculo et con*
trapositione sia tra la spetie della cosa e'l uedere, l'atto del uedere non

87



gli fa ma quando ogni inpaccio e inpedimento si rimuoue si che la
spetie uenga all'occhio: allora la cosa si uede: per la quäl cosa si con«
uiene che'l uedere sia fatto per la similitudine et spetie della cosa: ma
spetialmente per la spetie della luce et del colore et che colori adopera«
no nel uedere e manifeste: che quando alchuno arä guardato un prato
uerde sopra del quäle nasca la luce del sole et poi stia a raguardarlo
et dopo a questo rimuoua il suo uedere et uada in luogo scuro et
trouerrä in quello luogo la forma di quella luce colorata della uerdeza
di quella erba di quello prato. Et se in questa e'raguarderä le cose
blanche et nella ombra et nel luogo che abbi debole luce trouerrä et
uedrä i colori delle cose mescolati. Et se esso raguardante chiuderä
l'occhio in esso trouerrä la forma nell'occhio di quella uerdeza et se
esso guarderä colore azurro o purpureo o altro colore forte come cias«
cuno puö prouare. Addunque e necessario che il colore adoperi al#
cuna cosa nel senso del uedere: ma la luce adopera piü nel senso del
uedere et fa debole la operatione del uedere: ma la luce molto debole
et piccola non muta el uedere si come e necessario: ancora non mani?
festa le cose. Ma la luce megana conforta il uedere nella sua opera*
tione et manifesta le cose che sono presse sufficientemente et perö la
spetie della luce maximamente si richiede al uedere. Et ancora noi
ueggiamo l'aspetto e'l riguardare si e mutato il colore diuerso et appa*
risce al uedere si come nel collo della colomba secondo che la uolge
il collo alla luce a diuersi siti, et cosi e della coda del pagone. Simil«
mente fanno molte cose si come gli scogli di pesci, la aercia corrotta
et putrida et alchuni altri uermini, l'uccello sichiama nocturna quando
la luce nasce, sopra a queste cose la luce loro sta nascosa et uedesi in
loro colore. Ma quando sono nelle tenebre la luce loro apparisce.
Addunque prouato e ch'ella spetie della luce maximamente ä opera
nel uedere: et sanqa nessuna contradictione noi prouiamo che sanga
luce non si uede niente. Et perö si conuiene la luce di fuori del sole
o delle stelle o del fuoco sia presente nell'aria ouero la luce propria
Fol. 2F. dello occhio multiplicata si come adiuiene dell'occhio del gatto per
la quäl cosa si richiede la spetie della luce sempre bisognare. La se#
conda cosa sieche non si fornisca el uedere ne termina negli occhi

88






secondo che insegnano tutti gli audori della prospettiua imperö che
due spetie diuerse insieme uengono agli occhi e"lla diuersitä delle
spetie fa diuerso giudicio, per la quäl cosa e per diuerse spetie una
cosa sarä iudicata essere due. Et similmente adiuiene per la diuersitä
del iudicante, perö che in due occhi si fanno due diuersi iudicij. Aduns
que una cosa sarä stimata diuersa da se medesima, adunque conuiene
sia un'altra cosa che senta et cognosca pel senso fuori degli occhi nel
quäle si comparte l'atto del uedere, del quäle gli occhi sono strumentj
i quali rendono allui le spetie della cosa uisibile. Et questo e uno
neruo comune nella superficie del ceruello doue concorrono due nerui
che uengono da due parti del ceruello dinanzi i quali dopo el corso
si diuidono et distendono, infino agli occhi. Et quiui e la uirtü uisi#
ua come nel fönte. Et perche questa uirtü fontale e prima e una, alla
quäle le uirtü degli occhi sono continuate per lo mezo de'nerui ottici,
per questa ragione una cosa puö parere una, quanto e per questa ca*
gione. Ancora conuien che due spetie uegnenti dall'occhio concorrino
a uno luogo ne' nerui comune et conuiene che di quelle due spetie se
ne facci una maggiore et piü piena che non e l'una di quelle. Qjaeste
spetie non si diuidono poi che'lleno uengono a uno luogo allora per*
che la uirtü e una e'lla spetie e una et fatto il giudicio da una cosa
della quäl chosa questo e segno che una cosa par due, quando le spetie
uengono da due occhi a uno luogo nel neruo comune, et questo e ma*
nifesto perö che'l sito naturale degli occhi si muta come se il dito sia
posto sotto l'occhio o ueramente sia un poco mosso dal luogo suo,
allora amendue le spetie de' due occhi non uengono da' due occhi
in uno luogo, non uengono in uno luogo nel neruo comune, et allora
una cosa par due, come aduiene del lusco che non ä el sito simile
degli occhi a rispetto del neruo comune et perö le spetie degli occhi
suoi ueranno a diuersi luoghi nel neruo comune se diligentemente
non si guata et dirizi el sito d'essi occhi. Et perö a esso lusco una cosa
pare due, ma gli occhi composti bene et sani änno uno simile sito
per rispetto del neruo comune et perö due spetie ueggono in uno
medesimo luogo in lui. Et fassene una medesima spetie accioche cosi
uno solo giudicio per una cosa et per una spetie e una uirtü che sente.

89



Et la sperientia insegna che quando e ofFeso il neruo comune, el uedere
si guasta negli occhi et non se guasta la uirtü nel neruo comune per
l'offesa degli occhi. Et quando el neruo comune e unito et guarito,
l'atto del uedere si fa negli occhi sani. Quando gli occhi sono sanati,
e'si fa el uedere perche la uirtü fu salua nel neruo comune. Ma per*
che alla tendice che e l'ultima parte che sente nella parte dinangi del
ceruello, cosi parrebbe ad alcuno che questa ultima cosa che sente fosse
il senso comune, la imaginatione o la fantasia che sono nel ceruello
come dinangi e detto prima spetialmente come e detto. Conciö sia
cosa che quiui sia detto, il giudicio d'alcuna cosa sensibile non si com*
pie innanzi che'Ua spetie uenga al senso comune. Ma dire si debba
che l'ultima cosa che sente puö essere principio di tutti i sensi et cosi
non par la ultima chosa che e' sente et quella che sente nel senso del
uedere et questo ultimo sentiente e il senso comune. Nella parte di*
nanzi del ceruello altrimenti l'ultima cosa che sente e'l uedere, come
abbiamo detto, e dello udire o dello odorare. Et negli altri si parlan*
do d'uno senso particulare et cosi l'ultima cosa che uede e el neruo
comune et per rispetto di due occhi che sono strumenti et sono prima
mutati dalla cosa uisibile, si come le carruchole simili alla sommitä della
poppa sono che prima sono mutati dell'odore il neruo el quäle esse
carruchole sono continuate appresso alla parte dinanzi del ceruello
et strumento radicale et fontale dello odore. Ma quando Alacen dice
Fol. 21^. che l'ultima cosa che sente e dalla parte dinanzi del ceruello et simil*
mente si distende tra due stremitä ouero sommitä a'llato al ceruello e
piü presso che'l neruo del uedere e molto necessario all'animale che
e si confortato, che il ceruello sia confortato per lo odore et spetial*
mente nello huomo perö che maggiore ceruello. Non solo gli occhi
giudicano della cosa uisibile ma il giudicio comincia in loro sieche
maggiore corpo che altro animale. Si come dice Aristotile nel libro
degli animali, et cosi e manifesto che la uirtü uisiua fontale nel neruo
comune et similmente manifesto che gli occhi sentono et non solo il
neruo comune, ma perche gli occhi sono ordinati alla uirtü radicale
et fontale et da quella procedono le uirtü et gli occhi et la uirtü sen«
sitiua e continuata per tutto il neruo comune et dal neruo comune

90



agli occhi, si come dice Alacen, perö una e l'operatione uisiua et non
diuisa, la quäle e terminata per gli occhi et per lo neruo comune, ben*
che Alacen dica che l'occhio e strumento della uUima cosa che sente
et e mezo tra esso strumento e'lla cosa uisibile, non dimeno di ne*
cessitä l'occhio ä giudicio et uirtü di uedere benche non sia giudicio
compiuto, perö che l'angulo della quantitä della cosa et non passa
l'omore graciale. Et ancora l'ordine della cosa ueduta e fatto secondo
il suo essere nella superficie dello humore graciale per lo quäle ordine
la cosa si conosce distintamente.

11. O nobilissimo, noi dobbiamo considerare si come uerificato e
ne'detti dinanzi, che la operatione naturale del uedere si termina per
una piramide la cui punta et extremita e nella cose che patisce et la
basa e"lla superficie della cosa che fa la spetie, perö che cosi la uirtü uiene
da tutta la cosa che adopera et e contraposta et quella che patisce come
prima fu dichiarato, et questa contrapositione si fa acciö che'lla opera*
tione sia forte et compiuta. Et perö nel uedere si richiede acciö che la
spetie uenga da tutta la superficie della cosa che essa fa: ma bene che
nella alteratione naturale delle (....) che patiscono, si richieggia che
tutte le piramide uenghino a tutte le parti delle cose che patiscono,
perö ciascun punto della cosa che patisce si dee alterare, non dimeno
nella alteratione del uedere si dee principalmente non si richiede se
non che una piramide uenga della forma che fa la spetie et richiedesi
che'l conio cioe la punta di quella piramide chaggia nello occhio, la
quäle piramide cade et uiene perpendicularmente sopra all'occhio, sic#
che tutte le sue linee sieno perpendiculari sopra a detto occhio. Perö
che particularmente non si richiede altro se non ch'el uedere distinta*
mente et certamente et sufficientemente comprenderä essa cosa et di
questo si puö fa pruoua per una piramide nella quäle sieno tante li*
nee quanto sono parti nel corpo ueduto; la uirtü uisiua sopra le quali
parti peruenghino tutte le spetie da ciascuna parte in fino alla parte
dinanzi dello humore graciale nel quäle e la uirtü uisiua, et quelle li*
nee saranno terminate a tutte le parti dello humor graciale nel quäle
e la cosa ueduta, fieno Ordinate nella superficie del membro che sente,
si come le parti sono ordinate in essa cosa ueduta acciö che'l giudicio

91



sia fatto distinto di tutte le parti et non confuso. Et queste linee sono
perpendiculari sopra all'occhio acciö che le spetie essenti piü potenti
accioche l'occhio possa meglo uedere et giudicare d'essa cosa forte?
mente et potentemente et sufficientemente secondo l'esser della cosa:
perö che l'occhio non giudica o e'giudica male per le linee che siano
solo et non perpendiculari per la deboleza della spetie uegnente.
Benche quelle spetie non perpendiculari concorrenti colle perpen?
diculari sopra all'occhio piü abbondante et meglo adoperino a cog*
noscere la cosa uisibile, si come di sotto sarä manifesto. Ma assai e
detto di sopra della perpendicularitä et delle linee et delle spetie et
perche e'Ueno si richieggono alla bontä della operatione et questo si
disse nel trattato della multiplicatione delle spetie. Ma hora e da ueri*
ficare che nella superficie dello humore graciale auengha dio che"lla
sia poca, si puö fare diuisione di ciascuna cosa uisibile per ordina*
Fol 22''. tione delle spetie uegnenti da esse cose uisibili, perche la spetie della
cosa quantunche sia grande si puö ordinatamente porre in minimo
spatio, perö che tante sono le parti d'un minimo luogo o corpo quante
sono le parti d'uno corpo grande, perche ogni corpo si puö diuidere
sanga fine et ogni cosa che ä quantitä secondo che grida la phyloso*
phia et AristoHle lo pruoua nel VI. libro della physica che"lla diui#
sione che ä alcuna quantitä non finisce a cosa indiuisibile et non si
compone di cosa indiuisibile. Et perö tante parti sono in uno gra*
nello di miglo quante ne sono nel diametro della terra, la quäle cosa
e manifesta nella figura. E si fa uno triangolo o una piramide d'una
grande basa che sia A B C et sotto la punta si tirata e fatta una \u
nea a breuissima che abbi nome C D, et allora e manifesto che da
ogni punto della linea A B si puö menare una linea nel punto C;
perö che da uno punto a un'altro e lecito di tirare una linea diritta et
per quella ragione per la quäle dalla extremitä della basa del trian*
gulo si puö tirare una linea nel punto C. Ancora si puö tirare dagli
altri suoi punti et da tutte le sue parti imperö che infinite linee si
possono determinare a uno punto et questo e assai noto. Addunque
se tutte queste linee agiungono al punto C, eile passano per li punti
della linea data che ä nome D. E conciö sia chosa chelle non corrino

92



innanzi al punto C, eile passeranno per tutti i punti della linea D im«
perö che se tutte queste linee o alcune passassino per uno medesimo
punto, eile concorrebbono et congiugnerebbonsi innangi al punto C.
Ma posto e di sopra el caso che no, perche se il concorso di tutte le
linee o d'alcune si facesse in alcuno punto della linea D E, sanza
dubbio la loro coniuntione si diuiderobbono insieme in infinito
et non concorrebbono mai nel punto C, come e manifesto in questa
piramide.

12. Come e manifesto al senso in questa piramide piü che all'altra
et fa molto piü breue ä nome F G H, et perö no ne auiene la con*
fusione nel uedere quando la spetie grande uiene alla superficie dello
humore graciale, perche la spetie delle parti della cosa ueduta quan*
tünche grandi eile siano, possono essere Ordinate nella superficie dello
humore graciale per la diuisione della quantitä che procede sanza fine
et che pone tante parti nel corpo grande quante sono nel piccolo.
Ancora e ueduto di rimuouere un'altra confusione che si potrebbe
fingere d'altronde per altra cagione, perö che da ciascuna parte una
cosa ueduta escono infinite spetie come e detto nelle [ . . . ] delle
multiplicationi. Adunque allora ciascuna parte dello humore graciale
uiene la spetie da tutta la cosa et uengono ciaschedune piramide le
punte le quali sono in ciascuno punto dell'occhio et della Cornea et
della uuea le base di tutte et la cosa ueduta: et perö ciascuno punto
della Cornea et del foro dell'uuea arä in se tutte le spetie delle parti
confuse et mescolate, per la qualcosa sarä fatto el giudicio confuso et
non e da dire che ciascuno punto dell'occhio si puö diuidere sanza
fine sieche noi caggiamo nella gauillatione di prima, perö noi pigliamo
qui el punto della pupilla cioe della luce o uero la parte d'essa per
una cosa minima che si puö sentire nella diuisione, della quäle diuis
sione noi usiamo qui nella diffinitione delle parti del membro che
sente secondo la diuisione delle parti della cosa ueduta, benche a uno
medesimo punto dell'occhio uenga la punta d'una piramide da tutta
la cosa, benche le spetie sieno mescolate da tutte le parti, non dimeno
la spetie non uiene perpendicularmente a uno punto dell'occhio o
della Cornea et del foro dell'uuea uengono infinite spetie de dinanti

93



et perpendiculari alli anguli inequali. Et perö conciö sia cosa che'l
corpo dell'occhio sia piü denso et piü stretto che quello della aria e
necessario secondo le leggi della frattione delle spetie determinate che
tutte quelle linee declinanti siano rotte nella superficie della Cornea;
et per chadere le linee agli anguli inequali fa debile la spetie et ancora
Fol. 22^. la fractione d'esse et lo andare perpendiculare e forte, perö la spetie
che ua perpendiculare nasconde tutte le spetie declinanti d'essa si come
la luce e maggiore et piü forte nasconde molte luci deboli. Si come la
luce del sole nasconde molte luci di stelle. Onde da esso punto e'
uiene la linea perpendiculare al punto B et a quello medesimo B
uiene la linea A B non perpendiculare conciosia cosa ella non uadia
nel centro dell'occhio et perö la spetie d'essa A sie nascosa, benche le
spetie d'essa A possino uenire dal punto B allo humore graciale
per la linea B D rotta et perö el giudicio si pigla delle linee perpen*
diculari le quali piglano ciascuno punto della pupilla cioe della luce
dell'occhio. Et questa piramide e detta piramide uisuale et radiosa
per la quäle si fa principalmente il uedere et questo io dico per ben che
i ra(ji che escono del punto della cosa della quäle uiene la spetie per?
pendiculare al punto dello occhio non causa in quello punto diritta?
mente, non dimeno esse spetie possono giugnere dagli altri punti per
la fractione nelle quali ellono causano nelle tuniche dello occhio a
uno medesimo luogo dello humore graciale e del neruo comune, al
quäle la spetie perpendiculare uiene sopra all'occhio da uno medesis
mo punto, dal quäle uengono le spetie declinanti, accioche il uedere
cosi sia fatto piü abondantemente da ciascuna parte della cosa ueduta.
Conciö sia cosa che ella sia ueduta per suoi razi retti et rotti. Ma
di questo si farä mentione ne'capitoli. Et ancora io dissi per altra ca*
gione che il uedere si fa principalmente per una piramide radiosa per*
che solo questa piramide e perpendiculare sopra all'occhio et cade
nel foro dell'uuea et e dirittamente contraposta al foro cioe el centro
dell'occhio et perö fa la uisione et l'atto dello uedere buono et prin?
cipale, non dimeno le spetie possono uenire fuori di questa piramide
all'occhio che caderanno sopra alla Cornea et romperannosi tutte accio?
che il uedere cosi sia fatto. Ma sarä debole perö che le cose uedute

94



non perpendicularmente non appariscono manifeste all'occhio. Et
poi noi possiamo qui considerare due piramide, cioe la piramide prin*
cipale che cade nel foro dell'uuea o uero una piramide maggiore com*
posta di questa principale et delle spetie che uengono dall'una et
dall'altra parte del foro sopra alla Cornea, la quäl chosa tutta ragunata
non si chiama piramide uisuale ne anche piramide radiosa benche
uegga per essa. Ma alcuna cosa principalmente et manifestamente
si chiama piramide uisuale. [Et l'altra tortamente et debolmente]
come e quello che cade dentro alla piramide uisibile Et l'altra e chia«
mata piramide uisuale tortamente et debolmente quella parte che cade
fuori della perpendiculare. Onde la cosa puö essere si grande che al#
cuna parte di quella cadrä nella piramide uisuale et sarä bene ueduta
et l'altre parti da' lati cadranno fuori della piramide sopra all'occhio et
saranno male uedute o ueramente puö auenire che una cosa mezana
caggia nella piramide uisuale ell'altre cose saranno uedute da' lati.
O uero puö essere che piü cose piccole cadranno nella piramide uisuale
et dal lato similmente altre cose. Ma quella che cade nella piramide
uisuale sarä sempre ueduto principalmente et manifestamente e niuna
altra cosa: ma quella cosa sarä ueduta manifestamente nel fine della cer*
teza alla quäle sarä determinata Tasse cioe la linea del mecjo della pira#
mide uisuale, peroche quella linea e perpendiculare sopra tutte le
tuniche et gli homori degli occhi et passa per tutti i centri. Et perö
la spetie che uiene a essa asse cioe la linea diritta et fortissima et pie«
nissima. Et fa certeza della cosa. Ma di questo si parlerä di sotto.
13. Ma anchora non e piccola dubitatione intorno alla dichiara*
tione della confusione del modo del uedere. Perö secondo la ueritä
delle spetie degli occhi si mescolano in ogni punto del mezo perö che
de' colori extremi si fa il colore di mezo et di due cose d'una mede«
sima natura specifica si fa una cosa, perö che Aristotile dice nel IX°
libro della methaphisica che"lle cose contrarie fanno una cosa mezana,
si come fa il bianco el nero e il colore mezano, et due bianche<je con* Fol 23'^.
corrono in una quando sono in uno medesimo suggetto, perö che in
uno medesimo luogo e suggetto non si possono anouerare. Ma di
quelle due si fa una biancheza. Concorrono in una [quando]. Ma

95



come auiene di colori cosi auiene delle spetie, perö che la spetie della
cosa e di quella natura della quäle e la cosa che fa. Et perö la spetie
del colore e della spetie del colore et della generatione d'esso colore,
perö che la spetie et similitudine della bianchega non puö essere sustan*
tia et non puö essere in altro predicamento che nella qualitä: et non
puö essere in altra generatione ne in altra spetie spetialissima che
nella bianchega. Et perö che la spetie della bianche<ja non e nereza o
uerdeza o altra qualitä. Addunque si conchiude che la spetie della
biancheqa che e la sua similitudine sarä indiuiduo et una cosa predi*
calmente della biancheza, per la quäle cosa si come la bianchega si
mescola colla nerega in uno medesimo suggetto, cosi la spetie e'lla si*
militudine della bianche<ja si mescola colla similitudine della nerega.
Et se questo e uero addunque la spetie della cosa uiene mescolata da
ogni punto dell'aria all'occhio perpendicularmente, et tutta la piramide
radiosa sarä mescolata dal luogo del mescuglo nella aria et questo e
necessario. Ma la moltitudine de phylosophi uuole in questa parte
inpacciare et negare questo detto. Et dicono che la spetie della cosa
ä il suo essere spirituale nel mezo et nel senso inpongono questo ad
Aristotile et Aueroys nel secondo libro dell'anima; et perche queste
spetie änno l'essere spirituale et non materiale, perö essi non osserua?
no le leggi delle forme materiali et per questo non si mescolano perö
cheile forme materiali si mescolano per l'essere materiale et perö pon*
gono diuerse spetie di luce nel mego sono anouerate come lumi ins
finiti in uno medesimo punto dell'aria et sono distinte le spetie del
colore. Et tutte queste spetie delle cose e per questo il senso del ue*
dere puö distintamente et chiaramente uedere le cose. Et questo e
molto graue perö che contiene molte cose false et da non essere udite
perö che e' si crede che sia di bisogno porre la diuisione del uedere
la quäle eglino stimano essere fatta, se le spetie delle cose non fusson
distinte nell'aria. Addunque io saluerö prima la distintione del uedere
accioche si uegga non e necessario di errare in questo modo. Et poi
rimouerö piü ageuolmente l'errore predetto. Et sporrö gli auctori
che paiono essere contrarij a questo.^) Dico addunque che le spetie et
similitudine delle cose änno l'essere materiale et naturale nel mego

96



come e l'aria nel senso. Et dico che le spetie contrarie come sono
quelle del biancho et del nero et de' colori megani si mescolano in«
sieme che e'l uero modo di mescuglo. Et dico che una e la spetie di
due bianchege et di due luci et che dell'altre spetie o uero similitudini
d'una medesima spetie predicalmente et dal luogo del mescuglo u'era
la spetie mescolata all'occhio et tutta la piramide sarä mescolata. Ma
la spetie d'una cosa uisibile alla principalmente et prima multiplica*
tione. Ma l'altre spetie änno la multiplicatione accidentale. Ma la
principale ouero prima multiplicatione e diritta rotta et reflexa cioe
piegata, et uiene dalla cosa che ella produce, si come e uerificato di
sopra, ma la multiplicatione accidentale o uero secundaria non uiene
dalla cosa che fa la spetie, ma uiene dalla spetie principale, si come
del lume che uiene dagli anguli della cassa dallo rago del sole ca*
dente dalla finestra o uero per la finestra. Et questa spetie secunda#
ria e si debole che non ä similitudine alla principale et non mena
l'occhio in quella cosa dalla quäle uiene la multiplicatione. Onde e'
sente l'uomo in uno canto della casa auente la spetie secundaria della
luce del sole nell'occhio non uede el sole. Ma [auendo] uede el rago
cadente per la finestra, ma se egli porrä l'occhio al rago principale, al«
lora uedrä el sole; dico adunque che come il rago perpendiculare nas*
conde tutti i ragi declinanti da lui che sono terminati co'llui, cosi el
rago principale nasconde tutti i ragi accidentali. Onde nel punto che
si chiama D e uno mescuglo della biancheza et della nerega et della Fol. 2J'.
rossega. Et da questo punto uiene la spetie mescolata infino all'occhio
sopra alla linea D, e uno mescuglo della bianchega et della nerega et
della rossega. Da questo punto uiene la spetie mescolata infino all'
occhio sopra la linea D E. Ma nella linea D E non e la principale
multiplicatione se non dal B A uisibile et non dal A ne dal C, ma
da'lloro uiene la spetie accidentale et secondaria perö che la moltipli*
catione simile alla A et al C non uiene se non dalle spetie loro et non
dal loro. Ma la principale multiplicatione nasconde tutte le multipli?
cationi accidentali, si come la spetie perpendiculare nasconde tutte le
spetie declinanti che sono determinate co'llei, et cosi tutta la piramide
e mescolata in ciascun luogo. Ma niuna mistione cioe mescuglo uiene

97 7



all'occhio secondo la multiplicatione principale. Et questo e confer*
mato per questa ragione che quando anno diuersi colori, anno una
medesima moltiplicatione principale, allora apparisce all'occhio il co?
lore mescolato. Si come auiene quando il uetro o uero il cristallo o
uero uno altro corpo trasparente e colorato et posto dinanc^i al uedere
et un altro corpo denso et oscuro et sia dirietro a quello corpo tras?
parente diritto et quello e al uedere, allora la spetie dell'uno et dell'
altro corpo andrä nel senso del uedere in uno medesimo luogo se?
condo la multiplicatione principale et perö pare uno colore mescolato.
Et perö per lo contrario el colore semplice apparirä, quando uno co*
lore moltiplica se medesimo secondo la linea principale ellaltro acci*
dentalmente, benche in uno medesimo questa multiplicatione si facci.
Addunque se i phylosophi considerassino questa distintione del ue?
dere, essi non porrebbono che le spetie non si mescolano nel meqo,
perö caggiono in questo errore perche non sanno saluare la distintione
del uedere. Et non porrebbono che le spetie cioe diuisione d'esso
uedere.

14. Et quando alcuni phüosophi dicono che la spetie o uero simi*
litudine della cosa ä l'essere spirituale nel mego cioe nell'aria, questo
non e piglando propriamente questo nome spirituale secondo che noi
diciamo perö che paiono. £ manifesto che'Ue spetie delle cose corpo*
rali non sono spirituali. Addunche e di necessitä che abbino l'essere
corporale et se anno l'essere corporale, allora änno l'essere materiale.
Et perö debbon seruare le leggi delle cose corporali et materiali. Et
perö el corpo ello spirito sono cose contrarie sanga me<;o. Se änno
l'essere corporale, allora änno l'essere materiale et perö si debbono
mescolare, quando sono d'una medesima spetie, perö che'lle spetie et
similitudini della cosa corporale. Ancora la spetie e uno mezo cor*
porale et materiale. Et ogni cosa che e riceuuta in una altra cosa. Et
secondo il modo et e per lo modo della che riceue. Si come si tratta.

15. La diffinitione la quäle e tra' uisibili si comprende dal uiso
per la distinctione delle forme de' due delli corpi de' due uisibili dis*
tinti preuenienti nel uiso, ma la distinctione la quäle tra ciascheduni
due corpi o che egli e luce o che u'e corpo colorato illuminato o sarä

98



oscuritä. Quando e distinta o uero el uiso arä del colore del corpo
o per la forma della scuritä la quäle e nello luogo. Distinctione per«
uiene nella parte del uiso giacente tra due forme de' due corpi per*
uenienti al uiso alla luce et al colore et alla oscuritä ello corpo gia*
cente tra due corpi continuati con ciascuno de' corpi. Se addunche
el uiso non arä sentito che la luce o la scuritä la quäle e nel luogo
della distinctione, non e il corpo continuato con ciascuno de' corpi
equali nelle latora, non sentirä la distinctione, non e il corpo continua*
to con ciascheduno de'corpi e quali nella terra non sentirä la distinc*
tione de' due corpi et obliqui al luogo della distinctione al luogo de'
due corpi. Et ancora la superficie de' due corpi. Et ancor la distinc*
tione forse sarä la obliquatione delle due superficie. La superficie
dell'uno manifesta al uiso et ancora forse che no. Quando addun«
que la obliquatione de' due corpi o ueramente della superficie de' due
corpi sarä manifesta al uiso la distinctione da due corpi; el uiso ad? Fol. 24^.
dunche comprende la distinctione de' due corpi per la comprensione
d'amendue e corpi. El uiso comprenderä la distinctione de' due corpi
per la comprensione della luce, per luogo della distinctione per quello
luogo e dalla parte di drietro delle due distinctioni per li due corpi.
£ diuerso o per la comprensione dello luogo della obscuratione dello
luogo della distinctione comprendendo questo essere oscuritä et non
corpo continuato: et per la comprensione della obliquatione della su*
perficie d'uno de' due corpi. Ogni cosa che comprende el uiso per
la distinctione delli corpi non si comprende se non secondo alcuna
di queste intuitioni e'lla distinctione sarä forse fra questi due corpi et
non diuersi cioe che fra due corpi sono continuati. [Et per la com?
prensione della] secondo alcune parti et diuerse cioe che due corpi
sono continuati secondo alcuni, come sono le dita et le menbra delli
animali o'lle ramora dello albero. Et secondo alcuna dispositione non
comprende la distinctione se non secondo e modi che noi abbiamo
dichiarato. Et forse si comprende la distinctione de' corpi per la cog?
nitione et per la scientia antecedente. Ma quella comprensione non
e per lo senso del uiso, e alcuna dimostratione di corpo et ampla et
alcuna uolta e stretta. La distinctione ampla non si asconde la maggior

99 7»



parte per la apparentia del corpo risguardante la distantia perche
quello corpo apparisce diuerso dall'uno et da l'altro delli corpi distinti.
Appare la comprensione della luce et della uacuitä dello illuminato
respiciente della distantia. Ma la distantia poca et stretta non si dis*
cerne dal uiso se non nella remotione nella quäle non si asconde dal
uiso el corpo del quäle la quantitä della amplitudine della distantia
non comprenderä el uiso. Et se la remotione de due corpi sia dalla
remotione mediocre, el uiso arä compreso e due corpi uera compren*
sione imperö che'lla remotione mediocre e quella nella quäle non si
asconde in ogni modo la quantitä sensibile a rispetto della quantitä
del tutto della remotione. La uera comprensione e quella la quäle e la
ueritä della cosa uisa in tutto l'amplitudine della distantia di tale
quantitä carente di proportione sensibile alla remotione della cosa
uisa et carente la quiditä sensibile rispetto degli due corpi distincti,
perche la distinctione sarä forse per quantitä d'uno cappello. Ma
questo diminuto o uuoi diminutione non togle perö la distintione la
distantia tra gli sensibili, perö non si togle o uero non si comprende
dal uiso per la distantia. Quando el uiso arä sentito comprende
quello essere continuo auenga che in esso discretione allo auiso com*
prenderä la continuatione et la cognitione insino da poi che ciasche*
duno de' due corpi contigui diuerso dall'uno all'altro. Et giudicherä
la continuatione e'l numero si comprenderä dal uiso. Ella metä del
numero perche el uiso comprende in una hora molti uisibili distinti
insieme, et quando el uiso e la metä del momento, el numero si com?
prende. Addunque per lo senso del uiso et per la comprensione di
molti uisibili distinti quando el uiso gli arä compreso, insieme arä com?
preso la distinctione di quelli, arä compreso che ciascuni diuersi l'uno
da l'altro. Secondo addunque questo modo si comprende questo
modo. Si comprende el numero per lo senso del uiso. Ma molto si
comprende dal uiso per comperatione della cosa mota.

16. El uiso quando arä compreso el uisibile mosso et quando
arä compreso l'altro uisibile, comprenderä il uisibile d'esso mosso,
quando l'altro uisibile comprenderä l'altro uisibile e'l sito d'esso per
rispetto di quello uisibile mosso. Et quando el uisibile mosso et

100



quello altro uisibile non fosse mosso per lo moto del uisibile, per lo
quäle el uisibile di quello moto si diuersificherä a rispetto di quegli
altri uisibili non mosso apresso al mosso. AI moto quando el uiso
arä compreso, esso comprenderä el uisibile e'l sito. El uisibile arä
compreso et comprenderä con esso el sito ad esso rispetto quello ui*
sibile comprenderä el moto d'esso. El moto comprenderä addunque
si comprende dal uiso per la comprensione della diuersitä del sito
della cosa uisa mossa a rispecto dell'altra. El moto addunque si diss Fol. 24*
cerne dal uiso secondo alcuni de' tre modi a rispecto della cosa uisa.
Mosso ad uno uisibile primamente quando el uiso arä compreso la
cosa uisa. Quando el uiso arä compreso el uiso della cosa uisa
el sito d'esso arä mutato a rispetto della uisa et mota ad uno
luogo uisibile. Et la remotione d'essa e quando el uiso fosse res
moto cioe quieto: e'lla cosa uisa fosse mossa a rispetto e in esso uiso.
Se addunque il moto della cosa fosse secondo lo spatio lato o uuoi
largo, si muterä lo luogo d'essa et sentirä el uiso la mutatione dello
luogo d'essa quiescente, el uiso sentirä el moto d'essa e'l moto della
cosa uisa nella longitudine offensa. Tra essa e'l uiso o la cosa uisa si
allongherä per lo moto del uiso che ella si appropinquerä. Et quando
el uiso arä sentito quella parte di quella longitudine, quando fusse
mutata, sentirä el uiso la mutatione d'essa existente e'l uiso nel suo
luogo sentirä el moto. Addunque questo modo comprenderä el uiso
ciascuno di questi modi. Ancora che'l uiso si muoua et questo sarä
quando el uiso arä compreso o ueramente sentito la diuersitä del sito,
la quäle diuersitä muoue quella cosa uisa et tra'lle due diuersitä del
quäle e el sito del uiso. Et quando addunque el uiso arä sentito la
diuersitä del uiso della cosa uisa della forma della cosa uisa mota, si
muoue nel uiso per lo moto d'essa. Ma '1 uiso non comprende el
moto pel moto della forma nel uiso solamente. Anche el uiso sola?
mente non comprende el moto della cosa se non per comperatione
della cosa uisa. A l'altri modi abbiamo dichiarati della cosa uisa
quiescente. Alcuna uolta si muoue nel uiso con quiete di quella cosa
uisa, et per questo el uiso nolla comprende. Et alcuna uolta si muoue
nel uiso con quiete di quella cosa uisa; per questo el uiso nolla com?

101



prende. Quando el uiso la mouerä secondo la oppositione, si mouerä
la forma et ciascheduna cosa uisa opposita al uiso nella superficie
apresso al moto a rispetto del uiso. Addunque se '1 uiso della cosa
fosse secondo lo spatio et perche el uiso e giä assueto al moto della
forma coUa forma et giä assueto e colla quiete di quelle cose uise et
non giudicherä el moto di quella cosa uisa per lo moto della forma
fusse d'una cosa uisa, arä compreso a rispetto della diuersitä del uiso
et della forma et della cosa mota, arä prima compreso a rispetto dell'
altra forma della cosa uisa per mutatione delle forme in uno medesi*
mo luogo del uiso che sarä in luogo circulare el moto. Addunque
non si comprende dal uiso se non (. . .). Addunque e modi noi abbia*
mo distinti. Malla comprensione della qualitä del modo per la com?
prensione dello spatio sopra al quäle si muoue la cosa uisa moterä
circularmente el uiso, comprenderä el moto d'essa esser circulare per
amor della comprensione delle mutationi delle parti d'esse sequenti
el uiso o ueramente alcuna cosa uisa o d'uno rispetto d'alcuna delle
parti o uuoi alcune parti di diuersi uisibili l'uno dopo l'altro. Et la
parte d'una parte d'una cosa dopo l'altra colla quiete della totalitä
cioe della totalitä della cosa uisa nel suo luogo. Et se lo luogo della
cosa fusse composto del moto circulare e'lle cose el uiso comprendino
quello moto essere composto della comprensione della mutatione dell'
opere della cosa mossa a rispetto del uiso a rispetto dell'altra cosa uisa
colla comprensione del moto della totalitä della cosa uisa del suo
luogo della comprensione del moto del suo luogo. Secondo questi
modi del uiso comprendendo la qualitä del moto de' uisibili, el uiso
non comprende el moto sotto il tempo, imperö che non si fa se non
in tempo. Et ogni parte del moto perche ogni parte non e se non e
in tempo, el uiso non comprende el moto per la comprensione della
cosa uisa. Se per la cosa uisa compresa in due luoghi o secundo due
siti. El luogo diuerso secondo due siti. Et secondo el luogo e '1 sito
della cosa uisa et non si diuersifica se non e in tempo. Quando eil'*
arä compreso el uiso compresa la cosa uiso o in due modi diuersi o
in duo siti diuersi non sarä [. . .] Et non sarä in due ore diuerse in«
tra ciascun'ora o due. El tempo el uiso non comprende el moto se non

102



e il tempo et ancora diremo nel tempo nel quäle el uiso comprende
el moto se non e nel tempo. Et ancora che'l tempo nel quäle el uiso
comprende el moto non sarä se non sensibile, perche el uiso non com* Fol. 25'^.
prende se non el moto se non per la comprensione della cosa uisa in
due luoghi diuersi in uno luogo dopo l'altro o secondo due siti di#
uersi Tun sito dopo l'altro. Qiaando addunque el uiso comprende la
cosa uisa et mota nello luogo primo et nel quäle comprende innangi
quella, subito sentirä el sentiente che quella hora nel secondo la quäle
comprende nel secondo luogo e diuersa da quella la quäle comprende
quella la quäle e lo primo luogo fu compresa se sentirä la diuersitä
delle due ore. Et similmente quando arä compreso il moto per di*
uersitä del sito della cosa uisa mota per quando comprende la cosa uisa
mota secondo el sito non comprende. Et non comprende allora secon*
de el primo sito secondo auea compresa innangi, subito sentirä la
diuersitä di due ore delle quali sentirä el tempo che e tra quelle. El
tempo addunque el uiso arä compreso il moto sensibile et necessaria«
mente. E conciö sia cosa che hatte queste intentioni siano dichiarate,
noi narraremo ora quello che si puö adunare con quelle. Diremo
addunque come il uiso comprende el moto per comprensione della
cosa uisa mota secondo due siti diuersi in due ore diuerse tra le quali
e tempo sensibile. Et questa e la qualitä della comprensione del moto
del uiso. El uiso comprende la qualitä delli moti per la comprensione
degli spatij sopra i quali si muouono i uisibili moti: quando addun*
que el uiso arä compreso due uisibili moti, arä sentito che l'uno de'
due spatij equali sono da' due uisibili si posano da e due uisibili si
posano in uno medesimo tempo e maggiore; dello altro sentirä la
uelocitä della cosa uisa passante sopra il maggiore spatio. Et quando
e due spatij sopra e quali si muouono due uisibili si passano in uno
medesimo o uuoj passati in due moti: et similmente se el uiso la qua*
litä di questo spatio e' sentirä la qualitä. Et similmente quando due
cose mote passeranno in duo medesimi tempi e quali tempi et la qua«
litä degli spatij per li quali arä sentito la qualitä de due moti. Giä
abbiamo detto come el uiso comprende el moto et la qualitä e'Ua ine«
qualitä. Ma la quiete si comprende, ma per comprensione della cosa

103



uisa in tempo sensibile in uno medesimo luogo secondo uno mede«
simo sito tra lo quäle e quando in due höre diuerse tralle quali sia
tempo sensibile: comprende la cosa uisa in quello tempo quiescente
el moto si comprende e'l senso et la cosa uisa a rispetto dell'altra cosa
uisa quiescente. Addunque questo modo lo quäle el uiso arä coms
prensione della quiete delli uisibili dal uiso l'asperitä si comprende
dal uiso in maggior parte per la forma della luce apparente nella su?
perficie del corpo aspro apresso, perche l'asperitä e diuersa dal uiso
la quäl cosa la luce quando nasce sopra la superficie di quello corpo
la parte perueniente farä ombra nella maggior parte. Et quando
uerrä nella parte profonda, saranno ancora con quella ombra, et la
parte perueniente sarä manifesta alla luce discoperta al uiso. Et quando
nelle parti profonde uenienti uengono l'ombre, l'ombre sono permi?
nenti, non ui sarä ombra se diuersificherä la forma della luce, sopra
quella sarä luci mote di consimile superficie. La forma addunque
della luce nella superficie del corpo aspera et diuersa della forma
della luce la quäle ä la superficie piana per la frequentatione della
uisione della superficie aspera et piana de' corpi secondo el modo el
quäle era usato nelle superficie piane, giudicheranno le planitie nelle
planitie di quello corpo ella superficie quando la asperitä fosse extra*
nea, saranno pereminenti d'alcuna quantitä et cosi el uiso compren*
derä la perminentia di quelle parti. Et comprenderä el sito della su*
perficie de' corpi per la comprensione della distantia la quäle e tra la
parte, quando el uiso arä compreso la diuersitä de' siti delle parti dels
la superficie de' corpi per la comprensione della distantia la quäle e
tra'lle parti. Quando el uiso arä compreso la diuersitä de' siti delle
parti della superficie del corpo, comprenderä l'asperitä d'esso sanga
indigentia a considerare la luce. Et ancor quando l'asperitä fosse ex*
tranea et nasca sopra essa luce, sarä forma della luce nella superficie
e grandissima diuersitä. Vedrassi addunche per la diuersitä della luce
Pol. 25". la distantia della parte et del sito d'esse. Et per questo ä paura la
distantia del corpo. La asperitä del corpo si e addunque la luce aspera
appartenente alla superfluitä del corpo, perche l'asperitä et diuersitä
del sito et la parte della superficie del corpo e perche la diuersitä del

104



sito et della superficie per la qualcosa la luce quando nasce sopra la
superficie di quello corpo la parte perueniente faranno ombra nella
maggior parte. Quando sarä sopra quello corpo, nasce la superficie
di quello corpo la parte perueniente faranno ombra.

17. Et similmente l'amplitudine della faccia quando essa fosse
proportionale alla quantitä delli membri colla forma, sarä bella colla
faccia purche la faccia non sia molto larghissima eili membri della
faccia siano proportionali alla quantitä di tutta la faccia fusse di mem«
bri larga, sarä bella purch'ella non sia molto larghissima, e membri
siano proportionali alla quantitä di tutta. Quando la faccia fosse larga
di grandissima largheza, li membri che sono in essa sarebbono piccoH
et non proportionali alla quantitä d'essa et non sare (bbe) bella, auenga
che la quantitä degli membri siano proportionali et la figura d'essa
sia bella. Et similmente quando fusse piccola faccia et stretta eile
membra d'esse fossono grandi cioe le membra della faccia, sarä la
faccia brutta. Et quando le membra fossono proportionali alla quantitä
della largheza et della faccia, sarä la forma bella auenga chelli membri
per se non sieno belli. Ma la proportionalitä solamente fa pulcritudine.
Et quando addunche nella forma si congregheranno la bellega della
figura di ciascuna pulcritudine parte d'essa, sarä belle(;a della quantitä
et della compositione d'esse ella proportionalitä de' membri secondo
le figure e la magnitudine de' siti et secondo questo ancora fossono
proportionali a tutta la figura della faccia et la quantitä sarebbe in fine
di pulcritudine, sarebbe bellissima. Similmente la scrittura non sarebbe
bella se non quando le lettere sue proportionali in figura et in quan*
titä et in sito et in ordine et in tutti i modi de' uisibili colle quali si
congregano con esse tutti le parti diuerse. Quando tu arai considerato
le forme belle di tutti i modi delli uisibili, trouerrä chella proportio*
nalitä fa pulcritudine piü che nessuna altra intentione congiunta per
se. Et quando si considera la intentione e'lle intentioni belle le quali
fanno il particulare per la loro congiuntione insieme et trouare
che'lla pulcritudine la quäle appare per la congiuntione di quelle et
non e per la proportionalitä, perche ogni uolta non si numera o uuoi
non si risguarderanno quelle intentioni. O sia la pulcritudine in alcuna

105



forma: et questa e per la pulcritudine. Non questo per la proportio«
nalitä la quäle congit (sie) tra quelle intentioni ella pulcritudine. Ad*
dunque non e per la intentione particulare ella perfectione d'esse et
della proportionalitä et consonantia la quäle si fa tra'lla intentione
particulare. Giä e dichiarato per tutto quello noi abbiamo delle forme.
Et colla forma bella compresa dal uiso, perche non sono belle se non
per la intentione; la intentione particulare e per la intentione di quelle
et per la proportionalitä d'essa insieme. El uiso comprende le intens
tioni predette particulari son per lei composte. Quando addunque el
uiso comprende alcuna cosa uisa et fusse alcuna intentione in quella
cosa uisa particulare che faccia pulcritudine per se, et guati el uiso et
quella intentione peruerrä la forma di quella intentione per se dopo
lo risguardare appresso el sentiente, et comprende la uirtü distintiua
della cosa uisa et comprende nella quäle e quella distintione, perche
la forma di ciascuna cosa uisa e composta di molte intentioni et della
intentione le quali sono in quelle, et non comprenderä la pulcritudine
di quella. Quando arä distinto le intentioni le quali sono in quelle
sarä alcuna intentione di quelle. Et secondo el modo fa bellega subito
el uiso a preso allo risguardamento di quello guatare, comprenderä
quella intentione, et se quando arä compresa quella comprensione, di#
stinguerassi la uirtü distintiua et comprenderä la pulcritudine la quäle
e in essa. Et per questa comprensione comprenderai di quella cosa
uisa. Et quando el uiso arä compreso alcuna cosa uisa in quella uisa
Fol. 26''. fusse pulcritudine composta delle intentioni coniunte della nostra
intentione o fusse risguardante, a quella arä compreso la intentione
che sarä in quella. Et modo noi abbiamo distinto et dichiarato
e'lla forma et la turpitudine e forma carente o uuoi bisognosa
di ciascuna perfetta intentione, che giä e predetto cheila inten*
tione d'esso particulare sono pulcritudine. Ella consimilitudine
et qualitä di due forme et di due intentioni nelle cose le quali
sono consimili. Quando el uiso arä compreso due forme et due
intentioni consimili insieme, comprenderä la consimilitudine di
quelle et della comprensione di ciascheduna delle due forme et
della intentione per comperatione dell' una di quelle all' altra per

106



la diuersitä et per la comprensione della diuersitä si comprendono
dal uiso [. . .]

[ . . . ] nel libro delle cagioni. Et Boetio el dice nel V. libro Fol. 2T.
della consolatione della phylosophia. Addunche conuiene che la
spetie della cosa abbia l'essere corporale. Ancora la spetie ta
l'operatione corporale si come la spetie del caldo riscalda el corpo
et diseccalo et fallo putride, et cosi e dell'altre spetie et similitudini
delle cose. Addunque conciö sia cosa che questa spetie facci el
caldo uniuocamente cioe d'una medesima ragione et mediante il caldo
fa poi l'altre cose, e necessario che questa spetie sia corporale perö
che'lla cosa spirituale non fa l'operatione corporale uniuocamente. Et
massimamente questo fa chella spetie e d'una medesima natura et
d'una medesima essentia col effecto compiuto della cosa che lo fa. Et
questo effetto si fa quando la cosa che fa diuenta potente sopra quella
che patisce, perö che nel principio quando le legne si riscaldano mentre
che sono legne änno similitudine del fuoco et poi l'operatione e forti*
ficata et la spetie si muoue a'ffare el fuoco compiuto. Quando el fuoco
arä corrotto la natura specifica delle legne et diuenta fiamma et car*
bone, addunque la spetie del fuoco non ä differentia e'l carbone dalla
fiamma, se non come la cosa non compiuta dalla compiuta. Addun*
que e manifesto che"lle spetie delle cose corporali et materiali sempre
aranno l'essere corporale et materiale. Onde stolta cosa e pensare el
contrario. Addunque quando Aristotile et Auevois dicono che la
spetie e similitudine della cosa, ä l'essere spirituale nel mezo doue ella
e nel nostro senso, e manifesto che questo nome spirituale si deriua
dallo spirito et non propriamente, ma inpropriamente et per diuer*
sa ragione. Et questo e uero perö che'Ua spetie si pigla per cosa in*
uisibile, si come el idio e cosa inuisibile et non si comprende dal no#
stro senso. Et perö noi riuolgiamo e nomi et chiamiamo cose spiri«
tualj le cose che non si sentono et non si comprendono per gli nostri
sensi, noi le chiamiamo cose spirituali. Ma questo e equiuocamente et
per diuersa ragione, e fuori del uero et proprio sentimento della cosa
spirituale. Onde la spetie et similitudine delle cose non caggiono sotto
el senso forte et diligente per loro medesime. Conciö sia cosa che

107



niente si possa uedere se non la cosa densa cioe che ä le parti molto
streite, perö che solo questa cosa puö nel uedere passare. Ma la luce
o uero la spetie del colore non si puö uedere per se medesima nell'
aria trasparente et chiara. Ma puossi uedere accidentalmente per la
figura determinata della finestra della quäle la luce e figurata et an«
cora e ueduta per cagione de' luoghi oscuri intorno, accioche in questo
modo el contrario e posto allato al suo contrario apparisca piü
ageuolmente. Similmente quando il razo del sole passa per lo uetro
o per uno panno fortemente colorato, la spetie del colore apparisce
nel corpo oscuro. Ma questo e in duo modi, prima accidentalmente
per la troppa chiaritä della luce per rispetto della luce del colore o
per rispetto del corpo oscuro ch'e ancora opposto alla luce. Et nel
corpo delle stelle si uede la spetie della luce del sole, ma non per se
medesima, ma per la densitä del corpo della Stella che per la sua den*
Sita termina el uedere: e la cosa densa cagione della alluminatione, si
come e noto di sopra. Addunque in questi casi la spetie della cosa
ueduta accidentalmente alcuna uolta e ueduta per la troppa debolega
del uedere et per la negligentia dell'atto del uedere, si exporrä di sotto
in certi casi et perö che solo accidentalmente o per difetto del uedere
o per negligentia le spetie delle cose uisibili possono essere comprese
in alcuno modo, quasi a chaso. Et perö non sono esse spetie dette
uisibili ne sensibilmente ne con nome assoluto et libero. Et simil*
mente auiene nelle cose che si toccano et odoronsi et nelle altre spetie
delle cose sensibili, delle quali non cognoscono e sensi ne per se ne
accidentalmente et perö le spetie delle cose sono insensibili, et perche
eile sono insensibili perö si chiamano spirituali. Ma questa spiritualitä
non e contraria allo essere corporale et materiale nelle cose materiali
et corporali. Ancora cheile spetie concorrono in una spetie. Et uera*
mente di piü spetie se ne fa una et questo e manifesto per Alacen
auctore della prospectiua et per Tolomeo e quali dicono questo; e an?
Fol. 27". cora manifesto per quelle cose sono dette di sopra della prima cosa
che sente in noi. Imperö che si conuiene che due spetie uegnenti dagli
occhi adiuentino una in quella prima cosa che sente acciö che la cosa
ueduta paia una et non due. Et Alacen dice nel primo che le luci non

108



sono mescolate nel mego doue sono. Et tale mego manifestamente in*
segna el mescuglo delle spetie nel ter(jo libro. Ma Alacen uuole
prouare per isperimento che diuerse luci non si mescolano nella aria.
Quando tre candele sono dirimpetto a uno foro perö chelle luci
appariscono allora di lä dal foro distinte et diuise insieme, addunque
eile sono distinte nel foro, come pare che dica Alacen qui et dice, che
niuno s'intende el uero mescuglo et in altro modo si dice essere
diuisione perö che in ueritä esse luci si mescolano nel foro. Ma per^
che la luce ua con diritto andare, mentre che ella e multiplicata in uno
medesimo mego, perö chonuiene che'lla luce di ciascuna candela si
come innanga foro passa per diuerse linee diritte, cosi conuien che
passi oltra al foro secondo la multiplicatione principale. Et perö gli
andamenti primi et principali si diuidono oltre al foro si come in*
nangi el foro la multiplicatione accidentale di due candele corre colla
multiplicatione accidentale della tertja candela, et cosi si fa el mescuglo
oltre al foro ma perche la multiplicatione accidentale non pone in
numero colla principale ne il uedere giudica di quella multiplicatione,
perche ella e occulta et nascosa per la principale. Et perö a noi non
apparisce confusione nel mescuglo ne'luoghi doue caggino e lumi
delle candele. Addunque in certo caso et mescuglo. Ma e mescuglo
de'lumi della luce accidentale colla principale. Et l'auctore niega la
apparentia del mescuglo doue elleno caggiono, et questo io concedo
e quiui; et non dimeno e il mescuglo ch'io dissi. Ma et nel foro con*
uiene ch'essi mescoli di mescuglo naturale. Et diuenti una luce non
diuisa et questo non niega l'auctore. Ma se noi consideriamo le luci
nel foro in quanto eile sono diritte agli andamenti principali diuisi
dopo al foro, come io dissi innan(;i, cosi sono per rispetto di diuersi
andamenti principali nelle quali esse luci sono da douere deriuare
e andare esse son dette essere diuise et non distinte nel foro, ma
essere distinte in questo modo et per esso e inteso equiuocamente
et non e contrario alla uera missione o mescuglo assolutamente, ma
questo e per effecto et non per forma imperö che solo questo [ . . . ]
sono diuise nel foro et non perche abbi el caldo in se. Addunque
qualunche antichi saui o phylosophi dichino che"lle spetie della luce

109



et del colore o altre spetie sieno in se distinte insieme nel me(;o, questo
non e da intendere assolutamente et semplicemente, ma sono dette
distinte esse specie perö che sanno gli andamenti diuisi oltra al luogo
del mescuglo si come innani^i.")

18. Poiche la confusione del uedere e uacuata et dichiarata, ora
e da dimostrare come gli altri inconuenienti siano schifati perö che
se i ragi della piramide uisuale concorrino nel centro dello humore
graciale dinan(ji, allora conuiene siano diuisi insieme. Et quello che
fu destro sia fatto sinistro et quello di sopra diuenti quello di sotto,
et cosi tutto l'ordine della cosa ueduta sarä mutato, si come ageuol*
mente apparisce nella figura di sotto et cosi la spetie della cosa non
uerrä al luogo suo, ma uerrä alla parte contraria et cosi dalla parte su
nestra et delle altre differentie. Et perö acciö che questo errore sia
schifato acciö che'lla spetie della parte destra corra alla parte sinistra
cioe alla sua parte. Et cosi dell' altre parti conuiensi considerare se
alcuna cosa e tra lo humore graciale dinan<ji et tra il centro suo che
impedisca questo concorso, et perö la natura s'e ingegnata di porre lo
humore uitreo innanfi al centro humore graciale ch'e d'altra diafanitä
et trasparentia et altro centro acciö che'lla fractione cioe el rompimento
si possa fare in lui, accioche i rafi della piramide sieno dilungati dal
concorso nel centro dello humore graciale di che passa per tutti e centri
siano declinanti agli anguli obliqui sopra allo humore uitreo e d'una
altra diafanitä, conuiene che tutti i ragi si rompano nella superficie d'esso
Fol. 28^. humore uitreo, si come e certificato di sopra nelle fractione et perö lo
humore uitreo e piü denso dalla parte dinangi dello humore graciale;
perö che conuiene che'lla fractione tra l'andare diritto et tra'lla linea
perpendiculare da essere tirata et mossa dal luogo della fractione, si
come e fu manifesto nella multiplicatione delle spetie; per la quäl
cosa e bisogno che il rago M Q^ quando uiene nel punto Q^ nella
superficie dello humore uitreo che ä nome G D F non passi per
diritto andare nel centro A dello humore graciale, dinan(ji el quäle e
G H F, ma bisogna che si rompa nel punto Q^ trallo andare diritto
che e Q^ A et tra'l perpendiculare da essere menata dal luogo della
fractione el quäle e Q^ nello humore uitreo, la quäle linea perpendi*

110



culare e B L: perö che B L ua nel centro dello humore uitreo che e
B, et cosi la spetie et la similitudine destra anderä sempre secondo la
sua parte infino ch'ella uenga al punto del neruo comune che e C. Et
non e' anderä secondo la parte sinistra a uno medesimo rago che ä
nome P V et non corre nel centro A dello humore graciale dinanqi:
ma ronperassi per lo andare diritto. Ma corrono le spetie uniforme
ne in alcuno modo mutano il loro passamento retto sanza la torte<ja
de' nerui sanga linea fluat (sie) tortuosa, non secondo linea retta: sicut
facit in corporibus mundi inanimatis, dum cum inanimatum sempre
uadia per uia recta.

19. Vna linea contiene li centri di tutte le tuniche et di tutti gli hu#
mori et pruouasi perfetto inperö che non potrebbe altrimenti la luce
entrare in tutte le tunici, la luce e in tutti gli humori o alcuno rago et
non potrebbe non rotto et per consequente la certificatione non po#
trebbe essere per diportatione dell'occhio dallo extremo allo extremo,
la quäl cosa e falsa. Di tutti li ra(ji nascentisopra il uedere e necessario
uno solo trapassare non rotto. Per la quäl cosa le spere [. . .] e im#
possibile con una linea piü perpendiculare. Addunque la raggiosa
della piramide sotto la quäle la cosa si uede, tutta la cosa si uede tutta
si rompe. Nello entrare della glaciale interiore e rotta quella linea la
quäle trapassa per tutti i centri la quäle si chiama Assis, il uedere nel
glaciale. Questo s'amaestra per isperimento imperö se gli altri in qua?
lunche tunica o uero humore uenga offensione saluo alla glaciale, per
medicina riceue la curatione et sanasi et restituisce el uedere. Et essa
corotta si corrompe inrecuperabilmente il uedere. Per questo e fatto
nella glaciale l'ordinatione della spetie, si come della cosa che fuori la
possibilitä apparisce non ostante la piccoleqa della graciale, imperö
che tante sono le parti minime di grandega quante sono le massime.
E'lle spetie si riceuono la materia. Addunque qualunche cosa sia uisi*
bile della quäle si uegga la sua spetie distintamente et ordinatamente
puö essere riceuuta nello humore glaciale, la quäl cosa se non fusse
fatta, l'occhio distintamente non uedrebbe la cosa imperö che se'lla
spetie delle due parti della cosa uisibile in essa medesima parte della
glaciale si riceuano non si cognoscerebbono distintamente dalla cosa

111



per la confusione delle forme in essa medesima parte. La comprensione
delle cosa uisibile e fatta per la piramide radiosa, la certificatione della
apprensione et per Tasse trasportata sopra alla cosa uisibile. Perö
chella piramide radiosa impresa dall'occhio uisibile rapresentata la
Fol. 28". cosa all'occhio. Ma la certificatione e fatta del uisibile per lo gira#
mento dell'occhio sopra alla cosa, la quäle e fondamento della pira*
mide, auenga idio perö che tutta la piramide sia perpendiculare sopra
alla pupilla dello occhio cioe della glaciale anteriore, per tanto non
sopra tutto l'occhio onde quella perpendiculare che si dice Assis, la
quäle non si rompe rapresentata la cosa efficacemente. Et gli altri ra^i
ancora li quali sono piü presso et piü forti et piü potenti nel rapresentare.
Addunque a questo l'occhio si gira accioche la cosa la quäle e insieme
a esso si rapresenta sotto la piramide, per questa perpendicularmente
et successiuamente nascendo si discerna. Questa certificatione dice
l'auctove del uedere che niuna cosa uisibile tutta insieme si uede ma
nella mutatione della piramide. Onde dicono tutti e parlanti che ogni
cosa la quäle si uede sotto l'angulo o uero la forma del triangulo.

20. Non esser ueduta la cosa sotto qualunche angulo imperö
conuiene la uisione sotto l'apuntatissimo degli anguli cioe l'angulo
contingente imperö che quello angulo, si come pruoua Euclidis, e
indiuisibile l'angulo sotto lo quäle si uede per [ . . .] si diuede per lo
quäle si compie la uisione della cosa. Et piü largamente e diterminate
la grandega dello angulo sotto et quäle puö essere la uisione, imperö
che'l diametro del foro dell'uuea, si come la notomia amaestrerrä, et
quasi diametro come del discrittibile quadrato in tale spera uuea.
Addunque se dagli extremi di questo foro della linea si menino al
centro, costituiranno angulo retto. Questo apparisce imperö che dagli
anguli del quadrato della menata linea ortogonalmente si se [. . .].
Addunque se nel centro dell'uuea fosse la uisione, si uedrebbe expres*
samente sotto l'angulo retto, se'l diametro del foro fusse lato del
quadrato expressamente. Et era il centro dello occhio della piramide
radiosa e'l uedere essere fatto sotto corta piramide per l'angulo inco«
minciato delle predette cose. Questo apparisce imperö che tutti i ragi
della piramide excetto che uno occorrente nella glaciale interiore si

112



ronpono, come e detto dal perpendiculare. Ne si constringono piü
oltre nel comune. Auenga idio addunque cheUi ragi se inchinino
all'angulo, non pertanto s'appichano angularmente se non pure in*
maginariamente. Onde quando la spetie peruiene allo humore uitreo
cioe glaciale interiore secondo la legge degli spiriti maggiormente
procede, che secondo la legge della dyapanitade, perö che si inchina
secondo la uia degli spiriti che ui sono al neruo comune cioe il neruo
ottic[e]o. Addunque imperö quanto li ragi declinano piü appuntato
tanto piü la spetie si rauna et costringesi, e necessitä come per sequente
se impedisca alcuna cosa, per questo la quantitä della cosa si uegga
minore nello occhio. Ma alla cognitione della cosa non basta, imperö
che'lli ra<ji nascono sopra all'occhio si riuiuorisce [...]. lo dico sirinui*
norisce imperö auenga idio che per li nascenti soli perpendicularmente
la uisione e fatta et certificata et distinta principalmente. Per tanto
certa cosa che auenga iddio che'l punto segnato nel uisibile se ueggia
per lo suo rago toccante l'occhio perpendicularmente, niente di meno
come apparisce per le dette cose, tutto il uisibile occupa tutta la pupilla
et segno e'l mouimento perpendiculare cioe il rago nascente obliqua*
mente et quello si cuopre piü amplamente fuori della piramide radiosa,
si ueggono alcune cose della piramide; l'angulo e di minor larghega
[. . .] che abbiamo se'lle equale cose possono essere uedute con uno
sguardare. Addunque quelli ragi equali uegnenti sopra all'occhio in
alcuno modo muouono et toccano gli occhi per li ragi rotti nello entra#
mento et declinanti al centro acciö cotali cose l'occhio debolmente si
cognoscano. Et quelle cose le quali sono oggiette all'occhio agieuol*
mente, piü efficacemente si rapresentano e'ssi piglano et come e el
punto rapresentato per diuersi ragi rotti.

21. La operatione del uisibile nel uedere essere dolorosa, questo
si pruoua imperö che l'operatione uisibile e d'uno genere. Conciö sia
cosa addunque che l'operatione sia offensiua et patisce dolore sensi*
bilmente nel uedere nelle forge delle luci seghuitando tutte le ope* Fol. 29'.
rationi delle luci essere tali, auenga idio che non pendano et questo e
l'argomento del phylosopho nel capitolo della qualitä del uedere, et
uedesi seghuire dal necessario: imperö che niuna cosa uisibile e tanto

113 8



diletteuole all'occhio che nollo faccia stanco colla continuatione del
riguardare, della quäle stanche(;a si uede esser il procedente raguar*
dare. Questo phylosopho della prospettiua, benche e philosophi trac#
tanti le cose natural! dichino imperö che la cosa sensibile e perfectione
del senso. Addunque non u'e inducente a tristitia nell'atto del sen#
tire. Sensia nel modo dello attiuo ne si uede costringere se il sensi*
bile excellente induce dolore. Addunque me<^anamente imperö che'l
mouimento grande aggraua, il mouimento megano gioua et allegra.
Addunque si ristrigne quello che qui si dice alla prolungatione di
qualunche uisione e brieue ragguardamento.

22. E mathematici ponenti essere el uedere fatto per li ragi ris*
plendenti et nascenti dallo occhio superfluamente essere sforzati o
uero raunati imperö ch'el uedere e fatto sufficientemente per lo predetto
modo, per lo quäle possono essere salue tutte le cose apparenti intorno
al uedere. Addunque e soperchio si e porre li raqi. Questo dico se#
guitando l'orme dello libro dello auctore della prospectiua: auenga
idio che Alchindo insegni altro del riguardamento. Altra cosa con?
sentono e Platonici et altra cosa ueghono / phylosophi sapere i molti,
Aristotile in sensu et sensato contra a Piatone et altrimenti, nelli quali
uenerabilmente si ueggono la quäl cosa la uirtü della anima alcuna
cosa adopererebbe nel lume dell'occhio altrimenti che qui sia inuesti*
gato. Qualunque razi risplendenti et nascenti dall'occhio sopra il
uisibile, e impossibile bastare alla uisione, la qualcosa si pruoua, im*
perö che se gli ragi si pongono a uscire dell'occhio sopra alla cosa
uisibile quasi contingente o ueramente ritornano all'occhio o no. Se
non ritornano, non e fatta la uisione per quelli, conciö sia cosa che
l'anima non escie del corpo se tornasseno come ora sono gli animali.
Or sono tutte le cose uisibili specchi reflectendo gli razi. Piü larga*
mente si ritornano cholla forma della cosa uisibile all'occhio essa luce
imperö indarno [. . .] [o uero la forma uisibile all'occhio essa luce in*
damo] escono o uero la forma uisibile s'infonde per la uirtü della luce
in tutto il mego. Non e addunque necessitä che si richiegga quasi che'ssi
richiegga de' razi piü amplamente, come alcune cose per la uirtü dell'
occhio si distenderanno infino alle stelle. Se ancora il corpo si dissolui

114



nelli spiriti il lume naturale dell'occhio per la sua raqgositade compor*
tare al uedere: imperö che'll'occhio, come dice Arisfotile, non solamente
sostiene, ma ancora fa come splendienti corpi imperö che'l lume na#
turale e necessario all'occhio dal trarre le spetie uisibili et a compiere
la proportione alla uirtü uisiua e imperö che'ssi difFondon la uirtü
persolare, ma per lo lume dell'occhio. Quinci disse AristoHle che
quando el mouimento e forte al di fuori e fatta la uisione. Et quando
el mouimento e forte dentro, si come apparisce nel rago del sole brutta'l
uedere: et non sofferrä se essere proportionato dal uedere et cosi
addunque imperö che in alcuno modo e fatto il mandamento de' razi.
Ma non nel modo platonico accioche li razi mandati fuori dell'occhio
non si disfaccino quasi in forma uisibile non tinti, ritornino nuntianti
alcuna cosa all'occhio, ma operano alcuni razi nel uedere nel modo pre#
detto. La quäl cosa apparisce imperö che il uedere in tutte quante le
CO (se) e d'una ragione. Conciö sia cosa addunque che certi animali
bastino per lo lume degli occhi a dolor uirtü multiplicatiua da essi
possino essere ueduti di notte: per questo seguita lo lume dell'occhio
opera alcuna e nel lume. Et non diffinisce alcuna cosa piü oltre faccia
se non seguendo l'orme di questo auctore, si come e detto, nulla essere
ueduto sanza luce; imperö che il colore sanga non puö efficacemente
raggare, imperö che la prima cosa in ogni generatione et di tutte le
cose di poi et prima i raggamenti della luce, perö ogni altra si cagiona
da essa. Addunque il colore efficacemente non puö ragare se non e
alla luce alla mescolata. El punto piü prossimano ella luce d'uno
corpo piü forte che nel piü rimosso imperö che la multiplicatione del Fol. 29''
lume nel punto piü rimosso per l'abondanza de' razi cadenti piü ob?
liquamente et per sequente de' deboli razi e'lla luce nel punto piü tu
prossimano a fortega per congiugnimento de' ragi del suo fönte lo
quäle e maggiore. Le piramidi piü brieui essere piü lontane non proce?
denti da quella medesima base piü forti et parte piü deboli essere piü
brieui imperö che egl'e necessitä le ottuse piü, si come apparisce per
lo primo de Euclide. Ma nelli piü ottusi de' ragi ad esse intersecando.
Quanto l'angulo e piü conale et piü ottuso tanto maggiormente per li
diuersi lati s'aprossima al pressamento. Verbi gratia. Sia la piramide

115 8*



Ottusa ABC, conciö sia cosa addunque il lato A C nel D et B C,
nel E conciö sia cosa addunque che l'angulo A C B sia pari all'angulo
E C D, imperö e contraposto ad esso, tanto gli altri due appariscono
essere minori, quanto questi due sono maggiori tanto gli altri apparisco«
no essere minori, et tanto gli altri raqi come C D et tanto e piü presso
el rago B C et e conuerso et quanto l'angulo e maggiore e D C E et
ella proprietä della luce accioche quanto e presso all'altra sia fatta piü
fortemente l'una et l'altra. Addunque sono queste le piü forti pira*
mide piü di lungi alla luce sono piü brieui naturalmente ne sono
per cagione di prima, 18^ propositione; ma'llo contrario assegnata
nella piramide piü di lunge ella luce raunata intorno al [. . .] maggior*
mente che nel piü brieue. Et per questo passa il piü brieue semplice*
mente per tanto sono le piü forti et piü brieui. Ora sono poste le
piramide piü remote.

23. Ogni corpo uisibile auere raggi imperö che niun aaltra cosa e il
raggio se non figura di cosa uisibile per lo porgimento fatto nel di#
ritto, per tanto li corpi luminosi dicono principalmente raggiare che
colli ragi illustrano l'altre cose. E il sole del quäle [che] grandemente
sono li ragi sensibili le linee ragose essere fatte nascenti dirittamente
sopra all'ochio, la quäl cosa e manifesta imperö che seile figure della
cosa uisibile distintamente non scorgessero l'occhio non comprende*
rebbono le parti della cosa distinta ne potrebbe essere la distintione
delle figure partiali et delle rapresentanti le parti alla cosa. Se non le
distinte linee imperö che altrimenti insieme si confonderebbono et
confusamente si rapresenterebbono le cose all'occhio piü largamente
dalle linee dirette fosse cessa la uisione intra la cosa uisibile e'l uedere.
Addunque e lo opposito, la cagione l'occhio non ordinerebbe. Alla
quantitä non si de' piglare se egli non fosse ritondo imperö che piü
tosto per molte da essere preso necessariamente e la ritondega cioe
per la ageuolega del mouimento dell'occhio. Et piü se quella parte non
si muta per la quäle non si muta, non fosse sperica, non uedrebbe in
uno aspetto se non quella cosa la quäle apparisce pari ad esse, imperö
che la uisione e per le diritte linee nascenti sopra el uedere perpen*
dicularmente. Il concorso delle linee nascono nel centro dell'occhio,

116



come di sotto s'amaestra, imperö che se fusse della superficie piana
non uerebbono le perpendiculari sopra a essa dalla superficie pari
allui. Verbi gratia. Sia per impossibile la superficie piana dell'occhio
A B, la cosa ueduta C D. Sia ueduta addunque dal punto si meni
la perpendiculare la quäle cade sopra il D, ancora dal punto A, si tragga
fuori l'altra perpendiculare la quäle caggia sopro il C. Addunque con* Fol 3(y.
ciösia cosa che A B C D siano pari momenti distanti, questo si pro*
ponghi imperö che di poi niuno inconueniente seguita, sarä la linea
A C perpendicularmente tratte per ypotesim dalla linea pari B D et
per consequente la linea B A pari al D C, si come apparisce per la 33
et 34 de Euclide. Et cosi la cosa ueduta non puö trapassare la lar#
ghe<ja del uedere, la quäl cosa se ella e falsa, seguita che l'occhio non
sia della superficie piana maggiormente della sperica nel centro doue
della quäle possono e ragi perpendicularmente cadere dal lungi con
maggiore grande<ja. E piü la ritondega la capacitä dentro, imperö che
la figura e capacissima delli corpi ysuprametrij cioe delle figure
misureuoli, necessitä e l'occhio loce aspramente alcune cose delli corpi
constituenti mancare nel coprimento. Verbi gratia il grasso sodo cioe
il biancho che circunda l'occhio, se tutto el circundasse, l'occhio
uedrebbe niente, imperö che esso manca dalla diafanitade. Similmente
la copritura delle neue il bianco dalla parte dinanci. Similmente la
ghiaccia mancha dalla tondega.

24. I corpi di diüerse superfici si righieggono dalnecessario all'oc?
chio da essere const(it)uito. Oue apparisce imperö che quella parte doue
apparisce nella quäle risplende la forga uisiua e molto tenera et passi*
bile imperö laguardatura eaquidosaettenerissimacompositione, altri*
mentri imperö che non ordinerebbe alla sottiglega degli spiriti in?
uisibili uegnenti dal cerebro. Altrimenti ancora le figure delle cose
uedute non riceuerebbe essere sotto inmateriale et grosso, non po#
trebbe essere riceuuto il toccamento di quelle se non in sottilissimo
corpo et questo ageuolmente si corronperebbe, se non si circundasse
dagli altri piü forti. Quinci e la dispositione dell'occhio. Come sia
la tunica di fuori la quäle si dice consolidatiua forte et grassa a rite*
nere l'occhio tutto nella dispositione sua intraila quäle e la tunicha

117



si dice [. . .] imperö cheila si dispone dall'aria et e diafana uia di so«
pra alle figure intra questa ella tunica la quäle si dice uuea, imperö
cheUa e nera et simile all'uua che si iscura in essa lo humore nel
quäle risplende il uedere: il quäle humore se al quanto non oscurasse
le figure uisibili non apparirebbe in esso, et questa tunica e forte si
che non suda per questo lo humore che e in essa si contiene auente
nelle parti dinan(;i di lui el foro circulare accioche trapassino per
quelle le spetie del quäle foro del diametro. E intorno la quantitade
del lat[t]o del quadrato intraUa spera uuea disentibile. Intra queste
tuniche et lo humore albumeo all'albume dello uouo diafano cioe
acciö che per esso humore liberamente acciö chelle spetie si dipartino
accioche I'umido humidisca lo humore glaciale perche la tela che'Uo
circunda non si corrompa per secheca intimo humore el glaciale e
simile alla ghiaccia humido come della luce possibile et non per
guardatura del sole ma per possibilitade del senso et e sottile accioche
ageuolmente si muoua. £ alquanto spesso acciö chelle spetie possino
essere spesse in esso imperö che altrimenti sarebbono uane. Et questo
humore si diuide in due parti. Ae. n. (sie) la parte dinangi portiore
della maggiore spera concentrica a tutto el cerchio dell'occhio et pari*
mente distinte alla parte dinangi del uedere. Ae (sie) ancora portiore
cheUa parte si dice uitrea e dinangi et piü sottile cheila parte innangi
a queste si circunda d'una tela la quäle si chiama ragnea simile alla
tela del ragnatelo. Lo officio della quäle tela e contenere quello hu*
more fluido. Et cosi secondo questo phylosopho, l'autore della pro=
spettiua. L'occhio ä tre humori et quattro tuniche come e detto, et altri
che piü diligentemente riguardano l'anatomia pongono si come si
legge nel libro delle electioni che l'uuea ä il nascimento della madre
dura, le quali sono due tele circundanti del cerebro et suggiungono
coll'occhio manifesta per tre humori et sette tuniche delle e con#
giuntiua ouero consolidatiua. Ancora diuidono la cornua in due
parti. La prima si chiama cornua. La seconda scrosi. Et similmente
diuidono l'uuea della quäle l'una parte cioe quella dinangi si
dice uuea et quella di drietro la parte secundina: similmente la
Fol. 30". ragnea della quäle la parte dinangi si chiama ragnea et quella

118



retina: cosi pertanto il diuidere non e cura a questa phylosophia
la quäle solamente considera quelle cose le quali s'appertengono
ad excentritade o uero alla concentritato (sie) rompimento et diricja?
mento. Come e [il Creatore] di necessitä ridutta ad humiditade; gli occhi
e sensi due sono per benignitä del creatore imperö che se uiene offen*
sione all'uno, all'altro rimanga ello origine loro e questo imperö che
dalla parte del cerebro nascono e nerui ottici, come innanzi e detto,
diritti o cauati e quali ramificano in due fori concaui sotto la fronte
li quali s'alargano et e fatta la creatione dello occhio sopra la extres
mitä de nerui. Addunque le spetie in tutti e ragi nascenti sopra le
cose uisibili l'uno per l'altro si riceue, che se queste cose non si unis*
seno parrebbono due. Si come ancora per adrieto e manifesto imperö
chelle spetie parebbono due riceuenti per li due occhi nel comune
neruo essere congiunte le spetie essere unite. Eile spetie constituenti
l'occhio e necessitä alcune essere excentriche per la presteqa. Queste cose
appariscono che conciö sia cosa cheila spetie della cosa uisibile pira«
midalmente nasca sopra all'occhio della quäle le piramide il cono in*
maginabile nel centro dell'occhio ne ua se niuna del dyafano li ragi
concorrenti in quel centro et procedenti oltre si segherebbono nel
centro. Eile cose destre parebbono sinestre eile sinistre destre, sog?
giugne la natura cholla glaciale dinanzi ancora abbia il centro colla
Cornea et collo humore albugineo acciö che lle spetie trapassanti esse
per esse non si ronpino innangi che uenghino alla for(ja sensitiua la
quäle risplende nella glaciale concorrente asse la quäle e essa excen?
trica sello humore uitreo e piü sottile che el glaciale dinangi dispar*
tonsi li ra<ji dal perpendiculare et di quinci per la uia delli spiriti si
trasporta la spetie per insino al luogo del giudicio interiore. Vna
linea contiene li centri di tutte le tuniche et delli humori. Et questo
si pruoua per effetto imperö che altrimenti non potrebbe entrare in
tutte le tuniche et delli humori la luce ne alcuno rago. Tutte le tuniche
e lli humori nel luce non e alcuno razo ritornare se non e rotta et per
consequente la certificatione non potrebbe essere per [qualunque ra<;i
risplendenti et nascenti sopra l'occhio sopra il (ui)sibile. £ impossi*
bile bastare alla uisione la quäle si pruoua imperö che se gli ra<;i si

119



pongono allo uscire dell'occhio sopra alla cosa uisibile quasi contin?
genda o ueramente ritornano all'occhio o no. Se non ritornano non
e fatta la uisione per quella conciö sia cosa chella anima no ne esca
del capo come or sono eglino animati. Or sono tutte le cose uisibili
specchi refletti de li ra<^i piü largamente si tornano colla cose uisibile
cioe la ferma della cosa all'occhio essa luce imperö indarno escono o
uero le forme uisibili si difendono per la uirtü della luce in tutto el
me<jo non e necessario che ri richiegga quasi da messi delli ragi piü
amplamente, come alcune cose per la uirtü dell'occhio si distendono
insino alle stelle; se ancora tutto il corpo si dissolue nelli spiriti il
lume naturale dell'occhio per la sua ragosidate comportare al uedere
imperö chell'occhio come dice Äristotile non solamente sostiene ma
ancora fa come i splendenti corpi imperö che il lume naturale e ne«
cessario all'occhio ad alterare le spetie uisibili et compiere la proportione
uisibile alla uirtü uisiua imperö chessi difFondono per la uirtü solare
ma per lo lume dell'occhio connaturale si contemplano all'occhio.
Q3ai(n)ci disse Äristotile quando el momento e forte al di fuori e fatto e la
uisione e quando el mouimento e forte dalla parte dentro si come appa«
risce nel razo del sole brutta il uedere. Et non sofferä essere proportio*
nato da uedere et cosi apparisce imperö che una apparisce imperö che in
alcuno modo e fatto il mandamento de' razi: ma non nel modo plato=
nico accioche li razi mandati fuori dell'occhio non si disfaccino quasi in
forma uisibile et non tinti ritornino nuntianti alcuna cosa intorno all'
occhio. Ma operano i razi nel modo predetto la quäl cosa ancora
apparisce nel modo del uedere imperö ch'el uedere in tutte quante
l'anime e d'una ragione. Conciö sia cosa adunque che certi animali
bastino per lo lume delli occhi dare a colori uirtü multiplicatiua da
essi possono essere ueduti di notte come lume et non diffinisco se
alcuna cosa piü oltre faccia se non seguitando l'orme di questo auctove,
Fol. 3F. si come e detto e nulla essere ueduto sanza luce imperö che il colore
san<ja luce puö efficacemente raggare imperö che la prima cosa in ogni
generatione e cagione di tutte le cose, di poi e prima el ragiamento
della luce imperö ogni altra si cagiona da essa. Addunque el colore
efficacemente puö ragare [. . .] la luce alla mescolata] il uedere nulla

120



comprende se non e presentato dalla proportionale distantia. Per certo
la distantia o uero il uisibile rimouimento si richiede alla uisione im«
perö che la cosa uisibile si sottoponga all'occhio non si profonda
nella luce, per consequentia non püo muouere il uedere. lo dico che
se esso uedere sia luminoso come nella 46' e, toccho non e imperö il
uisibile se non per la lume contemperato all'occhio si(a) proportionato
all'occhio. Ondealcuniuecchiueggonomeglo nella maggiore distantia
che nella minore imperö che il lume degli occhi loro il quäle e molto
ma non chiaro si rasserena nel discendere et essere nato alla spetie
della cosa uisibile si profonde acciö che piü efficacemente muoua. Et
altri sono ancora el lume loro e poco et non sereno, et questi ueggono
dal piü prossimano. Et sopra tutti quanti gli altri li quali änno gli
occhi profondi ueggon dalla cosa piü rimossa che gli altri pari imperö
che li ragi luminati risplendenti dall'occhio non cosi dispargono si
come dagli occhi pereminenti et raunanti sopra la cosa uisibile si
porgono piü forte gli oggetti soli dirittamente essere ueduti ageuol*
mente. Questo apparisce per le predette cose imperö che'l uedere e
fatto per la piramide radiosa dalla basa opposita sopra el u'edere nas«
cente perpendicularmente, ancora e fatto il uedere per li ragi fuori della
piramide nascenti sopra l'occhio. Ma sopra l'occhio non possono nascere
se non quelli li quali [non possono nascere] caggiono se non nella super*
ficie dell'occhio. Ma per lo contrario del suo occhio si rapresentano
all'occhio. Dico dirittamente essere ueduti perö che reflexiuamente
alcune cose si ueggono negli specchi altrimenti come di sotto si di*
mostra: niuna cosa se non proportionalmente in quanto la ragione
della cosa e imperö che come apparisce di sopra, il uedere e fatto per
la piramide radiosa della quäle basa e'lla cosa ueduta. E necessitä
quello chessi uede essere quanto diminuto proportionalmente quanto
non ne addunque imperö che tale suo ydolo non basterebbe all'occhio
efficacemente inprimere, si come dice la 43. propositione, il corpo di
excellente grandeza in uno sguardo si come apparisce per la 39. Ad#
dunque o punto linia el punto ä bisognio di quantitä, la linia di lati*
tudine, non e parte dell'aere ä bisognio di quantitä di latitudine abbi*
sogni la linea caret di latitudine, non e parte dell'aere ma il punto

121



adunque ä bisognio di quantitä et la linea manca di latitudine el quäle
el punto si discuopre la luce et ancora la linea mancante di latitudine
perche niente e corpo. Corpo niente riceue luce se non e corpo et
perche niente riceue luce se non e corpo niente peruiene la luce nello
aere el quäle e tra'l foro el quäle e istante el primo che peruiene alla
luce el quäle e tra'l foro ella parte d'esso. £ diuerso dallo istante lo
quäle e si discuopre dalla parte d'esso el quäle e intra'lla parte d'esso
e diuerso lo istante e quäle si discuopre. [El primo chessi.] Ma tra
ciascheduno due istanti e tempo in mezo luce la quäle e fuori del foro
et dentro dal foro ma quello tempo molto si nasconde al senso per la
uelocitä del mouimento del foro et della luce et dello aere. Et simil*
mente quando el uiso fosse opposito alla cosa uisa di poi che u'era
cosi l'aere portante alle forme portante al foro della cosa uisa con#
tingente la superficie del uiso da poi che niente fosse differente o uuoi
portante alla forma. E dentro del concauo del neruo comune se non
e in tempo. Ma '1 senso carente o uuoi bisognioso della uia della
comprensione per la sua paruitä et per lo suo errore et per la debilitä
sua a comprendere quello che infine della paruitä; questo addunque
e rispetto o del tempo o del uiso con uno istante et anche il menbro
sitiente non sente la forma adueniente adesso se non quando da quelle
patisse. Adunque non sente el colore in quanto colore ne ancora luce
in quanto se non il colore in quanto colore se non poi che e apparito
Fol. 51". dalla luce et dal colore. [Malla passione della luce et della forma e
della luce et del colore. Ma la passione della forma.] Ma la passione
della luce e del membro sitiente et della luce et del colore et quanta
alteratione benche sia poca. Ma nessuna alteratione non e se non e in
tempo. El uiso il colore non comprende se non e in tempo. El uiso
ancora non comprende il colore altro in quanto alla forma della su*
perficie et del menbro sitiente. E al concauo del neruo comune esso
sarä comprensione del colore in quanto colore et la luce in quanto
luce. La luce e in quanto el tempo sequente. El tempo il quäle per«
uiene alla forma et dalla forma alla superficie del menbro sitiente et
al concauo del neruo comune et ancora istante el primo peruenisse
alla forma et alla superficie del uiso lo quak e primo istante nello

122



quäle istante el primo difFerente dalla forma del primo puncto della
superficie del uiso quando el uiso fusse opposito alla cosa uisa da poi
non fosse istante cosi poi chello occhio auesse aperto le palpebre per*
che elleno fosseno chiuse, el primo che contingesse da poi che l'occhio
auesse aperte le palpebre perche elleno fosseno chiuse cosi el primo
che continge la superficie del uiso o uuoi la forma o dell'aere o uuoi
dell'aere differente. La forma di quella cosa uisa e uno punto o linea
concorrente di latitudine da poi l'una parte si fa insino aere differente.
La forma parte dalla superficie. El uiso per lo quäle peruiene la forma
apresso el contatto di quello punto carente di quella quantitä [o uuoi
punto carente di quella quantitä o ueramente punto carente di quella
quantitä] o uuoi di quella linea carente della quantitä o uero linea
carente della latitudine della superficie del uiso el punto carente della
quantitä innan^i alla linea carente della quantitä della superficie dell'
aere differente dalla forma o uuoi dalla luce et del colore peruiene [a]
niente uiene dalla forma et dal colore non sarä se non la superficie
del uiso; perche el minimo della superficie et del uiso peruiene alla
luce et conferma del colore. E'ssarä se non la superficie per che uiene
la luce e'l colore nel uiso o diuerso dallo istante il quäle e primo
istante al quäle continge l'aere differente ella forma eUa superficie
del uiso quando el uiso fosse opposito alla cosa uisa arä aperto alle sue
palpebre poi chelleno fosseno state chiuse perche non peruiene la
forma della luce in alcuna parte del menbro sitiente, se non e in tempo
perchello istante il quäle accade el senso del colore doue appare in
quanto luce, e diuerso dallo istante lo quäle e differente dal uiso.
Abbia (mo) detto che l'uomo conprende el uiso ella luce e'l colore
et come conprende la quiditä del colore el della luce et come e' com*
prende la qualitä della luce.

25. El vedere non essere tatto se non per mezo dyafano, della
quäl cosa la ragione e cheUe spetie non si multiplicano se non per li
corpi dyafani: la sottigleza de' quali ordine cholle forme da essere
moltiplicati come sanza materia cioe sanza conditioni materiali. Come
e possibile chessi appresentino o uero impressino all'occhio imperö
pertanto che ogni cosa e prenditiua della influentia Celeste. Certo che

123



ueruno corpo mancha al postutto per lo riguardamento. Conciö
sia cosa che comunemente al priore et superiore e inferiore di qui e
che niuna densitä o corpo uieta al postutto per lo riguardamento et
trapassamento delle spetie auenga idio che a noi si nasconda. Di qui
dicono uedere i lupi ceruieri per mezo le parete. Ogni cosa ui e neces*
sitä trascendere nella densitade della quäl cosa e la ragione. Imperö
che niuna cosa puö essere colorata o luminosa se non la densa: piü
largamente non potrebbe muouere la glaciale se nel riguardare la
trapassasse piü che uerun'alt(r)a cosa si uede sanza luce et se quella
si uede prospicua si come l'aere: la luce non potrebbe essere perspi«
cua in essa et fissa in essa. Della quäle sanga mescolamento niuna
spetie puö ra?<jare. Come appare nella 47, imperö che'ssi muouono
insieme la luce e'l colore. Tutte le cose le quali si ueggono da essere
compreso nel tempo. Imperö in mutatione insensibile non e fatta se
non e nel tempo si come e le illusioni de' sensi amaestrano nella ueloce
Fol. J2^ amaestratione trasportante d'alcuni. Et piü largamente la distinctione
appare della cosa non essere fatta se non nel tempo imperö si uede il
punto circulo [. . .] piü il cielo uelocissimamente si muoue. Ne per
tanto si perpende se nel tempo recettibile piü auenga idio che secon«
do alcuni la mutatione puö essere fatta per tanto, questo di questa
phylosophia, come di sotto si dimostra, nel circulo pertanto la certi*
ficatione del uisibile. La cosa uisibile non e fatta se non nel tempo
della trasportatione della assis radiale sopra la cosa ueduta, come
appare di sopra nella 38, la uisione non essere fatta lucidamente sanza
la sanitä dell'occhio. Imperö che questo si dice che'llo errore del
uedere alcuna uolta e dalla cagione exteriore per lo uscire della pro«
portione alcune cose delle conditioni necessarie al uedere come per du
stantia o uero per oppositione: o uero alcuna per la cagione interiore
si come ouero per deboleza dello occhio ouero per la pocheza nelli
spiriti o uero per infettione dello occhio et delle humore istrano o
uero per alcuna offensione. Le uarie et molte intentioni uisibili et al*
cune primeramente et alcune secondariamente essere comprese certo
come detto e 22 sono le intentioni comprensibili: distantia, sito, ess*
entia (. . .) Et cosi per tanto si comprende principalmente muouono el

124



uedere eUa luce e'l colore sigilianti gli occhi alle sue spetie et per con*
sequente l'altre di sopra nominate rapresentanti al uedere le qualifi«
cano sotto quelle medesime. Non tutte le intentioni essere comprese
dal senso spogliato el senso, imperö che alcune cose si comprendono
non per lo senso ma per la comperante uirtute distintiua, per la argo*
mentatione dentro mescolata riceuente [mente] altre cose. Ancora per
lo aiuto della scientia acquistata. Verbi gratia. Piglinsi due cose
indiuidue essere simili et la simiglianza nell'una et nell'altra e formal*
mente, non si comprende per lo senso solo ma per cognitione dell'uno
et dell'altro, similmente alla differentia de'colori et delle altre cose.
Et piü chella ueritä non si comprende per lo senso solo ma per di*
stintione delle parti d'essa la quäle fa la forza distintiua mediante la
uisiua et similmente le cose usate quando si ueggono subitamente
uedute si cognoscono. Et questo non e se non per la relatione delle
spetie riceuute all'abito della memoria. Et questo quasi per ragiona*
mento nelle distintioni delle ragioni de'uisibili inrecettibilmente essere
argumentato imperö che niuna cosa uisibile sanza distintione delle
intentioni uisibili sanga distintioni uisibili si cognosce ouero sanga
la coUegatione et relatione. Li conoscitori alle cose uisibili tratte dalli
sensi le quali non possono essere sapute sanza ragionamento, ma änno
bisognio del tempo recettibile la forza distintiua comunemente in
queste cose comprese. Imperö arguisce per lo riguardamento alle cose
notissime da se ne arguisce per compositione et ordinatione delle pro*
positioni, imperö chella forza distintiua comunemente in queste cose
nata arguire sanga difficultade la quäle aptitudine ancora naturalmente
nascela luce et il colore essere compresi dal senso spogliato, questo im*
perö piü si piglia perö che l'ultimo consentiente. Si tinge di questi la luce
e'l colore insieme coll'occhio intra mouimenti sola si discerne la uirtü
distintiua. Et per certo toccano la'ppella (sie) et muouono secondo quella
parte medesima. Addunque nel senso confusamente si riceuono essi per
lo senso et non possono essere distinti. Adunque non si distinguono
se non per la sperientia della luce et del colore et per la scientia aquistata.
26. La quiditade della luce et del colore non essere compresa
dal ueder solo, questo dice la quiditade del colore la spetie del colore

125



cioe spetialissima la quäle non si discerne se non per relatione alle
forme consuete. Similmente la quiditade della luce imperö che sia
luce del sole o uero della luna o uero del fuoco per iscientia si co*
gnosce, et non per lo senso quando per tanto il colore in quanto luce
dal senso spogliato si piglino niuna intentione uisibile fuori che'lla
luce e'l colore essere compresa dal senso solo. Si come la quiditade e'l
colore e infra tutte le differentie. E inmediatissima al colore. Ella
quiditä della luce e'lla luce. Se adunque le quiditadi non si pigliano
dal senso solo et l'altre qualunque intentioni, ma per distintione et
Fol. 32^. scientia per la quäle cosa apparisce che e sole et la luce e'l colore et
non la quiditä della luce o uero sono el proprio oggetto del uedere
el colore in quella cosa el quäle di prima a essere compreso per la sua
quiditade. Questo per le sopradette cose apparisce imperö che l'occhio
per lo suo tangimento si piglia et non la sua quiditade. Questo ap*
parisce imperö che il colorato posto sotto la luce oscura questo si
piglia per iscientia et argumentatione. Questo ancora per isperentia
imperö che posto sotto la luce el colorato oscura, solo la distantia di
mezo e certificabile et questo e per li corpi intragiacenti et continuati
et ordinati. Per certo la distantia uisibile non si comprende dal uedere
ma si cogle per la ragione et per questa cosa [philosophia cosi pero
che'lla cosa non si uede mediante le chiusure le quali tramezano el sito
et per questa philosophia] amaestrante imperö che'lla cosa non si uede
colle palpebre chiuse, el quäle si uede non essere accostante al uedere le
quasi uede quelle aperte. Consequentemente si coglie come quella cosa
la quäle si uede non sia accostata. Questo e posato nell'anima sanza
necessitä d'argomentatione che s'abbino a ridire. Ciascuna uisione dico
addunque che'lla comprensione della quantitä della distantia si piglia
alla quantitä de' corpi intragiacenti. Verbi gratia la nuolain piana terra
si uede congiunta al cielo, nella terra montuosa si uede proxima alla
terra imperö che in alcuno luogo non trapassano l'alteza de' monti. La
certega addunque della distantia de' nugoli s'achagiona per la apprens
sione della cosa intragiacente, che se i corpi intragiacenti non sono ma
confusi non potra certificare l'apprensione e'lla quantitä di questa
distantia piü che non sia la distantia del me(jo no ne attinge el uedere

126



a piena distintione delli corpi remoti intergiacenti per la debolega delle
spetie uisibili et per la distantia, come di sopra s'amaestra nella 18.
propositione. Sara certificata la quantitä della distantia per la resolu*
tione dello spatio intragiacente alla grande(^a della misura. Nota seien*
tialmente imperö che se le cose intergiacenti secondo el tutto parte
parimente le incerte non mai per esse si certifica la certa distantia,
adunque e necessitä ritrouare in essa alcuna cosa certa. La quäle la
notitia per isperimento sia nota intorno a tutto quello spatio si resolua
si come alla quantitä del piede misuranti o uero d'alcuna la quäle sia
pronta alla imaginatione del misuratore. La distantia dello origonte
apparire maggiore che di qualunque altra parte di qualunque emi«
sperio. Questo apparisce per la 63, imperö che per la distantia de'
corpi la quantitä si cognosce doue si uede maggiore grandege inter*
giacere ä necessitade acciö che ancora maggior distantia intrallo ori#
gonte imperö el uedente e'llo' intergiacere si uede tutta la larghega della
terra nichil uedente. Nulla addunque incomperabilmente piü distare
l'origonte che qualunque altra parte del cielo; l'origonte appare acco*
stante alla terra, la ragione di questo perö non si comprende lo spatio
tra l'ultima parte uisibile et la terra o d'esso cielo. La lungheqa de'
ragi essere compresa dal uedere. La quäl cosa apparisce per isperimento
nelli specchi doue appariscon le cose in extremitade delle linee rag*
giali le quali stima tutte essere parte in continuo diretto el quäle fa la
parte quando muoue el uedere. Onde la spetie mouente l'occhio non
solo mostra all'occhio esso oggietto ma ancora mego il raggio el quäle
essa spetie e'llo stremo nel quäle non puö essere fisso col raggio la
spetie imperö che esso detto raggio e semiglianga d'altro, per tanto
questa propositione delli raggi uscente potrebbe essere preso fortissimo
argumento. II sito della oppositione della cosa ueduta per distintione
essere compreso la mutatione del sito e inchiude tre cose: la diame*
trale oppositione della cosa et la oppositione per rispetto dell'occhio
secondo la direttega e"lla obliquitade et l'ordine insieme delle parti
della cosa.

27. La remotione della cosa uisa dal uiso non si comprenderä
per lo solo senso nella comprensione della remotione della cosa uisa-

127



e comprensione del luogo della cosa uisa nel luogo della compren*

sione della remotione d'essa solamente et per lo luogo della cosa:

essa si fa per tre intentioni cioe per la remotione et per la parte et

per la quantitä. Addunque della remotione perchella e intentione

della remotione e diuersa della intentione della remotione tra due

corpi: e priuatione di contatto e'lla priuatione contatto e diuersa, non

e la quantitä di quello spatio la intentione della remotione, in quanto

Fol. 33^. e rimotione per lo sito del luogo et della qualitä della comprensione

di tutti a due. £ diuersa della quant(it)ä della comprensione dell'altro

perche la [conjpriuatione del contatto e diuersa dalla parte. La com*

prensione adunque del luogo della cosa uisa nel suo luogo consiste.

La comprensione delle cinque cose cioe della comprensione della

luce, la quäle e in essa et della comprensione del colore d'essa et

della comprensione della rimotione et della comprensione della parte

d' essa et della comprensione della quantitä della rimotione; insieme di

queste si comprendono per se solamente: ne ancor si comprende

l'uno dopo l'altro ma tutti si comprendono insieme. Essi si com*

prendono per cognitione et non per argumentatione che si debba

ritrarre, et per la comprensione della cosa uisa nel suo luogo piü che

il ragginare ponenti i raggi che'lla uisione serra per la extremitä del

raggio exeunti dal uiso o che peruengono dalla cosa uisa et che la

uisione sarä per la istremitä del raggio. E änno contra a ragiona*

menti de' natuvali, dicente quando la uisione fosse per la forma ue*

niente dalla cosa al uiso e quella forma peruiene dentro del uiso, et

non ne änno saputo questi che la uisione non si compie solamente

per lo senso, ma per distintione et per cognitione et per argumen*

tatione interanda appresso alla uisione. Se addunque la uisione fusse

per lo solo senso, non si comprenderä la cosa uisa nel suo luogo, se

non da poi che fusse peruenuta alcuna cosa fusse, non si comprenderä

da esso et toccasse et sentisse quella, perche la uisione non si compie

per lo senso solo ma per distintione ma per cognitione, non fa di

bisognio la comprensione della cosa nel suo luogo sentiente luogo

extrinseco ad esso et contingente ad essa. Ritorniamo alla qualitä

della comprensione della uisione et diciamo la remotione della cosa

128



uisa non si comprende se non per distintione; con questa intentione
no ne dalla intentione si riposa nell'anima secondo i precepti la
frequentatione et la troppa intentione la quäle si riposa nella anima
sopra la uirtü distintiua, per la quäle cosa non e bisognio nella sua
comprensione di ciascuna cosa uisa circa alla uirtü distintiua ancora
appresso di ciascuna cosa. Ne ancora questa interatione non e se
non e nell'anima secondo e tempi passati. Sieche non [. . .] dell'
anima per li tempi passati per la troppa frequentatione et interatione
d'essa sopra la uirtü distintiua, per la quäl cosa non e bisognio nella
sua comprensione d'argumentatione reiteranda appresso alla com*
prensione di ciascuna cosa uisa, per che modo circa la uirtü distintiua
appresso alla comprensione et per che modo la intentione della remo*
tione si come l'altre circunstantie della cosa uisa antecedente. Et
perche si distingue la qualitä della remotione presso alle circunstantie
et intentioni della qualitä appresso di ciascuna cosa uisa, non com*
prende de la remotione le quali sono nella cosa uisa. Et per che
modo la uirtü distintiua comprende la distintione secondo che io
truouo. Quando el uiso tosse opposito alla cosa uisa lä oue e' non
fosse opposito, si comprende la cosa. Et quando el uiso arä compreso
et aperte le palpebre fosson chiuse o fusson opposite ad alcuna cosa
uisa, comprenderä quella cosa uisa: et quando arä chiuse le palpebre
guasterä quella cosa uisa et la comprensione d'essa guasterä la natura
dello intelletto, che quello auiene appresso alcuno sito et guastisi per
esso, non e fisso dentro ne fermo dentro al uiso la natura dello in*
telletto et che quello appare appresso al chiudere esso non e fisso
intra el uiso et quello e quel che fa entrare nel uiso. Et quando la
uirtü distintiua comprende quello che auiene nel uiso per lo quäle
el uiso comprende la cosa che auiene nel uiso, quello non e cosa fissa
fra el uiso et lo operante, esso e tuor del uiso et perche la uisione
si guasta appresso la clusione o uuoi el chiudere delle palpebre
appresso alla motione dalla oppositione et cosi appresso allo aprire
delle palpebre appressa della oppositione della uirtü distintiua et
quella che nel uiso non e amplicato quello che e nel uedere. Et
quando la uirtü distintiua et quando quello che si uede non e appli*

129 9



cato con quello chessi tra la motione. Et questo e qualitä della com«
prensione della remotione uisa, in quanto e remotione. Ma la uirtü
Fol JJ". distintiua non ä bisognio nella comprensione della [deH'anima] remo«
tione della cosa uisa a uedere quelle cose noi abbiamo diuise, perche
noi no ne abbiamo fatto qui se non per gran dichiaratione ella uirtü
distintiua comprende qui la conclusione sanqa bisognio di quella
diuisione; per la comprensione addunque della cosa uisa appresso la
oppositione appresso allo aprire delle palpebre per distrac tione di
quello appresso alla remotione della oppositione appresso alla con*
clusione delle palpebre comprende la uirtü distintiua che' IIa cosa ap*
plicata col uiso et fuori del uiso ch'esso non e applicato col uiso se*
condo questo modo, comprende la uirtü distintiua che traUa cosa sia
remotione per la frequentatione di questa intentione ella reiteratione
d'essa, se riposata nell'anima, sieche non si schorge se lo riposamento
e fuori del uiso et che tra ciascuna cosa ellanimo, perche'lla distantia
comprende che'lla uisione et per la distintione e extrinseca dal uiso
quando ell'istä quiescente nell'anima, intenderä la uirtü distintiua che
ciascheduna cosa uisa compresa dal uiso e intra essa e'l uiso et tra
esso e rimotione, et con questo come noi abbiamo detto di sopra, non
si comprende la remotione, non si comprende la comprensione col
sito. Et per che modo si comprende la cosa e'lluogo et la compren*
sione della quantitä della remotione dal uiso si diuersifica perche
alcune si comprendono dal senso del uiso et si certifica la sua quan*
titä et alcune si comprendono delle quali la sua quantitä non si certi*
fica e'lla remotione addunque si diuersifica et certifica la sua quantitä,
et alcune si comprendono, et alcune si certificano in ciascuna cosa
uisa la quantitä della remotione e intra alcuna cosa e'l uiso, imperö
che intra' Icuna cosa uisibile e'l uiso sono corpi ordinati et continuati.
E tra alcuna e'l uiso non sono corpi ordinati et continuati i quali
raguardano d'essi uisibili remotione. Li quali raguardano la remos
tione d'essi uisibili per quelli comprenderä quantitä di quelli corpi,
comprende la quantitä delli spatij sono tra'lle extremitä di quelli che
tra diuerse stremitä de' corpi risguarda la rimotione, la quäle e tra'l
uiso e'lla cosa uisa, delle quali l'una e la parte dello aspiciente et re*

130



motione della cosa uisa perche risguarda lo spatio ch'e tralla cosa
uisa e'l uiso. Addunche comprende la quantitä la remotione delle
cose uisibili delle quali la remotione risguarda i corpi continuati et
ordinati per la comprensione delle misure delli corpi ordinati ris«
guardanti la remotione di quelli. Alcune cose delle cose uisibili et
mediocre megana, alcune sono fuori della meganita per uera compren*
sione certificata per uisibili, de' quali la remotione e mezana et tra
essi e lo uiso et non si comprende dal uiso per quella comprensione,
per la quäle cosa el uiso arä compreso nelle nuuole nel piano et nelli
luoghi doue non siano e monti, oue stimerai che sia grande remotione
per rispetto de' corpi celesti, et quando e fossono continuate tra e
monti, forse si coprirranno la extremitä de' monti dalle nuuole,
quando le nuuole distanti saranno fussero coperte et applicate alle
nuuole de' monti et paiano insino alla cima de' monti; per questo ad*
dunque experimento si uede chelle nuuole et la loro remotione non
n'e istrana che piü di quelle sono propinque airalte<^a delle cime
delli monti, et quello si stima della remotione et stranietä et del quäle
errore e dichiaratosi. Poi che'l uiso non comprende la mensura della
remotione delle nuuole nel piano che'lla mensura della remotione
delle nuuole si comprenderä dal uiso. Quando saranno tralli monti
appariranno le cime de' monti di sopra. Et anchora questo si truoua
in piü uisibili i quali sono sopra la superficie della terra, cioe chelle
mensure della terra cioe che'lle misure della remotione non risguar*
dante li corpi ordinati et continuati [. . .] da questo. Et per quelli
addunque per li quali si manifesta questi cioe che'l uiso non com*
prende la quiditä della cosa; se non quando la remotione d'essa fosse
risguardante li corpi ordinati et continuati quelli corpi arä certificato
le misure d'essi. Come manifesta lo sperimentatore della casa per la
quäle non entra innan(ji Tora della sperimentatione. Siano alcune
pariete di quella casa scritto o uuoi disegnato uno foro et sia dopo
quello foro uacuato, la quäle uacuitä esso non ne abbia ueduto im
nangi quella ora: siano in quella uacuitä due parieti, l'una sia al foro Fol. 54\
propinquo al foro assai tra gli due. Sia l'altro pariete el propinquo
et l'altro sia coperto et in parte assai remota. El pariete piü apparente

131 9-



sia el foro, e leuato dalla terra distante tanto quanto l'aspiciente arä
guatata per esso, non ueggia la faccia della terra. La quäle e dopo el
pariete nella quäle e il foro per lo sperimentatore. Quando sarä en*
trato in questo luogo arä guatato in questo foro, uedrä insieme le
due parieti et non comprenderä la remotione che e tra quelli. Ma
sella remotione del primo pariete fosse grande remotione et stranea
dal foro, comprenderä due parte et parrä che si tochino insieme et
forse stimerä che sia uno pariete continuo. Et se il pariete primo
fosse remoto dal foro mediocremente et scorga siano presso aUui et
contingenti, et non sarä certificato la remotione che siano due parieti
stimerä la remotione che sia tra quelli, et quando arä compreso el
primo pariete el uiso quando fosse mediocre quasi propinquo et non
certificherä la remotione d'esso [fosse mediocre], la quäle e tra questi
due corpi per lo senso del uiso quando innanzi a quella. Ora non
arä ueduto questo luogo et ancora gli due parieti. Forse che com«
prende il uiso gli due corpi, come se essi si toccassino insieme, auenga
che d'essi sapesse innangi la distantia la quäle e tra quelli corpi cosi
fatti, non comprende la quantitä della remotione del primo corpo et
con questo comprende la forma d'esso quando non comprende la
quantitä della remotione, se non comprende tutti li risguardi eUa
remotione. Et se non comprenderä el uiso la quantitä della remo-
tione della cosa uisa, certamente per la comprensione della forma
della cosa uisa, se non per argumentatione. El uiso non arguisce
sopra alcuna misura se non per comperatione di quella misura a
quella giä compresa dal uiso. Ella misura allora compresa connessa
e niente e per lo quäle el uiso possa misurare la remotione della cosa
uisa. Se el uiso arä mensurato la remotione per altre cose che per
questi corpi, sarä la misuratione cosi et non certa. Non adunque si
comprende la quantitä della cosa uisa la remotione dal senso del
uiso, doue sia lo risguardante, la remotione d'essa di corpi ordinati et
continuati. Et comprende el uiso li corpi eile mensure et questa
sperimentatione la quäle noi abbiamo detto, ä molte simiglianije da'
uisibili, come di due arbori secondo che noi abbiamo detto nel
luogo, o legno posto per trauerso al foro secondo che noi ab«

132



biamo detto, del pariete primo ella remotione de' uisibili distante
insieme si comprendono dal uiso per la comprensione della uisione
la quäle e tra uisibili. La dispositione addunque della remotione
de' uisibili insieme sono appresso al uiso come dispositione
della remotione, perche due cose distinte et ordinate tra quelle
che fossono corpi ordinati et continuati, arä compreso el uedere
di quelli corpi e'lle misure d' esse comprendere la quantitä della
distantia, la quäle e tra quelle ueramente et similmente tra quelle
due cose uise fossono corpi ordinati et continuati, et fussono di molta
extranea remotione, si che non potesse certificare la misura la quäle e
tra' corpi et la remotione. Addunque e uisi non si comprendono se
non per la comprensione della uirtü distintiua perche quello adiuiene
alla uisione non ne auiene se non per extrinseca quantitä della res
motione de' uisibili, si comprendono per lo senso del uiso per uera
comprensione. Se nella remotione de' uisibili i quali risguardano e
corpi ordinati et continuati de' quali la remotione con tutto questo e
me<jana. El uiso ancor con questi comprende ordinati risguardando
la remotione et certifica le misure di quelli corpi. Ma'lle misure et
remotione non si certificano dal uiso in motione d'esse et non si
certificano dal uiso.

28. II primo addunque per distintione si cognosce imperö che
la cosa si crede ageuolmente essere per questi oppositi, imperö che la
sua forma nasce perpendicularemente sopra el uedere la quäl cosa
non potrebbe essere, se non si opponesse piü che'lla oppositione di
quello che si uede il sito della obli [. . .] essere compreso per com*
prensione di diuersitate di distantia delli istremi della cosa uisibile,
imperö che conciö sia cosa che'lla cosa si certifichi secondo quello Fol 34*
s'amaestra nella 62. propositione, e necessitä acciö che se gli extremi
si ritrouassino distare non egualmente acciö che'lla cosa riguardante
obliquamente l'ochio si giudichi. La terqa differentia obliquante
l'occhio si giudichi la terqa differentia del sito per l'ordine delle
spetie essere compreso nell'occhio, imperö che cosi si cognosce l'or«
dine delli parti della cosa distinta come apparisce nella 62. propo=
sitione et cosi si conosce l'ordine delle parti come apparisce nella 37.

133



propositione. Et cosi si conosce l'ordine della cosa ueduta. La figura
della cosa uisibile essere compresa per due ultime differentie del sito.
Verbi gratia: Per la maggiore distantia del mego quanto si piglia
delle stremitä si piglia la concauitä et cosi per lo contrario la cons
uessitä. Tutte le figure della incisione si comprendono per la coms
prensione dello ordine delle parti della cosa uisa.

29. La figura della cosa molto distante no ne essere certificata
della quäle cosa la ragione e imperö che'lla distantia non puö essere
certificata et per consequente ne'l sito ne la figura. La quantitade
dello angholo sotto el quäle si uede la cosa non bastare alla quantitä
della cosa uisibile da essere presa, la quäl cosa apparisce imperö
che'sse nell' occhio si producono li diametri seganti se medesimi
orthogonalmente et producansi insieme agli oggetti del diametro
quasi ageuolmente all'altre cose, et per consequente 1' occhio molto
obliquamente raguardante sotto el minore angulo dal lungi apparirä
all' occhio si come apparisce in figura. Ne tanto minore quanto l'an*
gulo, imperö che cosi no ne apparirebbe il circulo ma per la simig*
lan(ja della figura e falsa la comprensione della quantitade per la
comprensione della piramide raggiosa procedere et per comperatione
della basa alla quantitä dello angulo et la lunghega della distantia.
Addunque la cognitione sola della quantitade dell' angulo non basta
alla quantitä di scientia pertanto comporta a questo, si come apparisce
sopra alla 40. propositione, et 1' angulo si comprende per la dispo;
sitione della forma nello occhio. Ma perche essi raggi imperö perche
dair occhio si pigliano, come e amaestrato nella 66. propositione, non
e la certega della notitia della quantitade se non rapportando eguale,
imperö collo eguale la lunghega delli ra(j(ji alla basa eguale imperö
che nella anima tanto piü da insieme distare da 1' angulo le linie
procedenti quanto piü prossimamente si dilungano, et per conse«
quente tanto piü maggiormente base contenere et chella uirtü ap«
prensiua della quantitä alla lunghe^a raguardi nel solo angulo per lo
sperimento si pruoua, imperö che se colui che non ä piü che uno
occhio riguarda alcuna grande cosa et certifichi la sua quantitä et poi
ponga la mano innangi all 'occhio, essa mano si uedrä quella sotto

134



quello medesimo angulo sotto maggiore ouero sotto minore che non e,
et ueduta la pariete ne per tanto apparirä a esso, quanto appare la
pariete, imperoche meno e di lungi la certificatione della quantitä
abbracciatiuamente per mouimento dell' axis, si imperö chella appren*
sione presse e piu certa, imperö si diparte sopra le base et sopra lo
spatio et intra l'angulo sotto la cosa, la quäle si uede, come mostrare
puote per la 37. Niuna quantitä della inmoderata cosa distante e
certificabile all'occhio. Imperö chella cosa distante l'axis il quäle
per lo suo mouimento certifica el uedere trasportato impiccola parte
della cosa uisibile fa niuno angulo sensibile nel centro del uedere,
imperö che, come di sopra apparisce, la cosa molto distante sotto gli
anguli piü appuntati si uede. Et perö la traslatione dell' axis intra
l'angulo appuntato non n'e da essere poca dal uedere ne assai dalla
efficacie apprensione piü certa. Ne"ssi certifica la quantitä dello spatio
intraiacente come manifesta la propositione 62^, la distintione delle
cose uisibili per distintioni delle forme ragganti essere tolta. Imperö
che quando le spetie mouenti l'occhio sono diuerse, e necessitä le
cose apparire diuerse, se la distantia d'esse no ne asconde la diuersitä
dell'occhio. Dichiarirsi addunque per questa sperimentatione che'l
uiso non comprende la quantitä della magnitudine della cosa uisa
alla quantitä della remotione coUa comperatione, benche all' angulo
et non solamente e se'lla comprensione della quiditä della magni; Fol. J5^
tudine gli segnerä, che due uisibili di diuersa remotione risguardante
uno angulo presso al centro del uiso e quali paiono, et non e cosi la
quiditä della magnitudine della cosa uisa, non si comprende per la
distintione se non per la imaginatione della piramide, per la quantitä
deir angulo colla magnitudine d'essa insieme. Et questa e la qualitä
della comprensione della magnitudine della consuetudine del uiso.
Ma la dimostratione della remotione de' uisibili quando arä sentito
la forma et la remotione di quella cosa uisa subito imaginerä la
quantitä del luogo et della forma et della remotione et comprenderä
per la cognitione d'amendue queste intentioni la magnitudine di
queste cose uise. Ma niente di meno la quantitä delle remotioni
sono attribuite alla magnitudine la quäle si comprende dal uiso.

135



Giä e dichiarato che alcune quantitä della remotione de' uisibili si
comprendono certamente estimatiuamente si comprende dalla simili*
tudine. Et quelli eguali si comprendono dalle similitudini, si com«
prendono dalla remotione del uisibile e certa remotione et la remo*
tione e certificata quantitä sono quelli, li quali risguardano e corpi
ordinati et continuati et si dal uiso et per la certificatione della
quantitä delli corpi ordinati et per la comprensione delli corpi con?
tinuati et risguardanti essi dal uiso per la certificatione della quantitä
sarä la certificatione della quantitä d'ella remotione de' uisibili, i quali
sono apresso alle stremitä d'essi, et rimangono adunque a essere
dichiarate, come el uiso comprende la quantitä della remotione de'
uisibili, risguardando e corpi ordinati e quali sono la maggiore parte
e uisibili assueti e quali sempre si comprendono dal uiso, et piü fre*
quentemente sono le superficie della terra et lo corpo della terra
giacente tra essi e corpi delli huomini aspicienti o uuoi el corpo dello
huomo aspiciente, el quäle e della parte della terra, intergiacenti i
quali sono sopra la faccia della terra risguardante la remotione de'
uisibili del uiso. Sempre se comprendono dal uiso sempre e la com«
prensione della parte della terra i quali sono in sulla superficie della
terra, non e se non per la mensuratione d'esso insieme et dal uiso et
dalla misura rimossa da esso alla parte della terra propinqua o quelle
le quali le quantitä sono certificate da poi dalla frequentatione della
comprensione da esso per frequentatione della mensura di quello
comprenderä la quantitä delle parti della terra che e presso a piedi
per la cognitione et per la simultatione e esse comprese giä prima el
uiso. Adunque quando aranno guatato la parte esso eila cosa uisa,
cognoscerä la quantitä d'esso per la frequentatione d'esso per la
comprensione de'simili et questa intentione e per la intentione de
uisibili assueti signati nella imaginatione et riposamento dell' anima,
siehe l'uomo no ne insegne la qualitä della quiescentia tra esso e '1
uisibile, et perche il principio della comprensione della terra del quäle
la quantitä si certifica el piede di quello e presso a piedi si comprende
dal uiso et dal uiso e la uirtü distintiua per la mensura del corpo
dello huomo per lo pie d'esso quando ua sopra a esso. Et per lo

136



braccio d'esso quando istende il braccio o uuoi le braccia et quello e
presse alla terra d'esso sempre si misura per lo corpo dello huomo;
el uiso comprende questa misuratione et sente quello la uirtü distin*
tiua et la uirtü distintiua intende quella et sente essa, la uirtü distin*
tiua certifica per essa la quantitä della parte della terra continuante
el corpo deir uomo, la quantitä adunque della parte della terra sono
intese appresso al sentiente et apresso alla uirtü distintiua ella quiete
neH'anima lo uiso comprende questa parte della terra. Et sempre lo
sentiente essente questa uerificatione la quäle si distende dal uiso
alla stremitä di questa parte appresso alla comprensione del uiso et
appresso la consideratione del corpo della terra dal uiso comprende
la parte della superficie del membro nel quäle peruengono le forme
di questa parte, comprende questa continuata della parte delli anguli
le quali risguardano queste parti della terra, contengono la quantitä
delle parti del uiso alla stremitä delle parti della terra, et quando fosse
massima la re(m)otione nello spatio, le parti picco(le) dello spatio le Fol. 35'
quali sono nello (ul)timo dello spatio non si comprende, se non dal
uiso ne ancora si di(st)ingueranno da(l ui)so, perö non si distinguerä
perche (u)na piccola quantitä in una ma(x)ima remotione si nasconde
al ui(so). Quando addunque l'asse si (m)ouerä sopra lo spatio mas
ximo pas(se)rä la parte piccola dello sentiente (et) non sentirä el
sentiente el moto d'esso perche la parte piccola nella (r)emotione
maxima el centro del ui(so) non fa l'angulo sensibile. Addun(q)ue
l'asse radiale si mouerä sopra (l)o spatio remoto et sentirä el uiso
(c)he esso arä giä passato alcuna par(t)e dello spatio: non sarä la
quan(t)itä della quäle comprende per lo senso: ma sarä maggiore
quantitä et piü s'[a] aumenterä la remotione dello spatio tanto mag*
giormente quanto giacente tra'l uiso appresso all' ultimo dello spatio
el quäle ui stä nascoso el moto del ragio del uiso saranno maggiori
quantitä, perche el uisibile e propinquo al uiso et alla remotione
maxima la quäle sono sopra alla faccia della terra, et non si certi*
ficano dal uiso, perche non certifica la quantitä dello angulo
lo quäle risguarda questo spatio, perche el sentiente arä sentito
la uerificatione della quantitä dello spatio, perche la uisione pro*

137



pinqua e piü certa uisione , perche le forme d'esse sono piü
manifeste.

30. El sentiente arä compreso la quantitä della remotione de'uisibili
assueti per la comperatione degli anguli o uuoi dello angulo alla magni*
tudine della cosa uisa per la frequentatione della cosa, et comprende
el sentiente la remotione della cosa uisa assueta per cognitione essere
la quantitä dello angulo che risguarda quella cosa uisa assueta appresso
alla cognitione dello angulo, et di quella quantitä di quella remotione
et de'uisibili assueti e il segno della quantitä di quella cosa uisa in
quella dispositione et questa [dispositione] remotione non e se non
modo di certificatione. Conciö sia cosa che tra questa remotione et
questa certificatione non e diuersitä maxima et per questa compren«
sione sono oppinati, cioe änno pensato e mathematici che'Ua magni*
tudine della cosa uisa si comprende per l'angulo. E uisibili addunque
assueti quando sono nella remotione assueta, quando el uiso arä co*
nosciuti questi arä conosciuto la quantitä della remotione. Debbesi
secondo questa uia trouare la ueritä della cosa uera e'Ua maggior parte
del uero si certifica la quantitä della remotione quello ch'el uiso com*
prende, si e addunque questo modo della quantitä di quella, secondo
e quali noi abbiamo dichiarati. Si comprendono la quantitä della
remotione de' uisibili dello senso distinte dal centro del uiso alla
Fol 36'^. extremitä delle parti della terra propinqua allo huomo, si compren*
dono dal sentiente et dalla uirtü distintiua e certificata dal senso, per*
che essa longitudine di questa uerificatione sempre si mensura per lo
corpo dell'uomo: se essa intentione addunque l'uomo fosse stato certo
che auesse guatato la terra appresso a piedi, sarä ne la longitudine
delle linee radiali secondo la remotione dell'uomo et la uirtü distin*
tiua et certificasi da essa si mensurano per lo corpo dello huomo se
lo huomo fosse certo che auesse guatato la terra: appresso la terra o
uero a piedi sarebbe la longitudine delle linee radiali et secondo
la quantitä et remotione dell'uomo et la uirtü distintiua intenderä
certamente chella remotione giacente tra'l uiso et la parte della terra
et la rectione dello huomo ella longitudine de'luoghi continuenti
collo corpo dello huomo sono intese et comprese le quantitä appresso

138



alla uirtü distintiua certifica della parte della terra continuata et delle
forme d'esse le quali sono [. . .] nella anima. Qiaando addunque el
uiso arä guatato la parte la quäle e apresso a' piedi, subito compren?
derä la uerticatione pertinente alla stremitä di quella parte, imaginerä
la uirtü distintiua la quantitä della longitudine della uerticatione
perueniente alla stremitä d'esse e della qualititä delli anguli i quali
contiene quella uirtü di uerticatione, et comprenderä la quantitä degli
spiguli. La stremitä di quella uertificatione certifica la quantitä della
parte d'essa per lo senso del uiso et dalla comprensione della remo*
tione si comprendono dal uiso, et dalla comperatione della quantitä
radiale la quäle si stendono alla stremitä d'esse. Si stendono alle prime
parti che seguitano l'uomo e cosi compera la uirtü distintiua e'lle
linee radiali ueniente alla prima parte e'lla seconda la quantitä la
uegnatione del ter<;o raggio per certa comprensione. Secondo ad?
dunque questi modi comprenderä la uirtü distintiua, la quantitä della
parte della terra seguente la parte continente i piedi et ancora la parte
contingente sempre. Ancora si mensurano per lo corpo dello huomo,
perche quando lo huomo sarä ito sopra mensura della terra sopra la
quäle e ito cogli piedi d'esso passo et cosi si chiama questa mensura
uno passo secondo gli antichi, esso passo si comprenderä la uirtü du
stintiua: et passato lo luogo lo quäle subito lo asentiente tu o uuoi e
stato comprenderä la uertificatione continente e piedi. Sarä addunque
la comprensione de'uisibili assueti sopra alla faccia della terra per
cognitione et similitudine di quelli insieme et dirittamente per com?
prensione della quantitä della remotione, della quantitä de' uisibili per
aquisitione della ascensione et simiglianga di quelli insieme colla
uirtü distintiua. Non che questi comprendano quanti cubiti siano in
ciascuna remotione et da ciascuna parte la quantitä imaginata della
terra et quelle determinare o farö comperatione o uuoi fare simili?
tudine della qualitä della remotione de'uisibili del comprendere. Da
poi similemente a questo del cubito o di ciascuna quantitä di mensura
o uero dello angulo el quäle e risguarda e lo spatio non certifica
la quantitä d'esso. Et ancora quando la remotione fusse massima, le
parti piccole dello spatio tossero per modo non si comprendessino, le

139



quali sono nello ultimo dello spatio non si comprendono dal uiso et
non si distinguono per la grande remotione. Et secondo questi modi
abbiamo dichiarato le quantitä delle remotioni de' uisibili per lo senso
del uiso. Et da poi che e dichiarato la qualitä della comprensione
della qualitä della remotione et distinte da' uisibili. Et distinguamo
ora la magnitudine la quäle si comprende dal uiso et distinguono le
comprensione della magnitudine le quali comprendono dal uiso, et
distingueremo di quelli dal uiso. Diciamo addunque che'lla oppositi*
one sopra alla quantitä della superficie et la quantitä degli spatij e
quali sono tra uisibili et questi sono tutti e modi della quantitä delli
spatij, sono distinti tra uisibili distinti di tutti questi modi della qua*
litä. Ma la quantitä della cosa uisa, perche el uiso non comprende
tutta la cosa uisa se non dal uiso apresso a tutta la sua oppositione et
comprende insino a tutto lo spatio della superficie appresso alla oppo?
Fol. 36". sitione, perche el uiso non comprende tutta la superficie del corpo,
non comprenderä la superficie auenga che'l corpo sia piccolo auendo
presso la corporitä d'esso, non comprenderä la quantitä d'esse ma"lla
figura della corporitä solamente. Se addunque el corpo fusse mosso
o che el uiso si muoua si che el uiso muoua tutta la superficie del
corpo per lo senso o significatione, allora la uirtü distintiua compren*
derä la quantitä della corporitä d'essa per la seconda arguitione oltra
alla arguitione la quäle e apresso alla uisione, et similmente quando
la uirtü distintiua comprenderä la quantitä della corporitä di cias*
cheduna delle parti del corpo nolla comprenderä se non per argui*
tione seconda: altra arguitione la quäle e presso o ueramente la uisione
et la quantitä. Addunque le quali e' comprende appresso alla com*
prensione non sono le quantitä delle superficie delle linie le quali noi
abbiamo determinato solamente. £ giä determinato la comprensione
della base et della piramide radiale continente la magnitudine et l'an*
gulo della piramide: la quäle apresso al centro del uiso e'Ua longi*
tudine della piramide, la quäle e remotione della magnitudine della
cosa uisa. Et giä e dichiarato che alcune remotioni de' uisibili et la
remotione d'essi certificata e la comprensione ella qualitä della re«
motione. Malla quantitä de' uisibili della quäle la remotione e certi*

140



ficata per gli anguli e quali riguardano el uiso per la magnitudine
d'essi da alcuna cosa uisa mouerä el uiso sopra alcuna cosa uisa
certificante la quantitä della magnitudine d'alcuna cosa mouerä el
uiso sopra e diametri et cosi si mouerä l'asse radiale le quali sopra
addunque tutte le parti della cosa uisa; se addunque la [cosa uisa] re*
motione fusse la remotione maxima, subito apparirä al senso lo as«
condimento della forma d'essa et manifesterassi allo sentiente colla
quantitä non certificata. Et sella remotione della cosa uisa fusse dalla
remotione della cosa uisa mediocre, subito apparirä lo senso alla cer«
tificatione della uisione d'essa eila certificatione della uisione d'essa.
Addunque la uisione d'essa l'asse radiale si muoue sopra a questi
uisibili in mensura quello uerrä in mensuratione et comprenderä le
parti sue et per lo modo certificherä la quantitä della superficie del
membro sentiente nella quäle peruiene la forma della cosa uisa. Et
anche certificherä la qualitä dello angulo della piramide del quäle
risguarda quella parte. Et quando arä uoluto certificare la remotione
d'essa e sopra el corpo respiciente la quäle e equale secondo el senso
alla longitudine delle linee radiali. Quando lo sentiente arä certificato
la quantitä della remotione e d'essa, la quäle secondo el senso e la
longitudine delle linee radiali, et quando lo sentiente arä certificato
la quantitä della remotione et della cosa uisa e'lla quantitä dell'angulo
lo quäle contiene la piramide continente la cosa uisa la quäle certifica
quella cosa uisa. El moto della asse sopra l'asse della cosa uisa non
sarä per la giratione d'essa della asse dallo luogo del centro dopo lo
moto d'esso sono le parti della cosa uisa, perche giä e dichiarato che
questa linea e sempre estensa rettamente per insino al luogo della
giratione del nerbo sopra al quäle si compone l'occhio, el transito da
esso non si muta dal uiso: ma tutto l'occhio si muta cioe si muoue
nella oppositione della cosa uisa et nel me<^o del luogo e la intentione
particulare perche nelle nature d'esse sono mutabili et apparechiate
alla passione di quella cosa che auiene ad esse ouuoi alla mutatione
per di fuori, la quäle e possibile a comprendersi dal uiso in tutte desse,
auenga idio che in esse sia alcuna mutatione, conciö sia cosa che tutti
e uisibili siano apparecchiati alla mutatione possibile a comprendersi

141



dal uiso. Nessuno addunque de'uisibili che'l uiso comprende prima

compreso certificate addunque e uisibili apparecchiati alla mutatione

possibile comprendersi dal uiso, nessuno uisibile ora era prima certi*

ficato et compreso appresso la seconda comprensione dei uiso, conciö

sia cosa chella mutatione sia possibile in tutti e uisibili. Quando el

uiso arä compreso alcuna cosa uisa la quäle innangi arä compreso et

arä risguardato quello et certificate, et quella forma sarä stata reme*

morante della forma sua appresso alla comprensione cognoscere

Fol 37''. quella in quella cosa uisa et auenisse essere in essa mutatione mani*

festa, comprenderä quella mutatione appresso alla mutatione et alla

uisione. Ma sella non sarä manifesta, cognoscerä quella cosa uisa e

stimata quella cosa essere apresso alla cognitione secondo el modo

primo: tutto questo reiterato lo sguardamento non sarä seghuito cioe

no ne arä compreso che la forma la quäle cognosceua innanqi sia

rimanente secondo el suo essere sia possibile che in essa contingesse

mutatione alcuna, la quäle non possa apparire reiterando la intuitione,

non sarä certificata la comprensione d'essa per la consideratione di

tutte le intentioni, non sarä certificata la comprensione di quella cosa

uisa certificata la comprensione se non per intuitione di quella cosa

uisa per intuitione, non sarä uera comprensione. El uiso non comprende

la cosa uisa per uera comprensione se non per intuitione della cosa

uisa appresso alla comprensione di quella cosa uisa, el uiso sarä per

questi due modi secondo la uisione la quäle e per intuitione et per la

uisione comprende la intentione, la quäle e nel primo aspetto della

uisione, la quäle per intuitione et per la uisione comprende la intens

tione manifestamente per la cosa uisa solamente et non si certifica per

questo cosi fatto effetto la forma et chiamata fantastica alcuna uolta

cognitione procedente et tale uisione e secondo fantasia et uisione

procedente e uisibili e quali el uiso non cognosce appresso allo aspetto

et con questo no ne arä guatato essa. E'lla uisione la quäle e secondo

la uisione la fantasia et cognitione per accidente e uisione de'uisibili

e quali el uiso non cognosce, con questo no ne arä sguardato la inten*

tione loro secondo la dispositione dell'uno et dell'altro d'essi no ne

auesse per fantasia la ueritä della cosa uisa e che abbia conosciuto

142



quella cosa o non eila uisione per intuitione sarä secondo due modi,
uisione o per sola intuitione con cognitione procedente la uisione o
ueramente intuitione de'uisibili, e quali inangi al uiso ne arä com?
preso rememorante della comprensione, quando gli guata essi per
uisione o per intuitione procedente la cognitione o uisione di tutti e
uisibili o uisione auesse iterando la cognitione d'essi. Auessono con^:
siderato et cogitato tutte le cognitioni d'esse et auessono in esse ite«
rando et essi considerando le quali sono in esse et questa diuisione si
diuide in due cose delle quali l'unae uisione assueta de'uisibili assueti.
Et questa parte sarä per segni, si comprendono per parua intuitione
et per consideratione d'alcuna intuitione. Et questo non e modo ne
comprensione di uerificatione o uuoi certificatione. Ma la parte se*
conda e la quäle sarä per seconda e sarä per fine d'intuitione di tutte
le intentioni, le quali sono nella cosa uisa appresso alla comprensione
di quella cosa uisa et cognitione procedente et sarä in maggiore tempo
in parte sensibile. Et diuersifica el tempo secondo la intentione la
quäle e nella cosa uisa. Ma la parte seconda la quäle sarä fine della
intuitione et per consideratione di tutte le intentioni le quali saranno
nella cosa uisa appresso alla comprensione et con cognitione proce*
dente et sarä in maggiore parte in tempo sensibile, et diuersifica el
tempo le intentioni le quali sono nella cosa uisa. E'lle uisioni le quali
sono per li uisi assueti si comprendono per comprensione per la quäle
nella fine di certificatione, le quali sono nella cosa uisa con cognitione
procedente essere in maggiore parte in tempo sensibile et diuersifica
el tempo secondo la intentione le quali sono nella cosa uisa. Ella
uisione e per la quäle la cosa uisa e per la consideratione di tutte le
parti in rispetto al fine di quello et con tutti questi la comprensione
de'uisibili. Et secondo addunque questi modi sarä comprensione et
questo noi intendiamo di dichiarare questo capitolo. Et giä abbiamo
compiuto la diuisione di tutti li uisibili eile diuisioni di tutte le
intentioni et con tutti questi modo la comprensione de'uisibili dal
uiso secondo la fortitudine del uiso, quando el senso degli occhi
si diuersifica secondo el uigore et debilitä. [Et secondo questi modi
sarä comprensione da uisibili. Et questo e quello intendiamo Fol 37".

143



uolere dichiarare in questo capitolo. Et giä abbiamo compiute le
diuisioni di tutti e uisibili et la diuisione di tutte le intentioni et
cor» tutti questi modi sarä comprensione] per le quali peruiene el
uiso ella comprensione e'lla intentione de' uisibili diuidino in tutti
questi modi della diuisione. Noi intendiamo questo presente tratatto.
Dichiarato e nel primo trattato et nel secondo come el uiso comprende
la uisione secondo che gli sono se'lla comprensione fusse stata retta.
Et come certifica la forma solamente et come comprende ciascuna
delle parti cioe delle intentioni particulari et cosi certifica quello, ma
in ogni cosa comprensibile dal uiso si comprende da esso secondo che
e. Ma ancora ogni cosa che si uede dallo aspiciente esso essere com*
preso molte uolte el uiso essere ingannato. Molti di quelli i quali
comprendono da e uisibili et comprendono quelli per altro modo da
quelli che sono. Et forse si scorgie la sua deceptione forse non reputa
quando sia ingannato. Se comprende bene el uiso diminuto arä com*
preso alcuna cosa per ispatio remoto, allora la misura d'esso apparirä
minore che la uera misura. Et quando quella che fosse forte minore
fosse propinqua al uiso, comprenderä la misura maggiore. Quando lo
uiso arä compreso el quadrato o lo poligonio da longie, comprende la
parte tonda. Se fosse di quali diametri se'ttu arai compreso la spera
da remotissimo comprenderä quella piana et tali molti: quelle cose
sono comprese dal uiso, per tale modo sono fallibili. Ora quando el
uiso arä guatato alcuna Stella, comprenderä quiescente auenga che'lla
Stella si muoua. Quando lo aspiciente torna alla scientia sopra quella
Stella, e serenosa appresso lo aspetto, quando l'aspiciente arä distinto,
quello subito s'e acorto se essere ingannato di quello, arä compreso della
Stella quiescente o uuoi della parte della Stella. Et quando alcuno arä
guatato alcuno indiuiduo per la faccia della terra e molto da lungie:
et quello indiuiduo fusse mosso per momento o uuoi per moto tar*
dissimo et non lungo tempo et sia durato l'aspetto, comprenderä quello
essere quiescente et se lo aspiciente non ne arä percetto innancji el moto
di quello indiuiduo [non ne arä percetto in questo che se colui com*
prende] la oppositione d'essa non si auedrä allora quella essere pre*
cetto in questo che se colui comprende della quiete di quello indiuiduo.

144



Et cosi farä comprensione sarä decetto, non sarä detta se ingannarsi.
Et arä el uiso addunque deceptione di quelli molti i quali änno com?
preso che si iscorgie da esso. Et torse e due trattati precedenti. Et
dichiarato come el uiso comprende le cose e uisibili secondo in questo
capitolo e dichiarato, di quelle cose noi abbiamo detto che molte uolte
uiene al uiso deceptione et molti di quelli comprendono. Rimane a
dichiarare perchella deceptione auiene al uiso et quando et per che
modo auiene al uiso et noi siamo contenti et quando et per che modo
noi siamo contenti in questo frattato per delatione del uiso che in esse
contiene. Abbiamo dichiarato le cagioni in questo et la diuersitä et la
direttione et come auiene in ciascuna deceptione. E dichiarato nel
primo trattato che'l uiso niente comprende da'uisibili se non dalle
certificationi reflexe delle linee radiali. Ancora ciascuno uiso et cias#
cuna cosa uisa la quäle si comprende da' due occhi insieme non si
comprende, se non quando la oppositione consimile et che quando
ella fosse diuersa, allora uno comprenderä due. Ma ciascheduno de'
uisibili assueti el quäle sempre si comprenderä uno doue sia di bi*
sognio, noi sempre dichiarare come uno uiso cioe come una cosa
ueduta si comprende da' due uisi. L'uno in maggiore parte di tempo
e in piü dispositione come l'oppositione d'uno, se non d'amendue gli
occhi in maggior parte di tempo et in piü dispositione come la da
uno se non d'amendue et piü sarä consimile. E dichiaramo come
l'appositione d'uno siano d'amendua e uisi sarä positione diuersa:
quando auiene questo. E diciemo questo nel primo trattato et dichia*
ramo questo uniuersalmente et non determinatamente. Et diciamo
quando l'aspiciente arä diri^ato la pupilla a quella cosa uisa per diret?
tione el quäle e quando el uiso fosse sopra alla cosa uisa, allora l'uno Fol. 38''
et l'altro uiso sarä impositione cioe di quella cosa uisa. Mosso allora
l'uno et l'altro uiso si mouerä sopra quello. Et quando lo aspiciente arä
dirigato la pupilla alla cosa uisa, allora l'asse de'due uisi si congreghe*
ranno insieme in quella cosa uisa, si congiungono in alcuno punto di
quella superficie et di quella lo aspiciente arä mosso el uiso per quella
cosa uisa, allora quelle due assi si moueranno insieme sopra alla super*
ficie di quella cosa uisa et per tutte le parti sue uniuersalmente i due



145



10



occhi sono equali in tutte le sue dispositioni. E'lla uirtü sensibile la
quäle e in essa elettione et la passione di quelli e sempre eguale et
simile, se altro uiso fosse mosso a uedere, subito l'altro si mouerebbe
a quella cosa uisa per quello medesimo moto. Et se altro uiso quie«
scerä ancora l'altro quiescerä. E dichiarato nelle predette cose che
ciascheduno uiso ä el centro del uiso piramidale imaginabili apresso
alla uisione della quäle el conio et centro del uiso ella basa e super«
ficie che'l uiso comprende, ma questa piramide contiene le uertifica«
tioni per le quali comprende quella cosa uisa. Quando addunque
due assi d'amenduni e uisi saranno congiunte da alcuna superficie in
alcuno punto, le due assi sono d'amendue e uisi oppositi a due uisi.
Allora le due assi saranno perpendiculari, saranno le base congiunte
e oppositione consimile perche e opposito a'mendue e megi. Sono le
due linie et saranno le superficie della cosa uisa tra ciascheduno
punto in esso a' due centri di tutti li due uisi et saranno perpendicu«
lari. Saranno tutte le due linie imaginabili tra due centri et due uisi
e"llo punto le quali due assi si congiungono si diclinerä al punto
della declinatione. Vna medesima parte al punto della congiuntione
sopra all'una et all'altra asse, la remotione di queste due linee da' due
assi sono equali perche ogni due [. . .] da due centri et due uisi et
ciascuno punto delli punti piü proximo o uero piü propinquo al
punto della congiuntione el quäle niente distä dalle due assi. Ad«
dunque se i centri della congiuntione saranno equali et non saranno
tra quella diuersitä sensibile quando la cosa non fosse molto propin*
qua al uiso e'lla distantia et similmente la dispositione di ciascheduno
punto molto propinquo e'lla distantia d'essa fosse molta mediocre.
Et similmente la dispositione di ciascheduno punto molto propinquo
al punto della congiuntione cioe che ogni due linee eseunte da' due
centri et da' due uisi et ciascheduno di loro non disferissono nella
longitvidine quanto al senso, forse saranno equali alla linea la quäle
copula la linea della congiuntione col punto declinante al quäle
escono due linee da' due centri et con due triangoli fatti di queste
linee. Addunque due anguli equali sono appresso a' due centri
de' duoi uisi sono si distendono alla superficie del uiso una linea

146



comune et saranno sensibili et quasi in esse non sarä diuersitä equali Fol JS"
di sotto apresso alla superficie del uiso una linea comune et saranno
equali et non sarä diuersitä et questi due anguli sempre saranno mi;
nimi. Quando el punto sarä molto propinquo et alla cognitione delle
due assi e'lle due linie esse no ne a ciascuno punto propinquo al
punto della cognitione con due assi e gli anguli equali, allora la re?
motione delle linie exeunte da uno medesimo punto degli punti pro«
pinqui al punto della cognitione di due assi et de' due uisi sarä remos
tione e quali la positione di ciascuno punto della positione del uiso
et di ciascuno punto della superficie et de' due uisi et positione con?
simili in parte et in remotione da' due assi. E"lla dispositione delli
punti remoti dal punto delli declinanti ad una parte d'amendue sono
l'assi et cosi fatti sono amendue gli anguli i quali sono tra due linie
esienti et alcuno punto de essi forse che sono differenti in alcuna
diuersitä o in alcuna parte de' due uisi et positione consimile nella
parte solamente ma non nella remotione compresa da' due uisi ; quando
ella fosse d'alcuna quantitä de'propinqui diametri la positione di
ciascuno punto apresso a'due uisi et positioni consimili de' uisi da
due uisi et fossono di grandi diametri in due consimili positioni da'
due uisi, quando la cosa uisa compresa fussero i diametri grandissimi
di quello punto ne' quali si congiungono, sarä positione consimile
apresso a'due uisi sarä consimile in parte et in remotione insieme.
Ma e punti equali sono nella superficie di quella cosa uisa tanto
maggiormente e a positione di quelli. Appresso a'due saranno consi;
mile in parte et in remotione insieme. Ma i punti eguali si ritruo*
uano di quella cosa uisa remota dal punto della congiuntione et decli;
nanti d'amendue l'assi da una parte änno proportione consimile et
nella parte apresso a'due uisi e'lla remotione fosse consimile et forse
che non la forma la quäle e presso allo luogo della congiuntione di
queste cose uise et di quelle che contiene la congiuntione di questa
cosa uisa et di quello che e a'llui propinquo. E'sse instituisce li due
luoghi di quelli consimile oppositione instituiranno le forme delle
residue parti remote dal punto della remotione circundante le parti
di consimile positione contiene della parte colla forma delle parti di

147 10*



consimile positione. Et cosi d'uniuerse due forme si instituisce e due
luoghi de' due uisi tra i quali non n'e maxima differentia nella posu
tione, se ui sarä fra'Ui stremi solamente essere poca differentia per la
continuatione delli stremi co'due meqi i quali sono di consimile com«
positione et questo sarä quando e uisi et due assi fossino fixi nella
positione della cosa in uno punto d'essi. Ma quando e due uisi
fossino moti et due assi fosseno translate et fosseno transportate da
quello punto et saranno moti insieme per la superficie di quella cosa
uisa propinqua, allora la oppositione di quello punto ciascheduno di
quella cosa uisa e la oppositione delli punti propinqui et quello de'
duo uisi propinqui a rispetto de' due uisi appresso alla congiuntione
delle due assi in quello sarä positione consimile molto alla forma di
ciascheduna parte della cosa uisa apresso el moto e'lla intuitione
sarä di consimile dispositione apresso a'mendue e uisi, similmente se
quando el uiso comprende e uisibili separati in una medesima hora
insieme a due asse insieme se sono congiunte in alcune d' esse non i
diametri propinqui, allora la forma di quella cosa uisa fosse di quella
quantitä piccola si instituirä in due luoghi de' due uisi per si fatto
modo che tra'Ua positione di quelli e non sarä differentia sensibile,
ma la forma del uiso remoto cioe della cosa del uiso remota dal uiso
nello quäle due assi [. . .]
Fol 39'. El mego equale e luogo del senso uiso e oppone a ciascuna parte

della cosa uisa et quando tutto el uiso [. . .] della positione della cosa
uisa allora ciascuna delle parti dell' assi ostenderä al uiso apresso al
peruenimento della asse a essa. Et quando tutto el uiso si mouerä in
tutto lo spatio d' essa cosa uisa, allora la forma di ciascuna cosa uisa
si stenderä al uiso presso 1' asse fixo nel suo luogo et non si muterä
da esso luogo in tutto 1' occhio sarä la giratione d' esso in questa
dispositione apresso al moto del concauo dell' osso, solamente quando
el uiso arä uoluto guatare la cosa uisa arä cominciato di guatare nella
stremitä della cosa uisa sarä allora nello stremo della asse sopra la
parte strema della cosa uisa. Adunque in questa dispositione la mag«
gior parte di tutta la cosa nella superficie del uiso declinante obliqua
dalla asse perche la forma d' esso sarä in mego d' esso in luogo dell'

148



asse nel uiso sarä 1' auan(^o della forma obliqua ad alcuna parte della
asse. Et poi quando el uiso si mouerä depo quella dispositione sopra
ad alcuno diametro, si trasferirä 1' asse ad alcuna parte sequente quella
d' essa et sarä della prima parte declinante et 1' altro doue si pone allo
luogo doue si muoue 1' asse et da poi non cesserä la forma declinante
et dominante che'lla asse che'ssi muoue sopra a quello diametro per
infino che 1' asse peruenga all' asse ultimo di quello diametro di quella
cosa uisa. Se adunque la forma di quella cosa uisa sarä in questa dis*
positione obliqua al luogo opposito allo luogo della quäle la sup*
prema obliqua fuori che'lla parte ultima et strema la quäle era sopra
all' asse nel meqo del uiso dell' asse, in tutto questo mouimento sarä
fisso nel suo sito. Et sarä questo moto molto ueloce et in maggior
parte e insensibile per la uelocitä dell' asse perche non si oppone el
suo moto el termino dello angulo el quäle risguarda quella cosa che
risguarda lo uiso ne ancora sega la latitudine dell' angulo il quäle
risguarda quella cosa la quäle e appresso al centro del uiso, se non
per la comprensione della quantitä della parte della superficie del uiso
nella quäle si figura la figura forma la cosa uisa per la imaginatione
dello angulo et quäle risguarda quella parte apresso al centro del uiso.
El senso naturalmente comprende la parte della quantitä del uiso nella
quäle si figurano naturalmente le forme et naturalemente i quali ris*
guardano quelle parti uise sentiente non certifica la forma della cosa
uisa se non per questo modo comprende ciascuna parte della parte
della cosa uisa et per lo mego dell' asse et lo luogo della asse e per
lo uiso per questo moto si muoue la forma della cosa uisa sopra
alla superficie et cosi si muterä la parte della superficie del uiso il
quäle fa la forma perche la forma della cosa uisa et quante uolte arä
compreso lo sentiente la parte della cosa uisa et comprenderä con
tutto questo apresso allo stremo dell' asse, comprenderä tutta la parte
della cosa uisa et comprenderä la quantitä della superficie. Et com=
prenderä tutti gli angoli che risguardano quella parte. El quäle ris?
guarderä questa parte apresso all' angulo che risguarda la uirtü distin*
tiua intenderä la quantitä dello angulo della quantitä della remotione.
Secondo questo modo e uisibili saranno la intentione de' uisibili. Et

149



quando la magnitudine e delle cose uise sentirä la qualitä di quelle
quantitä. Sella superficie di quella cosa uisa la quäle el uiso com*
prende fosse obliqua sentirä la obliquatione d' esso per lo senso della
inequalitä et della quantitä et della istranatione d' essa. Et se'lla super«
ficie fusse dirittamente opposta et la qualitä della remotione et cosi
non si dirittamente opposita, sentirä la direttione per lo senso della
qualitä della remotione et cosi non si nasconde la quantitä della ma*
gnitudine d'essa. La uirtü distint(iu)a comprende per la inequalitä delli
stremi dello spatio obliquo continente della obliquatione per la quäl
cosa sentire lo excesso della basa d' esso dello excesso sentirä della
magnitudine delle base d' essa per la obliquatione et non si mescola
la similitudine della quiditä obliqua della magnitudine rectamente
Fol. 39". opposita se non quando la compositione fosse allo angulo e'lla magni«
tudine delle linee radiali giacenti tra'l uiso et la stremitä della cosa
uisa dubitata nella quantitä. Non dubiterä la magnitudine della ma«
gnitudine et delli spatij e'lla quantitä della magnitudine. Addunque
delle linee et degli spatij si comprendono dal uiso per la comprensione
della quantitä della remotione et delli stremi d' essi et della compren*
sione d' essi. Et per la qualitä remotissima et della inequalitä e piü
remota et remotissima della remotione mediocre per rispetto della
cosa uisa.

31. Quando la cosa uisa fosse obliqua e minore della remotissi*
ma della remotione mediocre per rispetto della cosa uisa quando ella
fosse dirittamente opposita perche la remotione mediocre a rispetto
della cosa uisa auente nella quäle non si nasconde al uiso la cosa uisa
auente proportione sensibile a tutta la cosa uisa et quando la cosa
uisa fosse obliqua. L'angulo quando contiene due ragi exeunte dal
uiso all'altra parte medesima, et medesima remotione, quando la cosa
uisa fosse si nasconde la remotione minore della remotione quando
la cosa uisa fosse direttamente opposta al uiso la remotissima. Ad*
dunque delle remotioni megane per rispetto della cosa fosse ret;
tamente opposta a tutta la cosa uisa istä nascosa nello istremo et
nella intentione minore per la quäle istä nascosa quella cosa uisa,
quando fosse direttamente opposta la magnitudine. Adunque di

150



queste cose uise delle quali le quantitä si certificano dal uiso sono
quelle delle quali la remotione e mediocre della quäle la remotione
risguarda e corpi ordinati et continuati. Et comprendesi dal uiso per
la comprensione di quelli anguli della piramide radialmente conti*
nente esse eUa longitudine delle linee radiali. Elle remotione a ris*
petto del sito d'alcuna cosa uisasono secondo ei sitodi quellacosauisa
nella obliquatione et latitudine et oppositione nella diretta oppositione.
Et gli anguli non si certificano se non per lo modo del uiso risguar*
dante el modo del uiso risguardante e modi de' diametri della super?
ficie della cosa uisa oueramente lo spatio sopra la magnitudine lui
arä uoluto sapere. Et certifica la remotione per lo moto sopra el corpo
risguardante la remotione delli stremi et di quella superficie et di
quello spatio et generalmente della forma della remotione et della
forma della cosa uisa della quäle la remotione e mediocre et con
questo e risguardanti e corpi ordinati et continuati peruengono con«
tinuamente nella imaginatione insieme apresso allo risguardante
apresso della cosa uisa. Et cosi la comprensione comprenderä el corpo
risguardante la remotione della cosa uisa secondo la quantitä della
forma d'essa certificata et continuata colla forma d'essa. Adunque la
quantitä di questi tali uisibili solamente si comprendono dal uiso per
uera comprensione. Secondo addunque questo modo el quäle noi
abbiamo dichiarato si comprendono la magnitudine delle cose uise
per lo senso del uiso perche la cosa uisa si comprende nella
propinquissima remotione minore della quantitä sua uera. Noi di«
chiaramo questo et dicemo la cagione d'essa apresso e sermone nelli
errori del uiso per la distintione delle due forme de'due corpi inuisi*
bili si comprendono distinti per li due uisibili distiniti peruenuti nel
uiso. Ma la distintione la quäl e tra ciascheduno de corpi de'due uisi*
bili distinti nella intentione minore alla remotione mediocre la quäle
remotione risguarda e corpi ordinati et continuati. Et comprendesi
dal uiso per la comprensione di quelli anguli della piramide radiale
continente esse et la longitudine delle linee radiali e'lla remotione
mediocre d'alcuna cosa uisa se non secondo el sito di quella cosa
nella obliquatione et nella elucitä et oppositione non si certifica se

151



non per lo modo del uiso risguardante sopra gli diametri della supers
fiele della cosa uisa o ueramente sopra lo spatio de' quali la magnis
tudine lui arä uoluto sapere et certificarsi della remotione et delli
Fol 40''. stremj di quella superficie et di quello spatio aguagliante la forma
della remotione mediocre risguardando la remotione della cosa uisa
appresso alla comprensione della cosa uisa. Et cosi el uiso risguardante
la remotione della cosa uisa apresso alla remotione della cosa certificata
congiunta colla forma d' essa. E'llequalitä addunque di questi tali uisi*
bili solamente si comprendono dal uiso per uera comprensione. Se ad#
dunque questo modo el quäle noiabbiamo dichiarato si comprendono
la magnitudine delle cose uise per lo senso del uiso et per la cosa uisa,
se comprende in maxima remotione della minore sua quantitä uera.
Noi dichiareremo questo et diremo la cagione d'esso apresso [. . .]
si congiungono quando tutti e due uisi comprendono quella cosa uisa
congiunta che sono due assi fissi s'istituirä e duoi luoghi da' duo uisi
di consimile positione in parte solamente et non la remotione et non
tutte le parti d'essi saranno di consimile positione nella remotione
da due assi ne la forma sarä certificata da poi se due uisi fosseno moti
a due assi et fossino congiunti a ciascheduno de' uisibili compreso in*
sieme, allora la forma di"lloro constituta in dua luoghi di consimile
dispositione per rispetto de' due uisi in parte et in remotione di cias«
cheduno di quelli due uisibili. Et molte uolte si congiungono l'axi
di tutte a due li uisibili et comprenderanno l'altra cosa uisa della
quäle la positione in rispetto d'amendua e uisi. Sarä diuersa la parte
et questo sarä quando l'altra cosa uisa fosse propinqua ad amendue
li uisi dal uiso dal quäle si congiungono axi et fosson le due assi noi
imaginati et quelli extensi dopo la congiuntione nel uiso nel quäle
gli si congiungono due assi, non coprirrä el uiso el quäle e piü remoto
d'essi o ueramente coprirrä alcuna cosa di quello per questi modi.
Adunque si fa la corretione de' uisibili a tutti a due e uisibili. Et
ancora e dichiarato nel secondo trattato che 1' asse radiale in ciasche*
duno uiso o uuoi in ciascuna cosa uisa e una medesima linea la quäle
non si trasmuta, che passa el centro di tutte le tuniche a mego della
curuatione et dal concauo del neruo sopra el quäle si compone l'oc*

152



chio et apresso al forame el quäle e nel concauo del capo ch'esso e
inseparabile da tutti li centri chella positione d'esso apresso tutte le
parti del uiso et positione e sempre una medesima cosa ene trasmu*
tabile al moto del uiso: neanche apresso la quiete che la positione di
due assi apresso due uisi et positione consimile a rispetto d'amendua
e uisi d'amendue e nerui comune per la quäl cosa l'ultimo sentiente
comprende le forme delli uisibili et positione consimile. Imagineremo
adunque una linea retta copulante o uuoi congiungente tra due centri
et due forami i quali sono in concauitä di due axi contentiui di due
occhi. Et imaginiamo due linee eseunti centri di forami dell'ossa de'
nerui. Et queste linee adunque si congiungono in mego della con*
cauitä del neruo comune perche'lla positione de' nerui a rispetto
della concauitä del neruo comune di queste e positione consimile
alla positione di queste due linee apresso alla linea copulante tra due
centri di due forami i quali sono nella concauitä delle assi cioe di
due ossa continenti di due occhi. E imaginiamo due linee eseunte
da' due centri de' duo forami dell'ossa de nerui. Queste linee adun*
que si congiungono insieme in mego della concauitä del neruo cos
mune perche la positione de' duo nerui el meqo a rispetto della
concauitä del neruo comune e positione consimile alla compositione
de' due di queste linee apresso alla linea copulante tra due centri de'
due forami diuise in due parti le quali imaginiamo la linea exeunte
dal punto el quäle e el me(;o della concauitä del neruo comune nel
quäle a due linee estense nella concauitä del neruo comune et sono
congiunte et stense al punto diuidente la linea copulante e due centri
de' duo forami. Et imagineremo quella perpendiculare extensa retta*
mente nella parte opposita al uiso et cosi questa linea sarä fissa in
uno medesimo istato et la positione d'essa non si trasmuterä perche
el quäle e nella concauitä del neruo comune nello quäle e due linee
extense in due concauitä o ueramente in due mecji della concauitä Fol. 40',
de' due nerui sono congiunti a uno trasmutabile punto el quäle diui?
desi la linea copulante e duoi centri et de' duoi forami. E ancora uno
punto non trasmutabile per la quäl cosa la positione della linea trans*
eunte per essi e una positione non trasmutabile. Sia addunque chia*

153



mata questa linea asse comune imaginiamo presse al punto di questa
linea nella parte opposita al uiso alcuna cosa uisa de' due et delle due
assi insieme congiugnersi lo punto della superficie della cosa uisa et
due assi congiugnersi insieme delle quali l'asse comune congiugnersi
nel punto della superficie nella quäle l'asse comune occorre alla super*
ficie di questa la quäle l'asse comune occorre alla superficie di quella
cosa uisa: et certamente cosi e possibile in ogni cosa uista [della] el sito
due uisi e sito consimile. [Quando addunque due assi et cosi e possi*
bile in ogni sito consimile.] Quando addunque fossono congiunte in
alcuno punto dell'asse comune allora l'asse comune et la linea che
copula e due centri della forma de'due ossi et de'due linee extense
nella concauitä de'due nerui, tutti sarebbono in una superficie. Et
due assi passano per ii centri de' due forami perche passano per li
due megi della concauitä de'due termini et dello luogo della piramide
de'due nerui. Quando due assi fosseno congiunti nell'asse comune
saranno tutte le superficie equali all' asse comune. Et similmente
la linea seguente in quella che copula li centri della forma de' due
ossi et di due assi et de' centri de'due forami per insino al punto della
congiuntione equale e nell'asse comune sarano e quali e'lla positione
di quelli apresso Taxe comune una forma del punto d'esso nello
quäle due assi concorrono si ficcano nel punto del centro. Ma niente
dimeno la forma d'esso non sarä certificata se non dubitabile la
forma. Addunque nel punto del uiso nel quäle due assi concorre*
ranno se si ficcherä in ogni dispositione nel punto del centro della
concauitä del neruo comune et che'l punto del concorso sia nel co*
mune asse o fuori di quello. Ma quello che rimane della forma del
uiso nel circuito del punto del centro. Ma se el uiso fosse minimo
corpo et di propinqui diametri et fosse nella comune asse propin*
quamente: allora la forma d'esso ficcherä nella concauitä del neruo
comune una forma alla positione di ciascheduno punto d' essa apresso
a' duo uisi oppositione consimili come noi dichiaramo in prima. Ma
seUa cosa ueduta fosse di grande corpo et di rimoto corpo et di re#
moti diametri et con questo fosse nella asse comune, allora la forma
e con questo la quäle e appresso della comunitione di due assi che

154



circumdano el punto della comunitione si'ssi ficcherä nello neruo co*
mune una forma uerificata la forma delle parti residue si ficcherä con*
tinuamente coUa forma di questa parte per la quäl cosa e la forma
la figura di tutta la cosa uisa e una in tutta la dispositione, ma la
forma delli stremi e di quelli i quali sono remoti dal punto del con?
corso si ficcheranno alla sua forma i duo punti di consimile positione
ne rispetto d'amendue e uisi nella fine della consimilitudine. Ma'lla
forma di ciascheduno punto rimota dal punto del concorso si ficherä
in amendui e punti d'amendui e uisi delli quali la positione apresso
a' duo uisi oppositione consimile in remotione da'due assi ma la remo#
tione de' duo assi ma la forma di quelli de' quali la remotione non e
consimile si ficcano nella concauitä del neruo comune in duo punti
obliqui in una parte sempre saranno o se'l uiso fosse d'uno colore,
allora a pena opererä che in nulla opererebbe per la similitudine della
forma dei denti et del colore et della forma. Ma se el uiso auesse
auuto diuersi colori o pitture o intentioni sottili, allora questa opera in
esso, per la quäl cosa la forma delli stremi essi dubitabili ouuoi dubi«
tabili non certificata. Et quando la cosa uisa fosse di grande corpo e dia*
metri remoti 1' assi d' amenduni e uisi et fosson assi in alcuno punto d'es*
so immobili, allora la forma d' esso apare e'llo luogo del concorso d'esso
et quella sarä uicina saranno certificate chessi incominciano da esse
fiano indubitabili. Ma li stremi o quello che si comincia da quello Fol. 41'',
saranno certificate [ch'essi incominciano da essi] per due cagioni delle
quali e che'lli stremi si comprendono per gli ragi remoti dall'asse per
la quäle cosa non saranno bene noti et manifesti per la seconda et
per ciascheduna. Et perche ciascheduna la forma di ciascuno punto
d'esso non si constituisce nella concauitä del neruo comune in uno
punto, ma alcune cose sono per le quali si constituisce in due punti
et non in uno. Quando adunque due assi fossono mote, tutte quelle
parti sono di quella cosa, allora si certificherä la forma d',esso. Ma
se'l uiso e fuori dell'asse comune et remoto da essa cioe la cosa uisa,
allora la forma d'esso sarä certificata. Ma la positione di ciascheduno
punto di quelli apresso tutti a' due uisi non e positione consimile per
quella inequalitä della remotione del punto di quella cosa uisa dal

155



punto della superficie de'duo uisi li quali si instituisce due forme d'esso
et di due assi. Quando adunque amendue si obligarono a questo uiso
cosi fatto che quasi Tasse comune allora certificherassi la forme et simil*
mente quando amendue e uisi aranno compreso molte cose uise insieme
et Tasse d'amendue li uisi insieme fossono et concorressono in alcune
di quelle cose fisse et fossero di quelle Taltre cose uise et concorressono
due assi infino alla concauitä del neruo comune, posto che in esse siano
concorrenti quelle cose si comprendono dal uiso in quello stato che sono
propinque dal uiso nel quäle Tasse sono concorrenti; se questo fosse
di minimo corpo la forma d'esso si instituisce nella concauitä del neruo
comune nel quäle non sarä dubitatione maxima d' esso sarä propinqua.
E'lla forma d'esse sarä propinqua al centro di quelli uisi o uuoi di
quelle cose uedute le quali si comprendono dal uiso in quello stato
fosse remoto dal uiso nel quäle sono concorrenti due assi la forma
di quello et saranno penetranti insieme perche sono in una parte, per
la quäl cosa la inqualitä la quäle e tra'lle sue oppositione e'lla remos
tione non sarä maxima, auenga che anche due forme penetranti Tuna
et Taltra o la forma d'alcuna parte sarä dopia ouuoi la forma di questi
uisibili in tutti questi uisibili sarä dubitabile in tutte le dispositioni
per la dispositione delli ragi exienti da quello saranno remoti et con*
correnti in esso, allora la forma si certificherä d'esso. Quando ad«
dunque Tasse di due assi concorrono in alcuno uiso et con questo due
uisi aranno compreso Taltro uiso propinquo, adunque a' duo uisi nelli
quali ora sono concorrenti due assi. Quando e piü remoti fosseno
tra due assi questa positione apresso e duo uisi saranno diuersi in
parte perche quando saranno tra due assi sarä a destro d'una asse et
a sinistro da uno altro e ra?i eseunti ad esso saranno in dextra dello
altro uiso saranno in destro dalT altro asse. Et questi saranno sinistri
le positioni saranno diuerse in parte perche quando saranno tra due
assi sarä el centro delT una assa sinistro delT altro uiso saranno destri
Taltro saranno eseunti et cosi la positione d'esso apresso a' due uisi
cosi fatti si instituisce in due luoghi di diuersa positione, sarä diuersa
in parte alla forma della concauitä del neruo comune et saranno da
due latora del centro per la quäl cosa saranno due forme et non e

156



uisi sopraporrebbono a esse et similemente quando fosse la cosa
ueduta in altra asse e fuori adunque et secondo adunque questi modi
s'istituirä la forma de' uisi in duo uisi nella concauitä del neruo comune ;
tutte quelle cose noi abbiamo dette si possono sperimentare et ueduta
la certificatione traggasi una tauola dello legnio leggiere della quäle
la longitudine sia da uno cubito all' altro et indi sia circa di dita
quattro et sia bene plana et de' quali e leggiere equidistante et sia in
quella due diametri seghanti se equali e'llo luogo della segatione sen*
tire fuori la linea retta perpendiculare sopra linea piana posta nello
meqo. Et tingasi questa linea di colori o uuoi di tintura lucida di
diuersi colori acciö che apparischino bene, ma pure due diametri ap*
parischino d'uno colore et con [. . .] nello legnio della latitudine la Fol. 41
tauola apresso della linea retta posta nel me<^o de' due diametri nella
concauitä ritonda con questa quasi piramide tanto quanto poträ
entrare nel corno della asse tanto quanto la tauola si sopraporrä a
quello per insino che toccano due anguli della tauola quasi due megi
della [e diametri a . b . c . d . el punto della sectione sia . q . e'lla
linea extensa nel meqo] della superficie de' due uisi ma pur non to*
cheranno. Sia manifesto addunque la figura: ma la tauola . a . b . c .
d . e diametri . a . b . c . d . e'l punto della sectione sia . q . ella linea
extensa nel mego della longitudine sia . h . q . g . e'lla linea del punto
della sectione questa linea secondo anguli retti sia . k . g . t . e'lla con«
cauitä la quäle e nello mego della latitudine della tauola et nel mego
della latitudine la tauola sia quella . h . c . continuata dalla linea . m .
h . n . fatta questa tauola in questo modo tolgasi cera bianca della
quäle si faccino indiuidui piccoli colonnati o uuoi colunnari et
traghansi di diuersi colori l'uno et dirigisi uno delli indiuidui nel
meqo della tauola nello punto . q . et siano applicati alla tauola che
quasi non si possano rimuouere dal suo luogo et siano istanti quasi
non siano sancti ouuoi permanenti essi con uno stato o uuoi stare
equale li due altri ritondi si rigino o siano ritti sopra li stremi delle
linee late in due parti . h . t . et cosi i tre indiuidui saranno in una
uertificatione. Et fatte queste linee lo sperimentatore di questa tauola
la concauitä la quäle e nel mego della longitudine che e nel corno e

157



tra'l naso et gli occhi quasi el corno del naso intra la concauitä et
sia apiccato (^olla tauola et siano due anguli apresso a' due megi della
superficie de' due uisi propinqui et toccano quasi essi. Di poi debba
lo sperimentatore guatare lo indiuiduo proposito nel mego ella pulita
tenere sopra a quello et fortemente. Quando quello adunque lo spe*
rimentatore arä guatato lo indiuiduo posto nel me<^o in questo in*
diuiduo et sopraporre o uuoi saranno sopraposti a duo diametri et
saranno equidistanti a quelli et sarä asse comune el quäle noi abbiamo
determinato sopraposito alla linea estensa nel me(^o della longitudine
della tauola la quäle e linea .r.q.t.h.3. lo sperimentatore in
questa dispositione de' guatare ogni cosa superficie di tutta la tauola,
allora e trouato ciascuno de' tre indiuidui i quali ne' punti . b . q . t . e
messo e trouerrä la linea . r . q . t . la linea . h . 3 . estensa nella longis
tudine della longitudine si trouerranno due secante se insieme apresso
lo indiuiduo posto nel me(jo similmente de' diametri. Ancora quando
lo sperimentatore guaterä quelli in questo stato si trouerranno quattro
l'uno et l'altro cioe due equali. Da poi lo sperimentatore de' porre
la pupilla contro all' altro degli indiuidui i quali sono in due punti
b . t . accioche due assi concorranno nello stremo. Da poi guati in
questa dispositione et trouerrä in ciascuno de' tre indiuidui la linea
posta nella latitudine, una ne trouerrä in mego estensa nella longitu*
dine et ciascheduno de' diametri indiuidui posti sopra alla tauola ri*
moueranno indiuidui: quando addunque lo sperimentatore arä com*
preso queste linie e'lli indiuidui ueramente non e se non e una linea
nel mego, ma paiono due trouate ciaschun' altra di due quattro et
quattro sopra 1' altra per la quäle ueramente o similmente no ne arä
rimosso e due indiuidui di questa linea arä posto uno sopra la parte
del uiso delli diametri et l'altro oltre allo indiuiduo posto nel mego.
Trouerrai quelli quattro perche ciascheduno delli diametri aparirä
due: per la quäl cosa appariranno l'una sopra l'altra delle linee le
quali sono d'uno diametro ueramente duo indiuidui l'uno la parte
del uiso et l'altro allo indiuiduo posto nel mego et similmente sarä
posto duo indiuidui sopra amendui e diametri. Da poi lo sperimen?
tatore debba rimuouere due indiuidui et porre uno di quelli sopra la

158



imagine della tauola oltre al punto . b . et riuolgasi la tauola alla sua Fol. 42'
positione, prima diriija la pupilla allo indiuiduo nel me(;o, allora tro*
uerrai nel mego posto la positione sua nel punto . R . sopra allo punto
R . come di sopra al punto remoto . R . come di sopra el punto . F . et
diriga la pupilla perche allotta l'indiuiduo posto nel punto . F . doue
e lo sperimentatore et la pupilla posta nella linea retta in latitudine
che due assi sono corrente nello indiuiduo nel mego in alcuno luogo
posto nella linea retta in latitudine. Se adunque lo sperimentatore
dirigerä la pupilla in quello stato allo indiuiduo della linea posta in
latitudine o al punto posto fuori di quella linea . et concorreranno
due assi fuori d'uno punto fuori della linea opposita in latitudine:
allora lo indiuiduo posto nel me(^o, se allora l'uno et I'altro di quelli
due se gli altri indiuidui fusseno in due punti k . t ., allora l'uno et
I'altro apriranno due da pol che'llo sperimentatore al mego o uuoi
allo indiuiduo o ueramente alcuno luogo opposito della linea in la*
titudine alcuno luogo opposito, subito la dispositione ritornerä come
la prima figura. Addunque del punto . b . siano extratte linee . b . k .
r . b . f . linea. Addunque . h . b . e maggiore l'angulo chella linea . b . t .
c . equale alla linea . q . t . et l'angulo . t . b . q . e maggiore che l'angulo
b . d . q . e maggiore dello angulo. Similmente se arä posto due in?
diuidui. Addunque l'angulo . R . a . q . e maggiore che . R . 1 . b . q .
addunque la remotione della linea . a . r . z . dall' asse . a . q . e maggiore
che l'angulo . a . q. Ma la differentia dell' asse e maggiore che . b . q .
ma la differentia tra queste due remotioni e differentia di queste due
remotioni e poca tra due anguli. R . a . q . R . B . et sempre si uede
d'amendue e uisi. Vero apresso al punto . q . et due linee . a . q . b . r .
sono equidistanti a due ragi exeunti allo indiuiduo el quäle apresso
al punto . R . Quando due assi fossino concorso lo indiuiduo el quäle
e apresso al punto . q . et similmente la dispositione dello indiuiduo
el quäle e apresso al punto . R . si sa o uuoi e saputo perche e ra(^i
eseunti adesso saranno nella uertificatione delle linee due . a . r . c . t .
b . r . et in detta se uno de' due angoli .k.a.q. et .b.q. non diferis;
cono massimamente dello angulo . k . b . q . et non ä sensibile quan*
titä quando el punto . r . propinquo al punto k . et dichiarasi per

159



questa dispositione cheUa cosa uisa apresso due assi e una positione
in parte la remotione delli ragi eseunti adesso da' duo uisi una cosa
gli angoli . f . a . q . f . b . che sono diuersi di diuersitä massima et l'in*
diuiduo e presse al punto aparirä quando due asse fosseno concorse
o uuoi concorressono lo indiuiduo el quäle e presse al punto . q . Di«
chiarasi a punto per questa dispositione che la cosa uisa alla quäle
alli ragi eseunti da' due uisi e diuersa remotione da' due per grandissi*
ma diuersitä per due e si la positione in rispetto di due assi e una
medesima positione in parte la positione della linea . h . q . z . a ris*
petto deir asse de due uisi e positione diuersa in parte dello rago
li ragi eseunti alla parte . h . q . dal uiso dextro. Sono sinistri dall'
asse . a . q, Ma li ragi eseunti alla parte . q . z . del destro uisi sono
destri dall' asse . a . q . e"lli ragi eseunti essi dal sinistro dall' asse . b .
q . li raqi i quali escono a essi [sono destri alla asse] eili ragi eseunti
alla parte . h . q . destro sono sinistri dalla asse . a . q . li ragi ueramente
eseunti a questa parte dal sinistro uiso sono dextri dall' asse . b . q .
ma li ragi eseunti . q . z . dal destro uiso sono destri dall' asse . a . q .
li ra(;i eseunti adesso dal sinistro uiso sono sinistri dall' asse; li ragi
i quali escono da esso sono di diuersa positione in parte et ogni punto
di questa linea da' due uisi et da' due assi equali e questa linea et
tutte quelle cose sono opposite sopra a quella oltre allo indiuiduo
posto nel mego sito sempre parranno due, onde due assi saranno con*
corse in linie due posto lo mego. Dichiarati addunque di questa po*
sitione che si uede quando la positione dee essere a rispetto di due
sono equali la remotione di ciascheduno e ragi due eseunte d'amen*
duni e uisi et d'alcuno punto d'essi saranno in due parti diuerse et
et per le quali cose due forme diuerse per le quali ciascheduno punto
d'essa si istituiranno in due punti della concauitä del neruo comune

Fol. 42". da due latora del centro et similmente e ancora la dispositione di
tutti a due e diametri cioe li ragi eseunti et l'uno et l'altro d'esso dal

Fol. 43'. uiso seguente essi saranno di mego del uiso propinqui all' asse et sopra
l'asse elli ragi eseunti adesso dell' altro uiso saranno declinanti dall'
altre asse. Ma quelli del destro uiso al sinistro diametro saranno si*
nistri dell' asse. Ma quelli che escono dal sinistro uiso et destro sa*

160



ranno destri dall' asse di questi diametri e i punti et tutte le cose poste
sopra esse appariranno due oltre all' indiuiduo posto nel mecjo lo
indiuiduo chiarisce. Addunque per questo che la cosa ueduta la quäle
a rispetto dello altro uiso per questo che la cosa ueduta la quäle a
rispetto dell' altro uiso e opposito al me?o d'esso a rispetto ueramente
l'altro e obliquo dal mego apare due, perche la forma del punto la
quäle instituisce la sectione che e nel mecjo della tauola et guaterai
allora le linie scritte nella tauola trouerrai due diametri et quattro
et trouerrai con questo due di quelli quattro propinqui et due assi et
due remoti da esso con questo seganti se sopra el punto me<jo che e
punto della sectione de' duo diametri el quäle e sopra l'asse comune,
trouerrai l'uno et l'altro comune di quelli remoti piü remoti dal meqo
quello si sia ueramente. Da poi quando lo sperimentatore arä coperto
l'altro uiso uederä due diametri et uedrä lo spatio tra essi piü uera#
mente che sia secondo la sua piramide quello che piü amplo d'esso
et la latitudine della tauola. Et aparirä che'l diametro remoto dal
metjo diametro el quäle segue el uiso coperto per lo quäle si dichiara
e quali paiono propinqui quando el uiso nell' uno ne l'altro apparirä,
ma la propinquitä de' duo a quattro e perche quando due assi con#
corressono nello indiuiduo posto nel mego allora l'uno ellaltro di
quelli diametri si comprenderä dal uiso seguente per li ra<ji molto
propinqui all' asse per la quäl cosa esse per queste saranno nella con#
cauitä del neruo comune molto propinquo al centro. Et sarä el punto
della sectione di quelli in esso centro Taxe e al mego. Ma la remotione
de' due a quattro e perche l'uno et l'altro delli diametri si compren*
dono ancora dell' altro uiso obliquo da esso per la quäl cosa si com#
prende ancora per li raggi remoti dall' asse a l'altro si comprendono
per li ra(ji dextri remoti dall' asse et l'altro per li ra(ji sinistri dell'
altra asse. Per la quäl cosa le forme d'esse si istituiranno nella con*
cauitä del neruo comune figurasi remoto. Ond' e due diametri anno
due forme propinque asse et due forme remote perche niente si com*
prende la remotione dell'uno et de l'altro de' rimoti del me<;o maggiore
che la sua remotione uera et perche la remotione la quäle e tra due
diametri si comprendono d'amendue li uisi e ogni cosa ch'e propin«

161 11



qua al uiso si e in ueritä maggiore qui et piü remoti perche quando
guaterä per lo isperimentatore quando e cuopre uno uiso guaterä per
lo altro, solamente trouerrä l'altro tra due diametri piü largo che esse
ueramente si comprende dall'uno et l'altro uiso molto propinquo. La
cagione di questo si dichiara poi quando parleremo della deceptione;
e ogni cosa uisa posta dalle dispositioni de' diametri i quali sono
nella tauola delli indiuidui posti et oppositi sopra essa nel me(;o perö
che ogni cosa uisa posta sopra l'asse comune e compresa dal uiso per
Tasse radiale si comprenderä nello suo luogo et comprendesi per
uno uiso et per una asse la quäle si comprende per due ueramente
per amendue l'assi. Dichiarasi che ogni cosa uisa compresa uno uiso
et per l'asse radiale che e uisibile et non e sopra l'asse comune si
comprenderä in luogo propinquo all' asse comune che lo suo luogo
uero e questo et ancora si seguirä in quelli e quali e ancora questo si
segue et ancora e quali si comprendono per gli altri ragi oltre a l'asse,
quando el uiso arä compreso la cosa uisa secondo che instituirassi
una forma nella concauitä del neruo comune in uno luogo continuo
insieme secondo la continuatione della cosa uisa. El punto del uiso
el quäle e sopra l'asse radiale alla quäle non sarä istato sopra all'asse
comune apparirä in luogo propinquo alla comune asse che ä nel suo
luogo uero, allora gli altri suo(i) punti ancora apresso lo luogo piü pro*
pinquo alla comune asse nel suo luogo. Ma uero in questa dispo*
sitione cioe si uedrä nel suo luogo uero. Ma questa di uolere auiene
che quando quelli di duo uisi in alcuno uiso concrescono in piü dis*
positione dell' asse comune passerä quello uiso et non mai l'asse di
Fol 43' quelli duo uisi apresso asse insieme et non si trasmuterä per questo
quando la positione di quello uiso in rispetto de'uisi a rispetto uici«
nanti et non fosse trasmutata alotta, non apparirä la transmutatione
del suo luogo quando auenisse ne' uisi assueti. Quando addunque
si considera questa uia predetta, dichiarera'ssi di quella isperientia.
Et questo si segue in tutti e uisi i quali concorrono cioe l'asse de' due
uisi i quali sono fuori dell' asse comune. Ancora fia di bisognio lo
sperimentatore el pergameno tre carticelle piccole e quali et scriuer*
rassi in una parola per iscriptura manifesta nello auancjo quella me#

162



desima parte et in quella quantitä et in quella medesima figura. Et
ponga uno indiuiduo in me<jo della tauola come prima et ponga an*
chora l'altro indiuiduo il quäle e a me<;o la tauola et l'altra nel punto
.k. eapichi una scritta o ueramente carticella collo indiuiduo el quäle
e ancora nel mego della tauola nel . k . et conserui la sua positione coUa
carticella et ponga in su la tauola come fece da prima et dirigi la pu#
pilla alla scritta la quäle tu ai appiccata alla tauola la quäle e nel
mcqo dello indiuiduo et guati quella, allora certamente comprenderä
la parte scritta sopra quella per certa comprensione. El comprenderä
con questo in quella dispositione l'altra scritta e la parte scritta quella
ma non bene dichiarata come e la parte simile a quella la quäle e
apresso allo stremo et mega scrittula quella, ma in meijo d'essa au*
enga che sia consimile di figura forma et qualitä, dapoi in questa dis*
positione fia di bisogno lo sperimentatore nella ter<;a scrittula ma non
seguente el punto . k . et ponga quella nella uertificatione di due scrit*
tule le quali sono nella tauola della rectitudine della stensione della
linea la quäle e nella latitudine della tauola che nella superficie della
tauola. Quanto al senso perche fia remoto dalla tauola. Et questa si
fatta uertificatione facciate osserui in se lo sperimentatore, acciö che
la positione della terqa scritta ouuoi cedula ella positione della parte
che e nella tauola: allora finga amendui e uisi nella scrittula et postasi
nel me(;o diri(;i la pupilla a essa allotta comprenderä la terga scrittola
o uero cedula. Ma comprensa la forma se non sarä molto remota
comprende la forma della parte simile a quella che e in mecjo della
tauola. Ne come truoua la forma della parte la quäle e in essa apresso
al punto . k . dominante amendue uisi aranno diri(jato la pupilla alla
scrittula o uuoi cedula quäle e nel mecjo della tauola non come tru*
oua la forma da poi rimuoua lo sperimentatore ello indiuiduo el
quäle e apresso al punto . k . la scrittula la quäle tiene in mano per in*
sino che lui l'apicca et congiugne allato alla scrittola collo indiuiduo
posto apresso al uiso che la scrittula sia perpendiculare allato alla
scrittola in mano infino o che lui l'apicca et congiunga insieme alla«
to della scrittola apiccata collo indiuiduo posto nel mecjo presso al
uiso che'lla scrittola sia perpendiculare sopra la linea posta in latitu*



163



11'



dine et dirigi alla pupilla come prima alla seconda posita come pri*
ma nello me(jo comprenderanno due le parti le quali sono in due
scrittole per compren[d]sione manifesta certificata et non sarä tra due
forme delle due parti in dichiaratione et certificatione della differen*
tia sensibile. Da poi lo sperimentatore truoua la scrittula la quäle e
nel me<;o et risguarda bene e due scrittole, quando sarä uenuto apresso
al punto . k . allora trouerrä la forma della parte intelligibile: ma non
tanto quanto era apresso alla applicatione colla seconda. Da poi lo
sperimentatore acciö che la positione muoua la scrittula et rimuoua
quella a poco a poco in latitudine. Considera bene et diriqa la pupilla
alla scrittola e nella tauola, allotta trouerrai la scrittola mota. Et quanto
piü si rimuoue dal mego tanto maggiormente si nasconde la forma
di quella scritta d'essa. E ancora si cuopra el punto . T . ello speri#
mentatore el uiso si che la tauola in quella e diriga la pupilla e l'uno
uiso el quäle . k . alla scrittula posta nel me(;o come fe inprima, allotta
certamente trouerrä quella nella seconda scrittula apresso al moto
della linea: et quando peruerrä al punto . k . allora sarä in questo stato
tra'lla sua certificatione apresso alla sua applicatione con quella che 6
nel mego differentia sensibile; da poi muoua questa scrittula ma guardi
la scrittola posta nel mego, allora certifica che la scritta mota non si
Fol 44'. uede et non si mouerä la declinatione apparirä addunque la quäle e
in essa per questa. Et manifesti sono da' uisibili facili dal uiso i quali
si comprendono d'amendui e uisi e quali sono propinqui al concorso
e piü manifesto dal remoto del sesto del concorso delle duo assi a ne
certificata auengasi conuenga, et che si comprenda da l'uno a l'altro
uiso concorra a parte; ancora l'una et l'altra consideratione e mani*
festissima da' uisibili facili e quali si comprendono da uno uiso et
quello si uede per l'asse radiale e quello che e propinquo e piü mani*
festo e quello che e piü remoto che'l uiso remoto che ä la forma du?
bitabile et non certificata. Ancora appare ch'el uiso non appare ancora
la cosa certificata, ancora appare che'l uiso non comprende ancora la
cosa uisa el quäle e per li diametri per uera comprensione in fino che
muoua l'asse radiale sopra li diametri suoi. El uiso quando sarä fisso
nella oppositione sua sarä fissa dall' asse radiale comprenderä el tutto

164



per uera comprensione el quäle da e diametri ma solamente quello che
sopra Tasse perche e certificata comprensione acciö che della parte
d'esso el quäle e rimoto dall' asse comprende ma non certamente
auenga che'l uiso [. . .] la cosa sia uisa sia facile et indifferente*
mente o sia la comprensione in amendui e uisi o in uno solamente et
poi fia dal bisognio allo sperimentatore uno perche ä meno di quattro
dita. E in ogni dimensione nel quäle esso serua le linie di scrittura
sottile ma pure e manifesta et intelligibile: et poi rimuoua lo indiui*
duo posto sopra alla tauola et ponghi la tauola apresso al uiso come
facesti prima et diri(jati al pergameno sopra alla linea e poi posta in
latitudine che nel mego della tauola diri<ji la pupilla chon amendue e
uisi al mego del pergameno et guati esso el perche allora trouerranno
la scrittura la quäle era nel pergameno aperta et intelligibile. Ma la
scrittura la quäle nel mego del pergameno e piu manifesta et piü che
quella e nelli stremi. Et quando el uiso arä diri(jato al mego del per«
gameno et non fosse sopra a ciascheduno suo diametro moto da poi
obliquo lo pergameno che quasi seghi la linia opposita in latitudine
nel punto opposito nel mego della tauola el quäle e punto di sectione
e'lla obliquatione al punto della sectione et dirigi la pupilla coll'uno
et l'altro punto uiso al mego, uedrä certamente allora la scrittura piü
latente o uuoi piü nascosa della prima. Di poi ancora obliqui per lo
pergameno siehe quanto lo pergameno alla linea estensa nel mego
della longitudine della tauola, allora la scrittura ch'e nel pergameno
quanto fosse piü obliquo tanto maggiormente si nasconderä la scrit*
tura et quasi el pergameno sarä propinquo: allora trouerrai [. . .]
e nel pergameno s'apropinqua alla linea stesa nel mego della longitu«
dine allora la longitudine della tauola scritta la quäle e nel pergameno
apparirä molto dubitabile et non certifica. Da poi conuiene lo isperi«
mentatore riuolgere el pergameno et coli' altro uiso allora trouerrai
essa manifesta et leggibile et da poi obliqua lo pergameno come fece
prima et guati con quello come fece prima con uno uiso: et allora
trouerrä la scrittura piü latente o uuoi nascosa. Quando era da presso
era facile ma poi obliqui lo pergameno a poco et guatilo et trouerrä
che quanto piü si obliquerä tanto maggiormente si nasconderä quasi

165



che'l pergameno s'apropinquerä al diametro el quäle segue el uiso
aperto. Et diacharasi per questo con quello medesimo uiso; allora
uedrai la scrittura la quäle e nel pergameno se'ssi apropinqua e dubi«
tabile e leggibile piü che quando el pergameno sarä facile. Da poi
quello noi uedremo quanto sa obliqua el pergameno tanto piü si nas*
conderä la scrittura a parte, addunque per questa consideratione el
uiso e piu manifesto el quäle e facile sopra l'asse radiale et fusse fuori
deir asse el uiso quando e molto obliquo si nasconde posto non sia
sopra all' asse radiale et facciasi la uisione per amenduni e uisi et
adoperino solamente et conuiene lo sperimentatore rimuouere lo in«
diuiduo della tauola et rigare lo pergameno sopra allo stremo della
tauola et sopraporre el fine d'essa similitudine ch'e . c . d . et diriga la
pupilla coll'uno et coll'altro uiso al mecjo del pergameno perche allora
e trouata la scrittura leggibile e manifesta, allora certamente uedrai la
scrittura piü latente che prima in quella et similemente sarä conside*
Fol. 44". rato con uno uiso; da poi lo sperimentatore porrä lo indiuiduo sopra
el punto . <; . et dirigare lo pergameno della latitudine: el punto
, g . dirigare lo pergameno sopra all'altra parte della latitudine apresso
lo stremo della tauola come fe la pupilla allo indiuiduo posto nel
mego et guati lo pergameno et consideri la scrittura, allora uedrai la
dispositione come uedeua quando era nel mecjo delta tauola; et con#
siderasi come amenduni e uisi o con uno solamente radoppi conuiene
lo sperimentatore le scrittole le quali noi auiamo perdute apresso
allo stremo della tauola uedrä in se come parte ; quando el pergameno
era facile sopra . 3 . e piü manifesto dal mego e piü remota si nascon«
derä la parte. Ma pure uedrä chella remotione dal me(;o tanto piü
si nasconderä. Ma pure uedrä chella remotione dal mecjo apresso el
quäle ita nascosa la parte posta nel [me(;o] lo stremo per che la con*
sideratione sarä nel me(;o della tauola per certo la remotione de' ra<;i
ella proportione apresso la quäle si nasconde la forma possa nello
stremo del me^o del uiso alla remotione alla positione del mego del
uiso e una medesima remotione et consideratione allo stremo d'esso.
Et similmente ancora se lo sperimentatore arä rimosso la tauola arä
posto lo pergameno nello quäle arä posto la scrittura o uuoi nello

166



quäle h la longitudine oue possi leggiere in maggiore distantia et fosse
facile altrimente al uiso et poi lo obliqui nello suo luogo et trouerrä
la scrittura nascondersi ancora piü si obliquerä et piü si nasconderä
se molta sarä obliquata, siehe la positione sua sarä propinqua alla
positione delli ra(;i eseunti a mecjo d'essa, allora uedrai la scrittura nel
pergameno molto latente per si fatto modo non si puö leggere et
questo uedrai et considerai con uno et con amendui e uisi et con#
siderisi con uno solamente et similmente quando arä fatto alcuna delle
scritte piü remoto si sono la longitudine piccole in luogo opposito al
uiso piü remoto si siano la longitudine della tauola e arä l'opposito
facile altrimenti facile al uiso arai diri<;ato la pupilla a esso et coU'uno
et coU'altro uiso arä posto l'altra scrittula obliqua destra et sinestra
et arä dirigato essa siehe fia facile et trouerrä essa piü latente; ma poi
se alcuno mouerä la scrittula la oue diri(;a la pupilla trouerrä la parte
la quäle e nella scrittula la quäle e nello stremo che quanto ella e piü
rimota dalla seconda scrittula tanto piü si nasconde la forma della
quäle e fatta inleggibile per ogni modo et similmente arä considerato
queste due scrittule con uno uiso trouerrä tale dispositione. Dichia«
rasi addunque di queste ouuoi per queste che'l manifestissimo de'
uisibili in tutte le remotioni et quello che sopra all'asse delli ragi che
quello che piü propinquo et piü manifesto del piü remoto el uiso piü
remoto di maxima remotione e di forma dubitabile et non certificata
dal uiso o sia la uisione per uno uiso ouuoi per amenduni e uisi o
sia la cosa uisa sopra Tasse o fuori dell' asse perche e uiso e oblique
si e sia dubitabile forma: auenga chella remotione sua sia mediocre
auenga chella magnitudine sia compresa secondo che ella e perche
la forma del uiso oue s'istituisce nella superficie del uiso congregata
per la sua obliquatione perche quando el uiso fosse molto oblique
allora lo angulo el quäle si stende sopra al centro del uiso sarä pic*
colo ella parte del uiso oue si istituisce la forma di quello uiso sarä
minore della parte la quäle istituisce la forma di quello et se sarä
facile el uiso eile parti sue piccole sustentano apresso el uiso e quali
insensibili per la massima obliquatione la parte piccola quando ella
fosse obliqua, allotta le linie eseunti dal centro del uiso e'Ui stremi di

167



quella parte si faranno quasi una linia per la quäl cosa lo sentiente
non comprende l'angulo contento tra esse ne ancora la parte la quäle
distinguono dalla superficie del uiso e'l uiso molto obliquo sarä du?
bitabile perche la forma d'esso la quäle si fingie nel uiso sarä congre*
gata per maxima congregatione e'Ue parti piccole sarebbono insensis
bili et perö la forma d'esso sarebbe dubitabile et perö in si fatto uiso
fossono sottile intentioni non si intendono se non per la latentia delle
sue parti piccole et per la congregatione della forma. Ma'l uiso facile
e per lo contrario, perche la forma d'esso la quäle s'istituisce nel uiso
sarä ordinata et manifesta nella superficie delle parti sue piccole le
Fol 45'. quali si possono comprendere per la latentia le parti sue piccole le
quali si possono comprendere dal uiso et saranno Ordinate et mani*
feste et non dubitabili uniuersalmente la intentione sottile e la parte
e sottile et la ordinatione della parte del uiso per uera comprensione,
se non quando la forma sia in prima nella superficie del uiso secondo
el membro sentiente et se si istituisca ciascheduna parte d'esso nella
parte sensibile della superficie del membro sentiente e quando el uiso
fusse stato molto obliquo allora la forma d'esso non s'e inpremuta
nel uiso ne ancora le forme d'alcune parti piccole nella figura et nella
parte sensibile del uiso. Questo non si fa se non quando el uiso e
facile et quando la obliquatione sua fosse piccola et fosse la remotione
sua piccola con questa della remotione mediocre in rispetto della re?
motione la quäle e in quello uiso; la comprensione addunque della
magnitudine di quello uiso molto obliquo secondo che quando fosse
in remotione mediocre auenga che la obliquatione sia maxima equale
forma per quella forme del uiso la quäle non si istituisce nel uiso
solamente ma per ragioni fuori della forma cioe che per questo el
comprendente comprende la diuersitä cioe la differentia massima tra
esse et subito la uirtü distintiua imagina la positione di quello uiso.
Comprenderä la misura d'esso secondo la diuersitä della remotione
delli stremi et secondo la misura dello angulo el quäle sottentra a
quella parte apresso al centro del uiso non solamente di quella forma:
quando la uirtü distintiua arä compreso la diuersitä della remotione
de' due nello obliquo arä compreso la obliquatione d'esso subito per*

168



cipierä la congregatione della forma arä compreso addunque la misura
d'esso quando arä sentito la quantitä della obliquatione non secondo
el modo della forma ella parte parua, ma secondo la positione et
sottili intentioni le quali sono nel uiso et non si possono compren*
dere per ragione se'l uiso non arä sentito quella parte o quelle inten*
tioni . o Lnascondimento addunque della forma quando ella sarä in
remotione mediocre per la inprensione della forma nel uiso sente le
sue parti piccole per la quäl cosa la forma del uiso massimamente
obliquo et dubitabile, ma la forma del uiso facile altrimenti e mani*
festa. Questo e dichiarato nel sermone della dichiaratione della de*
ceptione del uiso. E"ssi ä dichiarare la cagione e'lle spetie d'esse.

32. L'abito fatto del uedere per linea retta et per iscientia ora e da
uedere et da dire degli altri modi cioe per linee reflesse et fratte. Et
che queste cose le quali sono dette delle parti della anima et della
compositione delli occhi et de' passamenti delle spetie neue tunici et
omori delli occhi per insino al neruo comune et di tre modi e da
cognosciere el solo senso per li soli sensi e'Ua scientia e'l silogismo
sono comuni uisioni fatte per linea reflexa et fratta addunque pauci
sono di questi. £ da dire inprima intorno al uedere et alla reflessione
ricoglendo quando al giudicio del uedere humano la densitä piü in
uedere le spetie in tutto o in parte la sua densitä cioe l'aqua, e'l uetro
e'l cristallo, imperö che ogni denso reflette la spetie. Ma non sia im*
perö uiolentia delle spetie in tutto, imperö le spetie si pigliano a ca*
gione imperoche la densitä impedisce el passamento suo cioe per
altra uia e multiplicare e impossibile et doppio el senso e aspro et
pulito la parte o uero el corpo e aspro et non ä conformitä all'uno
et all'altro et quello gli place fa la sua propria reflexione dissipante
tutta la spetie allo occhio et non puö uenire intera. Addunque non
puö fare sensibile reflessione ne rapresenta le cose uedenti, ma per
qualitate et lenitä nella superficie de' corpi pulcri et nelli specchi
auendo ogni parte concordante in una actione et rende le spetie in*
tere et sensibili infino all' occhio et fra la uisione manifesta in ueruno
ancora non sarä perfetta si come quando 1' occhio uede per linea retta
imperö chella reflexione e indebolita la specie apresso alla moltipli*

169



catione. Qiaando le spetie passano pel mego della ispecchi fanno
l'angulo e . A. equale angulo incidente el quäle e . B , per la LXXX'
Fol 45v. primi elencorum el quäle dicit gli anguli essere composti e necessario
e manifesto che gli anguli d'esse reflessioni cioe . d . sono equali all'
angulo incidente. Quando et quäle angulo constituesse infra lo spec«
chio tale constituisce circa questo et a questo e prouato lieuemente
cosi. Sit . a . b . c . speculum planum et . d . sia uisibile et sia Tocchio
. a . b . c . equali et . d . et . d . a . et . e . et . c . siano perpendiculari et
equali et . d . b . c . siano ragi di reflexioni, ora con . c . e . et . b .
equali et . a . et . b . et . a . d . et anguli contenti infra elati sono equali.
Imperö retti sono questo e manifesto per ////" primi elementorum

che gli anguli [ ] se reguardanti sono equali [per IUP primi

elementorum] sono equali . s . f . g . del quäle e il proposito. Siano
adunque e trianguli manifestamente el proposito sia ancora uno mag«
giore . a . ad hoc anguli incidentie di reflexione siano a l'uno a l'al*
tro non mutati cioe manifeste semper istä el proposito. Ma l'autore
del libro delli specchio presuppone el triangulo essere simile. E ad*
dunque la proportione sarä . c . b . et . a . b . si come . d . et . a . la re*
flexione e . c . addunque . c . f . sono anguli equali et per questo e
manifesto de' conuessi specchi et concaui, imperö a . k . b . fanno
equale angulo collo specchio piano [saranno residui anguli] che e . d .
c. Ma anguli contingenti e sono equali: addunque quelli separati . a .
b . anguli constituti collo specchio piano saranno residui . s . f . g . e
quali intendiamo in ogni modo del conuesso specchio imperö che
a.b. collo specchio piano . g . f . faccino l'angulo equale, adunque
aggiungansi anguli continui e quali saranno sempre equali siano . a .
h . d . equali del quäle e proposito cosi si faccia la demonstratione
nel libro delli ispecchi. E in questo libro addunque Alchin de as#
pettibus et in esso considerando diligentemente che nulla in niuno
si uedrä in esso stima el uolgo, ma la cosa oggietta dalla quäle uiene
la spetie che cosi in molti modi come mostra -^/acen nel IUI" libro oue
nascono e termini delle linie .o.a. quando el uedere fia presso et in
questo . a . uisibile sia manifesta perö che termini delle linee reflexe
si e . d . a . oltra di ciö le spetie non si uedranno se non e in caso per

170



accidentia sopra e posito el suo essere la spetie e altra macchia nello
specchio impressa nello specchio o uero alcuna sua parte segnata.
Addunque per lo uedere e fatto per reflexione. Addunque determina
el suo del quäle e falso e imperö sanga gli occhi non uedrä san(;a re#
flexione altra spetie et questa reflexa non uerrä a esso sancja reflexione
apresso o siano ancora alcune spetie et questa reflexa non uerrä a esso
per la sua qualitä degli anguli incidenti et delle sue reflexioni sia il
lume del quäle uiene e reflexioni in molti modi. Addunque questi
sostengono gli anguli della incidentia della reflexione. Conciö sia
cosa che gli anguli e'l lume del quäle uiene alla luna alle stelle es*
sere luce del sole [el sole] ella superficie cioe apresso all'angulo de'
phylosofanti estimano che uedendo la luna et le stelle et uedendo el
sole perche la imagine del sole e reflexa ne' nugoli rorida cioe stima
et certo si come e prouato di sotto. Et questa e scientia sperimentale.
Ora ueggendo la nuuola uederemo el sole nulla non uedrä apresso
al sordo non ne stima uedere el colore dello iride cioe dello arco colo*
rato ne tale figura ne non e tale colore. Ma questo e certificato dopo
al sermone. Ora in questa scientia n'e in uita el colore. Ma questo e
certificato e che le cose no ne appariscono nel uedere et nel luogo suo
imperö che'l uedere assueto per la linea retta e'Ua cosa nella istremitä
sua, addunque non e onde nella curuatione della sua reflexione della
curuatione et per questo stima sempre essere il rago uisuale nello luogo
della imagine che noi chiamiamo apparitione delle cose in alcuno suo
punto. Addunque questo fa che'l uedere fia di fuori. Mettendo ad«
dunque in direttione le spetie delle cose in alcuno suo punto. Ad#
dunque non e sempre in ogni luogo ma in piü e el concorso de' ragi
uisuali cum catecho perpendiculare tutta la cosa sopra allo ispecchio
quando non e ma quello solo racjo de' uisibili imperö puote essere
equidistante cum catecho nello specchio concauo, si come quando
conuerte con catecho oue esso ä molti modi oue esso el suo concorso.
Nunquam nello occhio alcuna uolta drieto al capo concorre nella su*
perficie delli ispecchi oltra lo specchio ancora toccante tanto oltre ap«
parisce la cosa quando e distante dallo specchio et qua secondo la
diuersitä delli ispecchi per li quali sono apresso a quella scendentia.

171



Fol 46'. 33. Gli specchi addunque sono VII ne'quali gliauctori della prospetf
tiua uariano cioe sperico piramidale et colunnaria di fuori et dentro pu*
lita et questi sono VI se VII el piano e concauo et polito dentro et di
fuori el piano el quäle e pulito dentro come di fuori sono VII el primo
puö essere concauo dentro et di dentro essi sono VII e il piano imperö
de' primi puö essere concauo; si sono VI e'l piano nel uero ä una
dispositione uogli per sententia degli autori della prospettiua, Tolomeo
et Alfacen riuolgere in quanto possono i modi del uedere per diuer*
sitä delli specchi piani. Addunque gli specchi minori uoglio per
sententia in quanto e possono in breuitä e modi del uedere per du
uersitä delli specchi piani gli errori accidenti imperö cheile cose
apparenti [. . .] adiuiene imperö che'lla cosa appare in figura et in
quantitä debita et solo ancora in sito uaria, imperö quello che e dextro
apparirä sinestro et quello di sopra apparirä di sotto. Onde la torre
nella auersa conciö sia cosa che la flexione della acqua e ancora nel
piano e ancora ne' piani specchi comuni imperö errore e comune im*
perö che la cosa no ne appare nel luogo suo ne nel luogo della ima*
gine. Noi diciamo apparitione la cosa nulla ancora et quelli chiamano
uocabulo della cosa il luogo della cosa sanga rago uisuale, sempre due
cagioni distano manifeste appariscono in conuerso de' ra(ji uisuali
con catecho e oltra di ciö gli altri specchi quanto la cosa uisa distä
dallo specchio in altra non si ritruoua mai lei prouare si puö per di*
mostratione. Imperö sia . a . la cosa uisa l'occhio . a . d . e un catecho
rago .od. uisuali dico che . b . d . e equale conciö sia cosa addunque
che . b . d . e distantia di congiuntione alla superficie delli specchi
imperö . c . et . f . anguli eseunti retti sono et equali et . q . et b . equali
saranno per la LXXV . primi elementorum et . h . et . c . sono equali
imperö che sono anguli incidentie et reflexionis. Addunque mani*
festa che . c . et . q . equali conciö sia cosa addunque . c . et . q . anguli
et trianguli . a . c . f . e lato intra l'giacente all'uno triangulo et l'altro
si manifesta per la XXVI . primo Euclidis questi trianguli essere ade*
quati in ogni cosa ergo . et . b . d . la teca (sie) erunt equalia perche
el uiso stima la cosa essere tanto oltre allo specchio continuamente et
dirittamente e intomo allo specchio piano et per questo sopra detto

172



si conchiude gli errori molti e quali credono le spetie delle cose se*
condo ueritä essere iui et diffundere se per me(jo dello speculo appa*
rire iui, ma non e ispetie uisibile cioe detto e iui non e spetie uisibile
cioe [. . .] et non entra nello specchio in che modo si faccia la uisione
pel suo ingresso. Onde non e luogo della imagine essere in con#
giuntione de' ra(;i uisuali cum catecho per la uirtü existente eila sua.
Ma per apparentia solo e sperico et di fuori puliti giudica el uedere
apparire concorrenti e ragi uisuali colla linea dutta alla cosa nel centro
della spera che concorrono puö essere oltre allo specchio o uero
dentro nella superficie delli specchi s'intende ne' colunnari et pirami*
dali, ognuno ä ancora errore che sono ne' piani adiuengono ne' con*
uessi quando frequentemente fa apparire la cosa uisa apparisce minore
perche sia alcuna uolta minore ancora appare equale o uero maggiore
ma rarissime minori. Ancora apparisce minore in latitudine nella
superficie delli specchi: imperö che'lla reflexione de' ragi apresso all'
occhio concorrenti quando gli specchi piani gli ra(ji con esso occhio
si conuertono quando gli specchi piani e ragi reflessi con esso maggiore
disgregano perche appaiono cioe si manifestano che brieuemente la
superficie sia reflexione quando si rapresentano gl'idoli seguitando
le conditioni delle reuerberanti superficii. In questi specchi addun*
que nulla appare secondo certa ordinatione diritta et torta. Conciö
sia cosa ancora la reflexione sia appresso alla superficie conuessa de'
ragi alla stremitä delli stremi ra(;i e ancora molto maggiore distantia
al centro dello occhio perche la maggiore distantia cioe sono quelli
e quali nella uertificatione e giudicato essere la cosa de' megi della
quäle e la uertificatione, giudicando innessere rarissime ancora con*
tingenti et retti appariscono quando appariscono nel uedere o nella
superficie del uedere o nelle superficie nelle quali sono le linie uisuali
nel centro delle spere delle quali dimostrano e matematici di fusi^ne.
Et sia addunque l'opera nelli specchi conuessi molto minore e la
distantia delli idoli allo specchio la cosa ueduta conciö sia cosa in Foi 46'.
piano sia ueduta equale e in conuesso, tosto concorrono e ra<;i cum
catecho perche in piano inquirenti e colunnari di fuori puliti accidenti
conuessi et sperici in essi ancora le cose uise da lungi appariscono

173



minori che in conuesso in isperici grande apparisce, ma niuna e retta
e molto concaua perche e in conuesso. Ma notando e mai nessuno
saranno reflexioni in longitudine di colonne ogni linea sanga longi*
tudine et ogni linea uisuale equidistante mai in alcune fiano reflexioni
in longitudine di colonne excetto chella [. . .] dell' acqua arä re*
flexioni et arä longitudine et latitudine: et appare la linea uisa al«
quanto curua. Et quando reflette a trauerso le colonne et ora e ima*
gine turpissima et breuissima et quando uero sia reflexione al me(;o
sito et questo alla imagine s'apressa alla longitudine et quando a
latitudine et cosi la piramide uerrä fuori pulita accidit: et similmente
all'una et l'altra e errore che i conuessi anno l'idolo minore et la cosa
uisa et retta appare curua et diuersificasi in essa reflexione et longi#
tudine colonnare cioe reflexione et longitudine piramidale che in ciö
fia la reflexione ella longitudine piramidale cioe la latitudine cioe el
mego del mondo dell'altre sue forme appare piramidi generalmente
e in uero e chella spetie compresa per reflexione et similmente apro*
priata alla forma della forma della superficie delli ispecchi et in essi
e ancora quanto la cosa ä maggior distantia dallo specchio tanto esso
uede meno et quanto piü s'apropinqua tanto maggiore apparisce inter
omnia specula. Maggiore deceptione e nelli sperici et concaui ac#
cidentia: e ancora in esse deceptione in quantitä si come nelli altri
appariscono quando maggiori et quando minori et quando equal*
mente di fuori e questo in numero imperö quando appare uno quando
due et quando tre et quando quattro secondo el diuerso sito siehe e nu#
mero. Impossibile e excedere in questi appariscono parte inordinata all'
una et l'altra cosa. Quando appare di fuori quando ediuersa si compren«
dono conuexe et questo si pruoua nel libro VP capitolo VIP et in questo
stando della diuersitä del sito apresso agli specchi in essi. Addunque gli
specchi quando conciö sia cosa col catecho equidistante e ragi uisuali
et ora e luogo quando col catecho et ora in luogo delle imagini col
punto di reflexione, et questo imperö punto di reflexione e di uisi«
bili et e comune la uirtü del mego apparisce dea (sie) oltra allo spec*
chio ragioneuolmente di fuori cioe manifesto. Ma imperö che una
e la forma continua et apparisce tutta nella mega distantia cioe in

174



questo punto la reflexione del uisibile comune della uirtü del mego
e questo concorre cum catecho e racjo uniuersalmente appare le cose
in esso concorso et questo e in diuersi modi. In giusto sito cioe in
luogo delle imagini nelli specchi aliquando oltre aliquando di fuori
cioe tra'l uedere et lo specchio cioe in questo centro del uedere et
quando drieto all'occhio che ogni cosa apparisce nella figura suscritta:
imperö la forma refletta . a . b . c . ad . a . et per essa el racjo equidis*
tante perpendiculare . t . d . et appare . m . c . et . m . reflectitur a . d .
n . ad . a . concorrono perpendiculari in , L . et . R . si reflette al punto . c .
all'occhio . a . apparisce in . s . et . q . cade in . g . reflette in . a . et con*
corre ancora con cateco drieto allo occhio . s . in . o . et cade in . e . et
reflettesi all'occhio in . o . et mai concorre . a , ra<;o cum catecho
menato a punto . g . per . d . in questo centro l'occhio oue iui appa«
risce . 9 . in essi ancora ogni diuersitä d'aparitione infino apprende la
ueritä delle imagini conciö sia cosa sancja essi luoghi saranno oltra
allo specchio cioe tra el uiso et lo specchio apparente nel centro dello
occhio di drieto al capo apparisce et non si certifica el uedere non e
enato a prendere uertificatione delle forme s'elle non saranno oppo*
Site, conciö sia cosa che gli occhi ancora nel centro delli specchi con*
caui iui appariscono. Nulla ancora reflettono in centro se non quello
che esce dal centro: sola alcuna perpendiculare in se rende. Sia an#
cora posto l'occhio nella circumferentia ouero di fuori queste saranno
non apparenti ma e reflexione in parte opposita. Si ueramente sia
posto nella circunferentia nulla appariscono a essi quelli sono in Fol 47^
semidiametro nel quäle se ancora il uisibile el quäle se pone nel centro
del uedere non puö reflexione et ancora le sue spetie non reflectano
se non e soperasse del numero grande. £ da sapere quando si situa
l'occhio cioe A quare parti et fia reflessione delle forme e alcuna
cosa e l'altra e diuersi luoghi saranno in concorso de' singulari ragi
cum catecho. Quattro saranno le imagini et quando tre et quando
due cioe a due et a una cioe suttilissime dichiarate nel libro V° parte
II\ Et nota che ogni dimostratione di luogo di reflexione prima
questo cerchisi cioe l'angulo incidente et possa essere equale angulo
di reflexione del quäle possino essere tali punti sotto ogni sito e ris*

175



petto all'uno et a l'altro occhio et tutte le imagini simili appaiono essi
ancora li ra(;i in diuersi luoghi concorrono essi perpendicularmente
et di distantia sensibile. Qiaando e ancora di remotione di punti se
non maggiori anno occhio che a l'ahro saranno luogo delle imagini
diuerse a rispetto dell'uno et dell'altro occhio ma inperceptibilmente
remoti del quäle apparisce una . Notando che diuersi modi refletto
gli specchi concaui da presso et da lunge distantia della quäle si
manifesta di fuori LXXVII . propositione de speculis uisibile an*
cora . e . d . caggiono nello specchio pe' raqi concorrenti in . z . in
ueritä . o . ancora a ogni punto fia reflexione se ancora soli se se<
ganti concorreranno a tanta distantia negli occhi uisibili che intra
ra<;i confluentia alcuna uolta appariranno altri che uniuersalmente
ancora nella alte<;a et profonditä che sono intra el racjo con#
fluentia apparente . e . euerse le quali ancor di fuori appaiono
et rette si come dice nella propositione la quäle manifesta imperö che il
ra(;o . b . a . che e eleuatione della reflessione apresso . e . del quäle e su«
periore nella cosa uisa e superiore cum catecho et concorre imperö in
. e . 1 . et . b . g . del quäle e inferiore el ra^o et reflettesi apresso . d . punto
inuisibile . e . d . et inferius concurrit cum catecho cioe inonde apparisce
la cosa si come e. Ma . b . g . rago inferiore reflettesi insino apresso . R .
sono superiori e uisibili . R . n . et . b . a . apresso . n . onde e necessario,
. R. apparisce. in. f. et. n.m.c. et [cosa] la cosa auersa et concorre questa
dimostratione iusta. In questo primo libro sotto la leuatione de'ra(;i
el uedere ella eleuatione humilioribus. Si tamen considerando che
male e afigurata questa dimostratione nel libro delli specchi imperö
che catechi debbono cadere nel centro delle spere delle quali iui nulla
e osseruato. Addunque i' pongo in questa retta figuratione speculi
colunnari intra puliti accidunt simili cioe gli specchi concaui ancora
in quantitä delle cose uedute in numero delle imagini uersione de'
uisibili fia ancora chella somiglian(;a cioe gli speculi concaui ancora
in quantitä delle cose uedute in numero grande el quäle e la uersione
de' uisibili fia in diuersi modi di reflexione in essi cioe ne' colunnari
esteriori in longitudine et in latitudine a sito mego e questo e apresso
alla diuersificatione d'imagini uariate. Nihilominus el luogo della

176



imagine secondo la diuersita del sito a rispetto delle colonne concaue
et isperiche et piramidali concaue uariate ancora in esso reflessione
accidunt similia cioe colunnari et sperici et concaui uarieranno ancora
in esse reflexione cioe in piramidale in essere puliti cioe in longitudine
et latitudine in mego modo egli sta et questo diuersificando la imagine
in figura et in quantitä. Et in questa giä detta reflexione possiamo
alcuna proporre nelli exempli spetialmente nelle cose naturali. Nam
conciö sia cosa che detto sempre sia che'lla diuersita delle cagioni delle
luci e reflexioni de' colori et delle cose apresso all'occhio apparire di
diuersi colori et di diuersa luce et di rilucentia delle cose lucide et in«
telligentia che questo e per cagione et reflexione apresso all'angulo
retto fortemente e atto della luce. Et quando e apresso minore che
retto debolmente e molto acuto allora e molto debole et cosi la luce
cade in diuersi modi puö essere per manifestare o uero per occultare
o uero mitigare de' colori ouero aumentare in diuersi modi: ciö e mani*
festo nel coUo delle colombe o nella coda de' pagoni et in molte altre
cose et non dimeno dicono che uerissimi colori sono nella coda del
pagone, manifestamente contiene colore ma per lume intenuo. Imperö
non e attenuitate in collo delle colombe imperö non a spessitudine et
per grande uicinitate et noi non comprendiamo cosi el colore inuerso
la luce e inuerso l'angulo ora manifesteranno el colore et quelli Fol. 47'
maggiormente occulteranno et ora chiariranno uiuaciemente et ora
scureranno et debiliteranno et cosi e in parte de'colori iridis. Ancora
in ueritate non sono secondo apparentia imperö ancora sanno cagione
della luce all'angulo determinato: e'lla generatione sua e per reflexi«
one quando e uario per rispetto [. . .] cioe della scientia sperimentale
insegnerä [. . .] uero et infirmi secondo Aristotile III" methafisice et
secondo Seneca in libro de iride uedente esso andare innanqi a"sse la
sua cagione. Seneca aforma et dice che le spetie apresso a'sse uenienli
cioe in riso (sie) d'esse sono deboli et perö licet piccola e spessa la spetie
non reflettere nel uedere et perö dinan(;i a se queste fiano in altre et
rendonsi all'occhio e a tutto el corpo uiuente si come uedessino nello
specchio et questo solo fia nella uisione per le spetie delli occhi et non
per spetie di cose uise se non e imperö che l'occhio con tutto l'uomo



177



12



cioe con tutto el corpo suo uede la spetie degli occhi innaiKji reflecte*
tur a ogni parte interiore del corpo et uedrassi lo huomo innangi imperö
che il luogo e innangi alla imagine et innangi a ogni concorso de'ragi
uisuali cum catecho. Qui ancora solo fia questo per la spetie delli occhi
imperö che altre spetie delle parti del corpo e panni sono fortissimi
cioe penetra l'aere difficilmente per essi. Et questo e perche la uisione
fa la spetie sua a'sse et questa uisione e debole imperö che sola la spetie
degli occhi fia la spetie del uedere maggiore e questa e a debilitare per
altra parte delli occhi e imperö che l'occhio interiore ä sustantia. Se
noi diciamo ora ch'e ragi uisuali siano difficili inuerso el cielo o nella
profonditä dell'aere uel in principio celesti cioe nel primo distinto e
puö essere refletta similmente in acqua profonda: ora l'uomo uedrä
se quando a lunge raguarderä l'acqua dalla lunge non e [. . .] dicendo
che non adiuiene se non l'aria sia propria a questo denso alquanto
de' quali gli ebrij possono essere per humiditä et uapore del uino e
resoluto nel uino. Onde e mali et fetidi uapori sono sempre essi in
aere pe' quali l'aere e infecto apresso a essi e denso possono gli ispec«
chi cosi essere nelle parti sue per quello non farä in altra parte l'aere
et remotione. Et similmente aere terra e fatta densa da' uapori resoluti
dalla terra et dalla acqua. Addunque all'una et all'altra cagione den*
sitä puö essere aere propinquo et auere l'uno et l'altro specchio. Addun*
que per la difformitä nelle parti dell'aere auiene che una parte a l'uno
et l'altro delli specchi et l'altra non per rispetto delli occhi ebrij et
infermi, ma per rispetto degli occhi forti raguardanti in acqua et parte
imagini a l'uno specchio et agli altri uengono uniforme in densitä et
similmente alla lunga nella spera del cielo et non uiene iui per tema
della imagine densa la quäle uince gli specchi. Posso auere una spera
retta e iui multiplicare infino che manchino sanga reflexione. Quia si
dicatur che l'occhio forte uiene e trapassa el uapore in aria uengono
esse forme in densitate et similmente alcune nella spera del cielo et
non uiene [. . .] per densitä ouero per eterna della imagine all'uno et
l'altro specchio per la pia [. . .] politure uel duas uel tres: quantunche
fusse grande in piano politure et non e ancora la distantia intorno a
L migliaia si come insegna el libvo de cvepuscoli si come puö in#

178



segnar de'uisibili infermi et gli altri insegnare de' crepuscoli de uisis
ebriorum et gli altri stimare se per uiso retto la nostra spetie in aere
e per oggetto et altrimenti stimati per uiso retto quando l'occhio ra«
guarda et dimitte le palpebre et uede la candela passar el ra<;o a modo
della piramide esso conio esso ra(;o e in candela et disparge el rago
molto sensibilmente et per la superficie della candela et dispersione
de' ragi uuole molto [. . .] quando candele cadunt supercilia et peli
illi politi sunt. Quando uero l'uomo raguarda alcuno splendido cioe
cruce de ellero sopra el campanile ouero torre alta e uedrä alcuno
corpo molto scintillante quando e ragi del sole ouero della luna cagiono
sopra quelli reflettendo nel uedere de' quali la cagione e sensibile
uariando gli anguli pel moto delle stelle imperö cioe per la distantia
d'elle a noi, non incominciono elloro moto et ancora per me<;o della
chiaritä de' corpi et della loro distantia tali scintillamenti noi non Fol. 48^.
possiamo giudicare delle cagioni delle luci secondo gli angoli uariati
al moto delle stelle. E ancora uedrai uenire el rago et ancora secondo
la diuersitä del luogo et cosi scintillare e'ssia ancora la imagine retta
della quäle el centro essere centro del mondo et la circunferentia
essere el cielo cioe el moto ora la luce e ra(;i extensi nel centro infino alla
circunferentia non e apparente muouere seu baculi fissi nel centro et
ancora dutti a circunferentia non appariscono muouersi apresso alla
circumferentia della distantia per la distantia de' uisibili ancora ue*
dranno uisibilmente muouere circa al centro apresso all'occhio posto
proprio per la distantia del uedere et appropriamente i ragi cadenti
sopra a questa cosa inferiore cioe la cosa et questi di sotto fanno sen«
sibilmente circa al centro apresso allo occhi(o) posto per quello simil*
mente e ra(;i del sole cadenti la uariatione delli anguli cioe del sole
no ne apparire ouuoi el moto del sole no ne apparire lä oue el moto
della scintillatione; le quali cose premisi in precedentibus me douere
dire apresso a' prospettiui delle quali imagini una sarä del sole et l'al«
tra delle stelle existenti presso al sole. Ma Stella fixa essere non puö
imperö ch'el sole la occulta no essa in alcuno de' pianeti. Quando
a' pianeti indistanti quando piü quando meno. Ma la imagine sempre
e uniforme la distantia e sempre cioe apresso al lume della luna si

179 12*



come apresso al lume del sole accidit al lume delle candele che non
leggono la sperientia la quäle non e istella che apparisca se non doppia.
Ma e copia la imagine del sole o uero della luna o uero delle candele
doppie nello ispecchio reflexe imperö che la superficie della acqua e
ispecchio e apresso a quello fia una imagine et un' altra allo specchio
estimerai che quella che e nella acqua fia maggiore e sensibilmente
quando e ragi che fanno altra imagine molto debilitare [la spetie non
possa essa] per questo del quäle che nel primo frangie nella superficie
e dell'acqua donde reflette allo specchio. Tertio frangitur dalla super*
ficie e dell'aere ma la reflexione ella frattione molto e debilitata la spetie
non possa essa rapresentare la cosa sofficientemente. Addunque e'lla
imagine in quella debilitare e minore et minore sensibilmente apparisce,
ma la intentione mia imagina et signoreggia che la imagine maggiore
per reflexione dello specchio imperö che lo specchio e denso et com*
posto di sotto di piombo s'iui la sua parte della quäle impedisce el
passamento delle spetie onde riceua la imagine et rende l'acqua per
la sua raritä a meno di natura. Addunque e da dire che la sua debili*
tatione la rende la imagine. Che l'oggiecto sia delle diffinitioni
e da dire che la debilitate che auiene per essa non si fa minore ima*
gine che apresso all'acqua fermamente la quäle porta seco lo spec*
chio essere come fuori dell'aqua. Stima ancora el uulgo che in tutto
uera sia che nello specchio fratto apparisce tutta la imagine la quäle
sarä parte fratta ma non se essi non sono quando parte fratte recipiente
oue el sito diuerso se non ritiene all'uno et all'altro sito che aranno
specchio intero et non apparisce se non e una imagine imperö
cheUe spetie uenie[ni]enti fiano una rimane et una sarä intera nello
specchio fratto purche la parte ritiene el sito suo. Onde imperö el
punto delle reflexioni e uno luogo e nel quäle e' cade. Quando u'era
parte nelli specchi fratti riceuono in diuerso sito ora le spetie necessarie
numero imperö che"lluogo non riceue nel quäle diuersi punti di re*
flexioni diuerse et in diuersi luoghi. Addunque diuerse appaiono le
imagini.

34. Manifesto ^ che quando la uisione fia per linea retta et mani*
festa et reflexa ora nel terijo manifestando e in che modo fia per re*

180



fratta cioe questo fia difficile. Per li altri ancora giä auiamo grande
dispositione apresso alle scientie per le predette cose perche in molti
conuiene questo. Conciö sia cosa che questi in parte che della uisione
retta detto e in che modo e necessario lo humore frangis (sie) in humore
uitreo omnes [preter] excetto che l'asse della piramide radiosa che
passa per le centra delle tunice excepto e delli humori equali non
frangono alcuni radij della piramide uisuale sopra la Cornea ne e
humore albugineo ne sopra lo humore albugineo e lo humore sopra
glaciale quando tutta la piramide cade perpendicularemente sopra a Fol. 48'.
c




Fig. 8,

questi tre corpi et anderanno e racji ne'centri loro se non concorreranno
nelli humori loro cioe III. punti. Item necessario e apresso d'esso
ascenda el conio della piramide et fia certa piramide et e troncata.
Possono ancora molti uedere per terra chi [. . .] essa piramide ma non
per rago reflexo sopra a l'occhio imperö che allora si partiranno
da'llui. Et perö per frattione. Nam sit . a . c . la parte innan<ji glaciale
et . b . d . Cornea . c . o . la piramide radiale ora . p . n . et uieni ins
uisibili fuori della piramide uisuale et non cade perpendicularmente
sopra alla Cornea et non entra sopra al foro della uuea cioe sella
entrasse non anderebbe alla glaciale ma passerebbe ailato all'occhio

181



si come . a . d . 1 . apunto quando la uirtü uisiua non sarä se non 6
in glaciale non uedranno . p . ra<;o . p . 1 . ma ancora imperö la comea
piü densa che l'aire [. . .] et non cade perpendicularmente, auenga
idio si spe(;i lo ingresso; addunque dal punto di fuori della piramide
radiale caggia el ra^o di fuori della piramide uisuale cioe . q . d . non
andrä in . s . ma speijerassi in . d . nel punto della comea intra el
passamento retto che e . n . 1 . in tra'l perpendiculare ducenda al
luogo della fractione la quäle e . n . o . e ui fratto infino ad . f . punto
della glaciale et cosi si uedrä . p . perpendiculare . d . o . infino ad . f .
punto in glaciale che cosi uede . p . inter refractionis usque ad . R .
punto in glaciali et cosi si uedrä . p . usque ad . f . punto glaciale se
non si uedrä . p . intra el passamento retto al quäle e . n . 1 . intra
perpendiculare adducendo al luogo delle fractioni el quäle e . n . o .
ouuoi la frattione infmo apresso . b . punto dello humore glaciale et
se non uedrai . p . intra el passamento retto el quäle e . n . 1 . e intra
el perpendiculare ducendolo al luogo delle frattioni el quäle e . n . o.
e iui e fractione apresso . b . se no ne uedranno el punto della glaciale
se non e uedranno . p . intra el ritornamento el quäle e . n . o . e iui
e la reflexione infino apresso el punto bene si uedranno le quali cose
sono nella basa quando quelle per ra(ji retti et perpendiculari e in
ogni modo e apresso . q . se no ne' quelli onde e manifesto secondo
la figura. Similmente del quäle si uede per ra<;o retto perpendicular«
mente eodem modo e de . q . come e manifesto e'lla figura simil*
mente della quäle si uedrä per ragi retti el rago retto et reflexo si
uedrä necessario. Similmente per ra(;o reflexo si uedranno necessarii
et similemente pe' ragi fratti et se no ne e centro si uede imperö che
in duo modi e questo et certamente la uisione non e . p . punto
uedrä per ra<;o perpendiculare . p . g . el quäle ua in centro . o . et
ogni uno uedrä perpendiculare imperö .p.a. non ua in . d . ma
spe<;asi in . a . punto della comea intra'l passamento retto . a . d . inter
perpendiculare . a . c . infino in . e . punto nella superficie dello
humore glaciale et non solo uedrai . p . per uno ra(;o fratto ma per in»
finito ancora apresso in questo . p . puö fare declinante alla superficie
della comea la quäle non solo uedranno, ma per infiniti ra(;i di sotto

182



declinanti alla superficie della Cornea della quäle frange et cade in
forma cioe uiene apresso alcuno punto glaciale in . b . punto cornee
in tale passamento retto che e . b . perpendiculare la quäle e .b.c.
el quäle ua in . s . punto della glaciale si e de infinitis. Ideo adhuc e
migliorato et compiuta la uisione per questi modi de' ra<;i fratti e quali
ogni cosa infinita uedrai: la quäle uedrä per racjo fratto infinito. La
scientia del quäle ogni cosa uisa si uedrä per ra(jo retto perpendicu*
lare oltra di ciö la scientia e el quäle uidetur per questo quod obliuis«
citur foramini puö uedere fratte et non si uedranno rette et quando




Fig. 9.



si uedranno rette . s . alcuna uolta lo obstaculo della piccola latitudine

cioe si interpone festuca peruastans contra allo occhio intra esso alcuno

uisibile impedisce el transito delle spetie alcune parti dello diretto

et ora i vaqi declinanti et ora caggiono sopra alla Cornea apresso a

quella cosa imperö fuorche una perpendiculare la quäl cade se no ne Fol. 49".

essere obstaculum caggiono infinite declinanti. Addunque el uedere

solo si uede per ra(;i reflexi et non per retto ciö e manifesto per is«

perientia se i quali intra l'occhio suo alcuna festuca ouero alcuna

cosa presso si puö sperimentare. La scientia uera che la uisione

per la frattione e in concorso de' raci uisuali sicome e detto de re#

flexione.



183




Fig. 10.





\oa//us j






/


1/ \\


\


p


^1




\ ^


/


/ corpus 5uöf/7fu


S \ \\


f


/fesi//s3


\ ^


fr


J/jmapo


\



Fig. 11.



35. Manifeste puö essere per modi
uarii in che modo ancora ogni diuersitä
delle sue apparitioni comprendiamo mani*
festissimamente considerare in che modo
ne'corpi piani concaui conuessi[is]accidit.
In queste cose e diuersitä secondo questo
che l'occhio e in me(jo ouero densiori ella
cosa uisa e conuersa si uero oculus in piü
sottile perspicuo infra l'occhio e'lla cosa
uisa sia el me(;o denso come l'acqua in su*
perficie piana o uero el cristallo o'l uetro
eius alta prospicua, allora le cose apparis*
cono da lunge maggiore per che sia ans
cora el uedere sotto maggiore angulo per
quelli che sia 'menduni uniforme ella sua
demostratione e manifesta in questa figura.
imperö per . f. el uisibile si uedrä. M. Sutti*
liore ancora e conuerso minor . d . oue e
el racjo uisuale . a . d . et concorre cum ca*
techo . f . h . et similmente apparirä in . c .
ouero . a . c . ra<;o uisuale concorrono con
. g . m . cum catecho ; dico che tutta la cosa e
addunque . g . f . a'ppariranno nel luogo
.cd. propincuo all'occhio onde uedranno
sotto maggiore angulo, perche sono quasi
uno corpo, imperö sotto angulo . a . b . e
uedrannosi perche duo corpi in angulo
sotto . a . g . f . si uedranno per uno me(;o
sanga fractione. Ma se l'occhio sarä in
densiore mego sanga fractione nella cosa
uisa imperö sotto minore si uedrä el tuo.
Imperö che la cosa uisa in suttiliore an?
cora e conuerso, imperö che la cosa uisa
si uede minore che'l tuo, imperö che sotto



184



minore angulo si uedranno tuo, imperö che la remotione apparirä
in . o . f . et uedrassi in . h . et . f . et in . k. Tralla cosa uisa sia tra
. o . f . appariranno in . k . b . imperö che ragi uisuali .a.b. concorrono
in . h . cum catecho . h . et il ra<;o . a . d . concorre in . k . cum catecho
. f . p . k . sotto minore angulo si uedranno per uno mego, imperö la
cosa si uedrä tutta sotto . d . a . b . angulo per la frattione et sanga
frattione si uedranno . f . a . o . minore angulo.

36. Ma se non saranno i corpi piani ueghono: ma la sperica al*
lora e grandissima diuersitä, imperö la concauitä e inuerso gli occhi
o uero la conuessitä, allora saranno quattro modi imperö che sono
due modi e'sse gli ochi sono in piü sottile medio et concauo e duo
modi saranno in piü sottile mego. Addunque gli occhi in suttiliore
mego e nella concauitä degli occhi et saranno inuerso l'occhio, potesse
essere intra el mego del centro et della cosa uisa, cioe che'l centro den*
tro allo occhio ella cosa uisa non fra chella uisione del centro in
mego densiore ouero piü sottile. Idem est centrum all' uno et all'altro
et ancora la concauitä cosi all'una parte come all'altra nel mego della
parte densa o uero della parte sottile imperö che l'uno et l'altro e
centro dell'uno et concauitä dell'una et e l'altra concauitä sperica con* Fol 49"
tinente ponga ognuno di questi modi et porremo lo exemplo in figura
si come manifesta farä pe' canoni singularmente la piccholega et la sin*
gulare magnitudine et per questo ogni cosa si manifesta in figura sin*
gularmente che questi si pongono secondo l'ordine d'otto articoli
predetti. Se addunque gli occhi saranno in suttiliore nella mega con«
cauitä sarä a rispetto degli occhi tra'l centro e'lla cosa uisa se uedran?
no le cose propinque perche sarä per l'angulo uisuale sarä ancora
maggiore perche esse linee rette trarrano all'occhio sanga fractione
apresso alla stremitä della cosa e sotto maggiore angulo. Ancora la
imagine e la cosa di questa, ma se l'occhio sarä in piü sottile mego:
et la concauitä sarä in uerso l'occhio et sarä in uerso l'occhio
el centro densiore mego la concauitä del sito e in uerso el centro
comune del corpo concauo et la cosa ancora si uedrä propinqua. •
Ma l'angulo sarä minore et la imagine minore. Ma se l'occhio nel
mego piü denso oltre al suo luogo remoto et sotto minore angulo et

185



maggiore imagine el uero centro de' corpi concaui saranno in tra'l
centro ella cosa ueduta et l'altre conditioni remanenti apresso a questa
cosa uisa uedranno la remotione sotto l'angulo maggiore e la imagine.
Sia ancora la conuessitä ne' corpi che saranno in uerso l'occhio et sa#
ranno cosi quattro modi et ancora due modi, se l'occhio sarä in sutti#
liore et se l'occhio sarä in piü grosso. Se addunque l'occhio in piü
sottile meqo ella conuessitä del me(;o nelle quali le cose sono et sa*
ranno in uerso gli occhi allora puö la cosa essere tra'l centro et l'occhio,
o uero el centro tra la cosa ueduta et l'occhio, se la cosa in tra'l centro
et la cosa, allora la imagine sarä propinqua et maggiore dell' angulo
maggiore. Se addunque el centro sarä dentro all'occhio ella cosa
uisa. Ma il luogo della imagine ell'angulo maggiore: ma el luogo
magno remoto sarä ancora remotione. Sia l'occhio in piü denso mego
e'lla cosa uisa sia intra l'occhio e'l centro ella cosa uisa et minore an#
gulo sia angulo in piü denso mecjo e'l centro sia tra'l densiore et cen«
trum sarä intra l'occhio et la cosa la imagine piü remota et minore:
sotto minore angulo si uedrä la quantitä dello occhio, sotto el quäle
uedrä la cosa et cognoscerä essere minore la quäle douerrebbe essere
in me<;o et essere unum quando contiene l'angulo el quäle farä le
linee nel passamento retto [....] essere minori perche l'angulo [degli
altri anguli] sotto el quäle si uedrä la cosa essere maggiore appresso
ch'esso sarä me<jo uno, imperö che ora si uede sotto apresso all'angulo
b. a. c. con sotto le linie rette si uede sotto le linee rette in figura se«
guente sotto l'angulo o. p. q. si uedranno in me(jo d'esse le linie rette
et saranno sotto maggiore angulo perche sarä angulo di linee con«
tento et di linee fratte sotto el quäle si uedrä per metä due secondo
el modo intendendo e in ogni cosa seguendo la figura.
Fol. 50\ Exemplum quando oculus est in medio subtiliori cuius conca«

uitas est uersus oculum et oculus est inter centrum et uisibile. Ex«
emplum quando oculus est in medio suttiliori cuius concauitas est
uersus rem uisam. Exemplum quando oculus est in densiori medio
cuius concauitas est uersus oculum et oculus inter centrum et rem
uisam. Exemplum quando oculus est in suttiliori et res in densiori
cuius conuessitas est uersus oculum et res uisa est inter oculum.

186



Exemplum quando oculus est in densiori medio et res in sub« Fol. SC.
tiliori cuius conuessitas est uersus oculum et res uisa est inter oculum
et centrum. Exemplum quando oculus est in densiori parte et res
in subtiliori parte medio cuius conuexitas est uersus oculum et
centrum est inter rem et oculum. Exemplum quando oculus est in
subtiliori medio et res in densiori. Exemplum quando oculus est in
densiori parte et res in subtiliori medio cuius conuexitas est uersus
oculum et centrum est inter rem et oculum.

37. Alacen nel quinto capitolo delle imagini della forma della Fol. 5V.
cosa uisibile la quäle el uiso comprende oltre al corpo diafano che
deferisce al uiso nella sua diafanitä dalla diafanitä dello aere, quando
el uiso fosse obliquo dalle perpendiculari exeunti da quello uisibile
alla superficie di quello corno diafano. Et la forma la quäle comprende
el uiso nel corpo diafano della cosa uisa la quäle e oltre a esso corpo no
ne e essa cosa uisa la quäle el uiso allora comprende la cosa uisa nel
suo luogo ne nella sua forma, ma in altro luogo et in altro modo re«
flexiuamente comprende quella cosa nella sua oppositione. Et questa
forma fia detta imagine. Et questa si comprende per la reflexione et per
la experientia per ragione ueramente al predetto capitolo fia manifeste
per la cosa uisa che fia nel corpo diafano di diuersa diafanitä dallo
aere si comprende dal uiso la reflexione, quando el uiso fosse dalla
perpendiculare exeunte dalla cosa uisa sopra alla superficie del corpo
diafano, quando el uiso arä compreso tale uisibile reflexamente non
fia nella oppositione d'esso ne comprende esso nella sua rettamente
ne anche sente esse se non fuori del suo modo et luogo per la ex*
perientia che si puö comprendere e si puö cognoscere abbia dinangi
rette et perpendiculari nel me(;o del quäle abbi posto alcuno uisibile
manifesto o uuoi alcuno con uno diametro et stesse di lunge per infino
che arä ueduta la cosa uisa nel profondo del uaso et dipoi sia di lungi
della cosa uisa per insino che no ne abbia ueduta la cosa a poco, allora
nel principio cioe nel cominciamento della occultatione istia nel suo
luogo per insino arä ueduta la cosa et comandi all'altro che infonda
l'acqua nel uaso et esso dimori nel suo luogo et non si muoua dal sito
ou'era prima; quando guarderä l'acqua la quäle era nel uaso uedrä la

187



cosa uisa dipoi che nolla uedeua et uedrä quella nella oppositione
d'essa fia manifesto che'lla forma la quäle rende nel uaso la forma
fosse nello luogo del uiso, allora el uiso comprenderebbe la cosa uisa ;
nel secondo stato comprende la cosa uisa nella sua oppositione et non
e existente essa al uiso opposita per questo et per l'uno et per l'altro
modo cioe per ragione et ancora per experientia et ancora la imagine
della cosa uisa. Quando el uiso comprende reflexamente et non fia
in luogo della cosa uisa. Et da poi dico chella imagine di ciascuno
punto che el uiso comprende reflexamente fia nel punto el quäle fia
differentia comune alla linea per la quäle la linea della forma peruiene
al uiso alla perpendiculare exeunte dal punto uiso sopra alla super?
ficie del corpo diafano. Et questo si dichiara per experientia in questo
modo. Per diametro non sia minore d'uno gomito del quäle ciö fac*
cendo el quäle e sopra alla superficie d'esso quanto piü poträ truoui
el centro d'esse et caui essi diametri interseganti se tra'lloro quanto
piü arä potuto et segnisino cioe sieno segnati col ferro, acciö che
apparischino imperö che quelle linee appariscono in uno corpo bians
cho come ceruigia mista con molto latte, el punto del centro sia nero.
Et questo comprenda el uaso largo come lo catino et ponga nel luogo
del catino et sia luminoso et infonda nel uaso l'acqua minore del dia?
metro del circulo et maggiore del semidiametro [semicirculo] d'esso
et misurisi questo o uuoi con questo circulo medesimo per insino che'lla
acqua passi el centro del circulo del detto diametro in due o in piü
segnati nel primo uaso che si l'acqua coprente alcuna parte dell'uno
diametro et dell'altro dell'acqua et degli aspetti per insino a tanto chella
acqua si riposerä nel uaso, allora metti al circulo ligneo ouuoi del legnio
o nel uaso rigi lo circulo sopra di quello et ponga la superficie d'essa
nella quäle sono le linie segnate dalla parte del uiso, dapoi muoua il
circulo per infino che i diametri suoi sieno perpendicularii sopra alla
superficie della acqua, dapoi lasci el uiso suo et rigi el uaso per infino
che el uiso sia propinquo alla equidistantia della superficie dell'acqua
agli orli del uaso et sopra alia superficie del circulo e la sperientia
certamente sarä secondo questo modo. Et questo addunque fatto
guatici el centro del centro del circulo et lo diametro della perpendi*

188



culare et poi guati el diametro del circulo decliue del quäle la parte
fia preeminente et trouerrä esso incuruato del quäle la circuatione sarä
apresso alla superficie della acqua a quella parte che fia in tra l'acqua
contiene con quella la quäle fia fuori della acqua l'angulo ottuso, tro*
uerrä l'angulo della parte del diametro della perpendiculare trouerrä
quello che fia trall'acqua retto continuo, per la quäle cosa fia manifesto Fol. 51'.
che'lla forma del punto el quäle fia forma del centro del circulo cioe
la forma la quäle el uiso comprende, non e apresso al centro del circulo,
allora sarebbe nella rettitudine del diametro decliue e in ueritä della
cosa e a cosi fatto sito. Quando addunque el uiso comprende questo
punto fuori della rettitudine del diametro decliue et dello angulo la
quäle contiene la parte del diametro decliue et dello angulo el quäle
contengono le parti del diametro decliue seguitano el diametro perpen*
diculare, allora el punto el quäle fia forma del centro fia eleuato dal
centro perche el uiso comprende questo punto nella rettitudine del
diametro della perpendiculare sopra alla superficie della acqua sarä
questo punto el quäle e el centro eleuato et quando fia nella rettitudine
della perpendiculare exeunte dal centro sopra alla superficie della acqua
et decliuerassi dalla curuatione del centro decliue e'lla continuatione
d'esso che ogni parte el quäle el punto della parte decliue fia intra
l'acqua el diametro fia eleuato dal uiso in luogo et dapoi conuiene
lo sperimentatore riuolgere el circulo ligneo per insino che el diametro
decliue si facci perpendiculare sopra alla superficie della acqua eraper*
pendiculare sopra alla faccia della superficie; da poi lasci la superficie
del uiso suo et guati et la trouerrä la forma del centro nella rectitudine
del diametro el quäle fia allora perpendiculare sopra alla superficie
della acqua fuori della rectitudine della quäle era la forma del centro
quando era decliue et trouerrä la forma fuori della rectitudine del dia?
metro del quäle per una era perpendiculare sopra alla superficie dell'
acqua et trouerrä l'angulo incuruato apresso alla superficie dell'acqua.
E'llangulo della incuruatione sarä la parte del diametro decliue et se
nel circulo fussono piü diametri. E uolgerä lo sperimentatore lo cir#
culo per insino attanto che ciascuno d'essi fusse perpendiculare suc*
cessiuamente sopra alla superficie dell'acqua. Et fosse el diametro el

189



quäle seguita quello diametro decliue et alcuna parte d'essa fosse di
fuori dell'acqua: allora truoua la forma del punto el quäle fia centro
del circulo sempre in rectitudine del diametro perpendiculare: e'lleuata
dalla rectitudine decliue et sempre trouerrä quello el quäle fia intra
l'acqua recto. Et per tutte cose fia manifesto che"lla forma di ciascuno
punto compreso dal uiso nel corpo diafano piü grosso del corpo dello
aere si comprende fuori del sito eleuato dal suo luogo nella rectitu*
dine della perpendiculare exeunte da quello punto la superficie sopra
al corpo diafano. Et quando la linea la quäle continua el centro del
uiso con quello punto non fusse perpendiculare sopra alla superficie
del corpo diafano, ogni punto si comprende dal punto uiso nella oppo«
sitione d'esso in rectitudine della linea recta perpendiculare si stende
la forma al uiso. Lo punto addunque il quäle reflexiuamente si com*
prende nella oppositione d'esso et nella rectitudine della linea recta
per la quäle la forma peruiene al uiso. Et questo si dichiara per speri*
mentatione della comprensione delle cose uisibili secondo la reflexi«
one per lo strumento predetto. Et se'llo sperimentatore arä chiuso
la seconda forma la quäle fia nello strumento allora non compren*
derä la cosa uisa la quäle comprendeua secondo reflexione. Et quan*
do chiuso arä la seconda forma niente altro arä fatto se non segare la
linea recta imaginabile la quäle nasce dal centro del uiso allo luogo
della reflexione per la quäle fia manifesto chella forma la quäle si
stende dal uiso al corpo allo luogo della reflexione per la quäle fia
manifesto diafano, nel quäle fia la cosa uisa et reflectesi nel corpo
diafano per lo quäle fia el uiso et si stende per la linea retta escie
dal centro del uiso al luogo della reflexione et ogni punto el quäle si
comprende dal uiso al corpo diafano piü grosso che sia el corpo dello
aere: se el centro del uiso fosse piü fuori che la perpendiculare exe«
unte da quello punto sia el corpo diafano si comprende da quello
punto el quäle fia differentia comune alla linea alla quäle fia differe*
ntia sopra alla linea alla (quäle) peruiene la forma al uiso alla per*
pendiculare eseunte al punto uiso sopra alla superficie del corpo
diafano el quäle e dalla parte del uiso. Et se lo sperimentatore la
imagine della cosa uisa, per la quäle la forma si reflecte dal corpo piü

190



sottile al corpo piü grosso prenda uno pe(;o di uetro el quäle equidi* Fol. 52',
stante auente nella longitudine otto dita et nella larghe(;a quattro et
nella spessitudine et prenda il circulo ligneo predetto et segai nello
dosso di quello la corda nella longitudine di X. braccia et parta quella
in due parti e quali et continue l'altra stremitä della corda col circulo
cioe col centro d'esso la linea recta, ancora passi l'una parte et l'altra
et questi due diametrj sono segnati col ferro o uuoi nel ferro paia la
perpendiculare el corpo bianco d'altro modo di corpo, dappoi di paia
la perpendiculare ponga el uetro et l'ago sopra al dosso del uestimen«
to nella extremitä della longitudine d'esso alla metä della corda et
distingua del uetro tre dita delle quali due fuori del uetro tre dita
due ne saranno dalla parte del diametro decliue fuori del circulo et
rimane della longitudine nel uetro uno dito oltre al diametro per*
pendiculare sopra alla corda sarä la perpendiculare et fia il corpo del
uetro secondo questo si o al circulo applichi el uetro secondo questo
sito al circulo ligneo d'applicatione scissa cioe forma fia addunque el
diametro della perpendiculare sopra alla extremiä del uetro equidi*
stante all'altro diametro, sarä decliue sopra a queste due la superficie
di poi comune chello sperimentatore ponga dinangi dal circulo nello
quäle fia la stremitä del uetro auente da parte del suo uiso ponga
l'altro uiso differentia tra el comune et la circunferentia et la extre*
mitä del uetro la quäle fia stremitä dello diametro propinquo al uiso
quanto piü poträ si che e' non uedrä per quello della superficie alcuna
cosa oltre alla extremitä del diametro decliue el uetro el circulo di
poi cuopra quello che si pone all'altro uiso della superficie del uetro
colla bonita la quäle applica sopra alcuna parte del uetro si che com*
prende el uiso el quäle continge el uetro e'l circulo, da poi cuopra
quello che s'oppone all'altro uiso della superficie del uetro colla bo*
nita per la quäle [. . .]ca sopra alcuna parte del uetro si che e' com*
prende el diametro decliue che fia [. . .] el quäle continge el uetro
et non uegghi oltre a questra linea et uegga la linea bianca all' uno
et all'altro uiso et esso in questo sito existente guati et ueggia P linea
bianca perpendiculare sopra alla superficie del centro. Et da poi pon*
ga el uetro et fia chella parte ma arä l'angulo dalla parte della cur«

191



uatione et dalla parte della [. . .] apresso alla superficie del uetro
et prenderä quella parte decliue la quäle fia sotto el uetro nella rec#
titudine el uiso certamente tocca la superficie del uetro del diametro
della perpendiculare una parte el diametro una parte fia sotto el uetro
et un'altra fuori del uetro della stremitä del diametro la parte ad*
dunque sotto el uetro e una parte fuori del uetro e'l diametro della
parte che fia dalla parte del centro si comprende amendue e uisi se*
condo reflexione. Et certamente le linee le quali dal centro del uiso
contingente del uetro quando si stendono nel corpo del uetro quando
peruengono alla superficie del uetro che fia dalla parte del centro
tutte saranno decliuie sopra alla superficie del uetro. La parte ad*
dunque che uiene cioe fia dalla parte del centro del diametro della
perpendiculare, si comprende dal uiso contingente el uetro secondo
la reflexione le linee ueramente le quali escono dall'altro uiso alla
superficie si peruiene dal uetro et saranno decliuie sopra alla superficie
del uetro che fia dalla parte del centro [et saranno ancora decliue so*
pra a detta superficie] et sarä ancora decliue l'altro uiso ancora com*
prende la parte del diametro della perpendiculare la quäl sia dalla
parte del centro et saranno ancora decliue sopra detta superficie in
due reflexioni ella parte superiore sanga reflexione con tutto questo
et l'altro comprende questo diametro recto. Et se lo sperimentatore
coprisse l'altro uiso che auesse guatato per lo uiso che fia dalla parte
et uerrä el uiso suo tutto el uetro comprenderä esso retto con tutto
che comprenda esso secondo reflexione. La cagione di questo che
ogni punto del diametro della perpendiculare quando si comprende
dal uiso secondo reflexione si comprende nel suo luogo; ma quando
si comprende dal uiso secondo nello luogo che fia nella rectitudine
della perpendiculare che escie da quello sopra alla superficie del uetro.
Et questo diametro sia perpendiculare che n' escie da ciascuno punto
Fol. 52". d'esso alla superficie del uetro et nessuno punto si comprende reflexi*
uamente se non sopra esso quando [sopra quello] sopra esso quando
sopra el uiso. Quando addunque comprende questo diametro recto
comprende la forma del centro nella rectitudine di questo diametro la
forma del centro la quäle comprende el uiso toccha el uetro et fia del

192



centro sopra alla superticie del uetro. Et quando arä compreso nelle linie
et nella curuatione et comprenderä la parte d'esso la quäle nasce dal
centro che fia dal punto d'esso ma non nel suo luogo. Et perche nel
secondo abbiamo dichiarato quando la luce si distende nel corpo dia*
fano si distenderä per moto uelocissimo. Nel quarto capitolo di
questo abbiamo dichiarato della luce nel corpo diafano sopra alla
perpendiculare exeunte dal punto nel quäle si distende la luce sopra
alla superficie di quello corpo diafano del moto sopra alla linea la
quäle e perpendiculare sopra a questa perpendiculare ella forma si
distende dal punto uiso reflexiuamente al luogo della reflexione che
fia forma della luce existente nel punto uiso et mista colla forma del
colore sempre si stende sopra alla linea decliue sopra alla superficie
del corpo diafano. Questa forma addunque si stende al luogo della
reflexione con moto composto del moto sopra alla perpendiculare
la quäle fia sopra alla superficie del corpo diafano, et da poi traspor*
tata o uuoi translata fia di questa perpendiculare con moto composto
delli predetti due moti. Et questo punto certamente si comprende
dal uiso nella rectitudine si comprende dalla linea per la quäle la
forma peruiene al uiso. La forma addunque existente nel luogo della
reflexione peruiene ad esso per lo moto della forma per la quäle si
muoue per linea perpendiculare sopra alla superficie del corpo dias
fano, da poi fia translata et questa perpendiculare sopra alla superficie
del corpo diafano et da poi misura da questa perpendiculare per lo
moto in rectitudine dalla linea per la quäle la forma peruiene al uiso
e'lla forma che fia sopra alla perpendiculare existente sopra alla su*
perficie del corpo diafano: et poi si muoue in rectitudine al uiso della
forma la quäle si stende al punto uiso nella rectitudine della perpen*
diculare exeunte da esso sopra alla superficie del corpo diafano in
fino che peruenga al punto della sectione tra questa perpendiculare
e'lla linea per la quäle la forma si stende al uiso. La forma addunque
del punto la quäle el uiso comprende reflexiuamente oltre al corpo
diafano et per lo moto della forma la quäle peruiene al uiso del luogo
della imagine della quäle perche sia in moto della forma la quäle el
uiso comprende rettamente et san(ja reflexione et fia lo luogo el quäle

193 < 13



distä dal uiso quanto el punto della imagine della quäle el sito in riss
pecto del uiso el sito della forma la quäle fia nel luogo della imagine
el uiso comprende quel punto secondo reflexione in luogo della ima«
gine. Questa fia la cagione per la quäle la forma peruiene al uiso et
sega la perpendiculare exeunte dal punto sopra alla superficie del
corpo diafano. Et questo e certamente dichiarato: diciamo che nes«
suno uisibile compreso dal uiso oltre alcuno corpo diafano el quäle
deferisca in diafanitä dal corpo del quäle dalla parte del uiso, se el
corpo fusse delli corpi comunemente in sino a una sola imagine li
corpi ueramente diafani exeunti usano come el cielo e'll'aere e'l uetro
et l'acque e'lle pietre diafane e'lla superficie del cielo la quäle fia dalla
parte del uiso sperica et concaua onde ogni superficie la quäle e pura
la quäle e seccha et fa in essa la linea circulare la quäle fia dalla parte
del uiso sperica concaua ogni superficie fia della parte dell'aere la
quäle toccha quella superficie conuessa siehe ella si sega dalla super«
ficie la quäle e dalli uetri, eile pietre diafane le figure ansuete sono
ritonde o piane onde eile si seghino onde anno equali circuli o linee
recte et universalmente diciamo che ogni punto compreso dal uiso
oltre a ciascuno corpo diafano del quäle la superficie chessi oppone
al uiso e una superficie si sega dalla superficie equale si farä nella
della linea recta circulare et non a questo punto se non e una imas
gine. Ne ancora si comprende dal uiso se non e uno punto sola«
mente. Sia addunche el uiso . a . el punto uisibile . b . el corpo dia*
fano oltre el quäle fia . b . sia quello nella superficie del quäle sia
Fol 53'. . g . et sia la diafanitä di questo corpo piü grosso della diafanitä
del corpo fia dalla parte del uiso et sia la superficie . d . e . et cau*
iamo dal punto alla perpendiculare . a . g . fuori d'essa secondo el
punto . b . fosse nella linea . a . g . t . el punto . b . g . t . allora el uiso
. a . comprende nella linea . b . retta et sanga reflexione. Ella forma
. b . quando si stende per . b . g . n'escie al corpo che fia nella rettitu«
dine . b . g . c . b . et . b . g . et fia perpendiculare sopra alla superficie
del corpo diafano el quäle fia dalla parte del uiso. Addunque . a .
comprende . b . nel luogo della rectitudine . g . b . Diciamo addunque
che el punto . b . fuori di questa linea non si reflecte seUa forma . b .

194



ad . a . che se possibile fia reflectasi la forma . b . ad . a . ad . t . chauiamo
la superficie nella quak fia la perpendiculare . a . g . b . el punto ad*
dunque nella superficie del corpo diafano la linea retta del corpo
diafano sia addunque . g . d . t . et chauiamo dal punto . t . perpendicu«
lare la linea . g . d . et sia . b . t . 1 . sarä addunque . k . t . 1 . perpendi;
culare . a . g . b . e'llo punto . b . sarä addunque nella superficie del
corpo diafano et continuo . b . t . et cauiamo quella ad . b . et sarä ad*
dunque l'angulo . t . quello el quäle contiene la linea per la quäle si
stende la forma ella perpendiculare exeunte dal luogo della reflexione
sopra alla superficie del corpo diafano perche el corpo dalla parte
. a . e piü sottile di quello et della parte . b . quando peruiene ad
. t . si reflecterä alla parte contra a quella nella quäle fia la perpen*
diculare . t . k . non addunque peruiene la forma reflexa alla linea
. a . b . ma sia dalla parte reflexa al punto . a . che fia impossibile; non
e addunque si rifletterä la forma . b . ad . a . d . c . t . ne ancora
d'altro punto . a . non comprenderä . b . o ueramente se non dalla
rectitudine . a . g . b . non addunque comprende esso se non da uno
punto solamente. Et questo abbiamo uoluto dichiarare. Se addunque
fosse di fuori da . a . g . t . cauiamo la superficie nella quäle . a . g . t .
el punto . b . addunque fa perpendiculare sopra alla superficie del
corpo diafano et facciasi nella superficie di questo corpo la linea . g .
d . retta no ne addunque si rifletta la forma . b . addunque se non
passa per due punti la superficie perpendiculare sopra alla superficie
del corpo diafano et [facciasi nella superficie di questo corpo la linea
. g . d .] e'lla superficie transeunte perpendiculare . a . t . punto . b . la su*
perficie la quäle se non e una solo tanto la forma addunque non si re*
flette ad . a . se non dalla linea . g . d . riflettasi la forma . b . ad . a . dal
punto . c . et continuamo due linee .b.c.b.a.c.a. et cauiamo di
. c . la perpendiculare .e.h. per certo el corpo el quäle fia dalla parte
. a . fia piü grosso di quello el quäle si stende la forma al luogo della
reflexione .b.c.t.c.h.a. chauiamo direttamente el corpo fia direc*
tamente . a . c . e'lla parte . c . per infino che corra alla linea . b . k . se*
gherä certamente . c . r . h . et correrä addunque a quello punto . m .
addunque sarä immagine del punto b et certamente ch'el corpo fia dalla

195 13»



parte . b . piü sottile di quello el quäle Ha dalla parte . a. Dico ad*
dunque che . b . non e . a . imagine se non . m . a . addunque impossibile
fia . n . et sarä addunque nella perpendiculare . b . k . c . infra'l punto
. b . et quello el quäle fia dalla parte . b . e piü sottile di quello che fia
dalla parte . a . fia addunque tra due punti . m . b . oueramente oue
sta . m . contenemo . a . n . et sarä addunque la linea . g . c . m . o . c .
addunque sia punto di reflexione et contenemo . b . c . et passa per in*
sino ad . 1 . et cauiamo da . o . la perpendiculare . f . c . g . la linea ad*
dunque . b . o . fia addunque . b . c . et fia linea .o.a. et sarä tra due
linie . c . 1 . et fia la reflexione et certamente fia la parte perpendicu;
lare. Se addunque . n . fusse tra due punti . m . b . allora el punto
. o . sarä tra due punti . m . b . allora el punto . o . sarä tra due punti
. c . k. L'angulo addunque . o . b . k . fia minore angulo che . c . b .
k. Addunque l'angulo . 1 . e . f . fia minore dello angulo . c . b . k .
l'angulo della reflexione . a . o . f . e dopo l'angulo come abbia«
mo tractato nel ferfo capitolo di questo tractato. Ma l'angulo
. a . e . f . fia equale all'angulo . a . n . k . addunque . a . n . k . la quäl
cosa fia impossibile se certamente . n . fusse infra . m . allora sarä
tra due punti . o . k . et sarä 1' angulo . o . b . k . maggiore dello an*
gulo .t.c.k.et.b.k. l'angulo addunque . e . b . k . angulo . t . c .
h . addunque l'angulo . 1 . o . a . fia maggiore dell' angulo . a . c . h .
et anche 1' angulo . a . n . h . fia maggiore dell' angulo . a . n . k . che
fia impossibile . m . n . addunque non e imagine . b . ne altro punto
Fol. 53\ fuorj che . in . b . addunque non e imagine se non . m . et questo fia
quello che noi abbiamo uoluto. Ma a due linie circulari conuexe et
concaue prometteremo questo che quando due corde saranno segate
nel circulo l'angulo et la sectione equale all'angulo fia apresso alla
circunferentia. Quando concordauano due archi per li quali distin*
guemo quelle due corde esse due linee aranno segato el circulo di
fuorj dal circulo della sectione sarä equale all'angulo el quäle fia
apresso alla circunferentia el quäle corda lecexo (sie) della maggiore
di quelli due archi distingue et diuidono quelle due linie sopra all'
altro. Per gratia dello exemplo. Nel circulo . a . b . g . seghinosi in*
sieme le due corde .a.b.d.a.b.g. seghinsi le due corde . a . g . c .

196



b . d . m . e . dico addunque chello angulo . a . c . b . fia equale allo
angulo el quäle fia nella circunferentia che risguardano e due archi .
a . b . g . d. La probatione di questo caueremo del . b . la linea . h .
b . i . equidistante alla linea . a . g . ell'arco . d . r . fia equale a' due
archi. Addunque l'arco . g . d . fia comune et l'arco addunque . d . r .
fia equale a' due archi . a . b . g . d . l'arco risguarda l'angulo . d . b . i .
fia equale. Et ancora continuamo . d . r . et sarä addunque 1' angulo . h .
b.c. equale a due anguli risguardano oueramente sono riguardati da
due archi . b , d . r . et dall' angulo risguarda l'arco . d . k . et . b . r .
et l'arco . r . g. Et questo fia quello noi abbiamo uoluto dichiarare.
Et se'Ua linea . h . b . r . fosse contingente l'angulo del circulo allora
. e . b . i . sarä equale all' angulo cadente nella portione . b . a . d . et
sia arco .b.g.o.a.c.b. risguarderanno l'angulo apresso alla cir*
cunferentia equale allo angulo .b.a.d.c.b.i. et l'angulo . c . b .
i . fia equale all' angulo equale fia apresso la quäle risguarda l'arco
. b . g . a . o . ell'arco . b . g . fia equale all' arco . b . a . perche el
diametro el quäle sarä . d . a . fia perpendiculare sopra alla linea
. a . g . per la quäl cosa diuiso in due parti equali addunque sarä
equale addunque a' due archi . b . a . g . d . b . angulo . b . c . a . fia
l'angulo el quäle e apresso alla circunferentia la quäle risguardano e
due archi . b . g . et . a . ad et questo fia quello che noi abbiamo cer*
cato. Ancora fia . c . fuori del circulo . a . b . et . g . d . da . c . decliui
seganti al circulo . a . b . g . d . et siano .c.a.d.c.b.g. Dico
addunque che'll' angulo .g.c.d. fia equale all' angulo fia apresso
alla circunferentia la quäle risguarda lo excesso dell'arco . d . g .
sopra all' arco . a . b . la dimostratione di questo fia et caueremo la
linea equidistante dalla Hnea .b.g. sarä addunque l'arco .r.g.
equale all' arco . a . b . et sarä l'arco . d . r . excesso dello . g . b . sopra
alla circunferentia . d . a . r . et questo fia quello noi abbiamo uoluto
dichiarare. Queste dichiarate siano del uiso el punto . a . et sia el
punto . b . ma'l punto d'alcuno uisibile sia oltre al corpo diafano piü
grosso del corpo del quäle fia nella parte del uiso et sia la superficie
del corpo diafano el quäle fia nelle parti del uiso et sia la superficie
addunque per due punti .a.b. passa la superficie perpendiculare

197



sopra la superficie del corpo diafano et passa per quelli la superficie
perpendiculare sopra la superficie del corpo diafano nel quäle si re*
flette la forma . b . ad . a . se non e una solamente. Questa addunque
superficie del corpo diafano segni el circulo . g . c . d . del quäle el
centro fia . r . et continuamo . a . g . d . la linea addunque . g . c . d .
sarä perpendiculare sopra alla superficie del corpo diafano el punto
certamente . b . che sarä fuorj della linea . a . g . d . o in essa . s . c . b .
addunque fosse nella linea . g . d . el uiso che comprenderä . b . rettas
mente san<;a reflexione. Certamente la forma la quäle si stende per
la linea . g . d . rettamente nel corpo diafano che fia dalla parte del
uiso . a . perche la linea . g . d . fia perpendiculare sopra alla superficie
del corpo diafano dalla parte del uiso. Addunque percheUa linea
. g . d . si stende rectamente nel corpo diafano che fia dalla parte del
uiso sopra alla superficie del corpo diafano. Et addunque . a . com*
prende . b . nel suo luogo certamente. Addunque dico chella forma
. b . che fia linea . g . d . non si si riflette mai ad a . di questo e la di«
mostratione perche el punto o che sarä nel centro o che sarä fuori
del centro. Se addunque se esso fia . b . alla circunferentia . g . c . d .
e'lla rectitudine d' esso si stende nel corpo diafano che fia dalla parte
del uiso certamente che ogni linea exeunte dal centro del circulo . g .
c . d . e perpendiculare sopra alla superficie del corpo et non escie del
Fol 54''. centro del circulo . g . c . d . dalla linea retta al uiso . u . la linea . r .
a . addunque la forma . b . la quäle e nel centro et non si reflecte ad
. a . dalla circunferentia . g . c . d . se . b . fosse nel centro. Et si uera?
mente fosse fuori del centro o che sarä nella linea . r . g . in . r . d . sia
addunque prima . r . g . insarä . r . g . o che sarä in . r . d. Sia addun*
que prima la linea r . g . dico chella forma . b . che fia linea . g . non
si riflette ad . a . che se fosse possibile rifletta si da esso punto . c . con*
tinuerä . b . c . et chiamo quello da . h . et continuamo . b . e . cauiamo
da . h . ad . h . et continueremo . r . c . et cauiamo esso ad . h . r . c . et
chauiamo . a . d . t . sarä addunque la linea esso . a . d . t . sarä addun?
que la linea . r . c . t . perpendiculare sopra la superficie del corpo dia*
fano che fia dalla parte del uiso la forma addunque quando si stende
la linea . b . e . riflettesi nel punto . c . passa perpendiculare . t . c .

198



alla parte . h . cioe alla parte contraria. Et quella nella quäle fia la
perpendiculare della forma addunque . b . non peruerrä ad . a . se»
condo reflexione se . b . fosse nella linea . r . g . ancora sia . b . m . la
linea . d . r. Dico addunque la forma . b . m . si riflecte ad . a . che se
fia possibile si riflette da . e . et continueremo . c . r . et continuamo per
infino . a . d . t . et reflettasi la forma . b . ad . a . per la linea . c . a.
Sia addunque l'angulo . r . c . a . sarä al angulo et quäle contiene la
linea per la quäle perpendiculare . r . c . t . sarä l'angulo della reflexi*
one l'angulo el quäle addunque contiene la linea per la quäle si
stende la forma et la perpendiculare exeunte dal centro al luogo della
reflexione addunque . r . c . a . fia minore dell' angulo . r . c . t . ella
linea . b . r . che fia minore addunque della linea . a . c . r . maggiore
deir angulo . r . c . t . el quäle prima era minore che fia impossibile;
addunque la forma . b . non si riflette ad . a . d . a . c. Ne da altro punto
della circunferentia . g . c . d . non si comprende dal uiso per reflexi?
one per la quäl cosa non si comprende se non uno solo punto. Et
ancora sia . b . di fuori della linea . g . c . d . et cauiamo la superficie
nella quäle fia la perpendiculare . a . d . el punto . b . non si reflette
ad . a . se non e in questa superficie et non passa certamente per due
punti . a . b . la superficie perpendiculare sopra alla superficie del corpo
diafano se non quella la quäle passa per la linea . a . d . et non escie
per la linea . a . d . la superficie la quäle passa per . b . se non una
solamente. Queste superficie addunque segni nella superficie del
corpo diafano el circulo . g . c . d . la forma addunque . b . non si ri«
flecte ad . a . se non dalla circunferentia . g . c . d . riflectasi addunque
. d . a . c . dico addunque che non si reflecterä da altro punto se non
come fia detto non sarä se non nella circunferentia . g . c . d. Sia ad*
dunque . m . et continuamo le linee . b . c . e . a . ne ancora se non h
una imagine et se . a . fosse nella perpendiculare exeunte da . b . el
centro della spera comprenderä . a . m . nella rectitudine perpendicu*
lare et fia manifesto chella forma . a . non si manifesterä et chella
forma . a . non si rifletterä ad . b . per la quäl cosa fu manifesto chella
forma . b . quando fosse nella perpendiculare non si rifletterä ad . a.
Quando addunque el corpo fusse piü grosso dalla parte del uiso

199



della cosa uisa, allora la cosa uisa no ne arä se non e una imagine et
una forma solamente. Et questo noi auemo uoluto reiterare o uogli*
amo dire rifare la figura et poniamo nella circunferentia . g . c . d . el
punto della parte . g . sia et cauiamo la linea equidistante e'lla linea
. a . d . et sia la linea . a . d . et continuamo la linea . r . e . et cauiamo
quello per insino ad . h . et sia la proportione per la quäle l'angulo
contiene quanto el uiso cioe el senso gli anguli della reflexione la
quäle richiede . r . e . k . l'angulo che contiene la linea per la quäle si
stende la forma colla perpendiculare si possa cauare all'angulo della
reflexione e quali fussono tra' due corpi diafani di diuersa diafanitä
le linie [. . .] per quegli si diuersificano de quali la diuersitä quanto
al senso a fine el quäle e senso et scenderä et non comprenderä la
Fol 55'^. quantitä. Et uedrä la quantitä della reflexione et comprenderä certa«
mente el centro della luce transeunte per due corpi nella rettitudine
della linea per la quäle la luce sissi stende come fusse sperimentato
questo per lo sperimento per questo per lo strumento poniamo l'an*
gulo . k . c . t . sarä addunque 1' angulo . r . k . c . doppio all' angulo . k .
c . t . et sia la proportione . r . c . k . et 1' angulo . r . c . k . et l'angulo
r.k.r. sarä maxima proportione tra l'angulo el quäle contiene la
prima linea et la perpendiculare tra l'angulo della reflexione: ma la
linea . c . k . come ora era colla linea . a . d . concorreranno addunque
. m . b . et cauiamo da . c . la linea equidistante . k . concorrerä addun«
que con . r . g . fuori del circulo dalla parte . g . siaci concorso . m .
a . chauiamo .b.c. per insino . a . d . 1 . et sarä addunque l'angulo
. r . c . k . r angulo . 1 . c . h . all' angulo el quäle . c . b . di reflexione el
quäle exige ouuoi el quäle requisisce all'angulo . 1 . c . h . se addun#
que l'angulo . 1 . c . h . fosse addunque . b . in alcuno uiso el corpo
diafano el quäle el conuesso sia dalla parte . a . et fosse continuato
da . c . per insino ad . b . et non sia distante appresso alla circunferens
tia . g . c . d . dalla parte . b . allora la forma si stenderä per la linea
.b.c. et rifletterassi . c . a . et comprendesi dal uiso . a . per la uertifi*
catione . a . c . et l'angulo . a . c . h . si puö diuidere in piü portioni
d'esse le quali siano state tra gli anguli della reflexione anguli equali
contengono la perpendiculare colle prime linee siano stati tra due

200



corpi diafani. Sia addunque la linea .a.b. saranno piü punti de*
quali le forme si stendono allo arco . g . e . et reflectonsi ad . a . alla
forma di tutta la linea nella quäle fia le prime linee che siano state
quando el uiso fosse nella superficie de' corpi diafani o piü grosso
la quäle fia della parte del uiso sperica conuexa el uiso fusse del
circulo del quäle el conuesso fusse piü rimoto dal uiso che al punto
piü remoto da due punti della asse et della sectione fatta tralla
perpendiculare eila circunferentia el corpo diafano grosso el quäle
dalla parte uiso fusse continuo per insino nel luogo el quäl fia la cosa
uisa et non fusse deciso appresso al circulo esso circulo el quäle fia
dalla parte della cosa uisa et reflexamente, allora el uiso poträ com*
prendere quella cosa uisa reflexamente et rettamente ella imagine di
questa cosa uisa arä centro del uiso ancora una linea . a . g . d . riuob
gessino la figura . a . c . b . nel circuito .a.b. e'lla parte della super*
ficie del corpo diafano el quäle fia della cosa uisa fosse sperica, allora
el punto la circunferentia nella superficie del circulo conuessa la quäle
fia della parte del uiso dalla quäle circunferentia . b . ad . a . ma la
imagine era una cioe centro del uiso. La imagine della cosa uisa an*
cora fia una et fia positione auiene che'l uiso comprende la forma
della cosa uisa apresso el luogo della positione ouero della reflexione,
per quella cosa noi abbiamo detto nella conuersione dalli speculi ap*
presso al luogo della reflexione per quella cagione la quäle noi ab*
biamo detta nella conuersione delli speculi. Quando fosse la conuer*
sione della circunferentia in alcuna spera et fosse la imagine del cen*
tro del uiso di questa cosa uisa questo fia quello noi abbiamo uoluto.
Ancora sia cioe reitereremo . a . el uiso sia . b . oltre al corpo diafano piü
grosso di quello nello quäle fia el uiso et sia la superficie dalla parte
del uiso circulare concaua del quäle la concauitä sia dalla parte del
uiso. Et dico addunque che . b . h . a . e una sola imagine et una
forma solamente appresso . a . et sia el centro della concauitä . g . et
continuamo . a . g . et aremo quella rettamente per insino ad . r . et
sarä addunque . a . r . perpendiculare sopra alla superficie concaua et
. b . sarä entro . a . r . o che sarä di fuori. Sia . a . addunque la prima
a . et sia la linea . a . r . a . addunque comprenderä . b . nella rettitudine

201



, c . a . b . conciö sia che .a.b. sia perpendiculare sopra alla superficie
concaua ne mai sopra essa reflexiuamente essia fia possibile riflettasi
la forma . b . ad . a . et da . c . et cauiamo .b.c. per insino ad . t .
l'angulo addunque ad . t . l'angulo addunque fia quello el quäle con*
tiene la linea per la quäle si stende la forma et la perpendiculare ex*
eunte dal luogo della reflexione perche el corpo e dalla parte . a . piü
sottile di quello et della parte . b . sarä reflexione dalla parte contra*
ria in quella la quäle fia la linea. Addunque quando si riflecte si ri<
muoue dalla linea . e . g . la linea non correrä coUa linea . b . a . la linea
addunque . c . t . b . a . per alcuno modo la forma addunque . c . b . non
Fol 55^. si riflecte ad . a . addunque non si comprenderä reflexamente ma com*
prenderassi rettamente ad . m . ; addunche se sarä appresso al uiso se non
e una forma et questo fia quello noi abbiamo uoluto et ancora reiteremo
la figura et sia . b . fuori della figura linea . a . r . et caueremo la super*
ficie nella quäle fia . a . r . et . b . questa superficie fia perpendiculare
sopra alla superficie concaua et non si riflecterä la forma . b . a . d . a .
se non quella superficie si diri^erä certamente perpendicularmente
sopra alla superficie concaua alcuna superficie equale la quäle passa
per . a . per insino a quella che passa . a . r . ma per . a . r . per . b .
non passa solamente una forma addunque . b . non si riflecterä nella
superficie . k . alcuna exeunte per la linea . a . r . c . per . b . solamente
se non una forma addunque . b . non si riflecterä et sia . 1 . differentia
comune tra questa superficie et . t . c . la concaua addunque non si
riflecterä per altro modo, riflecterassi da altro punto la forma che fosse
possibile riflectersi da . m . et continuamo linee .a.k.b.h.a.m.b.
n . g . m . et cauiamo le linee . k . b . rettamente per infino ad . 1 . c .
g . n . che non si reflecteranno .d.h. rettamente ad . 1 . et . g . h .
ad . o . et finiamo la circunferentia . h . c . d . et seghiamo . b . g . d .
a . g . m . k . a che sarä . m . g . onde una delle due linee . g . d . g . k .
se addunque fosse . a . m . g . allora la forma . b . non si riflecterä ad
. a . le linee certamente che continuano el corpo circulare con . g . per*
pendiculare sopra alla superficie del corpo el quäle fia dalla parte
. a . la reflexione non sarä per essa perpendiculare ma da essa forma
addunque . b . non si riflecterä da . a . ma da essa addunque . b . fosse

202



. r . c . g . d . allora la linea che sarä tra due linee . h . a . h . g . imperö
chella linea due linie . m . a . m . g . e certamente la reflexione fia dalla
parte contraria ella parte perpendiculare ello corpo diafano el quäle
fia dalla parte del uiso e piü sottile el quäle fia dalla parte della cosa
uisa et se la linea fosse tra due linee .h.a.h.g.r.a. fosse la linea
. g . d . allora l'angulo . b . h . a . sarä dal punto . d . et cosi l'angulo
. b . m . sarä della parte . g . h . r . oltre alla linea . c . a . g . h . 1 . sarä
l'angulo cioe dal punto . k . et dalla linea . h . g . 1 . et sarä l'angulo
. t . h . g . o sarä maggiore o sarä minore. Sia equale . a . m . n . et sarä
equale all' angulo . a . t . h . t . cosi . 1 . n . m . a . sarä minore dello an*
gulo . o . h . t . la quäle cosa sia impossibile; tutto l'angulo . a . m . n .
sarä minore che . h . a . h . t . dello angulo . a . h . g . sarä diminutione
dello angulo . h . g . m . dall' angulo . h . a . m . et cauiamo due linee
. a . b . m . dair angulo . h . g . a duo punti dall' angulo . h . a . m . ca«
uiamo et . a . h . m . h . a duo punti . c . e . et sarä . h . m . quello el
quäle risguardano nella circunferentia due archi , h . m . c . e . et l'an*
gulo . g . n . h . et sarä la diminutione dall'arco sarä archi . h . m . c .
e . duplicato da due archi . h . m . c . diminutione dall'arco . c. Ad«
dunque la diminutione dello arco . h . m . dall'arco . c . e . fia addun*
que maggiore l'angulo risguarda el quäle risguarda la circunferentia
et la diminutione dello arco . h . m . c . e . diminutione . h . m . dallo
arco . c . e . fia addunque maggiore dello angulo . h . a . m . sopra all'
angulo . h . n . m . l'excesso fia maggiore dello angulo . h . m . lo ex#
cesso deir angulo . b . m . a . sopra all' angulo .b.h.a.m.c.h.b.
m . minore sopra all' angulo . b . h . a . fia minore che . c . h . a . che
l'angulo . h . m . lo excesso dello angulo . b . h . a . sono due anguli
. h . b . m. Addunque questi due anguli insieme sono minori dello an?
gulo . h . a . m . la quäl cosa fia impossibile. Se . a . fosse nella linea
. g . k . allora la linea . h . t . sarä tra due linee . h . g . h . a. Et simil*
mente la linea . n . m . sarä tra due linee . h . g . h . a. Et similmente
la linea . n . m . sarä tra due linee . m . g . h . a . sarä l'angulo . b . m .
a . sarä dalla parte . k . et sarä . b . m . f . r . a linea . g . m . cioe dalla
parte . d . dalla linea . g . m . o . et l'uno et l'altro angulo . c . b . g .
n . m . g . fia quello el quäle contiene la linea per la quäle si stende

203



la forma ella perpendiculare et l'uno et l'altro angulo . c . h . g . et
. m . n . a . sarä angulo di reflexione. Se addunque .v.h.g.n.m.g.
sarä equale all'angulo allora l'angulo .t.h.g.m.c.q.g.b.l.a.
et sarä equale . n . m . a . et cosi l'angulo . b . m . a . la quäl cosa fia
impossibile et se sarä minore. Se ueramente fosse maggiore allora
l'angulo . t . h . a . sarä maggiore dello angulo . t . h . a , minore dello
Fol 56\ angulo . m . i . a . angulo . b . mai che fia impossibile . v . a . b . a . et
sarä minore allora l'angulo . t . h . a . sarä minore dello angulo . g .
m . m . addunque e cosi tutto l'angulo . g. m . a. Addunque l'angulo
. h . g . m . sarä minore dello angulo . h . a . m . et sarä diminutione
dello angulo . h . g . m . et dello angulo . h . a . m . et minore che l'an*
gulo . h . g . m . a. Come prima abbiamo dichiarato e"lla diminutione
deir angulo . t . h . a . dallo angulo . u . m . a . r . et fia minore che la
diminutione dello angulo . g . h . a . dallo angulo . g . h . a . dalla di#
minutione dello angulo . g . m . a . et fia addunque minore della di«
minutione dello angulo . h . g . m . dall' angulo . h . a . m. Addunque
la diminutione dello angulo . t . h . a . dall' angulo fia minore . g . h .
m . n . a . allora dall' angulo . m . n . a . c . minore che l'angulo et la
diminutione . t . h . a . dall' angulo . m . n . a . fia excesso . b . h . a .
sopra a l'angulo . b . m . a . sono due anguli simili et sono minorj
dello angulo: questi due anguli sono simili sono minori . h . a .m . la
quäl cosa fia impossibile. Se . a . fosse fuori della linea . r . d . alla parte
. k . el corpo nel quäle fia . a . et sarä minore dello angulo . n . m . a .
et tutto . g . h . a . di tutto l'angulo . g . m . a. Ma sguarda nella cir*
cunferentia lo excesso dell'arco . h . m . sopra all'arco . r . g . i . ad«
dunque l'arco . h . sopra all'arco . r . g . addunque . h . m . duplicato
fia minore dello excesso dell'arco . h . m . sopra all'arco . r . g . che
fia minore della linea fia impossibile addunque sello punto . b . fosse
della linea . h . g . allora la forma sua non rifletterä ad . a . se non e
ad uno punto solamente per la quäl cosa non arä se non una imagine
solamente sarä di drietro nella reflexione come nella precedente ab*
biamo detto rimirato o uuoi dichiarato questo fia quello noi abbiamo
uoluto. Si ueramente abbiamo dichiarato el corpo piü grosso che'l
diafano el piü grosso dalla parte del uiso et piü sottile dalla parte

204



della cosa uisa. Et quella medesima figura permanente . a . b . et . n . a .
ancora la cosa uisa non arä se non una imagine sola. Et questo si du
terminerä come nella conuersa della settima figura. Et tutte quelle
cose che noi abbiamo dichiarato dal conuexo et dal concauo. Seguesi
nella superficie del circulo et seguesi nella superticie sperica et colun#
nare oltre alla reflexione circulare et della circunferentia del circulo
non sia humile superficie sperica et colunnare oltre alla reflexione.
Et questo noi abbiamo detto et questa sono e uisibili e quali noi ab#
biamo detto e quali si comprendono dal uiso oltre a corpi diafani. La
parte del uiso fia una figura et si ueramente el corpo diafano diuerso
o di non consimile diatanitä, allora sella imagine si uerifica et se'lla
superficie del corpo diafano la quäle fia dalla parte della cosa uisa
fosse diuersa, allora li luoghi ancora della imagine della cosa uisa si
diuersifano conciö sia delle forme della reflexione della superficie
del corpo si diuersifano et ancora se alcuno guardassi a una piccola
spera o ueramente alcuno corpo piccolo ritondo o colunnare del uetro
o del corallo o altro corpo diafano uisibile, trouerrä la imagine di
quello per altro modo della cosa uisa, sia in se forse trouerrä la ima*
gine della cosa uisa oltre et cosi forse dubiterä sopra questo in tale
reflexione non fia, ma sono et certamente la cosa uisa si stende dalla
cosa alla spera o ueramente colunnare per insino e sarä peruenuto alla
superficie d'esso, da poi si riflecte dalla sopra o uero dalla colonna la
comprensione di cosi sarä in due diuerse reflexioni per la quäl cosa
la imagine d'essa sarä diuersa dalla imagine di quello che si com«
prende per una reflexione. Noi parliamo di questo della deceptione
la quäle si fa per uiso et reflexione.

38. Capitolo sexto, per che cagione o uuoi ragione el uiso com*
prende i uisibili secondo reflexione. Nelli precedenti tvattati abbiamo
giä dichiarato che quando la forma si riflecte da alcuno corpo diafano
o altro corpo di diuersa diafanitä si stende per linea retta per insino
che peruenga alla superficie del diafano nel quäle fu di poi in quello
altro corpo diafano per l'altra linea recta contiene colla prima linea
l'angulo et colla forma si stende per questa altra linea per la quäle
ouero niente sopra esso si riflette la forma nel secondo corpo qua*

205



Fol 56". lunche sia el secondo corpo per infino al punto della sectione tra due
linie rette si riflette et fia manifesto per isperientia che se alcuno arä
guatato alcuno corpo diafano el quäle sia differente nella sua diafa*
nitä dalla diafanitä dell'aere, comprendesi tutte queste cose le quali si
pongono al uiso et si coprirrä l'altro uiso et guaterä et comprenderä
ogni cosa o sia quello corpo aere o sia acqua o uetro. Et similmente
se l'uomo arä posto el uiso entro in alcuno corpo piü grosso dell'aere
et del uetro et del cristallo, uedrä ogni cosa che sono oltre a quelle
che sono nell' aere. Et se lo aspiciente arä mosso dentro al sinistro
lato e in ogni parte nolla rimosso esso molto dal suo primo luogo,
ancora comprenderä tutte queste cose le quali in prima comprendeua
et sia el uiso molto nell' aere o in uetro, ma giä abbiamo dichiarato
per ch'e sperientia et dimostratione che niente comprende el uiso di
quelle cose le quali sono oltre a' corpi diafani e quali difFeriscono
dalla aere et la cosa uisa secondo reflexione fuori che uno punto el
quäle fia nella perpendiculare exeunte dal centro del uiso sopra alla
superficie del corpo diafano. Addunque ogni punto compreso dal
uiso oltre al corpo diafano fuori che quello punto predetto el quäle
si pretende la forma la quäle si stende da quello punto della super*
ficie al corpo diafano el quäle fia : et rifletterassi dalla superficie di
quello corpo. Et quando uno uiso comprende tutti quelli ouero tutte
quelle cose le quali sono oltre al corpo diafano ogni punto exeunte
oltre a quello corpo diafano, si stende la forma d'esso per la linea
retta alla superficie del corpo diafano et non si riflecterä a quello uno
uiso fuori che a quello punto di fuori. Et quando le forme di tutti
quelli punti i quali sono in tutti e uisibili existenti oltre al corpo dia*
fano si riflectono ad uno medesimo tempo al centro del uiso alla
forma del punto la quäle existe appresso al centro di quello uiso.
Quando sarä alcuno uisibile si riflecterä a tutti e uisibili oltre al corpo
diafano opposito in quello medesimo tempo el per quel medesimo
modo similmente fia di ciascuno punto el quäle fia apresso al centro
del uiso fosse moto da ogni parte e non fosse rimoto dal suo sito
comprenderä e suoi uisibili. Addunque la forma di ciascuno uiso o
uuoi uisibili quando fosse oltre alcuno corpo diafano si stende alla

206



superficie del corpo diafano oltre al quäle riflectesi allo punto in uerso
d'esso chessi oppone adesso dal corpo dello aere et non e alcuno
tempo appropriato a questo che quello et questo proprio della natura
della luce et del colore che sono ne' uisibili chessi stendono in cias*
cheduno puncto et da ciascheduno punto et da ciascheduno corpo
lucido per la linea retta la quäle si stende da quello punto di ciasches
duno corpo lucido per la linea retta la quäle si stende da quello punto
et si refletta in ogni corpo diafano diuersa, fuori che al punto fia la
perpendiculare et ogni forma et ciascuno punto et di ciascuno si stende
in corpo diuerso dallo aere et si stende in quello corpo nel quäle con*
siste et reflectesi nello uniuerso corpo dell' aere opposito a quella
forma et sarä a ciascheduno punto dell' aere alla forma di ciaschedu*
no uisibili existente in alcuno corpo diuerso existente diafano alla cosa
uisa et quella forma si stende a ciascuno punto della cosa uisa al corpo
el quäle istä et riflettesi apresso alla superficie di quello corpo et
peruiene a quello atto d'alcuno corpo diuerso et diafano da cosa uisi«
bile el uiso comprende quella cosa certamente la forma di quello existe
appresso a quello punto del centro del uiso per questo che ancora sia
el uiso che auesse compreso alcuna cosa uisibile oltre alcuno corpo
diafano diuerso dell' aere et da poi fosse rimosso dal suo luogo dextro
et sinistro perche nel suo luogo fosse rimoto o uero opposito al corpo
diafano et alla cosa la quäle e oltre sempre comprenderä quella cosa,
ende ancora piü aspicienti comprendono una cosa in cielo et nella
acqua in uno medesimo tempo et questo fia ancora in uno medesimo
corpo di ciascheduno cioe che alla forma della cosa uisa si congrega
o uuoi si congiugne appresso a ciascheduno punto del corpo nel quäle
fia certamente la forma di ciascuno punto d'esso si stende per la linea
recta. La forma addunque di ciascheduno punto del corpo diafano
nello quäle fia la cosa uisa della forma di ciaschuna cosa lucida si
congrega et unisce appresso a ciascuno punto del corpo diafano nello
quäle fia quella cosa uisa e'lla forma di ciascuno corpo diafano diuerso Fol. 57 \
non interuenisse alcuno impedimento alla forma della cosa uisa la
quäle fia apresso a ciascuno punto del corpo diafano distendesi a
quello punto reflexiuamente quando e tra ciascuno punto dell' aere

207



et ciascheduno uiso si stende alcuno corpo diafano in uerso l'aere
del quäle la basa fia quella cosa uisa et sarä la piramide reflexa et sarä
la forma di quello apresso a ciascuno punto del corpo diafano diuerso
et distendesi ime a quello punto reflexiuamente, quando tra ciasche*
duno punto dell'aere reflexiuamente e alcuna cosa uisa si distende ad
alcuno corpo diafano diuerso l'aere piramide diuersa reflexa della
quäle el capo fia punto nell' aere del quäle la basa fia quella cosa uisa
et sarä la reflexione d'essa alla superficie del corpo diafano diuerso
l'aere. Quando si comprende dal uiso e dalla cosa e ueramente dalla
forma nella piramide reflexa adunata appresso al punto della asse
existente nel centro del uiso : per questo modo si comprende el uiso
quelle cose reflexiuamente. Nel capitolo certamente della imagine
abbiamo dichiarato che ogni uisibile si comprende dal uiso oltre alla
imagine et il luogo della imagine fia el . g . punto nel quäle se aranno
secato insieme la linea radiale e'lla perpendiculare exeunte dal punto
del uiso nello quäle la forma existente ella forma alla perpendiculare
exeunte dal punto uiso, addunque saranno imaginati da ciascuno
punto. Se addunque saranno imaginati da ciascuno punto la per*
pendiculare e'lla superficie del Qorpo diafano nello quäle fia la
cosa uisa. Aremo alcuno corpo exeunte dal uiso alla superficie
del corpo diafano dal punto uiso saremo ingannati che questo corpo
seghi la piramide reflexa et quella superficie del corpo diafano si
seghino et fia imagine di quella cosa uisa. Se addunque fosse allora
el corpo delle imagini con tutte le perpendicularj el quäle sarä la
superficie per la quäl cosa la imagine agiugne poco sopra alla cosa
uisa, allora el corpo imaginato sarebbe piramidale; el capo fia centro
della sperica et quanto piü si stende alla superficie del corpo sperico
tanto piü s'allargherä alla sectione tra la cosa uisa et la superficie
sperica, allora sarä la imagine piü larga di quella cosa uisa et se la
sectione fosse oltre alla cosa uisa, allora la imagine sarä piu stretta che
la cosa uisa. Et se la cosa uisa fosse oltre alla superficie sperica, allora
sarä el corpo imaginato due piramide opposite delle quali el corpo
del centro della sperica, per la quäl cosa el luogo della sectione non
caderä intra'l corpo imaginato et la piramide in luogo della sectione la

208



quäl fia la imagine sarä maggiore del uiso o forse minore o fosse equale,
se'l corpo diafano fosse sperico et la concauitä d'esso della parte del uiso,
allora el corpo imaginato del quäle el corpo fia centro della sperica
quanto piü addunque e centro piü si stende tanto piü s'applica alla
superficie continua piccola, sarä imaginata al centro d'essa spera et si
ueramente e lo luogo della sectione di questo corpo della piramide
reflexa piü propinqua tusse al centro della concauitä della cosa uisa
o se essa sarä la imagine minore d'essa cosa uisa, sarä piü remota del
centro della concauitä della cosa uisa. Et quando una cosa uisa si
comprende da piü uisi in uno momento o uero in unbatterd' occhio,
tutte le imagini le quali possono comprendere quelli uisi saranno in
quello tempo in uno corpo imaginato che fia perpendiculare sopra
alla superficie d'uno corpo diafano et una cosa uisibile si comprende
da uno huomo sopra alla superficie del corpo diafano. Et una cosa
uisibile si comprende da uno huomo in uno tempo oltre al corpo
diafano diuerso dalla diafanitä del corpo nello quäle fia el uiso con
amendue e uisi et niente di meno si comprende quella una che l'uo«
mo comprende alcuna cosa di quelle che sono in cielo o nella acqua
o nel uetro che auesse coperto a uno el uiso, niente di meno com*
prenderä quello et quell' altro per qualche cosa fia manifesto che una
cosa sia existente oltre al corpo diafano diuerso dall'aere, si compren*
derä con amendue e uisi et con uno uiso. La cagione di questo come
noi abbiamo detto nel tergo d'Alacen come ogni punto di ciascuno
comprensibile certamente con amendue e uisi ne' quali fossono con*
giunti due ragi dell'uno et dell'altro di consimile positione quanto a Fol. 57'.
due assi del uiso esse fussono aggregate li ragi di diuersa positione
a rispetto dell'uno uiso et dell'altro sono molte rade come noi abbi*
amo detto nel tergo d'Alacen. Quello che si comprende rectamente
nel uiso come sono nell'aere et comprendesi rettamente la positione
di questa forma o d'alcuna cosa uisa la quäle fia imagine a rispetto
del uiso come positione si uedranno rettamente. Onde la positione
di queste imagini a rispetto del uiso fiano in maggior parte consi*
mile in ogni parte della imagine che'ssi congregano due racjgi diuisi
di consimile positione per la quäl cosa appare una parte d'una ad



209



14



amendue e uisi et acciö che piü euidentemente si dichiarj, diciamo
che ogni punto di quello che si comprende reflexiuamente si comprende
nel luogo della imagine che fia el punto della sectione tra la perpen«
diculare exeunte da questo punto sopra alla superficie del corpo dia*
fano nello quäle fia quella cosa uisa et tralla linea radiale per la
quäle si stende la forma al uiso . La forma del uiso quando l'aspici*
ente arä preso el punto d'alcuna cosa con amendui li uisi et dalli
uisi et nella perpendiculare exeunte da quello punto el quäle e in
una medesima cosa cioe in una medesima linea et quando la forma
di quel punto della superficie delli uisi de'quali el sito dell'asse a
rispetto del uiso le forme si stendono all'uno et all' altro de' uisi et
peruengono a' due centri de' due uisi auenti la positione consimile
dall'asse comune, sempre fia in una medesima superficie con quella
essa alcuna cosa comprende con amendue e uisi in uno medesimo
tempo per uera comprensione, allora l'asse concorrono in quello
punto di quella cosa per la quäl cosa sono in una medesima super*
ficie. Ancora la oppositione de' uisi naturalmente fia consimile et
non escie naturale se non e accidentalemente o per uiolentia per
quäl cosa l'asse loro sono in una medesima superficie e'l principio
dell'asse e ne in uno punto el quäle fia nel mego della concauitä co#
mune axe existenti due uisi . El uiso naturale ä oppositione sopra a
l'asse et saranno in una medesima superficie et sieno e moti quies*
centi la positione dell'uno de' uisi fosse mutata a rispetto dello altro
per alcuno impedimento alla cosa parrebbe l'uno due come nel pri#
mo abbiamo dichiarato; due assi addunque saranno in medesima
superficie per la quäl cosa due ra(ji auenti simile positione a' due assi
sarä uno in una medesima superficie due linee: addunque perche le
quali si stendono da uno punto a' due luoghi di consimile positione
sono in una medesima superficie, ma le imagini da uno punto o uuoi
da quello punto a rispetto de' due uisi, ma le ima(gini) sono in quelle
due linee. Addunque sono in una medesima superficie quando le
imagini di quel punto sono nella perpendiculare exeunte da quel
luogo punto sono nel luogo della sectione traila superficie le quali
sono le linee radiali le quali fiano una superficie in tra la perpen«

210



diculare la quäle fia una linea et la sectione da uno punto a rispetto
di due uisi quando peruengono a due luoghi di consimile positione
sono uno punto per la quäl cosa segherä colla imagine di tutta la
cosa uisa a rispetto de' due uisi: sarä una la imagine et una la posi*
tione et fosse consimile per la quäl cosa essa si comprende una d'amen*
due e uisi. Ma sella positione fusse poco diuersa parrä una non uera*
mente ma gauillosamente et sella diuersitä della positione fosse
molto, allora la forma della cosa apparirä due: ma questo si fa rarissi*
me uolte. Questa addunque fa la qualitä della comprensione del
uiso dalli uisibili secondo la reflexione queste cose io le dichiaro;
diciamo uniuersalmente che ogni cosa la quäle si comprende dal uiso
si comprende reflexiuamente; queste cose io le dichiaro. Et sia il uiso
e'l uisibile in uno medesimo corpo diafano o diuerso o sia el uisibile
nella positione del uiso et comprendasi da quello reflexiuamente,
niente certamente si comprende sanga reflexione fatta appresso alla
superficie del uiso; eile tuniche del uiso le quali sono cioe la cor*
nea o lä s'agiunga alla glaciale. Sono addunque et diafane et piü
spesse dell'aere. Et giä e dichiarato che le forme che sono nell'aere
et in altri corpi diafani si stendono in que' corpi si che occorressono
nein corpi di diuersa diafanitä et se nelli quali sono si riflectono in Fol. 58',
quello corpo diafano. Addunque di quello la forma la quäl fia nell'
aere sempre mai si stende nell'aere; quando addunque l'aere arä tocco
la superficie d'alcuno uiso allora quella forma fia nell'aere si riflette
nella superficie del uiso; cosi si riflecterä per ogni modo nella super*
ficie della Cornea ouuoi nel corpo albugineo la reflexione propria*
mente de' corpi diafani; le forme addunque di quelli si oppongono al
uiso sempre si reflectono nelle tunichi del uiso. Et giä fia manifesto
che quando le forme si distendono sopra la linea perpendiculare et
sopra el secondo corpo diafano pertransino et passino rettamente
nel secondo corpo. Addunque di quelli che si oppongono alla super*
ficie del uiso et passeranno rettamente nelle tunici del uiso et quelle
che fussono di quelle stremitä delle linee radiali perpendicularj sopra
la superficie del uiso che soppongono de'quali alcuni sono presso
alle stremitä delle linee radiali et alcune di fuori et tutte le linee ra*



211



14*



diali le quali sono perpendiculari sopra la superficie delle tunici del
uiso se contengono nella piramide della quäle el capo fia centro del
uiso del quäle la basa fia nella circunferentia dell'uuea et della forma
et quando piü si stende questa piramide et rimuouesi dal uiso tan;
to maggiore s'amplifica et allargasi et tutte le forme di quelli che
sono intra la piramide si distendono in rettitudine delle linee radiali
et passano nelle tunici del uiso rettamente et questa piramide fia
detta piramide radiale; le linee le quali si stendono in questa piramide
delle quali le stremitä sono presso al centro sono dette linee radiali.
E'lle forme le quali sono dette di fuori di questa piramide non si
stendono mai per alcuna delle linee radiali ; niente di meno si stendono
per le linee rette che sono tra esse superficie e'l uiso et la cosa che fia
opposita alle forme et l'uuea et le forme chessi distendono per quelle
linee si reflectono dalla diafanitä delle tunici del uiso et la forma di
ciascuno punto d'essi che sono in tra'Ua piramide si stende alla super;
ficie del uiso et alla forma di ciascuno punto d'esso che soppone alla
forma dell'uuea nella piramide la quäle el capo fia quello punto del
quäle la basa fia la superficie che'ss' oppone al forame dell'uuea etuna
linea di quei che'ssi imaginano in questa piramide et fia linea radiale.
Et tutte l'altre che non sono in questa piramide non sono radiali,
nessuna di queste fia perpendiculare sopra alla superficie delle tunice
del uiso et la forma di ciascuno punto di quelli che sono infra la
piramide si distende infra ogni linea la quäle cide in ogni piramide
della quäle el corpo in quel punto nel quäle la basa fia superficie
della cosa uisa la quäle s'oppone al forame dell'uuea et per una di
queste linee passa l'uuea et passa la forma la quäle si stende per
quelle tunice del uiso in rettitudine et tutte le forme extende nello
auan^o nella piramide et l'altre si reflectono nel uiso et le tunice del
uiso non passano rettamente tutte quelle cose; addunque le quali si
pongono alla parte della superficie del uiso che s'oppone alle forme
dell'uuea di quelle che sono nell'aere o in cielo o in acqua o in simili
luoghi, ma di quelli si conuertono in corpi tersi et mondi et puliti che
peruengono a quella parte della superficie del uiso tutte si riflectono
nelle tunici et nelle forme di quegli che sono intra la piramide passano

212



rectamente nelle tuniche si stendono sopra alla piramide che riman*
gono dall'uniuerso di questa parte della superficie. Resta addunque
a dichiarare che le forme le quaH si riflectono nelle tunici del uiso
si comprendono dal uiso et si'ssi sentono dalle uirtü sensibili in
prima che abbino dichiarato che se el membro sensibile sente da
ciascuno punto della superficie ogni forma perueniente ad essa, allora
sentirebbe la forma delle cose miste. Onde del membro sensibile
non sente le forme sanga la rettitudine delle linee perpendicularj
sopra alla superficie d'essa solamente per la quäl cosa passano le
forme de' uisibili ne ancora si mescolano appresso a esse. In questo
trattato abbiamo dimostrato apresso a esso le forme reflexe non si com?
prendono se non nelle perpendiculari exeunte dalli uisibili sopra la su*
perficie delli corpi diafani. Addunque le forme reflexe dal uiso nelle
tunici del uiso non si comprendono dal uiso se non e nella perpen« Fol 58"
diculare exeunte dal uiso sopra la superficie sopra la perpendiculare
dalli uisibili exeunti dal centro sopra la superficie delle tunici del
uiso exeunti et queste perpendicularmente le linee exeunti dal centro
del uiso: le forme tutte reflexe nelle tunici del uiso si comprendono
dal uiso in rettitudine nelle linee exeunti dal centro del uiso delle
forme. Addunque tutti e uisibili che'ssi oppongono alla parte della
superficie che s'oppone alle forme dell'uuea existono in questa parte
della superficie del uiso, si riflectono nella diafanitä delle tunice, per?
uengono al membro sensibile che fia Tumore glaciale; si comprende
la uirtü per le linee rette che continuano el centro del uiso et se e
uisibile secondo che la forma di ciascuno punto et di ciascuna cosa
uisa opposita alla superficie del uiso che'ssi oppone alla forma dell'
uuea existe nello uniuerso della superficie di questa parte et peruiene
allo humore glaciale et allora quello humore sente la forma ueniente
a'sse et alla uirtü sensibile comprende ogni cosa che peruiene alla
glaciale et alla forma del punto del uiso sopra alla linea continuata
al punto et al centro del uiso con quello punto; per questo modo ad?
dunque comprende el uiso tutti e uisibili. In questo capitolo abbia*
mo detto che quelli che'ssi oppongono alla superficie del uiso alcuni
sono intra la piramide et alcuni di fuorj et quando ä detto la super*

213



ficie del uiso: intendi per infino a ora et da quinci innan(;i la parte

opposita alla superficie della linea inuisibile. Addunque i quali sono

intra la piramide radiale si comprendono dal uiso et la rettidine delle

linee radiali rettamente incitamente si stendono al uiso et alla rettitu*

dine. Queste linee sono perpendiculari le quali escono da' uisibili

punti e quali sono tra la piramide sopra alla superficie delle tunici

del uiso et queste che sono fuori della piramide radiale si possono

ancora chiamare radiali le quali si comprendono dal uiso delle forme

reflexe [. . .] s'asomigliano alle linee radiali in questo perche escono

dal centro del uiso. Resta addunque a dichiarare per che sperientia el

uiso comprende quelle che sono fuori della piramide radiale della

quäle el capo fia centro del uiso del quäle la base fia circunferentia

del forame dell'uuea lo quäle fia forame piccolo nel mego della ni*

gredine dell'occhio et se alcuno prendesse uno sottile ago et mettesse

la stremitä nella stremitä et lo stremo cioe postremo e tralla palpebre

del uiso: allora uedrä la stremitä dell'ago nelli lagrimali et abbia po*

sto quella nello occhio arä applicato nello lato della enegrecia dell'

ochio, appresso uedrä la stremitä dell'ago ancora tutte quelle cose che

equidistanno alla cosa da' luoghi continenti el uiso, dico di quelli de'

quali le linee exeunti al mego della superficie del uiso segano l'asse

della piramide radiale et se lo huomo ri(;erä el suo indice nella parte

della sua faccia appresso alle sue palpebre et simile sappi ch' era lo

indice colla palpebra inferiore, sieche la superiore dell' indice sia equi*

distante alla superficie d'esso indice per inductione potiamo indurre

et dimostrare et comprendere quelli che sono fuori della piramide

reflexiuamente contutto che comprendano quelli rettamente; pertutto

questo modo piglia uno ago piü sottile et se egli nello luogo piü op*

posito al pariete bianco chiudi uno delli occhi et poni l'ago per op*

positione dell'altro occhio et fa l'ago appropinquare siehe s'appicchi

alle palpebra ouuoi [...]. Et poni l'ago in oppositione del mego del

uiso et guardi el pariete opposito et allora uedrai l'ago come corpo

diafano nel quäle fia alquanta densitä et uedrai ciö che fia oltre al

luogo, allora uedrä l'ago come corpo diafano et uedrai lo pariete fia

la latitudine corpo moltiplice o uuoi di molte fatte allatitudine dell'

214



ago et la cagione. Nel secondo di questo tractato fu dichiarato, cioe
chella cosa uisibile fosse molto propinqua al uiso apparirä molto
maggiore che la sua sia et quanto ella fosse piu propinqua tanto piü
parrebbe maggiore et la diafanitä fia perche el uiso fia dopo et l'ago
e corpo denso perche cuopre quello: ma perche l'ago e molto pro*
pinquo al uiso imperö che il coperto della parte moltiplica e'lla lati*
tudine e la piramide certamente della quäle si e centro del uiso et la
base fia latitudine dell'ago et con questo el uiso comprende ciö che
fia oltre all' ago ne arä coperto oltre al uiso alcuna cosa dal pariete:
ma comprende quello che fia oltre quasi al corpo diafano. Et quando
l'ago fusse opposito al mego uiso: allora non coprirä tutta la super* Fol. ig*",
ficie del uiso, la forma addunque alcuna cosa dalle latora dello ago
alcuna cosa d'esso ne ancora exeunte all'ago non peruiene mai alla
uisone ne alla comprensione non uiene mai del uiso la forma con«
ciö cosa non peruenga retto dal centro del uiso. Sia addunque et
non comprenda quello che si compone o che si oppone all'ago del
pariete se non rettamente a quello allotta che si oppone o no conciö
sia cosa che addunque si comprende o no rettamente manifestamente
fia esso comprenderä reflexiuamente per la forma la quäle si reflecte
dalle latora dello ago et dalla superficie del uiso. Et ancora fia ma«
nifesto per lo sperimentatore in luogo dello ago auesse posto alcuno
corpo lato del quäle la latitudine fosse stata maggiore all'uuea cioe
alla forma, allora niente per ueruno modo della pariete ne ancora
uedrä quello corpo diafano ma denso, addunque la pariete si com«
prende oltre all'ago per la sua sottilitä et non si comprende oltre al
corpo suo piano che peruiene all'ago della superficie del uiso perche
la superficie fia dalle forme la quäle si riflette dalle tunici del uiso et
perche si riflette dal uiso reflexiuamente in rettitudineperpendiculare:
imperö che quello che comprende reflexiuamente si comprende in
rettitudine perpendiculare imperö che quello chessi comprende dalla
forma d'esso per la reflexione delle linee exeunti dal centro del uiso
che continuano et quello el quäle si oppone all'ago della pariete et
queste linee segano coli' ago el uiso comprende l'ago et la rettitudine
di quelle per la quäl cosa tutta la forma comprenderä quasi oltre al

215



corpo diafano nello quäle fia alquanta densitä et sello sperimentatore
arä scritto nella base sottilmente che arä applicato alla pariete el tu
moto fosse dalla pariete in quanto potesse l'ago et la scrittura auesse
posto imprima che arä guatato la boccha in sulla oppositione del
mego uiso come fece prima arä guatato la bambagia, allora poträ leg*
giere la scrittura che auesse posto l'ago oppositione di me(jo, ma quasi
non uedrä quella oltre al uetro o oltre al corpo diafano nello quäle
fia alcuna densitä. Se addunque el uiso non comprendesse quel che
s'oppone all'ago della bambagia secondo la reflexione, allora alcuna
cosa si nasconderebbe della scrittura molto maggiormente ma la
quantitä della latitudine della diafanitä perche comprende la cosa per
la remotione della bambagia dal uiso ma perche non si asconde al uiso ;
ma si manifesta alcuna cosa d'essa scrittura manifesto fia esso com?
prendente quello che si oppone all' ago. Ma questo non si puö fare rets
tamente, resta addunque che si faccia reflexiuamente et solo lo speri;
mentatore arä rimosso l'ago et non guasterä la reflexione la quäle era
in prima et non era per cagio(ne) dell'ago ma pergiscerä la reflexione
imperö che'ssi riflette dal luogo dell'ago quando lo sperimentatore
arä rimosso, comprenderä quello che'ssi oppone al uiso piü manifesta?
mente et comprenderä quello ma infestamente et reflexiuamente come
comprendeua quando era coperto dall'ago con questo reflexiuamente
che innangi che rimouesse del quäle e sperientia manifesta che quello
s'oppone al uiso di quelle che sono oltre alla piramide radiale si com*
prendono dal uiso dal quäle le forme peruengono al uiso rettamente
et conuersiuamente o reflettiuamente tutte si comprendono appresso
alla reflexione oueramente appresso alla superficie del uiso, alcune si
comprendono secondo la comprensione fatta della superficie del uiso:
quella si comprende addunque si comprendono rectamente et riflexa;
mente et perö quello chessi oppone rettamente al mego del uiso e
piü manifesto che quello che fia nel circuito del me(;o et quando el
uiso arä compreso alcuni delle latora comprenderä quello fia nel meco
piü manifestamente di quello el quäle fia nelle latora. Et questo ab;
biamo dichiarato nel secondo trattato et abbiamo dichiarato come
questo si potesse sperimentare et diciamo come la cagione di questo

216



fia in quelli sono tra le piramide radiali et in quelli che sono in essa
reflexione, la cagione addunque uniuersale in questo che quello s'op*
pone al mego del uiso ancora e piü manifeste che quello e nel circuito
et per quello s'oppone al meqo uiso si comprende rettamente et re*
flexiuamente insieme, ma questo cioe che ogni cosa che'ssi comprende
dal uiso si comprendere flexiuamente et non fia detto per alcuno delli
antichi passati.

39. Descritte sono queste figure circa el modo del uedere per Fol 59''.
fractione si possono di fuori in ogni uedere nel primo della bacchetta
la quäle si uede rotta quando apparisce nell' aqua et l'altra metä in
aria e'l baculo di questo e ancora questione appresso a phylo(so)fanti
quando disputano de quolibet non si solue appresso a' uulgari perche
non sanno ancora la te(r)ga parte di prospettiui quando ancora l'occhio
e in ogni meco: conciö sia nella parte superiore del baculo si uedranno
in questa per uedere retto si come ma quando l'occhio e in mego piü
sottile a rispetto le parti di sotto el baculo el quäle e nell'acqua el pri;
mo che e nel meqo del piano sopra detto ouero el quinto del mego
del denso: la quäl cosa e la conuexitä et e inuerso l'occhio et in
questo luogo et non e il uedere del quäle noi parliamo questi nell'
acqua de' fiumi et delle fosse consuete quando licet l'acqua ä naturale
superficie con essa qualunque saranno per questo sempro ua al
luogo di sotto et di sopra e dichiarato tamen ancora l'acque consuete
de' fiumi et delle fonti et dell' altre concauitä appresso änno quanto
a noi superficie superiore plana et in qualunque modo noi parliamo
e manifesto chella cosa ueduta nell' acqua appare appresso a noi pro«
pinqua all' occhio perche sia el suo luogo uero et maggiore come in
qualunque figuratione, addunque appare el baculo el quäle e nell'
acqua no ne apparira el uedere contrario et diretto et altre parti in
contrario et diretto et altre parti propinque all'ochio . Addunque e
necessario el baculo apparire in figura curua et angulare ad essere
fratto lo ingresso dell' acqua el quäle e manifesto. Nam sit . b . baculo,
. a . l'occhio et . h . m . superficie dalla quäle . b . farä la spetie sua infino
apresso . e . ma non e in . o . andrä per passamento retta ma frangerä
nel meco della sottile insino appresso . a . perni ci sta (sie) retto sia infra

217



la fractione del perpendiculare ducendo al luogo della fractione el
quäle e . g . c . ma la cosa apparirä in conuerso de'ra(;i uisuali cum
cateco ; cathecus est . b . d . h . a che concorreranno e ragi uisuali . a . c .
m . d . punto del cateco addunque . b . nella stremitä del baculo et
uedrassi in . d . et all' uno modo quella particella piü che in acqua in
questo del quäle e in acqua il uedrai in diretto questo . d . addunque
tutto el quäle apparisce quanto l'uomo puö uedere in acqua apparirä
in linea . n . d . perche uedrä tutto el baculo fracto in . f . n . d . addun*
que in linea curua all' angulo . n . m . sarä fratto in superficie della
aere si come ora si uede in acqua per canoni de'sapere i costumi in
fra l'acqua e'l piano corpo per lo canone quarto ella sua figura ouuoi
l'occhio in mecjo della densitä della sua concauitä et in uerso l'occhio;
similmente adiuiene si metta in alcuno uaso si piglino cioe giä in fra'l
uaso si uedrä et messo sia in acqua et in fondo cioe dice nel prin*
cipio delli specchi et questo ciascheduno possa sperimentare e canoni
memora cioe nel primo de' piani et V". de' concaui manifestato h
per questo che l'occhio in suttiliore nel me(;o della cosa in grossecja
manifesta chella cosa apparisce propinqua eleuato inuerso l'occhio
oue el concorso de' ra(;i uisuali col cateco et appare maggiore che
perö uede el uedere maggiore che la cosa opposita nel uaso eleuata
al fondo del uaso infino appresso alla superficie dell'aqua non e questa
altra figuratione la quäle che nel predetto luogo fatta e addunque in
quella basta soluero. Riguardiamo el sole ouero la luna et le stelle
in Oriente ouero in occidente mediante e uaporj aquatici si come
appariscono di state et nello atrucio noi ueggiamo nella luminaria
del sole, ma non e in prima conciö sia cosa la sua figura oue l'occhio
e in me(;o suttiliore et la cosa in mefo densa della sua concauitä et in«
uerso l'occhio et intra '1 centro et la cosa uisa intra '1 centro suo e'l
centro di quella concauitä inuerso l'occhio sarä intra esso el centro
della cosa uisa imperö che el suo uapore sperico sarä col centrico
Fol 6(y. mundo imperö che equalmente addunque non puö quella maggiore
figuratione essere in maggiore propinquitä et essere sotto maggiore
angulo uedersi addunque maggiore et propinquo apparere la cosa; si
uero obicitur che la imagine minore chella cosa della quäle dicono

218



alcuni che minore debbe apparere il uedere dicendo che maggiore
anguH propinqui, perö uale in questa parte la cosa et perö ancora pro*
pinqua perche e sotto maggiore angulo si uede. Giä e dichiarato che
i ra<;i delle stelle non sono uapori et nubili et non sono in oricjonte
ma sono nel me(;o del cielo ma in quello mecjo el sole quando e pro*
prio nel me(;o de' cieli in mego non e in solite quantitate addunque
questo est proprium ortum et occasum et alcuna probabilmente e in*
strutto nelle cose di prospettiua stimarono non essere uapori ma cagi*
one delle sue cose: per questa obiettione decepti saranno perche altra
cagione dare non possono imperö che questa che e prima assegnata e
di grandega delle stelle in origonte ouera questa ancora per apparenga
della grande<ja et appresso al tempo che sempre ä cagione temporale
a che noi ueggiamo quando l'aere ä sereno seco in ortu et occasu
mancano e uapori, allora le stelle änno el sole in quelli tempi änno
apparitione grande nel sole grande se addunque appresso a' ragi delle
stelle . Addunque e che uapori sono nella cosa et cagionano appresso
all' angulo obliquo, addunque frangono insuperficiedell'aeresecondo
el tenore de' canoni detti ma quando la Stella e a me(;o del cielo, uen*
gono e raci appresso alla rettitudine delli anguli e quali non si fran*
gono quando la Stella e in Oriente, cosi ogni ra(;i de'pianeti frangono

intorno al tropico et cancro el primo abito e [ ] nel centro del

mondo ma inuerso oriqonte concedendo, ma ancora molto meno
frangrano, ma la imagine si piglia appresso alla perpendiculare quando
la Stella e in me(;o del cielo, addunque cioe allora apparisce maggiore
quantitä pel uapore, non e ancora insolita grande(ja di questa noi par*
liamo maggiormente, ma ancora gli anguli delle fractione sono mag*
giori ab incisu recto fa el quäle di sopra e detto. Ora si piglia el tergo
canone tertio de spericis de' corpi di quali la concauitä e, inuerso
deir occhio et nella densa in mego quando e elementare et la cosa in
suttiliori et e l'occhio intra' 1 centro e'l uisibile appariranno le stelle
minori, quando saranno minori in me(;o quando e sotto minore an*
gulo el sarä erro(re) nello giudicio del uedere appresso alle stelle si
diciamo della imagine et al lunge maggiore, addunque appariranno
maggiori l'uno dell' altro sono di lungi oltre alla cosa addunque la

219



imagine distante si uedrä addunque maggiori appariranno imperö
che sopra all' abito e ch'essa la quäle si uede distante maggiore uedens
do et dicendo la quantitä delli angulo et perö uogliono in queste appa«
ritioni che sotto minore 1' angulo si uede la Stella non ostante la gran*
deqa ä preso secondo minore angulo non ostante la grandecja della
imagine apresso del quäle pel meqo che gl'inprospettiui usano la
trasparen(ja de' corpi intragiacenti non principiano la distantia delle
imagini imperö che le remotioni änno el primo abito et non cognosce
al uedere se non e nel principiare de' corpi intragiacenti cioe nelluogo
delle imagini sia la cosa inmotiore apparirä questo uedere per errore
et ancora secondo la ueritä el uedere non piglia la remotione addun*
que non de la cosa apparere maggiore per questo. Se'l [uero] huomo
raguarda la lettera o altra cosa minuta o uero cristallina ouero altro
prospicuo o spere proposte cosi la proportione delle spere e minore
della cui conuexitä sarä inuerso 1' occhio et 1' occhio sarä in aria di lungi
meglio uedrä la lettera et apparirä la lettera maggiore imperö secondo
e canoni quinti de sperico modo quod . b . intra la conuessitä della quäle
e in uerso 1' occhio ogni cosa si concorda a grandega imperö che li an«
guli maggiori sotto e quali si ueggono ancora le imagine. E maggiore
e'Uuogo della imagine propinqua imperö che la cosa e tra'll' occhio e'l
centro: addunque lo strumento e utile. I uecchiauendo 1' occhio debile
imperö la lettera quantunque ella sia parua la possono uedere in
magnitudine. Si ueramente la proportione sia maggiore la spera
ouuoi la metä allora secondo el canone sexto piglia maggior grandega
d'angoli et maggiore imagini ma propinquitä d' esse imperö che'l'luogo
delle imagini e oltre alla cosa esso che centro delle spere e intra l'ocs
chio et la cosa et la imagine et oltr'alla cosa ch'e c'entro delle spere e
Fol 60". intra 'Icuna cosa, addunque non uale questo strumento addunque se
essere minore proportione della spera et li strumenti de' corpi piani
de' cristalli secondo el primo canone de' piani delle spere concaui
possono fare questo alcuna ma intra ogni proportione minore della
quäle la conuessitä e in ogni occhio euidente checci mostra grandega
per tre simili aggregationi cioe si puö notare alcuni altri exempli ne'
quali moltitudine di sapientia resplende si come e: ma perche el pre?

220



sente parlare e piü per gratia di persuasione che di comporre trattato
et perciö Basti questo che al presente e detto.

40. O Sacratissimo mio, i sette sauij Tales Milesio änno confessato Fol. 6V.
l'acqua essere il principio di tutte le cose et EracHto il tuoco. Gli
sacerdoti delh magi l'acqua e'l fuoco. Euripide auditore di Naxagora
el quäle chiamorono gli Ateniensi philosopho scienico, l'aere et la
terra cesa (sie) delle conceptioni delle pioue Celeste non seminata
el parto delle genti et di tutti gli animali nel mondo auere procreati
et quelle cose le quali d'esse fossino uscite quando si dissoluessino
constrette dalla necessitä de' tempi in esse medesime ritornare et quelle
le quali d'esse rimanessero ancora nelle regioni del cielo ritornare
nelle cose interiori riceuere per la dissolutione mutata in essa ricidere
la proprietä e nell'acqua innanci chella fissa e stata et Pitthagora Em?
pedocles Carinos phisici et phylosophi dissono questi principij essere
quattro proposono: aria, fuoco, terra et acqua e'lli accostanti d'esse
intra'sse per naturale figuratione accostamenti d'essi delle discordange
delle generationi fare la qualitade et abbiamo pensato non solo le
cose nascenti di questi procreati essere, ma ancora tutte le cose essere
notricate sanga essi ne crescere ne riguardare imperö che corpi sanqa
lo spirito ritornati non possono auere uita, se l'aria influente collo ris;
plendimento non farä gli accrescimenti et le continue remissioni te«
mente el caldo non sarä nel corpo giusta compositione non sarä spirito
d'animale uiuente nel dirigamento fermi et li cibi et le forge non po?
tranno auere temperamento del caldo et ancora si per lo cibo terrestro
le membra del corpo non si nutricano, saranno sanga la podestä dello
humore secco et sanga sangue dal cuore delli principij dell'umore
terrestrio. Addunque la diuina mente quelle cose le quali fussono
necessarie alle genti non constitui de edificare, si come sono le perle
et l'altre pietre pretiose et l'oro et l'ariento ne' quali ne' corpi e la na«
tura disidera, ma sanga quelle le quali la uita de' mortali non puö es*
sere difesa et fusse sanga l'ordine che la natura e constituito et cosi
quello mancha di queste. Quello per auentura mancha nel corpo a
distruere l'aria assegnata ä preparato ad aiuto del caldo del sole l'im?
peto del fuoco trouato dal caldo del sole. Ancora li terreni frutti

221



delle esche prestanti in copia con superuacue desiderationi pasce et
nutrica gli animali pascendo continentemente et da quelle non solo il
bere mandando infinite necessitä in gratuita per uso presta utilitade;
perciö ancora quelli che portano e sacerdoti negli costumi delli Egiptij
per podestä di licere insistere a tutte le cose et cosi collo tridio il
quäle al templo della casa con casta religione si ripossa, allora in terra
procumbenti colle mani leuate al cielo nelle inuentioni fanno gratie
nella benignitä et quando dalli physici et dalli phylosophi a' sacerdoti
si iudichino per la podestä. O singularissimo, abbiamo explicato et dif*
finito le cagioni e mancamenti quanti sono ne' corpi humani perdono
gli spiriti et rimangono sanga l'anima. Resta addunque trattare sola*
mente del numero dell'ossa secondo Auicenna. O nobilissimo, san(;a
la notitia dell'ossa del corpo humano non e possibile a potere com*
porre la forma della statua uirile.

41. Ossa carnea sunt ossa coronale siue frontis. Ossa duo petrosa,
OS baxillare. Ossa mandibularia sunt duo: sive os mandibule in*
ferioris et mandibule superioris: licet quodlibet istorum quasdam,
contineat commensuras; ossa dentium in quibusdam XXXII in qui#
busdam uero XXVIII, duo duales et duo quadruplices superius in
eodem inferius duo canini superius et in tonde molaris buti aquae
parte sunt; in quibusdam quatuor, in aliis quinque. Ossa colli sunt
Septem spondiles, ossa pectoris sunt XII spondiles continentes ex
omni parte XII costas quarum superiores sunt complete inferiores su«
per quodam uero sunt quinque mendose. Ossa alcatim sunt V spon*
diles sub quibus sunt etiam alia ossa illis spondilibus similia, sub
quibus spondilibus catilloginosis quod uocatur alchosos in anteriori
parte pectoris est unum os quod uocatur torax cum quo coniunguntur
Septem coste complete super quod est unum aliud os quod uocatur
forilia uel furcula. In spatula est unum os tantum equale auctoris
sine partis brachii propinquae brachio est unum os tamen rotundum
Fol 6P. aliud uero sine partis sunt secundum diuersas: cuius dico sunt ossa
quae uocantur forilia. Manu plurima sunt ossa secundum diuersas
eius partes: etiam in prima parte propinquiori brachio quae uocantur
rascita sunt Septem ossa ordinata in duabus actibus; idem aduenit

222



sibi proprium aliud os. In secunda uero parte quae uocatur planta
sunt quatuor ossa coniuncta digitis. In tertia parte quae digitos con;
tinet sunt per XV ossa: cum quilibet digitus contineat tria ossa. In
qualibus est unum os manuum quot in alia parte corporis. In quo*
übet crure sunt duo ossa quorum unum siue domesticum est maius
siue [. . .] sed iunctura ossi cuius col et coste est unum os rotundum
ad modum rotulae et est genu. Pedis plurima sunt ossa quorum pri*
mum clauiculae: secundum est os calcanei. Alius est ibi os concauum
quod nauicular uocatur; rasciae sunt quatuor ossa quibus annectitur
os cruris: petinis uero unumquodque habet tria ossa apto police quod
ante habet duo. Et haec de ossibus secundum Auicennam.

42. Particule quae testificant super ea sensus in corpore humano
sunt speties due : una est membrorum consimilium. Igitur haec est diffi*
nitio istius partis . Et diffinitio totius est diffinitio una sicut sunt ossa et
caro: quia queHbet pars carnis de necessitate est caro et quaeiibet pars
ossis est OS . Et secunda est membrorum compositorum: quarum
partes non assimilantur partibus, sicut manus quae composita est ex
carne muscuHs osse et corde . Et membra simphcia sunt ossa et mus*
culi et corda et nerui et Ligamenta et caro est asungia seu pinguedo et
cutis et uiH sanguis et flemma et malinconia et collera et spiritus et
iste est uapor porrectus in corde et cerebro. Et nos incipimus in reme*
moratione compositorum. Ossa capitis absque dentibus sunt XVIII ;
sex quorum appropinquata in carneo et locum in quibus coniunguntur
ossa, haec mandibuhs superioribus et in auribus et duo in mandibulis
inferioribus et unum quidem nominatur gebeet et hoc est os quod
est sub carneo et diuidit inter ipsum superiores mandibulas. Et om*
nia haec ossa coniunguntur similiter coniunctione seratili: quae nomi*
natur in arabico deraum preter duo ossa inferioris mandibule que con*
iunguntur coniunctione nodah. Dentes sunt in una quaque mandi*
bula XVI quorum duo anteriores nominati sunt duales et in ara«
bico tetinea et duo alii ex utroque latere superioris et inferioris qua*
drualis et in arabico dicuntur quirabitar; et duo superiores et in*
feriores ex utroque latere dicuntur caruculares et V ex utroque latere
dicuntur caniculares et duo superiores et inferiores ex utroque latere

223



dicuntur caniculares et V ex utroque latere seu dextro et sinistro
nominantur molares: sed a quibus de natura molarium differt unum
et sunt quatuor tantum radices molarum inferioris infendibulae sunt
et unaqueque radix aliorum dentium est una cuilibet: ergo inuenie?
mus iam quae ossa capitis sunt ossa LI congiunguntur in capite apud
foramen quod est [. . .] posteriori parte spondilis colli: et sunt spon*
dilia Septem, sunt perforata ex utroque latere et spondilia nunc con*
iunguntur cum ipsis et sunt V et duobus et ipsorum quae sunt spon^
dilia anterioris pectoris eoque ibi finiuntur eorum termini et V istorum
sunt spondilia nominata in lingua greca adusos et in arabico alcatem;
ergo inuentus est quia inuentus est numerus omnium spondilium a
carneo usque ad omnes nominata sunt spondilia XXXIIII. Si aliqui
sunt qui habent minus unus sive XXXIII et plus, hoc est XXXV; aliqui
sunt qui habent unum minus, sunt XXXIII. Et huic spondili inferiori
coniungitur os nominatum baig et istud compositum est ex tribus
partibus quae assimilantur spondilibus adhuc in hoc coniunguntur sive
in osse . a . g . t . h . inferiori parte ipius os nominatum cauda et ipsum
compositum est ex particulis tribus peciis siue partibus et tertia pars
istius est uere cauda et est quasi cartillaginosum. Et haec omnia spon#
dilia coniunguntur coniunctione nodali preter spondilia primi et con*
iunguntur preter spondilia duo colli prima. Sed spondile quod con*
iungitur cum ipso ligatur duobus foraminibus spondilis . a . g . t . h . ossa
duo utroque latere unum in multis est planta osse quae nominatur in
arabico acaluarie ; ibi pendent testiculi et haec sunt omnia ossa partis po#
sterioris. Sed ossa anteriora uel interiora a superiori parte occipitis sunt
ossa duo in arabico nominata [. . .] ossa spatularum et ossa manuum
et ossa umbilicalia quae nominata sunt unica et ossa pedum. Sed tars
cochas est os gibbosum exterius et concauum interius cuius unum
est duobus suis capitibus iungitur cu(m) umero et cum capite brachium
nominati haseth et alia est nominata aseth et alia extremitas coniungi*
tur in altitudine pectoris et in loco foraminis colli: et ideo quia spatula
posita est supra dorsum ampla et in ipsa coniunctum est caput quod
Fol. 62''. est cartillaginosum et quanto plus appropinquat cathertos tanto plus
rotundatur et est in ipso concauitas quaedam in quam subintrat ca*

224



put brachium nominat(um) aseth. Sed ossa pectoris composita sunt
ex quattuor ossibus, in extremitatibus inferioribus sunt cartillagines;
ossa uero costatum sunt enim in uno quoque latere grossiori sunt
VII coste quarum extremitates uniuscuiusque coniungit posterius
cum capitibus cartillaginosis et V istarum non congregantur pectori
et nominantur coste posteriores et ideo quando premuntur caedo [. . .]
in parte inferiori pectoris non est aliquando nisi solum os umbilicale
quod moriatur inferioris. Ossa manus sunt tria ossa sive os brachii
sunt nominati sed istud est unum exterius gibbosum. Interius uero
concauum et habet caput unum quod intrat in concauitate spatulae
et alia extremitas intrat [. . .] et habet spondile unum simile rotae et
in arabico nominatur bachita et in illo subintrat extremitas ossis [in]
nominati in arabico gonat superior et ossa gonat et sunt duo, longi*
tudo quorum est a manu nominatum rascet. Sed unum istorum est
paruum, nominatur genat inferior et habent ista in duabus extremi*
tatibus suis et parte rascet additiones aedificatas et compositas ex ipsis
et inter rasdet et ipsam est nodus; et rascet est ex ossibus VII ordi*
nantibus in duobus ordinibus et haec sunt ossa fortia absque meduUis
et sunt curta curuata, ut adueniat suae coniunctionis pulcritudo formae
ad formam rascitatorum et ex IUI" ex istis ossibus uel istorum os«
sium compositum estgonachmanus et tales eum uoca(n)t menstramanus
et ipsum coniungitur radici rascet hgaturis fortibus; quinque sunt di*
giti manus, habent ossa XV, quihbet digitus tres et nominatur in
arabico alsiolemath quorum pars unius coniungitur ossi primarum
ligaturarum fortium et primum poHcis coniungitur extremitas gonath
superioris Ügatura ampla conuenienti motui ossa XXXVI III. Princi*
pium ipsius est os testiculorum et est os exterius gibbosum interius
concauum et hü habent extremitate unam rotundantem se in suo as*
censu et nominatur pronium generatum testiculorum et aha extrem
mitas inferioris partis quae intrat in foramine gonat maioris duorum
Qonatuum cruris et duorum ipsorum gonatuum longitudo est ad genu
usque ad os calcanei minor, uero ipsorum gonaat inferior et minor go*
nat superioris extremitatis duorum gonatuum tangunt simul calcaneum
et ibi in pede nascuntur nota tria concuruatiua ossis testiculorum in

225 15



coxa flectitur uel curuatur in parte posteriori et in curuatiua alterius
ossis foraminis (jonaath maioris est ligatura genu et super eadem lis
gatura est os circulare et est rotundum et est in ipso cartillaginitas et
nominatur oculus genu, coniungitur in calcaneo interiori et nominatur
alcochi et inferiori parte est os calcanei et in istis duobus ossibus con#
iunguntur rasseth et ipsum compositum est ex duobus ossibus et po#
stea coniunguntur huic scubath pedis et istud compositum est ex tri*
bus ossibus et fabricatum et aedificatum aedificatione conuenienti
sibi et positam coniungitur uib stabath pedis et ipsum compositum
est duobus ossibus et posteasecuntur ossa digitorum quae nominantur
sonath et unicuique digito tres preter policem qui non habet nisi duo
ossa. Ergo inuentum est sensu .G .(?) quod ossa hominum uel hominis
sunt XLVIII, ab ossibus paruis quae replent spatia iunturarum quae
nominantur in arabico scristimania et absque osse ephgotis quod no*
minatur in arabico alchacutrab et absque osse cartillaginose quod di«
cunt ahqui anotheantores quod est in corde et nos non abreuiamus
loqui supra forma compositionis istorum ossuum nisi propter unum
modum in istis imaginatiua per uiam estimationis est breuis et parua
compositione earum rerum existentium in ipsis. Et sensibiles sunt
duarum spetierum sive pulsatiles et non pulsatile sed composite sunt
omnes ex duabus tunicis praeter unam: et unaquaeque est simiHs
alteri quod contestura interioris tunice et iste sunt fortiores et con#
testura exterioris tunice tendit in longitudinem et iste uene apparent
per uiam sensus quae exeunt a corde nisi quia exeunt ad concauitatem
sinistram sunt arterie exeunt concauitatem sinistram et sunt arteriae
epatis. Et de ossibus Äueroijs haec dicta sufficiant.
Fol 62". 43. nobihssimo, questo possiamo considerare delH antichi statua*

rij et de' pittori h quaU auessono per eterna memoria le dignitä et la
gratia della commendatione sono state a chi uiene poi, si come Mi*
rone, PoUcreto, Pidia, Lisippo et gli altri \i quaU anno seguita la no*
biltä della arte, imperö come nelle grandi cittä ouero agli re ouuero agli
nobili cittadini anno compiute l'opere: cosi anno riceuuto questo et
non con minore studio et ingegnio et astutia furon da' nobili cittadini
con humil Fortuna non meno egregiamente anno fatte l'opere perfette,

226



nulla memoria änno seguita non dalla industria ne dalla astutia dell'
arte: ma dalla felicitä furono ingannati come Elas Atheniense, Chyon
Corinto, Ymagieo Foceo, Paras Epeseo, Beda Bisantio, ancora piü altri
et non meno ancora li pictori come Aristomone, Tassio, Polide et
Andromate, Nicheo et altri grandi li quali nella industria et nello
studio della arte et nella astutia manco, ma nel bisognio della cosa
familiäre o la debilega della fortuna o uero nel dubitare della certeqa
de' contrarij sopra stati contasto alla loro dignitä ne per tanto e da
marauigliare se per ignorantia della arte si obscurano le uirtü, maxi*
mamente e da sdegnare quando ancora spesse uolte per gratia di con#
uiti si lusinghi dalli ueri iudicij et dalle false approbationi. Addun*
que come piacque a Socrate se cosi li sentimenti et le sententie et le
scientie per discipline acresciute prospicue et lucide fussono non po*
trebbono gratia ne dubitan<ja. Ma se alcuno con uere et certe fatiche
delle doctrine peruenisseno alla somma scientia oltre auere certe fa*
tiche oltre excesso l'opere da esse si darebbono imperö che esse cose
non sono illuxtre et apparenti nello aspetto come noi pensiamo non
come bisognerebbe. Et considero piü tosto e non amaestrati che li
amaestrati per gratia soprastare giudicante non esser da combattere
colli non amaestrati, per la dubitatione a questi comandamenti fatti
mostrerremo la uirtü della nostra scientia et cosi, o sapientissimo, nel
primo uolume a'tte dell'arte et quali uirtü et con quali discipline bi*
sogni esser accresciuto lo scultove e'l pittore, ö exposto le cagioni per«
che cosi bisognia sugiugnere le cagioni perche cosi bisognia essere
amaestrato della ragione della somma scultura per participatione o dis*
tributione et delle diffinitioni. O determinato ancora il pittore colle
medesime determinationi et participatione conuie(ne) che ciascheduno
medesimo genere segua perö sono d'uno medesimo el pittore, me*
desima theorica allo scultore et al pittore e'l medesimo ingegnio mi*
sure all'uno et all'altro et la medesima proportione. Et cominceremo
a dare forma alla statua uirile con quella arte et diffinitioni et pro*
portioni et simetrie che usarono e nobilissimi statuarij et pictori an*
tichi et porremo la figura del circulo come per loro fu trouata anticha*
mente colle gismetrie (sie) et misure, perö ö explicato con somma di*



227



15'



ligentia imperö che cosi compone la natura el corpo deü'uomo come
l'osso del capo dal mento alla somma fronte l'ime et radice del ca«
pello essere la decima parte. Ancora e la palma della mano dello ar*
ticolo et dallo stremo mego dito et altretanto da essa fine delle radici
ime de' capelli si fa la fronte ancora della terga parte e il piede della
altera del corpo dell'uomo cioe della sesta e il gomito della quarta
parte. Anno le loro misure et proportioni per le quali usando gli an*
tichi pictori et nobili statuarij anno seguite grandi et infinite laudi.
Ancora il mego centro del corpo dell'uomo naturalemente e rumbi#
lico sendo el punto della sexta, intorno farä il cierchio toccante la
mano lo mego dito d'essa et ancora e piedi uedesi d'essa statua essere
tanto l'altega quanto la larghega, toccando sempre la stremitä del
cierchio, come abbiamo detto di sopra et cosi abbiamo detto le misure
secondo che parlano gli antichi secondo truouo et secondo el nobile
el quäle esso scriue de' nobili statuarij et antichi pictori.

44. Ancora non e da partirsi dalla forma de' nobili antichi statuarij
ne dalla inuentione et forme data del cerchio de' pictori i quali anno
con nobili misure et nobilissime simetrie et con grandissima arte et
ingegnio (. . .) et seguiremo la forma come per loro e stata ordinata
della misura del cierchio et porremo in esso la statua uirile come essi
anno fatto gli antichi statuarij et seguiremo in gran parte loro. Co*
minceremo all' osso del capo cominciando a dare a ciascuna la
Fol. 63'. parte che a essa tocca per altega o per larghega come e periti o perfetti
et antichi statuarij et nobili pictori. Cominceremo. La testa porremo
diuisa in tre parti, cominciando l'ime et radice de' capelli per insino
al cominciare delle ciglia, e una, et per la prima parte. La seconda
parte e il naso et la terga e il mento et questa e la fine della testa et
e partita in nove parti et mego secondo gli antichi statuarij. Molti
sono che pongono dieci et molte se ne truouano di nove et mego et
questa e certamente la perfetta misura; sono teste 9V2- Diuide in
questa forma: in prima ella comincia da l'ima fronte de' capelli et
porremo la testa, abbiamo una; porremo dalla forcella della gola per
insino alla forcella del petto sono 2, et dalla forcella del petto per in*
sino al bellico sono 3; per insino alla natura sono 4. Dal pettignone

228



insino a tutta la coscia sono teste 2V2; ciascuna coscia e lunga teste 2'/«.
Dalla coniunctura del ginocchio e tutta la gamba per insino alla chia*
uatura del tallone cioe la chiauatura doue comincia el piede sono
teste 2. Tutta la gamba dalla chiauatura per insino in terra ... [. . .
e finita l'altega della statua uirile] et da terra per insino alla chiaua*
tura del piede [a terra] e una me(ja testa et una meqa dal mento alla
forcella del petto [un' altra mega testa].

45. Abbiamo per alte(ja poste tutte le misure della statua uirile;
verremo alla larghega di ciascuna sua parte; cominceremo alle misure
della testa et cosi explicheremo per l'altitudine ogni sua parte, parti*
remo in quadri nove detta testa et daremo a ciascuno quella parte
tocca. In ciascheduna la prima parte tocca alla fronte, el secondo
tocca al naso, el ter(^o si piglia per lo mento. I quadri che sono da
ciascuna parte seguono gli occhi et cosi a ciasuna parte, se alluoghi
quella parte gli tocca in detti noue quadri allogati per detta testa doue
toccano gli orecchi di rimpetto agli occhi fuori de' noue quadri. Et
ancora le cose sopra all' ima fronte fuori de' detti noue quadri. Cias*
cheduna parte si ponga nel suo lato, et cosi abbiamo partito la testa
in quadri noue, come e detto. Per l'altitudine et per lunghega parti?
remo dalla forcella della gola per insino al mento per quadri mede*
simi della medesima grande(;a sono quelli della testa, pigleremo tutta
la gola in detti quadri aremo partita in latitudine et in alteqa tutta la
parte della gola; ora pigleremo dalla forcella della gola per insino alla
chiauatura della spalla. Ora pigleremo la largheqa della spalla e cosi
piglerö la larghe<^a da l'una spalla all' altra; aremo la larghega d'
amendue, sarä teste due detta statua larga nelle spalle. Ora pigleremo
teste due et una testa et uno Vs, arä di latitudine cioe di grosseqa una
testa et mego et cosi lunga. Tutta la mano e grossa una me<^a testa,
sono tutte della statua. Si certa che da esse essere principio sono sopra
alla terra. La larghe(ja ne' fianchi sarä nella cintura arä di larghega
grossega una testa Vs- La coscia arä di latitudine el dosso del piede.
Tutto el piede et cosi e lunga la gamba nella polpa. Compiute le mi*
sure uirile, euidentemente nasce ogni cosa di tutte le cose, le quali
sono el modo che tennono e nobilissimi statuarii et pictori dell' uomo

229



lo quäle si uede in tutte l'opere: si ueggono, del corpo si colgono,
come e il dito esse membra . . . [Abbiamo detto delli antichi, e quali
cercorono la nobiltä dell'arte non meno le ragioni del corpo essere
necessarie dalle membra. II palmo della mano, il piede, il gomito . . .]
Si stribuiscono imperfetto numero, e Greci dicono Teloton et li an*
Fol. 63\ tichi statuirono numero perfetto imperö dalle mani e il numero
delle dita dal palmo trouato il piede et si nell'uno palmo et nell'altro
per li articoli della natura sono dieci compiuti. Ancora e piaciuto a
Piatone essere il numero per questa cosa che'ssi compie da singulari
le quali si dicono apressa a' Greci monades et con li discussi et in«
sieme XI et XII et sono fatti quelli che sopra staranno et non
possono essere per effetto insino a tanto che discussi peruengono all*
altro, Ma e mathematici contra e disputanti per questa cosa dissono
essere per efFetto il numero el quäle si dice essere sei partitioni de essi
sei partitioni si conuengono all'altro al quäle si dice sei, che questo e
il numero et la partitione et cosi se stanti uno trienti, due semisse, tre
besen il quäle dicono dimeron quattro, quintario il quäle dicono pen*
tametron cinque, sei il compimento conciosia cosa che al supplimento
cresca sopra sei per l'asse et agiugnimento l'effetti allora sono fatti
ouero che nella terga parte agiunta che e il tergario che si dice episte*
doro per mega agiunta quando sono fatti noue sexquialtero el quäle
si chiama [. . .] per due parti agiunte et cosi e fatto hesaltero e pide*
maceron uel numes. D'undici che agiunti sono cinque el quintario e
quali dicono epipenteron et XII agiunti sono due cinque simplici
numeri di plasiona, ancora che il pie abbia ancora la sexta parte della
altera della statua uirile cosi ancora quello che si compie nella statua
uirile. Et nel numero delle piedi del corpo si ueste della altera cosi
ancora quello che si compie del numero de' piedi sei uolte della altega
terminoron esso statuirono per effetto al gomito esso considerarono
et sei nelle palme apparire XXIIII dita apparire et per questo si
uegono le cittä greci essere in numero constituite per di sei palmi
nella quadragina userebbono il numero alli metalli segnati come si se*
gnano l'asse per lo quäle sei li chiamano obolos et li quadranti delli
obboli le quali altri dicono dicalta et altri tricalta dicono per dita

230



XXIIII nella [nel dragina] dramma constituire. Et li nostri fecerono
per dicon per dita XXIIII nella dragina prima antico numero et
nel danaio denos di rame et statuirono per questa cosa ratione el
nome per insino al di d'oggi danaio. La compositione del nome ad#
dunque si conuiene per la consideratione dell'uno et dell'altro nu#
mero et di questa cosa gli autori trouarono el piede dal gomito: im*
perö che quando sono detti e palmi doue si lascia el piede di quattro
palmi el palmo ä quattro dita et cosi si fa acciö che esso abbia quattro
dita pari et cosi si faccia gli abbi XVI dita pari altrettante [. . .] il da*
naio oltre alla misura delli antichi statuarij et sommi et perfetti pittori
et la inuentione delle misure date per loro et poste symetrie loro
con tanta diligentia et dare a' membri a ciascuno ogni loro propor*
tione et ogni perfetta misura anno dato con tutte le ragioni et sime«
trie si danno o possonsi dare alla statua uirile secondo e nobili sta*
tuarij et pictori antichi et come il numero et nome del denario e'l
nome dell'oncia et del passino, e'l piede et gomito, e'l braccio etpasso,
la canna, la perticha, lo stadio et porremo la statua dinangi.

Et gli antichi puosono el circulo et missono la statua uirile supina
dentro al circulo distendendo le braccia et piedi dentro al circulo toc*
cante solamente del palmo el dito di mego et cosi de' piedi tenendo
le gambe aperte toccando ciascuna la parte del circulo la quäl Fol 64':
cosa mi pare difficile perö che l'uomo non si puö tanto aprire nelle
gambe, esso possa toccare el circulo. Molto s'apre l'uomo nelle brac*
cia: non si puö tanto aprire ne' piedi. Ancora non mi pare del centro
sia el bellico, parmi debba essere doue e '1 membro genitale et doue
e' nasce ouero ou' e la inforcatura humana. Ancora mi pare el suo
centro non possa in altro luogo poter porsi altro che in detto luogo.

lui e '1 centro della statua uirile et cominceremo et e noto da'
grandi et sommi statuarj ; cominceremo dalla somma vertice oue e il
principio del nascimento de' capelli raccogliendo di tutta la statua
tutte le misure a parte quanto a me sarä possibile et misureremo ex*
plicarle tutte con ogni diligentia sarä possibile, et cominceremo alla
uertice del capo doue nasce el principio de' capelli imi misureremo
et cominceremo a tutta la statua uirile la forma d'essa inforcatura.

231



46. O egregio maggior mio, non ö da altri giudicij seguitanti
interposto el nome mio; proffero questo corpo ne d'altrui le cose pen*
säte uituperante ö statuito per me approuare; ma fö infinite gratie
maximamente a tutti gli scultori et a tutti i pictori et certamente a
tutti gli scrittori rendo gratie che con egregie astutie d' ingengno perö
anno tanto celato agli altri con altra generatione et abbundanti copie
anno apparecchiate: onde noi si come attingenti l'acqua dalla fönte
alli proprij propositi traducenti abbiamo a scriuere piü facunde et piü
expedite facultadi, confidenti a tali auctori et siano nuoue institutioni
agguagliare addunque tali entramenti d'essi: le quali ragioni al pro«
posito mio ö pensato prepararti di poi come incominciai a trapassare
imperö per [. . .]

Aghatarco in Athene [. . .] amaestrante fece tragedie alla
scena esse comentario lasciö perö Monisti et Democrito et Anaxa«
gora di quello medesimo scrissono a che modo bisogni alla schiera
delli occhi delli radij per distendimento il luogo certo al centro con«
stituirono si come alle linee rispondere per ragione naturale si come
di certa cosa certe imagini picte et 'dificij le spetie rendeua nella diritta
pupilla della fronte erano constituite colla forma erano in se posti e
termini d'esse con tanta arte et ingegnio cioe si giugneua oue Agha#
tarco auea fermo l'ochio in detta opera reudeuano le linie come rende
naturalmente la uirtü uisiua. Et colti e termini ueri di dette linee et
nelle diritte anno affigurato in certi altri luoghi moltissime altre cose
mostrando di quanto ualore e detta arte et di quanta marauiglia essa
inganna la natura humana: chi con diligentia cerca l'arte della pittura
farä le medesime che furono picte per Aghatarco et Monisti et De*
mocrito et Anaxagora phylo(sofo) delle symetrie, Theodoro della
casa ionica.

Ritorniamo alla statua uirile, el tutto e teste X. dal cominciare da
l'ima fronte del nascimento de' capelli per insino al fine di tutta colla
uertice ch'e la decima parte d'una testa. Partiremo la testa in parti
tre; l'una fia la fronte, la seconda fia il naso, la terga sarä il mento.
Per insino al naso muouesi la gola dal mento alla forcella et
Fol. 64". comincia la gola per insino al mento salesi detta gola una mega testa.

232



Dalla forcella della gola per infino alla forcella del petto e una testa.
Dalla forcella del petto per insino al bellico si fa una altra testa. Per
infino alla natura e iui e il centro dell' uomo doue comincia la infor*
catura dell' uomo. Et arä la chiauatura della coscia per insino al gi*
nocchio sono teste due, uno sesto di testa comincia la chiauatura del
ginocchio per insino alla chiauatura del piede; dal ginocchio per in*
sino al piede ä teste due. Dal tallone per insino in terra e una mec^a
testa. Finito di misurare tutta la statua uirile per altera per latitudine,
si uede il campo pleno di quadri gradj tanto quanto la testa e puoi
pigliare la latitudine da essi gradi [. . .]

biblioteca de Anarkasis +<<